Johann Wolfgang von Goethe
I Dolori del Giovane Werther

"Es ist nichts schrecklicher als eine taetige Unwissenheit."
("Non c'e' nulla di piu' tremendo di un'ignoranza attiva.")

Goethe inizia a scrivere il Werther a Francoforte, il 1 febbraio del 1774; dopo quattro settimane lo ha già finito e nell'autunno dello stesso anno il romanzo viene pubblicato a Lipsia.

E' l'inizio di una vera e propria febbre wertheriana. Il libro diviene la Bibbia della nuova generazione.

Perfino gli indumenti del protagonista (frack azzurro e pantaloni gialli) faranno moda.

Gli innamorati si scambiano le loro silhouettes a imitazione di Werther e di Lotte; scene del romanzo vengono incise su piatti di rame e vengono dipinte su tazze di porcellana; e, spesso, il Liebesschmerz di molti giovani sfocia nel suicidio.

Ovvio che anche prima del Werther c'erano stati dei suicidi, ma adesso si registrava una specie di epidemia. Inoltre, mentre prima il tragico gesto veniva giudicato come la logica conseguenza di uno spirito distorto, adesso passava quasi come prova di cultura e di grande sensibilità.

Non c'è da stupirsi che in alcune regioni tedesche l'opera fosse stata messa all'indice. Il 30 gennaio del 1775, la Facoltà teologica dell'Università di Lipsia diramò questo annuncio:

"Poiché lo scritto del signor Goethe può impressionare i lettori in modo negativo, soprattutto quelli di carattere più labile, e può far risvegliare i sensi di certe femmine istigandole alla corruzione, abbiamo deciso di impedirne la distribuzione."

A Goethe non possono essere sfuggite le conseguenze negative del suo romanzo.

Il 16 gennaio del 1778, a Weimar, si ritrovò a partecipare alla veglia funebre per la giovane dama di corte Christel Lassberg.

La Lassberg si era annegata nell'Ilm, a poca distanza dalla "Hausgen" del poeta. In tasca aveva una copia de I dolori...
"Le grandi passioni sono malattie senza speranza. Le rende pericolose ciò che potrebbe guarirle."

Tornato da Wetzlar, Goethe si era praticamente autorecluso nella casa dei genitori per circa due anni.

Oltre al Werther, opera che gli servì per superare il proprio dolore, scrisse in quel periodo Clavigo e Stella, e in più una gran quantità di saggi letterari e a soggetto teologico.

Notevoli sono gli inni Wanderes Nachflied (pubblicato solo nel 1815; ad esso sembra rifarsi il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, del Leopardi), Mahomets Gesang e Prometheus.

Quest'ultimo è considerato il componimento poetico per eccellenza dello Sturm und Drang.

Prometeo si lamenta con gli dèi: loro non hanno fatto nulla per contribuire alla sua felicità, si è dovuto conquistare tutto da solo; e conclude che, per la loro genìa - che dall'Olimpo guarda indifferente alle vicende terrene -, non può portare alcun rispetto.

Goethe non è mai stato così produttivo come negli anni 1772-1775. Una punta di trasgressione, di sberleffo alle convenzioni borghesi, invade molti dei suoi lavori. Il dramma Egmont (1775-78) sorse dal fascino esercitato su di lui dalla figura dell'omonimo eroe-ribelle olandese.

E nei Dolori si legge:

"Oh le persone ragionevoli!, esclamai sorridendo. Passione! Ebbrezza! Delirio! Voi siete così impassibili, così estranei a tutto questo, voi uomini per bene! Rimproverate il bevitore, condannate l'insensato, passate dinanzi a loro come il sacrificatore e ringraziate Dio, come il fariseo, perché non vi ha fatto simili a loro! Più di una volta io sono stato ebbro, le mie passioni non sono lontane dal delirio, e di queste due cose io non mi pento perché ho imparato a capire che tutti gli uomini straordinari che hanno compiuto qualcosa di grande, qualcosa che prima pareva impossibile, sono stati in ogni tempo ritenuti ebbri o pazzi. Ma anche nella vita comune, è insopportabile sentire sempre dire a qualcuno che sta per compiere un'azione libera, nobile, inattesa: quell'uomo è ubriaco, è pazzo! Vergognatevi, uomini sobri e savi!

Ecco le tue solite fantasie, disse Alberto, tu esageri tutto, e in questo caso hai per lo meno il torto di paragonare il suicidio di cui ora è questione, con delle grandi gesta, mentre esso non può esser considerato che come una debolezza. Poiché certo è più facile morire che sopportare con fermezza una vita dolorosa.

Ero sul punto di interrompere il discorso, perché niente mi fa uscire così fuori dei gangheri come vedere qualcuno armato di insignificanti luoghi comuni mentre io parlo con tutto il cuore."

Contemporaneamente a questa fervida attività, Goethe collaborò con il Frankfurter gelehrten Anzeigen, organo ufficiale dello Sturm und Drang, pubblicandovi diverse recensioni. E' curioso notare che i versi de Il recensore, in cui il giovane Wolfgang si avventa contro un critico letterario, furono pubblicati nel 1774, e dunque proprio mentre lui stesso iniziava a fare la critica ai lavori di altri...

Herder aveva giudicato negativamente la prima stesura del Götz, che Goethe dovette poi rivedere a fondo prima di dare alle stampe; Il recensore è dunque forse la manifestazione della sua rabbia contro l'amico letterato? Oppure, come sostengono i più, è il risultato delle scaramucce verbali con il critico letterario Christian Heinrich Schmid?

