Villa Adriana

Villa Adriana fu una residenza imperiale extraurbana, fatta realizzare presso Tivoli dall'imperatore Adriano (117-138).

La struttura appare come un ricco complesso di edifici realizzati gradualmente ed estesi su una vasta area, che doveva coprire circa 120 ha, in una zona ricca di fonti d'acqua a pochi chilometri dal centro abitato di Tibur e 17 miglia romane dall'Urbs. Nel 1999 Villa Adriana è stata dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Si trova sui Monti Tiburtini, a circa 28 km (17 miglia romane) da Roma, dalla quale era raggiungibile sia per mezzo della via Tiburtina Valeria o della via Prenestina, sia tramite la navigazione sul fiume Aniene.

Tra le molte ville rustiche che fin dall'età repubblicana erano sorte fra Roma e Tivoli, ne esisteva già una costruita nel periodo sillano, ingrandita all'epoca di Giulio Cesare, pervenuta forse in proprietà della moglie di Adriano, Vibia Sabina, che proveniva da una famiglia di antica nobiltà italica. Fu questo il primo nucleo della villa, incorporato poi nel Palazzo imperiale.

Lo studio del sistema di canalizzazione e delle fognature sembra indicare che la progettazione del complesso sia stata unitaria, anche se dai bolli laterizi ritrovati in circa metà degli edifici emergono tre fasi di costruzione particolarmente attive tra il 118 e il 121, il 125 e il 128 e il 134-138 (consentendo di abbracciare un intervallo presumibile di costruzione tra il 118 e il 138). Di ritorno a Roma nei primi mesi del 134, Adriano poté godere della villa solamente gli ultimi anni della sua esistenza, fino alla morte avvenuta a Baia il 10 luglio 138.

La complessità della residenza, più che alle numerose sfaccettature della personalità di Adriano, fu dovuta alla necessità di soddisfare esigenze e funzioni diverse (residenziali, di rappresentanza, di servizio), oltre che all'andamento frastagliato del terreno; la magnificenza e l'articolazione delle costruzioni rispecchiano le idee innovative dell'imperatore in campo architettonico. Si afferma comunemente che egli volle riprodurre nella sua villa i luoghi e i monumenti che più lo avevano colpito durante i suoi viaggi nelle province dell'impero, sulla base di un passo del suo biografo tardo-antico Elio Sparziano. In realtà gli edifici della villa presentano tutti i caratteri più innovativi dell'architettura romana del tempo, per cui le riproduzioni adrianee di monumenti della Grecia o dell'Egitto vanno intese più come suggestioni evocative che come ricostruzioni reali.

Ciò lo portò ad avere una visione del ruolo di imperatore più assolutistica. Proprio per questo, per separarsi dal popolo e dai sudditi (così come lui lo intendeva) decise di erigere questa imponente costruzione, che a tutt'oggi resta un patrimonio storico molto importante e una testimonianza della grande capacità dei Romani nella costruzione degli edifici. La villa fu realizzata in tre fasi successive dal 121 al 137 d.C. Si tratta di una vera e propria città, estesa su di un'area di circa 300 ha, nella quale il grandioso complesso si presenta diviso in quattro nuclei diversamente caratterizzati.

Il Pecile

Il pecile e’ una vasta area (m. 232 x 97) circondata da un poticato a colonne con i lati brevi ricurvi e i tetti a spioventi, al cui centro e’ una grande piscina. A differenza degli altri lati, su quelloo nord, il cui muro e’ conservato per m. 9 di altezza, il portico doppio per passeggiarvi all’ombra e al sole, a seconda delle stagioni.

Infondata e’ l’identificazione con la stoa’ poikile (portico variopinto) di atene, che prendeva il nome dalle pitture di celebri artisti del v secolo a.C., la quale aveva altra forma e dimensioni molto minori. Su un lato, da cui si gode un bel panorama, il pecile e’ sostenuto da una sostituzione, che si estende fino al vestibolo fra le terme, con addossati oltre 160 vani distribuitifino a 4 piani, chiamati cento camerelle e adibiti a magazzini o ad alloggi per schiavi o guardie del corpo.

