ARICCIA (RM)


Distanze: 26 km da Roma

Altitudine: 412 m

Viene ricordata da poeti latini per i suoi boschi e l'eccellente clima.

Le origini di Ariccia sono molto antiche: la leggenda fa risalire la sua fondazione al figlio di Teseo, fondatore di Atene, Ippolito detto Virbio; mentre altre ipotesi indicano che la città sorse ad opera di Archiloco Siculo.

In realtà le sue origini sono incerte, ma sicuramente antecedente a Roma; le mura di fortificazioni in blocchi di peperino, rivenuti nella parte alta della città, testimoniano la presenza della cittadina già nell’ VIII, VII secolo a.C.

L’antica Aricia preromana era la città a capo della Lega Latina e sul suo territorio, che all’epoca comprendeva anche il lago di Nemi, sorgeva il santuario di Diana Nemorense, sede religiosa della confederazione dei popoli laziali.

Assoggettata dai Romani nel IV secolo a.C., come municipio romano Aricia ebbe un lungo periodo di splendore, grazie alla sua fortunata posizione appena sovrastante quella che fu la regina viarum, l’Appia Antica, che ne fece un nodo determinante per i traffici commerciali e la comunicazione con Roma e il resto dell’Impero.

Di questo periodo sono testimonianza i resti di ville romane, come ad esempio la Villa dell’Imperatore Vitellio (69 d.C.) di cui oggi rimangono il ninfeo ed il cisternone.

Con la sistemazione della Via Appia nel 312 a. C., l’abitato si estese dall’alto dell’acropoli verso la valle e cominciarono a sorgere tabernae, magazzini, templi, edifici pubblici, mercati organizzati in un vero e proprio foro. Inoltre, la bellezza del suo territorio e la vicinanza ai laghi la resero luogo di villeggiatura dei più importanti personaggi dell’epoca.

Durante il Medioevo la cittadina subì le invasioni di Goti, Vandali e Saraceni che nell’827 la distrussero, costringendo la popolazione a trasferirsi sull’Acropoli (l’odierno centro abitato), creando una nuova comunità.

A fine ‘900 era sotto il dominio di Guido Conte di Tuscolo e, nel 1223 per ordine di Papa Onorio III della famiglia Savelli, il castello divenne possedimento della Santa Sede, fino al XV secolo, passando successivamente sotto il dominio del castello di Lariano e poi sotto quello di Genzano di Roma.

Nel 1473 Papa Sisto IV consegnò il controllo della città ai Savelli, che fecero eseguire numerose opere, come il palazzo baronale ed il prosciugamento del lago di Vallericcia.

Nel 1661 la città venne acquisita dai Chigi, che arricchirono la città, immergendola nell’elegante splendore delle opere del genio di Gian Lorenzo Bernini e di altri artisti quali Carlo Fontana; periodo fiorente fu quello della permanenza di Papa Alessandro VII: Palazzo Chigi, il parco attiguo, la piazza e la Chiesa dell’Assunta, ne sono superbi esempi.

Ariccia visse il periodo di massima luce tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, quando divenne meta di artisti, letterati, decoratori del Grand Tour d’Italie.

Intanto, in seguito al motu proprio emanato da Papa Pio VII per scoraggiare il feudalesimo (sugli alti costi da affrontare per il mantenimento dei feudi da parte dei nobili) la famiglia Chigi rinunciò al dominio feudale su Ariccia, ma vi mantenne tutte le proprietà.

Nel 1854 venne rettificato il percorso della via Appia, grazie alla costruzione del ponte a tre ordini di archi, voluto da Papa Pio IX, che attraversava il fitto bosco (l’attuale Parco Chigi) congiungendola con la Collina di Galloro.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il Ponte venne distrutto da un bombardamento e poi ricostruito nel 1947.

DA VEDERE

Piazza della Repubblica
un complesso architettonico disegnato dall'Architetto Gian Lorenzo Bernini nel XVII secolo.

Nella Piazza si erge il Palazzo dei Principi Chigi, iniziato nel secolo XVI dalla famiglia dei Savelli, rinnovato dal Bernini al tempo di Alessandro VII e completato con l'aspetto attuale sotto Augusto Chigi.

Chiesa dell'Assunta
In Piazza della Repubblica. Edificio voluto dal Papa Alessandro VII, di scuola Berniniana.

Nei dintorni il Santuario della Madonna di Galloro, che conserva nell' interno una effigie miracolosa e venne edificato sempre dallo stesso Bernini.

E' d'obbligo una sosta gastronomica, nei localini caratteristici (tipici di tutti i Castelli Romani) dette FRASCHETTE in cui si può degustare il famosissimo vino dei castelli omani e la porchetta, il tipico arrosto di maiale giovane condito con spezie aromatiche.

PORTA GARIBALDI
con nelle vicinanze un belvedere che consente di spaziare con la vista fino al mare.

Notevole è il VIADOTTO, lungo m. 300 ed alto m. 59, concepito dall' architetto Bertolini su tre ordini di arcate.

GASTRONOMIA
Porchetta, coppiette (carne essiccata condita con pepe e peperoncino), ciambelle al vino; Vino, da degustare sfuso in locali rustici, denominati "Fraschette"