Goethe e i suoi Dolori in due lettere di suoi contemporanei:

"A quanto sembra è appena uscito un romanzo di questo Goethe: I dolori del giovane Werther, che, secondo quel che mi dicono, dev'essere un capolavoro. Non conosco nessun'altra persona in tutta la storia della letteratura che fosse giudicato un genio a un'età tanto precoce, come accade a lui. Ma questa non è una critica, anzi: lui mi trascina con sé..." (Wilhelm Heinse a Johann Wilhelm Ludwig Gleim, 13 ottobre 1774)

"Parlare del nostro Goethe? Quello è ancora l'inguaribile sognatore che già era quando io arrivai qui. Se tu potessi vederlo avresti uno scoppio d'ira, oppure ti metteresti a ridere. Non posso sopportare le persone che, come lui, mutano di carattere in modo tanto repentino. Tutto quello che fa adesso e che produce è completamente diverso dai suoi propositi iniziali. Nonostante il suo grande orgoglio, è un tipo strano, e il suo guardaroba, per quanto bello, è talmente stravagante da farlo risaltare in tutta l'Accademia. Eppure ciò lo lascia indifferente, a dispetto dei rimproveri che uno gli muove sulla sua stoltezza." (Johann Adam Horn a Karl Ludwig Moors, 12 agosto 1776)

I DOLORI

"Come la sua immagine mi perseguita! Che io vegli o sogni, mi riempie tutta l'anima. Qui, se chiudo gli occhi, qui, sulla mia fronte, dove si racchiude tutta la potenza visiva, stanno i suoi occhi neri. Io chiudo gli occhi, ed eccoli, eccoli come un oceano davanti a me, dentro di me, occupano tutti i miei pensieri..."

E' "una grande azione poetica" la descrizione di Lotte fatta da Goethe. Scrivendo questo romanzo cui manca il lieto fine, il poeta cercò di liberarsi da un'ossessione; ancora ignorando che, vita natural durante, sarebbe stato indicato come "l'autore del Werther". In età avanzata cercò addirittura di prendere le distanze da questa sua opera di successo mondiale:

"Tra l'altro, come ho già spesso affermato, dopo che il libro è stato pubblicato io l'ho letto soltanto una volta, guardandomi bene dal rifarlo ancora. E' un insieme di razzi pirotecnici! Mi fa sentire male, e ho paura che possa ricatapultarmi nella condizione patologica da cui esso nacque..."

La cittadina di Wetzlar, come Goethe la ritrae nel Werther, immersa nel calore dell'estate, appare al lettore quasi come un luogo mediterraneo:

"Se tu mi domandi com'è qui la gente, dovrò risponderti: come dappertutto. La razza umana è cosa uniforme! I più passano la maggior parte del tempo lavorando per vivere e, nei brevi momenti di libertà che rimangono loro, si tormentano per cercare ogni mezzo per essere liberi. O destino degli uomini! La prima volta che per caso capitai sotto i tigli in un bel pomeriggio, trovai il luogo solitario. Tutti erano ai campi: soltanto un fanciullo di circa quattro anni sedeva per terra e fra le gambe ne teneva un altro di forse sei mesi, stringendolo con le braccia al petto in modo da fargli una specie di seggiola; e nonostante la vivacità con la quale egli volgeva attorno i suoi occhi neri, sedeva perfettamente tranquillo. Faceva piacere a vederlo; mi sedetti su un aratro che era lì di fronte e disegnai con vero godimento la scena fraterna. Vi aggiunsi la siepe che era vicina, una porta di fienile e alcune ruote rotte, così com'erano disposte, e dopo un'ora trovai che avevo fatto un disegno ordinato e interessante senza avervi messo nulla di mio. Questo mi ha confermato nel mio proposito di attenermi per l'avvenire unicamente alla natura. Essa soltanto è infinitamente ricca, essa sola forma il grande artista."

Alcuni passi da I dolori del giovane Werther

Libro Primo

Del resto io qui mi trovo benissimo; la solitudine è un balsamo prezioso per il mio spirito in questo luogo di paradiso, e questa stagione di giovinezza riscalda potentemente il mio cuore che spesso rabbrividisce. Ogni albero, ogni siepe è un mazzo di fiori e io vorrei essere un maggiolino per librarmi in questo mare di profumi e potervi trovare tutto il mio nutrimento.

Mi domandi se devi spedirmi i miei libri. Mio caro, te ne prego in nome di Dio, tienimeli lontani. Non voglio più esser guidato, ravvivato, infiammato; questo cuore arde abbastanza per se stesso; ho bisogno di un canto che mi culli, e questo l'ho trovato, in tutta la sua pienezza, nel vecchio Omero. Quante volte io calmo il mio sangue ardente... perché tu non avrai mai visto nulla di così mutevole come il mio cuore. Amico mio, ho bisogno di dire questo a te che tanto spesso ne hai sopportato il peso e che mi hai visto passare dall'affanno ai più arditi sogni e da una dolce malinconia alla più funesta passione? Di modo che io considero il mio cuore come un bambino ammalato; e gli concedo ogni capriccio. Ma non lo dire a nessuno: ci sarebbero persone che non me lo perdonerebbero.

So bene che noi non siamo né possiamo essere tutti uguali; ma ritengo che colui il quale sente il bisogno di allontanarsi dalla cosiddetta plebe per averne il rispetto, è biasimevole quanto un codardo che si nasconda al suo nemico per tema di esserne ucciso.

