CASTELNUOVO DI FARFA (RI)


Comune

Distanze: 54 km da Roma

Altitudine: 358 m

La fondazione di Castelnuovo è piuttosto tarda, essendo avvenuta dopo il 1287 e prima del 1312, riaccorpando i territori di due castelli in fase di abbandono, quelli di Cavallaria e di Agello, e della popolazione sparsa che gravitava intorno alla chiesa altomedievale dei SS. Filippo e Giacomo in Quinza.

La nascita di Castelnuovo è colorita da una leggenda che vorrebbe attribuire la sua fondazione a tre famiglie di origine orientale convertite da un monaco farfense di nome Raniero, che le avrebbe poi condotte in Italia per popolare il nuovo insediamento.

Se questa recita sembra difficilmente verosimile, tuttavia non si può escludere che, al momento della riorganizzazione del popolamento compiuta da Farfa, anche alcuni armeni, la cui presenza è attestata in Sabina nel primo Trecento, possano aver dato vita al castello.

Il nuovo insediamento si articolò intorno alla chiesa di San Nicola, completamente ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo per conto dell’abate commendatario di Farfa, Antonio Lante.

Castelnuovo restò sempre all’interno della signoria territoriale farfense, anche se agli inizi del Quattrocento, in un momento di instabilità politico-militare fu occupata da alcuni seguaci degli Orsini.

Le fortune familiari della famiglia Simonetti, costituirono la base per la ristrutturazione di alcuni edifici trasformati in un sontuoso palazzo signorile, oggi Salustri Galli.

Castelnuovo è adagiato su un colle che fa parte di un sistema collinare solcato a nord dal corso del torrente Farfa e a sud dal Fosso Riana, suo affluente.

La posizione dell’abitato consente una apertura visuale verso i centri di Mompeo, e Casaprota e le quinte dei monti Sabini a nord, Frasso Sabino e Poggio Nativo a est e con Fara in Sabina a sud.

Il colle sul quale si estende il paese, a nord discende rapidamente verso valle, mentre a sud-ovest è limitato da via Roma, lungo la quale si è ampliato l’abitato.

Il centro più antico era cinto probabilmente da mura fortificate da torri e munito di due porte d’accesso: Porta Cisterna verso valle e Porta Castello sull’attuale via Roma: oggi il perimetro murario appare solo nell’allineamento dei fronti degli edifici che con i loro prospetti esterni, spesso muniti di contrafforti, formano un fronte compatto verso valle dove le pendici del colle hanno maggiore pendenza.

Il territorio di Castelnuovo, tra i più vicini a Farfa, fu a lungo influenzato da questa collocazione geografica.
Il fulcro del popolamento dell’area era l’attuale di S.Donato, nei pressi del quale esisteva una importante villa rustica impiantata in età repubblicana, della quale è ancora visibile, al di sotto di strutture moderne, un criptoportico.

Con lo stanziamento longobardo la zona venne in possesso di una famiglia di origine germanica, la cui superstite, Taneldis, nel 768 lo donò a Farfa.

In questo luogo i monaci fondarono una chiesa dedicata a S. Donato, ricordata nella prima volta nell’817.

Nei primi decenni del X secolo a poca distanza dalla chiesa fu fondato, contro la volontà del monastero, il castello di Agello, oggi del tutto scomparso. In risposta, anche intorno alla chiesa fu fondato un piccolo castello citato per la prima volta nel 1946, che ebbe però una vita molto breve e fu abbandonato dopo pochi decenni, mentre la chiesa mantenne a lungo il suo ruolo di chiesa matrice per l’intera zona fin sullo scorcio del Cinquecento.

Indagini archeologiche condotte dall’Università di Sheffield hanno riportato in luce, all’interno della navata della piccola chiesa, il cimitero moderno.

Nel chiostrino adiacente sono visibili molte parti di un monumento funerario pagano reimpiegate nella costruzione.

All’esterno le scoperte più interessanti che hanno consentito di mettere in rilievo una sequenza stratigrafica tardoantica-altomedievale e di individuare i resti di due forni (forse databili tra la fine del secolo VIII e del secolo IX) destinati alla cottura di laterizi, tegole e coppi in particolare e, probabilmente, anche di vasi e di altri oggetti di ceramica.

Sempre nel territorio di Castelnuovo fu fondato nel secolo X un altro insediamento fortificato, Cavallaria, su di una altura che dominava il Riana, lo spazio dove si celebrava il mercato settimanale e dove era stato costruito il palazzo nel quale veniva resa la giustizia degli abati farfensi.

Fu sempre legato fin dalle sue origini all'Abbazia di Farfa, di cui seguì le vicende.

Nel 1456 Castelnuovo si trova citato tra i più importanti castelli della Sabina.

ABBAZIA DI FARFA

Famosa abbazia benedettina fondata in Sabina intorno al 680 d. C. da Tomaso di Moriana con l'appoggio del duca di Spoleto Faroaldo II e di papa Giovanni VII. Guidata da dotti abati e libera dal diretto controllo papale, godette di protezione e di benefici da parte di pontefici e di re longobardi e franchi; per la sua posizione strategica fu inoltre a lungo contesa tra feudatari laici ed ecclesiastici.

Nella prima metà del IX secolo divenne uno dei cardini della vita religiosa e culturale dell'epoca e raggiunse anche il culmine della potenza politica ed economica.

A seguito dell'incursione saracena dell'898 fu distrutta e abbandonata; ricostruita tra il 930 e il 936, visse un lungo periodo di decadenza che ebbe termine solo al principio dell'XI secolo, quando adottò la regola di Cluny.

Da quel momento, e in seguito alla consacrazione della sua chiesa da parte di Niccolò II (1060), riacquistò ordine e importanza culturale, grazie alla ricchissima biblioteca e al famoso SCRIPTORIUM dove furono prodotti codici con la caratteristica maiuscola farfense.

Per conservare l'autonomia, durante la lotta per le investiture sostenne la politica imperiale in contrasto con quella del Papato, di cui temeva il rafforzamento, ma con il concordato di Worms (1122) fu definitivamente sottoposta alla giurisdizione papale.

Da allora i suoi abati furono sotto il controllo di amministratori pontifici o abati vicari; nel Quattrocento, poi, l'abbazia fu costituita in commenda e Bonifacio IX nominò abate commendatario suo nipote, il cardinale Francesco Tomacelli, al quale succedettero altri membri di spicco delle più nobili famiglie romane, come gli Orsini, i Farnese, i Barberini e i Lante della Rovere.

Soppressa la commenda abbaziale nel 1841, nel 1872 l'abbazia fu incamerata dal regno d'Italia e abbandonata dai suoi monaci, già molto ridotti di numero, ma nel 1919 la congregazione cassinese vi trasferì un nucleo di monaci dell'abbazia di San Paolo fuori le Mura (Roma).

Nel corso dei secoli l'abbazia, circondata da una cinta fortificata, fu più volte rimaneggiata: la chiesa, il cui interno fu ricostruito nel 1494 dal cardinale Orsini, presenta un portale gotico scolpito fra IX e XI secolo, resti della costruzione precedente (XII secolo) e affreschi di scuola umbra e fiamminga del Cinquecento; il convento, inoltre, conserva sculture romane e medievali nonché affreschi anch'essi risalenti al Medioevo.