Chimica
Michael Faraday

Michael Faraday nasce a Newington, in Inghilterra, nel 1791.

Non segue un corso di studi regolari, ma la sua formazione è autodidatta.

Nel 1813 riesce a diventare assistente di H. Davy, allora direttore della Royal Institution di Londra, e dedica i suoi primi sforzi alle ricerche nel campo della chimica, scoprendo alcuni composti del cloro e riuscendo, per la prima volta, a liquefare un gas.

Dal 1821 in poi si dedica agli studi sui fenomeni elettrici e mette in luce gli effetti dei magneti sui conduttori percorsi da corrente elettrica.

Nel 1831 scopre il fenomeno dell’induzione elettromagnetica: facendo muovere un filo avvolto a spirale in un campo magnetico, si produce un flusso di corrente elettrica nel filo stesso.

La scoperta è di importanza fondamentale perché dimostra che l’energia meccanica, che fa muovere il filo, può essere trasformata in energia elettrica.

Questo metodo permette di produrre energia elettrica in grandi quantità, purché si possieda sufficiente energia meccanica per mettere in movimento la macchina generatrice.

Per spiegare questo e altri fenomeni simili, Faraday è costretto a negare la possibilità dell’azione a distanza e postula l’esistenza di linee di forza che un magnete o un filo percorso da corrente creano nello spazio circostante, per mezzo delle quali si esercita la loro azione sugli altri corpi.

La puntualizzazione del concetto di linea di forza è spiegata nell’opera "Sul carattere fisico delle linee di forza", del 1852, che apre la strada alla successiva teoria dei campi e alle ricerche di Maxwell.

Dopo aver scoperto numerose altre particolarità dei fenomeni elettrici e magnetici, tra cui le due famose leggi sull’elettrolisi formulate nel 1833, Faraday muore a Hampton Court nel 1867.