Chimica
Rudolf Virchow

Rudolf Virchow nasce nel 1821 a Schivelbein, in Pomerania, da una famiglia tedesca.

E’ prima professore di anatomia patologica all’Università di Würzburg poi, nel 1856, passa con lo stesso incarico all’Università di Berlino, dove nel 1893 assume anche la carica di rettore.

Ha numerosi interessi, anche diversi dalla disciplina specifica di sua competenza, tanto che è tra i promotori delle ricerche archeologiche condotte da Schliemann a Troia e a Micene.

Attivo anche nella vita politica tedesca, partecipa prima ai moti rivoluzionari del 1848, poi assume in parlamento posizioni democratiche e si impegna per tutta la vita nella realizzazione di riforme sanitarie.

Dà importanti contributi nel campo dell’antropologia fisica, studiando le conformazioni craniche in condizioni normali e patologiche.

Si interessa di studi sulla tubercolosi e sulla difterite, ma mantiene sempre un atteggiamento diffidente nei confronti della batteriologia.

Il suo impegno più importante è rivolto al campo della patologia cellulare, di cui viene ritenuto il vero e proprio fondatore.

Dopo numerosi studi sulla degenerazione cellulare e sulle strutture dei tessuti, Virchow dimostra che le cellule derivano da altre cellule per divisione cellulare e che non si generano da una sostanza amorfa come alcuni credevano in quel tempo.

Scopre inoltre che la cellula ha un’autonomia fisiologica tale da renderla il costituente fondamentale della vita e quindi anche il luogo per eccellenza dove si può sviluppare la malattia.

Partito da concezioni materialistiche, Virchow si avvicina in seguito a teorie vitalistiche: la vita è certamente nata da circostanze fisico-chimiche, ma non può essere spiegata soltanto in termini meccanici; essa possiede una sua peculiarità che rende plausibile il ricorso a termini come “forza vitale”.

Muore a Berlino nel 1902.