CASTIGLIONE IN TEVERINA (VT)


Comune

Distanze: 110 km da Roma

Altitudine: 228 m

Il paese è situato su una parete della collina che prende il suo nome, al confine con l'Umbria, e offre una meravigliosa visione panoramica di tutta la valle del Tevere e del lago di Alviano, con i monti Amerini che appaiono in lontananza.

Caratteristico il centro storico che, circondato dalle moderne abitazioni, ospita una miriade di piccole casette antiche che si stringono saldamente tra di loro quasi ad evitare qualsiasi intromissione da parte del mondo esterno.

La zona fu abitata fin dall'epoca preistorica e questo è confermato dal ritrovamento di numerosi utensili.

Fiorente centro etrusco, subì come gli altri le invasioni Romane e Barbariche.

Il paese vero e proprio, così come ci appare oggi, venne fondato non prima del XIV secolo, ad opera di alcuni abitanti che, fuggiti da Paterno, distrutta dai Monaldeschi nel 1351, si unirono alle poche persone che vivevano sparpagliate sulla collina già dal secolo XI.

Nei periodi successivi vide il succedersi di più famiglie, per lo più in lotta tra loro e contro la Chiesa, fino a quando non arrivarono i Farnese, che vollero includere la città nel Ducato di Castro.

Contrariamente agli altri paesi limitrofi, Castiglione non accettò di buon grado questa annessione e preferì imporsi un'onerosa auto - tassazione con la quale il feudo poté passare nelle mani del Duca Savelli.

Castiglione in Teverina deve oggi la sua notorietà alla abbondante produzione del famoso vino "Orvieto", che dalle sue cantine arriva sulle tavole di tutto il mondo, accanto a vermuth e spumante.

La Collegiata di San Filippo e Giacomo

L'imponente edificio, terminato nel 1630, come è scolpito nell'architrave sopra il portale centrale, domina la piazza principale del paese.

All'interno è custodita una pregevole tavola della Madonna col Bambino tra San Domenico e Santa Caterina, risalente al XVI secolo accanto all'Annunciazione e all'Ultima Cena, opere tipicamente seicentesche.

Sull'altare maggiore trova posto un'imponente pala dell'Ottocento che ritrae i Santi Filippo e Giacomo accanto alla Madonna della Neve, pregevole opera del viterbese Pietro Papini.

La Chiesa ospita numerose altre opere di rilievo, tra le quali possiamo ricordare l'Assunzione, del Maestro di Castiglione in Teverina, e la Madonna con Sant'Andrea e San Lorenzo, del tardo Seicento.

Di rilievo il Battistero in pietra che, situato nella navata di destra, risale alla fine del Quattrocento. Sicuramente però, ciò cui i castiglionesi tengono di più è un pregiato Crocifisso ligneo del XV secolo: a seguito di un "voto" fatto dopo il catastrofico terremoto del 1703 ogni anno, il 2 Maggio, viene portato in processione fino all'altare maggiore e qui resta esposto fino al giorno seguente.

La Rocca Monaldeschi

Venne edificata nel XIII secolo utilizzando i materiali provenienti da Paterno, città limitrofa distrutta dai Monaldeschi.

Il maniero, dalla tradizionale base quadrata, fu nel tempo più volte ristrutturato ed oggi poco resta delle fortificazioni originarie, ormai involgarite da caseggiati di varie epoche.

Anche la torre, che doveva avere nel passato funzioni difensive e di avvistamento, ha acquisito l'aspetto tranquillo del campanile.

Nonostante questo è pur sempre una vista suggestiva dove, tra pertugi e merlature, si torna con la mente al tempo che fu, quando i castiglionesi, indomiti e fieri, furono pronti a privarsi di tutti i loro averi pur di riacquistare la perduta libertà.

Parco Valle dei Laghi

Superficie di 140 ettari ed ospita, all'interno di ampi recinti, animali provenienti da ogni parte del mondo.

Tra una rigogliosa vegetazione, ricca di laghetti e ruscelli, vive in assoluta libertà anche una ricca fauna locale, composta per lo più di uccelli, stanziali e migratori, che può essere spiata attraverso i numerosi punti di osservazione nascosti tra gli alberi.

Chiesa Campestre della Madonna della Neve

Questa chiesa, voluta da Alessandro VI agli inizi del Cinquecento, è famosa per gli originali rituali cui era testimone in passato: davanti alle immagini degli Apostoli affisse alle pareti venivano accesi dei lumini votivi col preciso intento di invocare sciagure e maledizioni ai nemici.

Naturalmente la Chiesa di Roma non poteva accettare che una simile usanza, molto poco cristiana, potesse perpetuarsi nel tempo e quindi fu emesso un decreto episcopale che, nel 1599, prevedeva pene molto severe per i contravventori al divieto.