La Sala Absidata Detta Sala Dei Filosofi

All’estremita’ orientale del doppio portico del pecile, due porte precedute da gradini immettono in una grande sala con abside sormontata da semicupola su un lato e che prendeva luce da tre ampie finestre aperte sul lato opposto. Il soffitto piano era probabilmente a cassettoni. Le sette nicchie rettangolari dell’abside, che secondo un’ipotesi erudita avrebbero dovuto contenere le statue dei sette savi della grecia, le hanno valso i nomi tradizionale della sala dei filosofi o dei sette sapienti.

L’eccessiva altezza delle nicchie, inadatta per armadi che dovevano contenere libri di fibra di papiro e rotoli di pergamena, rende inverosimile anche l’ipotesi, da alcuni postulata, che potesse essere adibita a biblioteca. Attraverso due porte la villa e’ in comunicazione con la villa dell’isola detta teatro marittimo.

Triclini Estivi A Torre Detti Biblioteche Latina E Greca

A confine con il peristilio piu’ vasto della villa (cortile delle biblioteche), nella cui zona sono resti di una villa di eta’ repubblicana, si innalzano due edifici a due e tre piani, uniti da un portico e aperti su un giardino con fontane. Erroneamente chiamate biblioteche latina e greca, sono con tutta probabilita’ un raro esempio di triclini (sale da pranzo) estivi a torre. Entrambi sono essenzialmente costruiti da due sale intercomunicanti: nella biblioteca greca con grandi nicchie rettangolari, mentre nella latina una sala semicircolare, in cui e’ una base di statua, e l’altra, con nicchie rettangolari, comunicava con il giardino per mezzo di un portichetto ricurvo. Fra le biblioteche e’ un ninfeo di eta’ repubblicana trasformato da adriano forse in un tempietto.

La Villa Dell’Isola Detta Il Teatro Marittimo

Il singolare edificio, dalla denominazione arbitraria di teatro marittimo, e’ una sorta di piccola villa che sorge su un’isoletta circondata da un canale circolare, a sua volta racchiuso da un portico ad anello delimitato da un muro cilindrico e sostenuto da 40 colonne con capitelli ionici.

L’isola e il portico comunicano per mezzo di due piccoli ponti girevoli di legno, sostituiti piu’ tardi dall’attuale ponte in muratura. Sull’isola nomerosi ambienti sono distribuiti intorno ad un peristilio quadrangolare con portichetti ricurvi e al centro una fontana: a nord, un vestibolo curvilineo a colonne e con trabeazione ornata da fregi con thiasos marino e gare di corsa di eroti; a sud un triclinio con ai lati stanze da riposo; a sud-ovest una latrina; ad ovest un bagno comprendente uno spogliatoio, il frigidarium con vasca e scaletta per scendere nel canale, e il calidarium a est, due vani ad alcova aperti verso i porticati ricurvi e situati fra due ambienti, forse piccole biblioteche. In quest’isola forse adriano si ritirava in solitudine ad attendere ai suoi studi. Sul lato nord l’edificio era preceduto da un vestibolo.

La Funzione Del Teatro Marittimo

La struttura piu’ interessante, in quanto infinamente complessa e misteriosa, e’ quella che viene chiamata teatro marittimo, fra la sala dei filosofi e le biblioteche greca e latina, ricca di significato emblematico e semilogico.

Dal punto di vista architettonico il teatro marittimo e’ la creazione piu’ originale di villa adriana. La sua pianta consiste in una serie di strutture concentriche: l’edificio, al quale si accede da un vestibolo tetrastilo, e’ circondato da un muro cilindrico di mattoni, alto 9 metri, che racchiude uno spazio ipetrale, a cielo aperto. Il diametro di questo recinto e’ di 150 piedi (44 metri), come la rotonda del pantheon. All’interno, una passeggiata coperta costituita da un portico circolare largo 4 metri, sostenuto da 40 colonne di marmo in stile ionico fa il giro dell’edificio. Questo peristilio e’ coperto da una volta circolare che poggia da un lato sul muro cilindrico e dall’altro sul colonnato.