[Carlotta a Werther:]

Si può dir molto in favore delle regole; all'incirca quello che si può dire in lode della società civile: un uomo formatosi secondo le regole non farà mai nulla di assurdo e di cattivo, come chi si modella sulle leggi della buona creanza non sarà mai un vicino insopportabile, né potrà divenire un vero scellerato; ma tutte le regole, si dica quello che si vuole, distruggono il vero sentimento e la vera espressione della natura. E l'autore che io preferisco è quello che rappresenta il mio mondo, nel quale tutto avviene come intorno a me, le cui storie mi interessano e mi stanno a cuore come la mia vita domestica, che non è proprio un paradiso, ma che in complesso è una fonte di gioie inesprimibili.

Ci avvicinammo alla finestra: tuonava in lontananza, una benefica pioggia cadeva sulla campagna e i più soavi profumi salivano fino a noi nell'aria tiepida. Carlotta si appoggiava col gomito alla finestra, il suo sguardo errava sui campi, si levava al cielo, poi si posava su di me, io vidi i suoi occhi pieni di lacrime, lei posò la sua mano sulla mia e disse: Klopstock! Io ricordai l'ode sublime cui lei pensava in quel momento e mi immersi nel torrente di sensazioni che la sua parola aveva destato in me. Non potei trattenermi, mi chinai sulla sua mano e gliela baciai inondandola di dolci lacrime. E la guardai ancora negli occhi! Nobile poeta, se tu avessi potuto vedere in quello sguardo la tua apoteosi! e se io potessi ora non sentir più pronunciare il tuo nome così spesso profanato.

Tu dici che mia madre desidererebbe molto di sapermi attivo; ciò mi ha fatto ridere. Non sono forse attivo anche ora? e in fondo non è forse indifferente che io raccolga piselli o lenticchie? tutto al mondo finisce in cose da nulla, e un uomo che, per volere altrui, ma senza un'intima passione, una personale necessità, si affanna dietro al denaro, l'onore o altro, sarà sempre un pazzo.

Libro Secondo

Quello che più mi importuna sono le ineluttabili distinzioni sociali. So benissimo quanto è necessaria la differenza di classe, e quanti vantaggi ne ritraggo io stesso: ma vorrei che non venisse a sbarrarmi la strada proprio quando potrei godere quaggiù un po' di gioia, un'illusione di felicità.

Sì, io sono soltanto un viandante, un pellegrino sulla terra. E voi siete qualcosa di più?

E quando io volgo intorno lo sguardo e vedo questa camera, e gli abiti di Carlotta e le carte di Alberto, e i mobili che mi sono familiari, e perfino il calamaio, penso: tu immagini di esser tutto per questa casa! i tuoi amici ti apprezzano; spesso tu procuri loro la gioia e pensi che non potresti vivere senza di loro, eppure se tu te ne andassi, se tu scomparissi dalla loro cerchia? sentirebbero, e per quanto tempo sentirebbero il vuoto che la tua perdita lascerebbe nella loro esistenza? Per quanto tempo? L'uomo è così effimero che anche lì dove più sicura è la sua esistenza, dove egli imprime l'unica vera traccia della sua presenza e cioè nel ricordo, nell'anima dei suoi amici, anche lì deve annientarsi e sparire, prontamente sparire!

Almeno cento volte sono stato sul punto di gettarmi al suo collo! Sa il Dio onnipotente che cosa significa vedersi passare dinanzi una creatura affascinante e non poterla toccare; eppure toccare è istinto naturale per gli uomini. Non tendono i bimbi le loro manine verso tutto quello che cade sotto i loro sensi? E io?

L'editore al lettore (terza parte del romanzo)

"La sua presenza, il suo destino, l'interesse che lei prende al mio, fanno sgorgare le ultime lacrime dal mio cervello disseccato. Alzare il sipario, e passarvi dietro: questo è tutto! e perché temere, ed essere indecisi? Forse perché non si sa che cosa avviene di là? o perché non si ritorna? E perché è innato al nostro spirito l'immaginare tenebre e confusione nei luoghi di cui non sappiamo nulla di certo?"

Un vicino vide il lampo e sentì il colpo; ma poiché dopo tutto rimase tranquillo, non ci pensò più.

La commozione di Alberto, il dolore di Carlotta sono inesprimibili. Il vecchio borgomastro accorso a cavallo, alla notizia, con calde lacrime baciò il morente. I figli più grandi giunsero subito dopo di lui a piedi, s'inchinarono presso il letto esprimendo acerbo dolore, gli baciarono le mani e la bocca, e il maggiore che egli aveva sempre prediletto, non si staccò dalle sue labbra fino all'ultimo respiro, e bisognò con la forza strapparlo di lì. A mezzogiorno Werther morì. La presenza del borgomastro e gli ordini che diede calmarono l'agitazione della folla. La sera, verso le undici, egli fu sepolto nel luogo da lui designato. Il vecchio e i figli seguirono il feretro; Alberto non ne ebbe la forza: si temeva per la vita di Carlotta. Alcuni artigiani lo trasportarono, e nessun sacerdote lo accompagnò.

Werther ama Carlotta, già fidanzata ad Alberto, uomo posato e tranquillo. Questi, pur insospettito, lascia che il giovane frequenti la fidanzata. Ma Carlotta e' via via attratta da Werther, sente di amarlo e si lascia baciare da lui. Tuttavia, disperando di averla tutta per se', Werther finge di dover partire per un breve viaggio e si uccide con le pistole che il suo domestico ha poco prima ritirato dalla casa di Carlotta.


Opera tra le più amate della letteratura di tutti i tempi, I dolori del giovane Werther venne pubblicata per la prima volta nel 1774 e subì un secondo rimaneggiamento che gli diede forma definitiva nel 1782.

