Herman Hesse
Siddharta
ver.2

Siddharta trascorreva senza alcuna preoccupazione la sua gioventù, giocando con l’amico Govinda ed imparando la pronuncia dell’ Om, la parola suprema e l’atto di respirare con l’anima raccolta.

Il cuore dei suoi genitori si riempiva di gioia vedendolo così studioso ed essi vedevano in lui un principe tra i Brahmini; egli, inoltre, era molto stimato dall’amico Govinda che vedeva in lui un futuro luminoso e che desiderava seguirlo per il resto della sua vita.

Così cresceva Siddharta, fino a che cominciò a capire che l’ amore dei suoi parenti e dei suoi amici non gli avrebbero dato la felicità eterna, e quindi decise di lasciare la sua città natale per aggregarsi ai Samana e per imparare la loro dottrina.

Tre interi anni Siddharta rimase con i Samana, imparando dai più anziani l’ rte del digiuno, della meditazione, dello svuotamento dei pensieri e quella della ricerca del proprio Io.

Nonostante questi numerosi insegnamenti, però, Siddharta non riusciva a soddisfare la sua sete di sapere e, un giorno, sentendo parlare di un certo Gothama, egli credette di poter “dissetarsi” a questa fonte.

Gothama, il Buddha, diceva di essere riuscito a fermare il suo ciclo di rinascite, e allora, Siddharta ed il suo amico di infanzia lo seguirono nella speranza di riuscire a penetrare nel proprio Io e trovare l’Atman.

Dopo pochi giorni arrivarono alla città di Savathi, dove tutti conoscevano il Buddha e incontrarono il Sublime e tutti i suoi seguaci.

Essi erano tutti in tonaca gialla ed ascoltavano in silenzio la dottrina del loro maestro; il giorno seguente Siddharta camminando per il bosco si imbattè proprio nel Gothama e gli parlò.

Anche questa volta Siddharta spiegò la sua convinzione secondo la quale nessuna dottrina può spiegare ciò che è realmente accaduto a Gotham; egli potrà insegnare a vivere rettamente e ad evitare il male, ma mai potrà fare sapere ai suoi discepoli il segreto di quello che è successo a lui.

Con queste convinzioni Siddharta riprese il suo viaggio, dividendosi per la prima volta dal suo amico Govinda, che decise di seguire la dottrina del Buddha.

Siddharta il giorno seguente arrivò in un piccolo villaggio dove venne ospitato da una splendida e ricca donna, Kamala, la quale gli disse che per poter ricevere il suo amore doveva comprarsi dei vestiti nuovi.

Per questo motivo Siddharta divenne un rispettato mercante e imparò l’arte dell’amore da Kamala; stando tra il lusso, però, egli imparò ad apprezzare il buon cibo e i numerosi vizi dei più ricchi, che precedentemente, invece, aveva disprezzato.

Quando si rese conto che aveva dimenticato tutte le sue doti di Samana e di Bramino (il digiuno, la meditazione…) Siddharta, si diresse verso il bosco e si sedette ai piedi di un grosso albero, nei pressi del fiume.

In un lungo sonno egli fece un sogno in cui si gettava nel fiume per aver dimenticato la sacra dottrina dei Samana, ma alle prese col fiume e in pieno al panico gli ritornò in mente la parola suprema: Om.

A questo punto Siddharta si svegliò e capì che stava per fare un grandissimo errore e ritrovò la serenità che aveva perso stando tra gli uomini-bambini (così lui chiamava i ricchi, che vivevano nello sfarzo).

Al suo risveglio Siddharta trovò un monaco che vegliava sul suo sonno e, dopo averci parlato per diversi minuti, riconobbe nel suo volto quello di Govinda.

Il suo amico d’infanzia lo interrogò sulla vita che aveva passato dal loro ultimo colloquio e lui gli raccontò la sua esperienza; dopo si salutarono cordialmente e si lasciarono per una seconda volta.

Ritrovata la sua voglia di sapere, Siddharta decise di rimanere presso il fiume e, così, si fece assumere come apprendista barcaiolo da un anziano signore che lo aveva appena traghettato sull’ altra sponda del fiume.

Quest’uomo si chiamava Vasudeva e, da lui, Siddharta imparò, prima di tutto, l’arte del saper ascoltare senza giudicare e poi: a manovrare la barca, a fabbricare un remo, a riparare la barca e ad intrecciare le ceste.