Una vasca circolare di 4 metri lambisce la base delle colonne, e racchiude un isolotto rotondo di 27 metri di diametro, sul quale si trovano diverse costruzioni, in particolare un padiglione centrale a colonne di marmo scanalate. Questo baldacchino con quattro pilasti agli angoli e’ formato da portici concavi. Dal lato del vestibolo dell’entrata e’ preceduto da una specie di esedra lenticolare, situata sull’asse di simmetria e affiancata da due colonne curvilinee. Diverse aggiunte, in particolare i bagni e le camere minuscole distribuite lungo tracciati ricurvi, costituiscono un vera casa in miniatura che occupa tutta l’isola.

Dalla passeggiata circolare due ponti di legno mobili permettevano di raggiungere l’isolotto centrale. Si trattava di passerelle girevoli, su rotelle, alcuni residui delle quali sono stati ritrovati sul fondo della vasca. Questi ponti si trovano a destra e a sinistra dell’entrata, e danno accesso a ciascun lato dell’esedra. Non esisteva quindi alcun passaggio centrale.

Che cos’era questa costruzione, interamente realizzata con linee ricurve, forme rotonde o circolari, volte e colonnati curvilinei, alternanze di cerchi concentrici, una vasca circooare, un’isolotto centrale isolato, senza contatto con il resto del palazzo? Per spiegare la funzione di questa costruzione sono state formulate varie ipotesi. Alcuni vi hanno visto una natatio, o piscina, altri ne’ hanno fatto una specie di torre d’avorio, dove adriano, considerato misantropo o ipocondriaco, sarebbe venuto a ritirarsi lontano dal mondo per meditare in pace. E tuttavia, bisogni tanto elementari avrebbero richiesto tale profusione di innovazioni formali e architettoniche?

Per cogliere il significato di questo luogo sacro che costituisce l’ombilicos di villa adriana, e’ indispensabile fare riferimento a un celebre prototipo di questa complessa pianta: la voliera di varrone. Si tratta di un’edificio di 170 anni anteriore al teatro marittimo di villa adriana, del quale l’enciclopedista latino terenzio varrone che l’ha costruito nella sua proprieta’ di casino, ci da’ una minuziosa descrizione nelle sue res rusticae.

Le Terme Con Heliocaminus

Un sentiero che inizia a est del pecile fiancheggia il ninfeo, gia’ creduto stadio, sul quale si affaccia un edificio a piu’ piani. Il ninfeo comprende una vasca semicircolare nel lato breve curvo; la sala delimitata su due lati da colonne e sugli altri da muri che sostenevano colonne; grandi fontane; una serie di ambienti.

Nelle terme, sulla sinistra, offre un particolare interesse, per la sua rarita’, l’heliocaminus per i bagni di sole e di calore, una sala rotonda con cupola, vasca atre gradoni priva di scarichi per l’acqua, e cinque finestroni rivolti verso il sole. Al calore solare si aggiungeva quello dell’aria che dai forni con le caldaie, collocati nell’ambulacro che circonda la vasca, si irradiava nei vespai a pilastrini (suspensurae), situati sotto il pavimento della vasca, e nei mattoni forati dalle pareti.

Il Frigidarium

Nel lato opposto dell’edificio termale e’ il frigidarium comprendente: una vasca a cielo aperto per i bagni freddi e per nuotare, circondata su tre lati da portici con colonne di granito bigio; e una sala con volta, aperta verso la vasca con un prospetto sostenuto da due colonne, e con una seconda vasca semicircolare per i bagni al coperto, ricavata in una nicchia sul fianco destro. Le colonne hanno capitelli ionici. Anche in altri ambienti dell’edificio i pavimenti sono collocati su suspensurae per la circolazione dell’aria calda.

Le Piccole Terme

Sulla sinistra del sentiero che conduce al canopo si susseguono due edifici termali che, per le diverse proporzioni, prendono i nomi di piccole terme e di grandi terme. Fra i due si inserisce un altro edificio, parzialmente scavato, nel quale si e’ riconosciuto un vestibolo, forse della villa.

Gli ambienti piu’ significativi delle piccole terme sono: una sala ottagonale a lati rettilinei e convessi alternati e con un’ardita volta a superficie ondulata (oggi totalmente scomparsa), forse adibita a spogliatoio (apodyterium); una sala con i lati brevi ricurvi e nei lati lunghi due nicchioni semicircolari che racchiudono vasche, probabilmente il frigidarium; verso sud-ovest, il laconicum per il bagno di sudore a pianta rotonda con nicchie e volta a cupola; adiacentemente, il calidarium (bagno caldo) con vasca dai lati brevi ricurvi e volta a crociera. Notevoli sono alcuni resti della bella pavimentazione a intarsio di marmi policromi e della decorazione pittorica.