Immediatamente fece del venticinquenne avvocato francofortese uno dei più famosi scrittori europei. Napoleone lo portò con sé nella campagna d'Egitto e i cinesi presero a disegnare sulla tela dei loro paralumi il volto soave di Lotte.

L'influsso del Werther fu enorme: l'eroe dalla marsina azzurra e dagli stivali neri condizionò la moda e gli atteggiamenti di intere generazioni romantiche, suscitando una vera epidemia di suicidi, mentre letterati e musicisti, come Foscolo e Massenet, ne trassero ispirazione per le proprie creazioni.

Semplice soltanto in apparenza, l'opera di Goethe nasconde in realtà notevoli difficoltà e vaste problematiche che la critica ha volta a volta discusso e messo in evidenza: dalle ambivalenze romantiche al velato e ammiccante umorismo, dalla descrizione di aspetti più legati alla rappresentazione del mondo familiare e sociale alle insistenze sul solipsismo del protagonista.


I dolori del giovane Werther

Il romanzo di Goethe, la cui prima edizione è del 1774, diventa al suo primo apparire un grande successo europeo anche se il suo contenuto e il suo stile innovativo suscitano molte polemiche e molte critiche. In Germania, in alcuni degli staterelli che compongono il mosaico tedesco, la pubblicazione dell'opera è vietata. Nonostante tutto essa viene divulgata e tradotta in altre lingue (nel 1781 viene tradotta in italiano). Il romanzo parla di un amore appassionato e infelice tra due giovani, Werther e Lotte, ma esprime anche le critiche del protagonista nei confronti dell'assolutismo, ancora dominante alla fine del Settecento in Germania, e dei pregiudizi tipici di una parte della società borghese. Werther è il prototipo dell'intellettuale tedesco che sogna un rinnovamento culturale e sociale del suo paese ma vede i suoi sogni frustrati da una realtà ottusa e conservatrice. Per questo non rimane altra via, al suo spirito insofferente di compromessi, che la scelta della morte. Legato agli ideali del movimento letterario Sturm und Drang di cui rappresenta una delle espressioni più alte, il romanzo di Goethe ha una struttura epistolare e uno stile fatto di frasi spezzate e lasciate in sospeso: anche il modo di esprimersi del personaggio, quindi, costituisce motivo di scandalo per il pubblico tedesco abituato ad uno stile più rigoroso e classico. Nel romanzo sono individuabili elementi autobiografici: il giovane Goethe riporta molti elementi della sua storia d'amore con la giovane Charlotte Buff, già fidanzata ad un altro come la protagonista del suo libro.

Werther

Il giovane Werther è intelligente, colto, dotato di profonda sensibilità artistica e di una grande umanità che lo porta ad interessarsi dei problemi di altre persone anche se conosciute casualmente. Egli è privo di preoccupazioni economiche e, pur non essendo nobile, può vivere di rendita con un certo decoro e può rifiutare impieghi che ritiene non adeguati alle sue capacità

Il suo amore più sincero va alla natura selvaggia e alle persone semplici che più si avvicinano ad essa per sensibilità: egli ama i bambini, ma anche i poveri a cui lascia sempre qualche moneta e nutre interesse per coloro che sono bollati ed emarginati dalla comunità. Werther sa immedesimarsi nella passione infelice del contadino tradito dalla sua padrona e impazzito per amore e nel dolore della povera contadina che ha perso il figlio più piccolo.

Egli ama in modo appassionato Lotte che incarna il suo ideale di bellezza, ma non fa nulla per sottrarla al matrimonio con Albert. Poiché gli è definitivamente impedito di averla come compagna, si rifugia nel sogno di una impossibile vita in comune e si tortura perché la realtà è troppo lontana dai suoi sogni. Werther non riesce a realizzare il suo sogno d'amore, ma non sa neppure inserirsi nella società in maniera produttiva: ha difficoltà a stabilire relazioni equilibrate con gli altri e non tollera limitazioni al suo estro e alla sua spontaneità.

Lucida è anche la denuncia dei pregiudizi sociali in vigore al suo tempo dal momento che il protagonista ha un'alta opinione delle sue capacità e sogna un mondo in cui esse possano essere adeguatamente apprezzate. Poiché la libertà di essere se stessi non è neppure lontanamente auspicabile, Werther decide di scegliere con dignità la morte, vista non come una fuga,ma come una coraggiosa scelta morale: la morte è per lui il gesto di un grande che sceglie la libertà da un mondo meschino.

Lotte

Creatura dolce e sensibile, Lotte rivela grande forza d'animo e maturità nell'assumersi, pur essendo giovane la responsabilità di sostituire la madre morta, nel ruolo di angelo della casa. Come ogni donna del suo tempo, sa che il suo destino è tracciato dai genitori e accetta di buon grado l'uomo che la madre morente le indica come compagno per la vita. Anche se il suo animo sensibile e romantico trova molte più affinità con Werther, il suo buon senso e la fedeltà alle regole della famiglia le fanno accettare con sereità il matrimonio con il bravo, ma un po' troppo concreto, Albert. In Lotte va gradualmente spegnendosi la spontaneità quando la cupa passione di Werther si fa palese e quando anche lei capisce di avere bisogno di condividere con lui i suoi ideali d di aprirgli il suo animo. La loro sensibilità li unisce, la realtà li divide. Lotte intuisce il progetto suicida di Werther quando egli manda il servo a chiedere le pistole di Albert, ma non può opporsi alla fredda decisione di costui di mandargliele. Non le rimane che soffrire intensamente per la morte del giovane.

