Fred Uhlman
L'amico Ritrovato

RECENSIONE 1

Questo libro è stato scritto da Fred Uhlman nato a Stoccarda nel 1901 e morto a Londra ottantaquattrenne. L’autore è stato ispirato per questo racconto dai luoghi e l’ambiente della sua adolescenza.

Narra la storia di due ragazzi che frequentano la stessa scuola. Uno figlio di un medico ebreo e l’altro un rampollo di una famiglia aristocratica.

Tra loro nasce un’amicizia incredibile che verrà spezzata brutalmente solamente un anno dopo.

Tutto ciò accade in Germania del 1933.Si tratta di un vero e proprio romanzo in miniatura. Non è che lo scorcio della vita dei due ragazzi e il racconto di come essi siano diventati importanti l’uno per l’altro.

Ovviamente vengono narrate le difficoltà che essi a causa del loro diverso ceto sociale hanno trovato e di come ne hanno sofferto.

E’ il classico libro che si legge tutto di un fiato. Devo dire che la storia di questa immensa amicizia mi ha lasciato senza fiato e non posso negare che alla fine mi sono commossa molto.

Credo che molti di voi abbiano visto il film tratto da questo libro, ma vi assicuro che il libro è sicuramente molto più bello!

Ovvio io sono dell’idea che i libri siano sempre meglio dei film perchè lasciano al lettore la fantasia e la possibilità di immaginarsi le scene che non sono paragonabili ad un film. Ma questa è sempre una questione di gusti e di abitudini!

Fred Uhlman era un pittore e come tale quando ha scritto questo libro (che credo sia la sua unica opera) è come se avesse dipinto un quadro.
Lo consiglio a tutti calorosamente.

RECENSIONE 2

Olocausto, razzismo, guerra sono alla base del libro. Il romanzo è ambientato in Germania nel periodo di ascesa del partito nazionalsocialista (1933): ormai Hitler era ad un passo dal potere e l'intolleranza razziale e il culto della razza ariana si diffondevano nella maggior parte del paese.

Il romanzo è incentrato sulla grande amicizia tra due ragazzi sedicenni: Hans Schwarz, figlio di un dottore ebreo, e Konradin, conte di Hohenfels. Konradin appare sicuro nel portamento, sempre composto, un vero aristocratico dal sorriso controllato, appena accennato, altezzoso, elegante non solo nel vestire, ma anche nel muoversi (al contrario di Hans, talvolta impacciato e trasandato nell'abbigliamento). I suoi vestiti sono impeccabili, fatti di buona stoffa e taglio; anche i colori sono sobri ed eleganti.

Konradin ha un atteggiamento tale da sembrare adulto. E' conte di Hoenfels, ma la sua particolare eleganza non dipende dal titolo nobiliare: nella sua classe ci sono altri "titolati", ma nessuno può reggere il paragone con lui.

Hans si rende conto di essere molto diverso da quel ragazzo biondo: infatti è timido e insicuro, ha le mani tozze e goffe, sempre macchiate d'inchiostro a differenza di quelle di Konradin, che sono bianche, pulite e curate. Tutto ciò che possiede è curato nei minimi particolari: dalla cartella alla penna stilografica.

L'autore (Fred Uhlman, nato a Stoccarda nel 1901 e morto nel 1983 a Londra) del romanzo (autobiografico) ambienta il racconto nella Stoccarda del primo dopoguerra. La città aveva una popolazione che non superava il mezzo milione di abitanti, era munita dei migliori teatri e musei del nord Europa: aveva tutto l'aspetto di una capitale. La città si estendeva in una stretta valle circondata da vigneti e da colline.

Sulle terrazze dei numerosissimi ristoranti nelle sere d'estate, la gente si divertiva allegramente bevendo in compagnia. I due ragazzi frequentandosi imparano a conoscersi sempre meglio: spesso Hans invita Konradin a casa sua. Nell'animo di Hans s’insinua il dubbio che l'amicizia non sia pienamente corrisposta perché Konradin contraccambiava i suoi inviti evitando scrupolosamente di farsi vedere dai propri famigliari in sua compagnia.

Tutti i dubbi di Hans furono confermati da un episodio: la mamma di Hans aveva procurato due biglietti per il Fidelio; il giorno dello spettacolo erano presenti all'interno del teatro personaggi di rilievo come il Presidente della Repubblica e la famiglia Hohenfels; oltre a Konradin erano presenti anche il conte e la contessa. Konradin saluta alcuni suoi conoscenti, incrocia lo sguardo di Hans ma finge di non riconoscerlo.

Al termine del primo atto Hans si reca del grande salone e attende l'arrivo della famiglia Hohenfels. Il suo amico, quando arriva, non lo degna nemmeno di un saluto. Il giorno seguente i due ragazzi continuano a parlarsi come se nulla fosse accaduto, ma giunti al momento di salutarsi, di fronte all'abitazione di Konradin, Hans chiede con franchezza quale fosse il motivo per il quale il giorno precedente lo aveva freddamente evitato. Konradin inizialmente nega tutto, dichiarando di non averlo visto, ma poi decide di rivelare al suo migliore amico l'odio della madre verso gli ebrei, che considera inferiori a servi, la feccia della terra, e che teme in quanto rappresentano un vero e proprio pericolo.