Le Grandi Terme

Nelle grandi terme la sala con stupenda volta a crociera, probabilmente il frigidarium, ha una vasca semicircolare nel lato absidato con nicchie e finestre e un’altra rettangolare nel lato lungo; sui bordi delle vasche si innalzano colonne ioniche di cipollino sormontate da arcate. Adiacente e’ una sala, la cui volta a crociera, conserva in parte la bella decorazione in stucco e il cui pavimento poggiava su pilastrini per la circolazione dell’aria calda. Al laconicum, una sala rotonda con volta a cupola e tre finestroni, seguono ambienti anch’essi con pavimeto su pilastrini, e il praefurnium per le caldaie.

Adiacente e’ il pretorio, un edificio a tre piani forse adibito a magazzino. Nell’ala aggettante una scala conduce ai piani. Gli ambienti avevano pavimenti e ballatoi esterni di legno.

Il Quadriportico Con Peschiera

Salendo per un viottolo fra le terme si perviene al piano superiore, comprendente una serie di sale, dell’edificio che si affaccia sul ninfeo. Adiacente e’ un vasto quadriportico di 40 colonne scanalate di marmo bianco dai capitelli compositi e al centro una vasca, probabilmente una peschiera, circondata da un ambulacro con pavimento a mosaico. Le finestre a strombo in corrispondenza degli intercolumni danno luce ad un criptoportico con resti di pitture e con le firme di visitatori, soprattutto dei secoli xvii e xviii, tra cui quelle di piranesi e artisti inglesi, francesi, tedeschi, fiamminghi, olandesi, ecc. Al criptoportico si scende attraveso due scale, una sud e l’altra sul lato nord dell’edificio sopra il ninfeo, che porta anche al ninfeo stesso.

Terrazza Di Tempe

La terrazza di tempe e’ forse il vestibolo principale della villa. E’ costituito da un ampio belvedere, con ambienti laterali (forse i posti di guardia dei pretoriani), che sovrastava una profonda vallata nella quale si e’ identificata la zona battezzata da adriano con il nome della celebre valle di tessaglia. Attualmente coperta da un boschetto di elci, querce e carpini, il sito piu’ romantico.

L’Edificio Con Le Tre Esedre

All’estremita’ sud-est del pecile, con il quale comunicava per mezzo di due portichetti, e’ l’edificio costuito da un salone che ha una grande fontana rettangolare verso il pecile, tra i portichetti, ed e’ circondato sugli altri tre lati da giardini con fontanine racchiusi in portichetti semicircolari ad esedra; in prosecuzione di una delle esedre laterali, verso il ninfeo gia' creduto stadio, sono sei ambienti ai lati di una sala centrale. Il salone, diviso in tre navate da due file di quattro colonne e con semicolonne alle pareti, aveva soffitto piano, due finestre e una porta verso quelle laterali.

Della decorazione fastosa della sala, adibita, secondo un’ipotesi molto attendibile, a banchetti, fanno fede i bei capitelli con delfini affrontati, le basi finemente ornate e i resti della pavimentazione a intarsio marmoreo policromo (opus sectile).

I Santuari Di Dionisio E Serapide

Fra i siti restaurati di villa adriana, nel corso degli anni cinquanta gli scavi hanno interessato il canopo e il santuario di serapide, oltre al teatro marittimo, e poi, verso il 1970, la piazza d’oro. Quest’ultimo sito, che si trova a est del palazzo, costituisce una delle costruzioni piu’ strane mai realizzate nel mondo romano.

E’ il punto piu’ alto raggiunto dall’architettura curvilinea di adriano.

Il complesso forma un ampio quadrilatero di 100 metri per 60, orientato nord-est/sud-ovest. Una tripla entrata da’ accesso a un cortile bordato su quattro lati (46 metri per 37) da un doppio portico con una vasca centrale.

In fondo a questo cortile si trova il santuario a forma di ninfeo. Si tratta di una struttura ipetrale (a cielo aperto) di pianta cruciforme, il cui tracciato sinuoso rientra in un ottagono.

