LONGONE SABINO (RI)


Arroccato su un colle e circondato dai verdi boschi del Monte Aquilone, Longone sorge in una zona, tra le Valli del Salto e del Turano, tra le più belle dell’Alta Sabina, denominata, proprio per i suoi splendidi scenari naturalistici, “piccola Svizzera”. L’origine del toponimo, derivato

probabilmente dall’aggettivo latino “longus”, la vicinanza alla via romana Cecilia e il ritrovamento nel territorio circostante di numerosi reperti d’età romana, inducono a pensare che su quest’area sorgesse un presidio romano, anche se l’assetto del paese, protetto da mura e attraversato da vicoli stretti e tortuosi, e le prime notizie storiche certe risalgono al periodo medioevale. Fondato probabilmente nel corso della seconda metà del X sec., Longone fu in origine proprietà dell'Abbazia di Farfa, per poi passare sotto il controllo dell’ importante Abbazia di S. Salvatore Maggiore, fondata nel 735 dai alcuni monaci benedettini che estesero in breve tempo la propria signoria territoriale tra le vallate del Salto e del Turano.
Nel 1282 gli abitanti di Longone e degli altri castelli dipenden

i da S. Salvatore Maggiore, istigati dai reatini, assalirono e saccheggiarono l'Abbazia e passarono sotto la giurisdizione del Comune di Rieti.

I monaci di S. Salvatore ricorsero allora al Pontefice Clemente V, che ordinò al Comune di Rieti di restituire all'abbazia i castelli usurpati, nominando il Re di Sicilia Roberto D'Angiò "defensor" della stessa. Tornato sotto il controllo dell'Abbazia, Longone ne seguì le vicende nel corso dei secoli diventando, a partire dall'XI sec., sede estiva degli abati "Commendatari". Nel 1817, anno in cui venne riorganizzato lo Stato della Chiesa, Longone risulta essere appodiato di Roccasinibalda, raggiungendo la completa autonomia solo un decennio dopo.

Di particolare curiosità è il rituale celebrato ancora oggi all’interno del paese il 26 SET, durante la festa patronale dei Santi Cosma e Damiano. Con il calare del sole tutte le luci vengono spente e dalla chiesa dedicata ai due santi si disnoda lungo le vie del borgo una processione illuminata solo dalla luce delle candele. Nello stesso momento, su un colle poco distante, vengono accese con il fuoco alcune grandi fascine di ginestre essiccate, dette “foconi”. Questo suggestivo rituale, che si pensa addirittura possa ricollegarsi ad antichi riti sabini, simboleggia probabilmente l’estremo desiderio di avere ancora a disposizione la luce dell’estate da poco finita.

Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, graziosa chiesa ubicata all'interno del cimitero dalla quale negli anni 50 è stata rubata una preziosa tela quattrocentesca, rappresentante i due santi, attualmente sostituita da una copia posta sopra l'altare maggiore.

Abbazia di S. Salvatore Maggiore, antica abbazia benedettina fondata da Farfa nel secolo VIII sui resti di una villa romana, fu distrutta dai Saraceni e poi ricostruita nel X sec.
Nel seicento fu definitivamente abbandonata. La chiesa attuale, trasformata nel XVII sec. conserva ancora tracce di affreschi altomedioevali e del pavimento cosmatesco.

Chiesa di S. Antonio, costruita nel XVII sec., al suo interno conserva una tela raffigurante S. Antonio