William Shakespeare
Il Mercante di Venezia

Al contrario di tante commedie in cui vi è un personaggio ben distinto su cui verte tutta la storia, Antonio è ne "il Mercante di Venezia" un protagonista che si distingue poco dagli altri personaggi principali del racconto.

Infatti in questa opera Shakespiriana, al contrario di altre come il «Riccardo III», il protagonista prevale sugli altri solo perché dà il nome al dramma.

Antonio è un personaggio che incarna la bontà d'animo; egli è infatti il rovesciamento dello stereotipo del mercante (che è incarnato in Shylock) cioè il mercante infido, avaro, crudele.

Antonio è il migliore amico che si possa avere, Bassanio infatti non esita a chiedere un prestito al mercante pur non avendo pagato i debiti che in precedenza aveva contratto con Antonio stesso: il protagonista accetta perfino di scommettere la propria vita pur di accontentare l'amico suo.

Ma non dobbiamo pensare ad Antonio come ad un semidio che si sacrifica senza paura alla morte e che guarda il suo destino con distaccata indifferenza, egli infatti durante il processo prega più volte di sbrigarsi perché non ne può più di quella tortura.

Bassanio è sicuramente il personaggio più importante dopo Antonio, infatti è colui che compare maggiormente nella commedia.

Costui è il ritratto dell'amico sincero, ma piuttosto imbranato. Infatti nella commedia non pecca mai di scortesia o viltà ma solamente di scarso intelletto.

Ci viene presentato nella commedia come un giovane figliol prodigo che si è goduto la vita fino a bagnarsi in un mare di debiti.

Egli non esita a chieder il prestito di cui ha bisogno al suo creditore che glielo concede con amore paterno.

Avuto successo in amore, però non abbandona affatto il suo caro amico, ma non ha idea di cosa fare; si muove solamente dopo aver preso consiglio da Portia.

Viene oltretutto beffato dalla sua astuta consorte e questo ci preannuncia un destino in celata sottomissione alla sua signora.

Portia è infatti l'astuzia, la fortuna, la fedeltà e la bellezza fatta donna.

Ella è la fortuna di Bassanio in quanto lei risolve i suoi problemi finanziari, lei compensa la decisione che manca al suo marito, sempre lei salva il suo migliore amico.

Portia viene accompagnata da Nerissa la quale non ha pari ingegno, ma rappresenta l'alleanza femminile in quanto di bon grado ubbidisce ai comandi dati a lei dalla sua padrona, come se fosse una sua intima amica (cosa che poi probabilmente è).

Leonardo è una figura molto teatrale: è infatti un clone del suo padrone. Si deve notare che i due non si consigliano mai, infatti è come se pensassero col medesimo cervello. Penso che l'autore abbia voluto con questa persona raffigurare Bassanio in un più basso gradino sociale.

Lorenzo è la figura dell'uomo romantico, costui infatti architetta una fuga d'amore con furto davvero cinematografica.

Questa figura, sebbene marginale all'interno della commedia riveste un ruolo di primaria importanza nella interpretazione storico-moralistica del dramma. Shakespeare infatti pur essendo antisemita ammette che l'ebraismo si possa curare anche attraverso l'amore che nobilita l'animo della corrotta Jessica e fa abbracciare alla pagana la giusta fede cristiana.

Non convertibile è invece l'animo malvagio e avaro dell'ebreo Skylock. Il suo carattere è infatti diretta conseguenza del suo credo che non può che produrre uomini simili a lui in perfidia e avarizia (stereotipo che è arrivato immutato al nostro secolo).

L'essere ebreo è interpretato dall'autore di Stradford come un tumore dell'anima: se preso in tempo si può guarire (questo è il caso di Jessica) ma se il malato rimane tale per troppo tempo allora il cancro cresce ed invade inesorabilmente tutta l'anima dell'israelita.

Skylock è oltretutto lo stereotipo del mercante usuraio dell'epoca aldilà del credo religioso.

Nell'epoca dei fiorenti commerci nel mare mediterraneo infatti molte persone si arricchirono a dismisura facendo prestiti ad interesse; costoro rischiavano il loro capitale prestandolo a mercanti in cerca di liquido e se il mercante faceva poi fortuna restituiva il denaro con gli interessi, ma se la dea bendata non sorrideva al commerciante era la fine per il mercante (il processo ad Antonio ne è un esempio) e il bilancio in rosso per l'usuraio.

A confermare l'odiosità della stirpe giudea Shakespeare crea i Gobbo che da onesti lavoratori preferiscono la servitù ad un buon cristiano a quella prestata al ricco ma pur sempre sporco ebreo. Il più giovane dei due serve anche a creare il momento comico della commedia grazie ai suoi giochi di parole.

Concludendo posso dire che questa è una bella storia, purtroppo però non ho potuto comprenderla al massimo. Infatti trovo estremamente riduttivo leggere qualcosa che è stato scritto non per esser letto, ma rappresentato su di un palcoscenico. La veloce comprensione del testo è impedita dal fatto che si fa molta fatica a ricordare chi è il personaggio che sta parlando solo dal nome scritto prima della battuta perché all'inizio del racconto non si ha ancora familiarità con i personaggi.

Questa difficoltà è aggiunta al fatto che Shakespeare scrive con uno stile molto prolisso e complicato: ad esempio un personaggio di Shakespeare non dice: «Vammi a prendere quel foglio», ma ordina: «Orsù trasformati in Mercurio metti le ali ai piedi e portami ciò di cui io ho bisogno più lesto del fulmine del Cronide».

Questo suo stile rende le sue commedie spesso etichettate come «mattoni» prima ancora d'esser viste ed è un peccato perché, per quanto poco ho letto di questo autore, deve essere stato davvero bravo.