Sturm und Drang

Il movimento tedesco dello Sturm und Drang (tempesta e assalto), si affermò intorno al 1760, in particolare presso i circoli culturali di Strasburgo e Francoforte, dove artisti ed intellettuali si ritrovavano per discutere di arte, religione e politica. Fra questi ricordiamo J. J. Herder, F. Schiller, il giovane J. W. Goethe e il drammaturgo F. M. Klinger dal cui dramma prende il nome tutto il movimento.

Esso è in polemica con l'Illuminismo e la sua esaltazione della ragione. Gli appartenenti allo Sturm und Drang esaltano invece la persona nella sua totalità, quindi anche i suoi sentimenti e i suoi istinti. Gli Sturmer difendono anche la libertà creativa dell'artista considerato un Genio al di sopra delle convenzioni sociali, e vedono nella natura, animata da una misteriosa forza vitale, l'interlocutore privilegiato per il poeta e l'artista.

L'eroe sturmer avverte un profondo fastidio per le regole di una società rigidamente aristocratica e conservatrice e sogna un rinnovamento radicale del mondo a cui appartiene. Egli guarda con molto interesse al Medioevo, considerato la culla della cultura europea e tedesca in particolare, e apprezza l'arte gotica. Nelle opere del movimento, nel personalismo esasperato e nel gusto per la ribellione alle autorità, si può leggere lo sforzo della nascente borghesia tedesca di scuotere un mondo ancora costruito su valori aristocratici, per ritagliarsi un nuovo ruolo, non marginale, nella società.

Albert

Il giovane fidanzato di Lotte, che diventa poi suo marito, è il prototipo della persona saggia, di buon carattere, fedele al matrimonio, orgoglioso della moglie bella e giudiziosa; egli è preciso nel regolare i suoi affari e privo di quegli slanci emotivi che vede in Werther e che ritiene assurdi e pericolosi.

Il suo buon carattere gli fa accettare la presenza in casa di Werther, ma il suo adattamento alle regole della comunità lo rendono insofferente verso un comportamento che suscita chiacchiere nella gente. Di fronte al proposito di suicidio che Werther dichiara una volta, egli reagisce con ribrezzo poiché il suo buon senso gli impedisce di capire la sensibilità distorta dell'amico.

Non ha grandi slanci, non riesce a stabilire con la moglie una piena condivisione di sogni e stati d'animo, ma rappresenta la stabilità, la serenità di una vita ben integrata nelle regole e nei valori della società. La fine tragica di Werther lo sconvolge, egli non ha il coraggio di seguire il suo funerale.

Trama

Una fanciulla meravigliosa

Il giovane Werther scrive all'amico Guglielmo una serie di lettere con le quali parla della sua vita nel paese di Waldheim e descrive le persone che incontra. Egli non ha un'occupazione, gira a cavallo alla ricerca di angoli di natura particolarmente seducenti che possano ispirare i suoi quadri.

Ad una festa conosce per caso una giovane, Lotte, figlia maggiore del podestà del paese e se ne innamora. Frequenta assiduamente la casa della ragazza e diventa amico anche dei suoi numerosi fratellini: infatti Lotte è rimasta orfana di madre ed ha assunto l'incarico di accudire la numerosa famiglia.

Werther è affascinato dalla dolcezza e dalla vivacità della giovane che però è già promessa ad un ragazzo amabile e simpatico di nome Albert. Werther lo conosce e lo frequenta ricevendone dimostrazioni di amicizia, ma nota con sottile dolore che non hanno la stessa sensibilità e che non si capiscono su molti argomenti. Tormentato da un sentimento che non potrà essere corrisposto, Werther decide di lasciare il paese di Lotte e di non rivederla mai più.

I pregiudizi e l'inquietudine

Werther accontenta la madre che sogna per lui una brillante carriera di funzionario a corte e accetta l'impiego di segretario presso l'ambasciatore. Emergono immediatamente le sue insoddisfazioni: nessuno lo capisce, il suo superiore è arido e gretto, il suo lavoro è noioso. A questo occorre aggiungere l'ottusità dei pregiudizi sociali: Werther diventa amico di un conte ma, poiché non è nobile, non può presenziare ai suoi ricevimenti.

Essendosi trattenuto per caso ad uno di questi incontri riservati all'aristocrazia, viene pregato di andarsene. Colpito dalle chiacchiere sull'episodio, Werther si licenzia e si trasferisce in casa di un altro nobile che lo stima e gli offre ospitalità senza costringerlo a lavori aridi e noiosi. Anche questa compagnia si rivela però insopportabile: Werther denuncia l'incompatibilità di sentimenti e di ideali con il nobile e con una scusa si allontana dalla sua casa.

Privo di un'occupazione, torna al suo paese e si stabilisce di nuovo vicino a Lotte, passando le sue giornate girovagando nella campagna.

Amore e morte

Dopo aver rivisto Lotte e i suoi fratellini, Werther sente crescere dentro di sé l'amore per la fanciulla, ma anche la disperazione poiché ella si è già sposata con Albert e vive tranquilla e serena con il marito. Werther frequenta assiduamente la casa di Lotte ed inizialmente riceve anche da Albert amicizia e comprensione, ma il suo carattere si trasforma gradualmente, si fa più cupo ed esasperato e i suoi sentimenti per l'amata appaiono evidenti.