Il portico ondulato, ad architravi curve su colonne corinzie di marmo, delimita uno spazio dalle pareti a volte concave (sugli assi), a volte convesse (sulle diagonali), agli angoli del quale si trovano delle trombe. Ad entrambe le parti della struttura centrale a trifoglio si trovano piccole sale a volta che circondano una vasca quadrata. In fondo al complesso, il ninfeo si sviluppa in un quarto di cerchio. L’acqua vi scorreva in abbondanza, grazie ad un acquedotto visibile sul retro della costruzione, che alimenta cascate, getti e fontane prima di suddividersi in una serie di bacini per raggiungere il canale centrale.

Questa struttura originale ed elengante, dalla grazia aerea a dalle linee fluide come l’acqua, doveva essere dedicata al culto di dioniso, spesso messo in relazione con le ninfe, oltre ai personaggi di ariadne, sileno, dei satiri, delle menadi e dei baccanti, che formavano il thiasos bacchico.

Lo stesso schema e’ alla base della creazione del canopo di villa adriana, la cui vasca, di 119 metri per 18, conduce al santuario di serapide. Il nome di canopo evoca il canale costruito ad alessandria fra il nilo canopico e il celebre santuario dedicato al dio greco-egiziano. Questa splendida vasca si inserisce nella sinuosita’ di una valletta, e presenta all’entrata un portico a emiciclo ai bordi dell’acqua. Sotto questo colonnato a fregio alternativamente diritto ed arcuato si ergono le statue di marte, mercurio e minerva. A destra, quattro cariadi, repliche di quelle dell’eretteo di atene, affiancate da due seleni, che sostengono una pergola che si rifletteva nell’acqua.

Il Canopo

L’unico complesso a cui si possa dare un nome certo e’ il canopo. La valletta artificiale fra due pianori solcata da un lungo bacino d’acqua e che termina con una vasta sala ad emiciclo puo’ adombrare la cittadina egiziana, con il suo celebre santuario di serapide e il suo canale navigabile derivato dal nilo, sul quale discendevano dalla vicina alessandria pellegrini e gente desiderosa di svaghi. Una probante convalida si ha nelle numerose statue di soggetto o di gusto egizio rinvenute negli scavi antichi e recenti. Colonne corinzie che sostengono architravi arcuati e rettilinei alternati delimitavano il bordo ricurvo del canale. Sul lato destro, dove si puo’ supporre continuasse un colonnato analogo, era una sorta di loggiato formato da due sileni canefoni e da quattro cariatidi, copie fedeli di quelle del portichetto dell’eretteo di atene del v secolo a.C., mentre lungo il lato opposto vi era un portico formato da due file di colonne, che proseguiva verso le grandi terme. Calchi delle sculture venute alla luce negli scavi recenti sono stati collocati dove presumibilmente in antico erano gli originali, esposti nel museo.

Il Tempio Di Serapide

All’estremita’ del canopo, il serapeo affonda nella collina. E’ decorato con sculture di ptah, d’iside e d’osiride, che attestano l’origine egiziana del dio. Il santuario a forma di grande esedra e’ coperto da una volta in calcestruzzo che ricorda in parte il triclinio del palazzo di costantinopoli. Ha l’aspetto di un ampio iwan a emiciclo, di 22 metri di diametro, in fondo ala quale si scopre una struttura semicircolare molto complessa, collegata al canale mediante una serie di vasche interne. Qui si apre un’abside bordata da otto nicchie che circondano una grotta artificiale pronda all’incirca venti metri. Da questa grotta a forma di ninfeo, con vasche concentriche, il mormorio delle cascate si ripercuotevano all’interno di una serie di sale periferiche a volta. In fondo a questo antro oscuro e semi-interrato, dove l’acqua e’ onnipresente, l’atmosfera e’ propizia al dio ctoniano, sovrano dei morti, ora onorato in quanto simbolo del sole notturno, come immagine della resurrezione.

