La Pianura Padana

Regione geografica dell'Italia settentrionale; racchiusa tra le Alpi a nord e a ovest, gli Appennini a sud, il mare Adriatico a est; costituisce la più estesa pianura italiana, sviluppandosi per ben 46.000 km², una superficie pari al 70% di tutte le aree pianeggianti del nostro paese, e interessando, in maggiore o minore misura, i territori del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia e dell'Emilia-Romagna.

Il nome della Pianura Padana deriva dal fiume che l'attraversa in direzione ovest-est, il Po (Padus in latino); ma più propriamente andrebbe denominata Pianura padano-veneta o Pianura padano-veneta-emiliana, poiché in parte la solcano fiumi veneti ed emiliani che non tributano al Po, come l'Adige e il Reno; ma durante le glaciazioni dell'era quaternaria, quando la Pianura Padana occupava vasti tratti dell'attuale mare Adriatico, i fiumi che oggi sfociano direttamente nel mare confluivano anch'essi nel Po.

Descrizione fisica

La Pianura Padana ha grosso modo la forma di un triangolo; la lunghezza massima sfiora i 400 km, la larghezza media varia dagli 80 ai 120; si affaccia al mare Adriatico, verso il quale declina progressivamente, con un fronte di 270 km. Quasi al centro della linea costiera si protende, ed è in progressiva espansione, l'ampio e complesso apparato del delta del Po.

Le coste sono basse, sabbiose, in parte orlate da lagune (la più estesa è la laguna di Venezia), a tratti originariamente paludose, ma che in epoche recenti sono state oggetto di ampie bonifiche (l'area del Polesine, ad esempio).

Geologia e morfologia

La regione è un'unica superficie pianeggiante, elevata in media circa 100 m, corrispondente a un antico golfo marino che alcuni milioni di anni or sono si incuneava tra Alpi e Appennini, e che è stato via via colmato dal materiale eroso dalle catene montuose e depositato in massima misura dal Po e dai suoi affluenti, sia alpini sia appenninici. Il versante alpino della Pianura Padana è molto più espanso di quello appenninico: ciò dipende in modo essenziale proprio dalla maggior quantità di detriti portati a valle dai fiumi alpini, in genere più impetuosi e ricchi d'acqua. Con poche eccezioni (ad esempio il Tanaro), tutti i grandi tributari del Po scendono dalle Alpi.

Alta e Bassa pianura

Tra gli aspetti morfologici più interessanti della Pianura Padana vi è la netta distinzione in due fasce, l'Alta pianura e la Bassa pianura, differenti non solo per l'altezza, ma per la natura dei terreni, il regime delle acque e la vegetazione. L'Alta pianura si stende ai piedi delle Prealpi e del pedemonte degli Appennini; i suoli sono costituiti da materiali grossolani (sono sempre i primi, più pesanti, a essere depositati dai fiumi), poco coerenti, e nei quali quindi l'acqua si infiltra facilmente. Sono dunque suoli piuttosto aridi, con una ridotta vegetazione, poco adatti all'agricoltura, che richiede in genere apposite opere irrigue.

La Bassa pianura ha invece suoli formati da materiali più fini, argille perlopiù, impermeabili o comunque poco permeabili, dove le acque ristagnano e si originano facilmente paludi e acquitrini: qui l'attività umana per far prosperare l'agricoltura e favorire il popolamento del territorio è consistita essenzialmente nelle bonifiche e nel prosciugamento dei terreni.

La linea delle risorgive

L'acqua assorbita dal suolo ciottoloso e ghiaioso dell'Alta pianura scorre in falde sotterranee, favorita anche dalla naturale pendenza del terreno, finché viene a contatto con gli strati argillosi e impermeabili della Bassa pianura fuoriuscendo attraverso le cosiddette risorgive o fontanili. La linea delle risorgive è nettissima in tutta l'area subalpina, dal Piemonte al Veneto, ma in vasti tratti si nota anche nel versante appenninico.

Attraverso una fitta rete di canali l'acqua dei fontanili (che rimane tiepida anche d'inverno, sempre di alcuni gradi al di sopra dello zero, per la sua lunga permanenza nel sottosuolo) viene fatta affluire nelle cosiddette "marcite", prati perennemente coperti da un velo d'acqua, dai quali si possono sfalciare persino 8-10 raccolti di erba all'anno. Anche se nelle aziende agricole ormai altri generi di mangimi hanno sostituito in larga misura i foraggi naturali, l'abbondanza di foraggio è stata comunque e in parte continua a essere alla base della maggior concentrazione italiana di bovini proprio nell'area della Pianura Padana.