Nonostante il suo comportamento pur sempre corretto, la sua presenza comincia ad infastidire Albert che diventa più freddo e prega la moglie di diradare le visite del giovane. Lotte cerca di spingere Werther a non farsi prendere da una assurda passione, ricordandogli che lei appartiene ad un altro e che al mondo ci sono altre ragazze... Werther, quasi si offende e matura la volontà di morire. Ciò diventa l'unico suo pensiero per giorni e giorni.

Dopo un'ultima visita a Lotte, durante la quale, la lettura dei canti di Ossian lo spinge a baciarla impetuosamente, egli torna nella sua stanza e prepara tutto per il suicidio. Manda un servo da Albert e si fa prestare le sue pistole, scrive una lettera all'amata ed una all'amico Guglielmo ed allo scoccare della mezzanotte si spara alla testa. La sua agonia dura alcune ore e suscita profondo dolore nelle persone che gli erano care e che accorrono per soccorrerlo. Il suo corpo è sepolto di notte in un angolo del cimitero, dove lui desiderava riposare.

La vita è un sogno

Che la vita umana sia mero sogno è pensiero occorso a molti ed ora assedia continuamente me pure. Se considero i limiti entro i quali son costrette le forze attive e speculative dell'uomo; se considero come ogni attività non miri che alla soddisfazione di bisogni che a loro volta non hanno altro scopo che di prolungare la nostra misera esistenza; e che la nostra tranquillità su certi punti della scienza non è che una rassegnazione fatta di sogno, è come dipingere le pareti tra le quali siamo prigionieri di variopinte immagini e luminose vedute...: tutto questo, Guglielmo, mi fa ammutolire. Ma poi rientro in me stesso, e trovo tutto un mondo; un mondo fatto più di presentimenti e oscure brame che di realtà e di vive forze. Ed ecco che tutto s'annebbia ai miei sensi, e sorrido trasognato guardando il mondo. Sapienti pedagoghi e maestri tutti consentono nel dire che i bambini non sanno che cosa vogliono; ma che anche gli adulti, come i bambini, girino barcollando su questa terra, e come quelli ignorino donde vengono e dove vanno, non agiscano secondo determinati scopi, e come quelli si lascino governare a biscotti dolci e vergate: è cosa che nessuno crede volentieri, e tuttavia a me sembra da toccar con mano. Volentieri ti confesso - siccome so che cosa obietteresti in proposito - che i più felici son quelli che come i bambini vivono alla giornata, trascinano in giro le loro bambole, le svestono e rivestono, con gran rispetto girano intorno al cassetto dove la mamma ha serrato i dolci; e quando infine ottengono quanto desiderano, lo divorano a piena bocca gridando:"Ancora!..." . Quelle son felici creature. Ma son felici pure quelli che danno splendide denominazioni alle loro miserabili faccende o addirittura alle loro passioni e le mettono in conto all'uman genere come gigantesche operazioni intese alla loro salute e al suo benessere... Felice chi può passarsela così.

Grandiosità della natura

Una volta, quando dalla rupe contemplavo la fertile pianura fino alle colline laggiù oltre il fiume, e vedevo ogni cosa intorno a me in germe e in succhio; quando scorgevo quelle montagne vestite di folti alberi dal piede fino alla vetta, quelle valli ombreggiate da ridenti selve nei loro capricciosi meandri, e il fiume benigno tra i giunchi mormoranti correr via rispecchiando le care nubi che la brezza serale cullava in cielo; quando udivo gli uccelli animare la foresta intorno a me e i moscerini danzare a miriadi nell'estremo rosso raggio di sole e il ronzante scarabeo liberarsi dall'erba a quell'estrema luce; e un ronzio, un brulichio intorno a me attirava i miei sguardi al suolo; e il muschio che dalla rupe sa trarre il suo nutrimento, e la ginestra che cresce sull'arida collina sabbiosa mi svelavano l'intima ardente e sacra vita della natura: come il mio caldo cuore abbracciava ogni cosa, mi sentivo come indiato in quella dilagante pienezza, e le splendide figure dell'infinito universo si muovevano vivificanti nell'anima mia. Enormi montagne mi circondavano, stavo sull'orlo d'abissi dove torrenti montani, si precipitavano, fiumi scorrevano sotto di me, foreste e montagne risuonavano; e nelle profondità della terra le vedevo operose e creatrici, le imperscrutabili forze; e frattanto sulla faccia della terra e sotto il cielo brulicano le generazioni delle svariate creature. Tutto, tutto è popolato da mille forme diverse; e gli uomini si riparano e annidano nelle loro casupole e credono di regnare sul vasto mondo! povero pazzo, che giudichi limitata ogni cosa perché tu sei piccolo!...

Dalle inaccessibili montagne e dalle solitudini che nessun piede ha mai calpestato fino ai confini dell'oceano ignoto alita lo spirito di Colui che eternamente crea e s'allegra d'ogni atomo che lo risente e vive. Ah, quante volte allora desiderai le ali della gru che mi sorvolava, per toccar la sponda dell'incommensurabile mare e bere alla spumeggiante coppa dell'infinito la inebriante voluttà della vita, e per un istante solo, pur nelle limitate forze del mio petto assaporare una stilla della felicità dell'essere che tutto crea in sé e da sé. Fratello, basta il ricordo di quelle ore a farmi bene. Lo sforzo medesimo di ritrovare quei sentimenti ineffabili innalza la mia anima sopra di sé, ma poi mi fa provare raddoppiata l'angoscia del mio stato attuale. Si direbbe che un velo è stato tolto davanti alla mia anima, la scena della vita sterminata ecco mi si muta nell'abisso della tomba eternamente spalancata. Forse che puoi dire: "" Questa cosa esiste! "", se tutto scompare con la velocità del fulmine; e così fugace è la forza del suo essere travolto, ahi!, dalla corrente, sommerso e sfracellato contro le rocce? Non c'è istante che non divori te e i tuoi cari intorno a te, né istante in cui tu non sia, non debba essere distruttore; la più innocente passeggiata costa la vita a mille vermiciattoli, un passo annienta le faticate costruzioni delle formiche, calpesta quel piccolo mondo, lo riduce a vile tomba. Ah! Non le grandi e singolari catastrofi del mondo, le alluvioni che portan via i nostri villaggi, i terremoti che inghiottono le vostre città, mi commuovono; ciò che mi stringe il cuore è la forza distruttrice riposta nell'essenza stessa della natura; la quale non ha mai creato cosa alcuna che non sia destinata a distruggere il prossimo, a distruggere se stessa. A questo pensiero vacillo angosciato, cielo e terra e forze operose turbinano a me intorno! Non vedo altro che un mostro il quale eternamente divora, eternamente rumina.

