CASTEL S. ELIA (VT)


Comune

Distanze: 51 km da Roma

Altitudine: 213 m

Poggiato su di un pianoro tufaceo delimitato ai lati da due profondi burroni, Castel S. Elia si trova ai confini della provincia di Viterbo.

E’ raggiungibile tramite la S.S. Cassia (svincolo per Nepi) e tramite la S.S. Flaminia (svincolo per Civita Castellana).

Deve il suo nome all’antichissimo Cenobio di Sant’Elia.

"Castello" (così il paese viene chiamato dai suoi stessi abitanti) è conosciuto per la produzione di nocciole ed olive, ma ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo legato alla piccola e media industria nel settore della ceramica, della stoviglieria e dei sanitari, i cui prodotti vengono i larga parte esportati; anche nel settore del legno, e del mobile in particolare, sono fiorite piccole e laboriose imprese.

Santuario di Maria Santissima ad Rupes

Inserito nel complesso del convento dei PP. Micaeliti della Congregazione di S. Michele Arcangelo con la moderna Chiesa di S. Giuseppe.

Si scende lungo un "cunicolo" di 144 gradini scavati nel tufo, opera immane eseguita alla fine del Settecento dall’eremita Giuseppe Rodio in 14 anni di lavoro, alla "Grotta Santa" ove è conservata e venerata una tela raffigurante la Vergine che adora il Bambino addormentato sulle sue ginocchia.

Adiacente alla Grotta, nella casa del custode, vi è un piccolo museo ove sono raccolti i paramenti Sacri del XII- XIV secolo.

Basilica di S. Elia

Vi si arriva scendendo dal centro del paese lungo la strada asfaltata che costeggia la rupe ed apre sulla verdeggiante vallata.

Eretta nell’VIII secolo su di un preesistente cenobio benedettino, nella sua sobria maestosità e solitudine rappresenta un monumento di rara bellezza che domina l’intera Valle Suppentonia.

Gli inconsueti motivi architettonici di origine lombarda si innestano sugli schemi tradizionali delle basiliche paleocristiane che sopravvivono nell’architettura del Lazio, costituendone, con i moduli bizantini, una caratteristica peculiare.

La facciata, a tre portoni, presenta eleganti decorazioni nelle lunette laterali.

L’interno, a tre navate e tetto a capriate, è arricchito dalla presenza di un prezioso "pergamo" ricomposto nel XII secolo con i resti di recinzioni presbiteriali dell’VIII-IX secolo.

Sull’altare Maggiore vi è un elegante e raffinato ciborio.

Gli affreschi dell’abside e del transetto (IX secolo) sono attribuiti ai fratelli romani Giovanni, Stefano ed a loro nipote Niccolò.