Questo episodio rappresenta per l'autore l'inizio della fine dell'amicizia tra i due ragazzi. Molto difficile da capire l'atteggiamento di Konradin, al momento viene giustamente interpretato come tradimento, irreparabile offesa ai sentimenti più nobili di amicizia.

La tragicità degli avvenimenti che seguono il suo esilio in America, il suicidio dei genitori, tutto contribuisce a creare nell'animo del lettore un crescente senso di dolorosa tristezza. Il finale è a sorpresa, imprevedibile, ed illumina l'animo dell'autore, comunicando al lettore una commozione profondissima. L'amico si è addirittura immolato alla causa degli ebrei ed ha sancito con il suo atto di eroismo (tentativo di attentato a Hitler) un patto di fedeltà immortale.

RECENSIONE 3

Il libro parla di un ragazzo ebreo di sedici anni, Hans Schwarz, con un carattere chiuso e solitario. Egli non aveva amici fino a quando, all’improvviso, nella sua classe arriva un nuovo alunno che colpisce subito la sua attenzione per i suoi modi freddi e distaccati, ma non scortesi, "Non sembrava di questo mondo" dice nel vederlo.

Poi, piano piano, tra Hans e il nuovo ragazzo, Konradin von Hohenfels, nasce un’amicizia profonda e sincera che si interromperà bruscamente un anno dopo a causa dell’ascesa al potere del regime Nazista. Probabilmente questo romanzo non è esclusivamente frutto della fantasia dell’autore ma il racconto romanzato di un’esperienza da lui vissuta veramente in gioventù.

Inizialmente può sembrare che non ci siano relazioni tra la storia e il titolo, infatti un titolo così farebbe pensare più che altro a due amici che si separano e poi si ricongiungono (L’amico ritrovato). Però se si fa attenzione alle parole di Hans appena vede Konradin si capisce che, pur non conoscendolo affatto, è come se lo avesse atteso da sempre, in quanto egli rappresentava il suo ideale di amico.

L’intreccio coincide sempre tranne nel breve flashback che l’autore crea, facendo ricordare ad Hans della morte dei figli dei loro vicini in un incendio scatenatosi all’interno della casa.

Il racconto si apre con una riflessione di Hans che ricorda la sua aula e il giorno in cui arrivò in classe quello che sarebbe stato il suo migliore amico (e anche l’unico): Konradin.

Konradin colpì subito tutta la classe, ma in particolare Hans, per i suoi modi regali, il suo modo di vestire, sembrava un’entità superiore. Hans sentì subito di dover attirare l’attenzione di quel ragazzo, sentiva che sarebbero potuti diventare grandi amici. Pur di farsi notare Hans cominciò a studiare seriamente e ad eccellere in tutte le materie, compresa la ginnastica.

Un giorno Hans, per cercare in qualche modo di sciogliere il ghiaccio tra lui e Konradin, portò a scuola delle monete greche della sua collezione e riuscì nel suo intento: appena entrato in classe, Konradin, vide le monete nelle sue mani e gli chiese di poterle vedere, si scambiarono qualche parola, ma furono interrotti dall’entrata del professore. Il giorno dopo, sulla strada di casa, Hans incontrò Konradin, non sapeva se fermarsi a parlarci o proseguire dritto, aveva sempre atteso quel momento, ma ora ne era spaventato: alla fine si decise e i due rimasero per un ora a passeggiare avanti e indietro parlando dei più svariati argomenti.

Da quel giorno i due divennero inseparabili: tutti i giorni andavano a casa insieme, i fine settimana facevano delle gite e quando erano insieme discutevano di poesia, di filosofia, si interrogavano sull’esistenza di Dio e sulla sua vera natura. Spesso Hans invitava Konradin a casa sua, ma egli di rado ricambiava, e quando lo faceva i suoi genitori non erano in casa...

Questa fortissima amicizia proseguì su questo piano per un anno, finchè non avvenne un fatto che iniziò a incrinarla. Una sera Hans era a teatro e anche i conti Hohenfels vi sarebbero andati, ovviamente in compagnia del figlio, Konradin. Quando fecero la loro entrata trionfale in teatro, i conti dispensavano saluti e sorrisi a tutti. Konradin vide Hans, ma non lo salutò: egli ne rimase molto colpito e anche un po’ indignato, così, nell’intervallo, fece in modo di passare inequivocabilmente vicino al suo amico, che ancora una volta si limitò ad abbozzare un saluto.

Hans ferito dal comportamento dell’amico, che per lui era una specie di tradimento, se ne andò. Il giorno dopo ne chiese spiegazioni a Konradin, il quale, dopo aver esitato un po’, gli rivelò che sua madre odiava gli ebrei e non voleva che lui li frequentasse, pertanto sarebbero rimasti amici, ma i suoi genitori avrebbero dovuto saperne il meno possibile.