I pregiudizi sociali

Ne avete colpa tutti voi che con le vostre belle chiacchiere m'avete messo sotto il giogo, decantandomi l'attività. L'attività! Mi dichiaro disposto a rompermi la schiena per dieci anni ancora su questa galera, se colui che pianta patate e va in città a vendere il suo grano non è più utile di me. Vedessi la brillante miseria, la noia di questa gentaglia che sta qui a gomito a gomito! le questioni di precedenza, e come vegliano e si sorvegliano se uno faccia un passettino innanzi; le più meschine e miserabili passioni, nude, senza nemmeno uno straccetto per coprirsi. C'è una donna, per esempio, che parla con tutti della sua nobiltà e delle sue terre, un forestiero pensa che sia una matta alla quale la testa gira per un po' di nobiltà e di roba... Ma è ancor peggio, la disgraziata è figlia d'uno scrivanello dei dintorni... Vedi non posso capire come mai l'uomo abbia così poco senso da prostituirsi in tal modo. Ogni giorno più osservo, caro mio, che è da pazzi giudicare gli altri confrontandoli con sé. E io mi trovo così impegnato con me stesso, con questo mio cuore tempestoso...ah, lascio volentieri che gli altri vadano per la loro strada; e così mi lasciassero andar per la mia.

Ciò che più mi irrita sono le meschine distinzioni sociali. So bene anch'io quanto siano necessarie le distinzioni di classe, io stesso ne cavo non pochi vantaggi: ma non vengano a mettermi il bastone nelle ruote, quando potrei godere un po' di gioia, un barlume di felicità su questo mondo. Ho conosciuto recentemente alla passeggiata una signorina von B..., cara creatura, che ha conservato molta spontaneità pur fra questa gente inamidata. Ci intendemmo subito, lasciandola la pregai che mi concedesse di farle visita. Me lo accordò con tanta schiettezza che a mala pena seppi aspettare il momento opportuno per andare da lei. Non è di qui, sta in casa di sua zia. La fisionomia della vecchia non mi garbò. Le dimostrai grandi premure, quasi sempre le rivolsi il discorso, ma in meno di mezz'ora riuscii a intuire quanto la ragazza mi confessò poi: che la cara zia nella sua vecchiaia versa in strettezze, non ha beni, non spirito e nessun sostegno se non la schiera dei suoi antenati, non riparo se non la nobiltà nella quale s'è barricata, non svago se non considerare sprezzantemente, dall'alto della sua finestra, le teste borghesi dei viandanti. Da giovane era bella, menò vita dissipata, tormentò più d'un bravo giovane con i suoi capricci; nei suoi anni maturi si ridusse sotto l'ubbidienza di un ex ufficiale che per una discreta pensione trascorse con lei l'età del bronzo e morì. Ora è ridotta sola soletta all'età del ferro, nessuno le baderebbe se la nipote non fosse così carina

Amore e morte

Angelo mio! Per la prima volta, per la prima sentii nel mio intimo divampare questa suprema certezza: mi ama! mi ama! Ancora mi brucia le labbra il sacro fuoco che sgorgava dalle tue, nel mio cuore riavvampa la voluttà. Perdonami! perdonami! Ah, sapevo che mi amavi, lo seppi dai primi sguardi profondi, dalle prime strette di mano; ma poi quand'ero lontano, quando vedevo Alberto al tuo fianco, ricadevo nel dubbio febbrile.

Ricordi ancora i fiori che mi mandasti, quando in quella fastidiosa riunione non mi potesti dire una parola, non mi potesti porgere la mano? Oh, io passai mezza la notte inginocchiato davanti a quei fiori che mi asicuravano del tuo amore! Ma ahi! queste impressioni dileguarono, come dall'anima del credente svanisce a poco a poco il sentimento della grazia divina, di quella grazia che gli era pur stata concessa con celeste abbondanza in simboli sacri e visibili.

Tutto passa, ma non c'è eternità che sappia spegnere la vita ardente che ieri godetti sulle tue labbra, quella vita che ora sento in me! Ella mi ama! Questo braccio l'ha allacciata, queste labbra han tremato sulle sue labbra, questa bocca ha balbettato sulla sua. E' mia! sei mia! sì, Lotte, per sempre.

E cos'importa che Alberto sia tuo marito? Marito! E' cosa di questo mondo... per questo mondo il mio amore è peccato, è peccato il mio desiderio di strapparti dalle sue braccia e stringerti fra le mie? Peccato? Bene, e perciò mi punisco; l'ho gustato in tutta la sua celeste voluttà, questo peccato, ho aspirato nel mio cuore balsamo vitale e forza.