Ma le possibilità agricole della Pianura Padana riguardano tutta una vasta gamma di attività e di colture che ne fanno una delle terre più ricche non solo d'Italia, ma anche d'Europa. Soprattutto le attività agricole, che sono il risultato di un impegno umano secolare, sono sempre state ben remunerate (le rese per ettaro del frumento sono una volta e mezzo superiori a quelle del resto d'Italia) e sollecitate dalla vivacità dei mercati, legati a un urbanesimo che è un fondamentale fattore dell'affermazione economica e civile della regione.

Importanza storico-economica

La Pianura Padana rappresenta comunque l'area d'Italia nella quale sono state attuate le più radicali trasformazioni del territorio, sia per accrescere lo sviluppo agricolo, sia per incrementare le attività manifatturiere e dei settori di base (l'industrializzazione d'Italia è nata proprio qui, nel Nord-Ovest della pianura, nelle città lombarde e piemontesi) sia per creare le strutture e le infrastrutture richieste dalle necessità economiche (agevoli vie di comunicazione, ad esempio) ma anche per edificare quelle aree urbane destinate ad accogliere le masse di immigrati provenienti un po' da tutta Italia, cui si sono aggiunti i milioni di padani che hanno lasciato le campagne meno redditizie per lavorare nelle fabbriche.

Ma i cambiamenti non si sono verificati solo in epoca recente; sono almeno tre millenni che la Pianura Padana viene profondamente trasformata. È quindi più corretto dire che i mutamenti del territorio hanno ricevuto negli ultimi secoli una particolare accelerazione; ad esempio ancora nel Medioevo la regione era ricoperta da fitte foreste, in particolare di querce e faggi, ormai praticamente scomparse, così come la fauna naturale, che comprendeva persino orsi, cinghiali, lupi.

Il popolamento

Area facilmente percorribile, in passato anche ricorrendo ampiamente al trasporto e alla navigazione fluviale, grazie alla sua ricca e varia rete idrografica, in ottima posizione geografica all'incrocio delle relazioni commerciali e di transito tra Europa occidentale ed Europa orientale, la Pianura Padana è infatti una terra di popolamento assai antico, e ha sempre svolto una funzione economica determinante.

Assai prima che Roma unificasse con il suo dominio la regione, vi si erano stanziati liguri, veneti, galli, etruschi ecc.; sono di fondazione preromana molte delle città che sarebbero divenute il perno della regione, a cominciare dalla stessa Milano, un insediamento dei galli che, dopo la caduta dell'impero romano, fu a lungo la più popolosa città d'Italia.

Città e reti di comunicazione

Ancor oggi il capoluogo lombardo è il principale polo urbano della regione ma, tra il XIX e il XX secolo, altre città sono cresciute e hanno ampliato le loro funzioni: tra le altre si ricordano Torino, sede di industrie, Bologna, crocevia storico, Venezia, già capitale di una delle più solide e brillanti formazioni politiche padane, per non parlare delle città di secondo rango, ma vivacissime, come Padova, Verona, Brescia, Bergamo, Parma ecc.

Gli sviluppi urbani più recenti hanno ormai saldato tra loro in un'unica città lineare i centri pedemontani tra Torino e Udine, tra Rimini e Piacenza (lungo la romana via Emilia): ne risulta, come disegno generale, una megalopoli che sembra fare piazza pulita delle divisioni storiche e municipalistiche che nel passato hanno tenuto divisa la regione padana, che mantiene una funzione importante a livello continentale.

La Pianura Padana è infatti inserita come spazio vivo tra l'Europa continentale e il Mediterraneo sin dai tempi antichi. Poi, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, la costruzione dei grandi trafori ferroviari attraverso le Alpi (quello del Fréjus nel 1871, quello del Sempione nel 1906) diede alla regione un nuovo respiro europeo, raccordandola alle aree ricche del continente. E oggi non è più solo l'agricoltura a rappresentare la ricchezza della regione, ma soprattutto l'industria, specie ad alta tecnologia, e le attività terziarie, in particolare quelle più avanzate (finanze, ricerca e sviluppo ecc.).