La Piazza D’Oro

La piazza d’oro, cosi’ chiamata per la sua suntuosa decorazione e il gran numero di opere d’arte rinvenutevi, comprende un vestibolo ottagonale a nicchioni e cupola a spicchi sferici sostenuta da 8 colonne (oggi perdute); un peristilio con doppio porticato a colonne mediane e semicolonne di mattone addossate alle pareti e ai pilastri esterni, racchiudente una fontana; e un complesso d’ambienti fra i piu’ originale della villa. Nel mezzo e’ un’ambiente ottogonale con portichetti di colonne di pavonazzetto, alternativamente concavi e convessi, e con ogni probabilita’ privo di copertura; piccoli vani absidati sono in corrispondenza dei lati convessi, mentreil lato concavo di fondo da’ su un ninfeo ricurvo con nicchie e quelli laterali su un atrio con colonne di giallo antico, allineate su due lati e ad andamento convesso sull’altro, con vaschetta al centro e cinque ambienti tutt’attorno. Le colonne sostenevano trabeazioni adorne di fregi con thiasos marino e caccia di eroti, di cui alcuni frammenti sono nei musei vaticani.

La Sala Dei Pilastri Dorici

Da un cortile, con al centro una base di statua, sul fondo una parete curva con nicchia e portici su tre lati, si entra, attraverso un vano fiancheggiato da altri quattro piu’ stretti, in un quadriportico con copertura a volta e sostenuto da 36 pilastri rettangolari di tipo inconsueto, con base, fusto scanalato e capitello dorico, e sormontati da un fregio dorico con triglifi e metope. La parte centrale era probabilmente priva di copertura.
Infondata e’ l’ipotesi che l’edificio fosse una basilica per amministrare la giustizia. Fra la sala dei pilastri dorici e il quadriportico con peschiera e’ un edificio chiamato, forse a torto, la caserma dei vigili.

Il Palazzo Repubblicano

La villa repubblicana si estende a sud del cortile delle biblioteche. La fase piu’ antica puo’ essere datata alla fine del 11 secolo a.C.; si possono inoltre individuare due altri peroidi costruttivi: uno della prima meta’ del i secolo a.C. E uno forse in eta’ augustea. Verso il centro del podio della villa e’ un’apertura che da’ accesso ad un criptoportico a quattro bracci (galleria sotterranea), in cui si conserva parte del pavimento a mosaico e della decorazione della volta, in tessere di marmo e di pasta vitrea, con fasce laterali a motivi vegetali e animali. Il piano superiore conserva i resti delle strutture repubblicane e ampi rifacimenti adrianei, che costituiscono una parte del palazzo imperiale, con funzioni di rappresentanza. Il lato occidentale del palazzo era probabilmente destinato a giardino. Alle estremita’ nord e sud sono due gruppi di ambienti aperti verso l’esterno (esedre, triclino estivo, peristilio, ambienti di rappresentanza).

Hospitalia

A nord-est del cortile delle biblioteche sono gli hospitalia, un edificio per gli ospiti: in fondo ad un salone si apre una sala con nicchie e ai lati sono 10 vani, ciascuna con tre alcove per letti, adorni di fantasiosi e pregievoli mosaici.
Rilevante e’ la presenza di pavimenti a mosaici con motivi geometrici e vegetali. Verso sud sono le latrine e un grande ambiente, forse adibito al culto imperiale.

L’Accademia

Nota anche come piccolo palazzo o palazzo minore, questa regione di villa adriana ha il nome allusivo di accademia, in memoria di quella ateniese di platone. Per la relativa altitudine e i venti, era forse soltanto il quartiere estivo dell’imperatore.
Nel verde piu’ folto, anche l’accademia difende i suoi gioielli. Il tempio di apollo e’ disposto, nella sua ardimentosa circolarita’, su un doppio ordine interno; e le superstiti rovine dell’odeo: un edificio gia’ adibito alle audizionidi musica. Nel clima, che quest’arte suscita, ci piace cocludere la nostra esplorazione dei monumenti adrianei immaginando che proprio in questo, ggiselvaggio recesso, l’imperatore adriano si disponesse a sciogliere, tra il fluire delle melodie per noi inaudibili, il nodo segreto della sua umanita’.

L’Antiquarium

Visitando da ultimo l’antiquarium di villa adriana, nel quale si raduna in pochi metri quadri la quintessenza della insaziata passione di adriano per la scultura, la domanda ritorna: artista autentico o dilettante di genio?