Da quell'istante sei mia! mia, Lotte! Ti precedo! vado da mio Padre, da tuo Padre. A lui mi lagnerò, e lui mi consolerà finché verrai tu e ti volerò incontro e ti prenderò e insieme staremo al cospetto dell'Infinito, eternamente abbracciati. Non sogno, non deliro! tutto mi si fa chiaro avvicinandomi alla tomba. Vivremo! ci rivedremo! Vedrò tua madre! la vedrò, la troverò, ahi con lei sfogherò tutto il mio cuore!

Tua madre, la tua immagine.

Temi di fondo

Attraverso i rapporti con i diversi personaggi del romanzo si delinea la personalità solitaria di Werher, del Genio incapace di vivere come gli altri perché irrimediabilmente superiore agli altri. Tutte le esperienze vissute da Werher sembrano protese alla presa di coscienza della sua identità che lo portano però ad una dolorosa solitudine.

La realtà non si addice alla grande anima dell'artista che rivela la meschinità, l'ottusità, le contraddizioni del mondo in cui è inserito e la rifiuta preferendo rifugiarsi negli spazi del sogno. Nel personaggio di Werther si vede già la figura dell'eroe romantico, molto sensibile, incapace di accettare le regole sociali e di piegarsi alla meschina e banale logica del buon senso, ma anche di trasformare il suo destino.

La sua sensibilità acuta si trasforma in autocommiserazione, l'intelligenza non sa diventare operativa, la sua personalità tende verso la morte vista come alternativa ad un mondo estraneo al proprio IO. Sullo sfondo della tortuosa ricerca di se stesso vissuta dal protagonista, si muove con la sua logica il mondo degli esseri normali, in particolare la società tedesca del settecento ancora conservatrice e vittima di pregiudizi.

Nei confronti di questo piccolo mondo e dei suoi drammi appare nel romanzo una ribellione individualistica, ma anche un senso di impotenza che paralizza il protagonista e lo spinge alla fuga: due sole possono essere le mete di questa fuga, la pazzia o la morte.


WERTHER OPERA DI SENTIMENTO DEL DOTTOR GOETHE CELEBRE SCRITTOR TEDESCO

(dal frontespizio della prima edizione italiana)

I dolori del giovane Werther fu il primo romanzo tedesco a suscitare una straordinaria eco in tutta Europa. Subito dopo la sua pubblicazione, l'opera fu tradotta in numerose lingue e, sulla scia del suo vasto successo, ne nacquero diverse imitazioni. L'esempio più noto in Italia sono le Ultime lettere di Jacopo Ortis.

Foscolo racconta una storia pressoché identica a quella goetheana: il suo protagonista, già profondamente addolorato per la sventura della propria patria, si impegola in una relazione amorosa senza futuro. Come Werther, anche Jacopo - fuggiasco sui colli Eugeni - si innamora di una ragazza (Teresa) che è già promessa a un uomo del luogo, e troverà nella morte manu propria l'unica possibile via d'uscita alla disperazione che gli colma l'animo. Oggi una simile ripresa "fedele" di un tema già trattato farebbe gridare allo scandalo, essendo in forte odore di plagio. La particolarità dell'Ortis è che il Foscolo rafforza il motivo dello stoico gesto del protagonista con la perdita delle speranze politiche (cioè: vedere risorgere l'Italia dal giogo dello straniero), mentre Goethe concentra invece le sue attenzioni sul sentimento dell'impossibile amore di Werther per Carlotta.

Da I dolori del giovane Wrther: "Tu scendi per un piccolo poggio e ti trovi dinanzi a un arco, da dove venti scalini ti conducono giù a una limpidissima acqua che sgorga da rocce marmoree. Il piccolo muro che chiude il recinto, gli alti alberi che l'ombreggiano intorno, la freschezza del luogo: tutto questo ha un non so che di piacevole e di attraente. Non passa giorno che io non sieda lì un'ora. Vengono dalla città le fanciulle ad attingere acqua, innocente e necessaria faccenda che una volta compivano le stesse figlie dei re. E quando sono lì, il mondo antico, patriarcale, rivive potentemente in me e ripenso come i nostri padri alla fontana stringevano e rompevano relazioni e come attorno alle fontane e alle sorgenti ondeggiassero spiriti benefici."

I dolori del giovane Werther

"Come la sua immagine mi perseguita! Che io vegli o sogni, mi riempie tutta l'anima. Qui, se chiudo gli occhi, qui, sulla mia fronte, dove si racchiude tutta la potenza visiva, stanno i suoi occhi neri. Io chiudo gli occhi, ed eccoli come un oceano davanti a me, dentro di me, occupano tutti i miei pensieri..." Questo racconto di un amore infelice è stato un successo travolgente, forse il primo successo "mondiale" di un libro. Una passione tragica che si conclude con un suicidio viene raccontata tramite le lettere del protagonista. La forza coinvolgente del libro deriva dal fatto che Goethe racconta qui una storia vissuta in prima persona. Scrivendo si libera da una ossessione, descrivendo il suicidio del protagonista scongiura il proprio. All'epoca, il romanzo ha suscitato una vera moda: i giovani si vestivano come Werther, parlavano come Werther e si sa addirittura di alcuni suicidi ispirati da questo racconto. Il giovane Goethe che prima era conosciuto come scrittore solo a pochi, di colpo divenne famoso e per tutta la sua vita fu visto da molti come "l'autore del Werther", anche quando era già lontanissimo dalla impetuosa passione della sua giovinezza.