Già da un po’ si sentiva nell’aria l’odore del nazismo, svastiche sui muri, cortei, ebrei picchiati, ma nella loro scuola ancora nulla era mutato fino a quando il professore di storia cambiò, quello che lo sostituì era profondamente convinto della superiorità della razza ariana, che lui faceva addirittura risalire ai tempi della Grecia.

Un giorno Hans ebbe uno scontro con due alunni della sua classe che gli dissero di tornare in Palestina, dal momento che gli ebrei erano la rovina della Germania e il professore di storia approvò, sebbene non esplicitamente. In quello stesso periodo i professori cambiarono comportamento nei suoi confronti, gli parlavano di rado, e perfino il professor Max Muscolo (come veniva chiamato), con il quale lui aveva sempre avuto un ottimo rapporto, cambiò atteggiamento e iniziò a portare un svastica d’argento sulla cravatta. Da quel giorno lui e Konradin smisero di frequentarsi e poco dopo suo padre decise di mandarlo a vivere in America da dei parenti, perché lì sarebbe stato più sicuro.

Prima di partire ricevette due lettere: una era una poesia composta da due suoi compagni di scuola nella quale veniva invitato, in quanto ebreo, a lasciare la Germania e a non rimettervi più piede, un’altra era di Konradin.

Egli esprimeva il suo dolore per la partenza di Hans e gli spiegava che anche lui era favorevole al Nazismo, perché si sarebbe trattato di scegliere tra quello e il Comunismo, e tra i due era la cosa migliore. Secondo Konradin almeno per un paio d’anni Hans sarebbe dovuto rimanere fuori dalla Germania, ma poi, secondo lui, il Fuhrer sarebbe stato felice di riaccogliere gli ebrei "buoni". Hans andò in America, si laureò in giurisprudenza, si sposò ed ebbe un figlio, ma non rimise mai più piede in Germania né parlò più con un tedesco. Pochi mesi dopo la partenza di Hans, i suoi genitori, vista la situazione, si suicidarono.

Venticinque anni dopo la sua partenza ricevette una lettera: il suo vecchio liceo richiedeva dei fondi per erigere un monumento ai ragazzi morti in guerra che una volta lo avevano frequentato. Insieme alla lettera c’era un libretto contenente i nomi di tutti i ragazzi morti. Cominciò a leggerlo e notò che la maggior parte erano di sua conoscenza. Saltò del tutto la lettera H. Dopo un po’ ci ripensò, prese il libretto e cercò "Hohenfels". Konradin von Hohenfels: implicato nel complotto per uccidere Hitler: giustiziato.
Certo, non era la cosa migliore che si potesse sperare per un amico, ma almeno sapeva che, alla fine, era stato dalla sua parte.

Situazione iniziale: Hans è in classe e arriva un nuovo alunno: Konradin.
Situazione finale: Hans è ormai un uomo e riceve la lettera del Karl Alexander Gymnasium per mezzo della quale apprende della morte dell’amico.
Mutamenti intercorsi: Konradin e Hans si incontrano - Konradin e Hans diventano amici - Hans si accorge che sta succedendo qualcosa: la madre di Konradin odia gli ebrei, Hitler sale al potere, la loro amicizia si tronca - Hans va in America - Hans riceve la lettera del liceo e viene a conoscenza della morte di Konradin
Spannung: Lo spannung si raggiunge nel momento in cui il legame tra Hans e Konradin comincia ad indebolirsi per varie cause e si sente nell’aria che grandi cambiamenti stanno per avvenire.

Personaggi:

Hans: Un ragazzo solitario e intelligente che si pone delle domande significative e profonde. Crede nella vera amicizia e darebbe la vita per un amico.

Konradin: Anche lui non ha molti amici, però, a differenza di Hans, anche nel comportamento ha qualcosa di speciale, il suo comportamento si addice perfettamente al suo titolo di von (conte).

Padre di Hans: È un uomo retto e buono, si impegna nel suo lavoro e ama la patria, il tedesco-tipo dell’epoca. Anche lui però, che sembrava agli occhi di Hans così infallibile e perfetto, nel vedere in casa sua un Hohenfels, nonostante sia molto più giovane di lui, lo saluta militarmente ed ha con lui un atteggiamento quasi servile.

Spazio: Stoccarda (Casa Schwarz, casa Hohenfels, liceo “Karl Alexander”) - U.S.A.

Tempo: 1932-1933 - 1963.

Il romanzo si svolge principalmente tra il Febbraio 1932 e il Febbraio 1933 e poi c’è un salto fino al 1963.

Notizie sull’autore: Fred Uhlman è nato a Stoccarda nel 1901 ed è morto a Londra all’età di ottantaquattro anni. E’ autore anche di un’autobiografia, Storia di un uomo, e di altri testi brevi, ha ispirato L’amico ritrovato ai luoghi della sua infanzia.