Resta il popolo di statue da lui conosciute, vagheggiate, ricercate; fatte riprodurre, raccolte, disposte in scenografie esilaranti. Resta la fermezza di un gusto, indiscutibile espresso da centinaia di scelte concrete e verificabili. La diaspora che ha colpito nei secoli le sculture di villa adriana ha gratificato i musei del mondo.

E chi puo’ dire se, e come, senza adriano, sarebbero entrate nel patrimoni comune della cultura artistica delle immagini di capolavori assoluti: dai tirannicidi al discobolo e alla niobide; dal satiro all’Afrodite e al Dionisio?

Il Teatro Greco

L’urbanistica policentrica della piccola citta’ adrianea comprende pure, in uno dei suoi lembi estremi, un edificio teatrale di foggia greca: con la cavea non sostituita e sostenuta alla romana, ma grecamente adagiata al declivio della collina.

Riconoscibile ancora, tra il palcoscenico e l’arco della cavea, lo spazio dell’orchestra. La quasi totale scomparsa dei gradoni restituisce al complesso un sapore antico naturale, quando al teatro bastava un declivio sul colle. (due straordinarie erme teatrali, qui trovate, emergono in vaticano.

Il Tempio Di Venere

Non lontano, un calco di venere cnidia di prassitele: la replica originaria di eta’ adrianea sta in un interno, protetta. Il calco accoglie, attorno allo spento ricordo della luce cristallina, la semicorona di un portico, quattro colonne doriche, cha ha non solo il merito di riprodurre le linee del santuario nell’isola di cnido; ma costituisce la sola copia autentica di edificio greco esistente a villa adriana.

La Caserma Dei Vigili

Deposito di derrate (ma altri dicono: una casa per il personale di servizio) sembra essere stata, alla luce di piu’ accorte interpretazioni, la struttura che tutti continuavano a chiamare, e qualcuno a ritenere, una caserma per i vigili del fuoco. L’attribuzione fu dovuta a certe analogie con un edificio ad ostia, la cui destinazione a caserma e’ certificata dalle iscrizioni. Topograficamente, la posizione della presunta caserma tiburtina e’ strategica; la modestia dei suoi valori architettonici, a paragone degli edifici di maggiore spicco, e’ altrettanto indubitabile.

I Contrafforti E Il Pretorio

Fungeva e funge da diga alla valletta del canopo e da sostruzione alla sovrastante collina, una solida struttura muraria dotata di contrafforti, che si congiunge al termine con la mole di un edificio, turrito e scandito da archi.

In questo si volle riconoscere (senza por mente alla scarsita’ di luce e alla esiguita’ degli spazi interna) la residenza delle guardie imperiali: il pretorio. Piu’ prosaicamente dove trattarsi di un grosso magazzino.

Ai suoi piedi i resti di un quartiere abitativo, con scampoli di intonaco dipinto, sono probabilmente le case degli addetti al magazzino stesso.

Il Ninfeo Già Stadio

Credevano fosse uno stadio, per la forma allungata. Le esplorazioni degli anni cinquanta dettero consistenza a una diversa ipotesi: oggi vi si riconosce un ninfeo, con portico, giardino e corredo di fontane. Nell’ambito di questa nuova visione furono anche valuati gli intonaci ed i pavimenti di marmo, dei quali e’ significativa traccia nella testata a settentrione.

Area, questa, per giaciura e dimensioni (e per gli intrinseci pregi messi in luce) di alto rilievo estetico: con funzioni di raccondo tra il corpo di fabbrica ad est (questo dal quale ci affaciamo, sviluppato in quota) e l’altro di fronte, a livello. L’edificio frontale, incurvandosi sull’opposta faccia per conteenere, nella curva, un’esedra, veniva in tal modo a far parte intima di un complesso di sofisticata eleganza: tre esedre e una fontana (con un corredo di collonne architravate e di marmi policromi), simmetricamentedisposti ai quattro lati di una sala per i banchetti.

Il Ninfeo Di Palazzo

L’edificio comprendente un monumentale ingresso, verso l’interno a forma di semicerchio, ed un cortile con portici su tre lati e una gradinata sul quarto. Nel mezzo ci sono due fontane ovali, senza dubbio aggiunte in eta’ posteriore. La disposizione a gradinata, che ricorda un teatro, ha fatto supporre che l’edificio, piu’ tardi trasformato in ninfeo, in origine fosse destinato a riunioni ed a rappresentazioni.