Ma Siddharta imparò soprattutto dal fiume, che aveva imparato ad ascoltare proprio da Vasudeva.

Così, passava il tempo e Siddharta che, ormai cominciava ad avere i primi capelli bianchi, viveva tranquillo ascoltando il fiume e traghettando la gente.

Un giorno, però, venne alla sua dimora Kamala con un piccolo bambino, suo figlio. La donna, che Siddharta riconobbe subito, era stata morsa da un serpente ed era in fin di vita; ella affidò il figlio a Siddharta che ne era il padre naturale.

Negli anni successivi, però, Siddharta e suo figlio non andavano molto d’accordo e, infatti, il ragazzo, che ormai era cresciuto, fuggì nella città dove potè ritrovare i lussi che aveva lasciato prima della morte della madre.

Siddharta dopo averlo cercato per diverso tempo, capì che doveva lasciarlo andare, come anche suo padre aveva fatto quando lui era giovane.

Tempo dopo, Govinda andò a trovare Siddharta, avendone sentito parlare da altri monaci e lo incontrò presso le rive del fiume.

Siddharta gli raccontò delle sue esperienze e gli disse che non poteva spiegargli le sue sensazioni, come non si poteva divulgare una dottrina solo a parole.

Analisi dei personaggi

Siddharta: viene presentato dal narratore. E’ il protagonista del libro .E’ il figlio di un Bramino e in tutta la sua vita cerca una dottrina che sazi la sua voglia di sapere e che gli insegni a conoscere meglio l’Atman. Nonostante passi la sua vita in pellegrinaggio, però, non trova una dottrina adatta e capisce che ognuno deve vivere la propria vita senza seguire quella di un altro, e che le esperienze personali non sono trasmettibili con le parole. Passa diverse esperienze: prima è un Bramino, poi diventa un Samana,in seguito incontra il Buddha e, dopo aver passato diversi anni tra la ricchezza dei mercanti, termina la sua vita come barcaiolo. Egli infatti non si accontenta mai del momento in cui si trova e vuole sempre continuare a cercare.

Govinda: è presentato dal narratore. E’ il migliore amico di Siddharta, ed è intenzionato a seguirlo per tutta la sua vita. Egli, però, diventa un discepolo del Buddha e commette l’“errore” di accontentarsi di quella dottrina. Rincontra Siddharta altre volte dopo che i due si erano lasciati e, in nessuna delle due occasioni riconosce Siddharta.

Kamala: viene presentata dal narratore. E’ la donna di cui Sdiddharta si innamora e da cui avrà un figlio. Fa diventare Siddharta un uomo ricco e avido e gli insegna l’arte dell’amare. Kamala è una donna molto ricca e bella che, dopo l’incontro con Siddharta, lascia tutti i suoi averi ai seguaci del Sublime.

Vasudeva: è presentato dal narratore. E’ il barcaiolo che insegna a Siddharta ad ascoltar il fiume, da cui lui imparerà molte cose e prenderà molti consigli.

E’ un uomo piuttosto anziano e povero che ha fatto questo lavoro per tutta la vita; è taciturno, non ama parlare e ha perso la moglie molti anni prima dell’ incontro di Siddharta.

Analisi dei luoghi

Il giardino di Kamala: qui incontra per la prima volta Kamala e subito se ne innamora. Impara qui anche ad amare e l’ arte dei commercianti. Stando in un luogo ricco, come è questo, e frequentando gente ricca Siddharta diventa, però, anche un uomo senza dottrina e pieno di vizi.

Il fiume: qui Siddharta capisce molte cose, che gli vengono dette direttamente dal fiume. Questo luogo ha un significato simbolico, che viene anche detto esplicitamente nel libro. Questo, infatti, scorre continuamente, ma è sempre uguale; il fiume, in poche parole, è sempre la stesso sia alla foce che alla fonte, ma è sempre diverso perché continua a scorrere.

Il luogo generale in cui si svolge tutta la vicenda dovrebbe essere l’India, e questo si può dedurre dalla storia e dalle poche descrizioni dei luoghi.

Analisi temporale

La storia si svolge per tutta la vita di Siddharta: dalla sua nascita alla sua anzianità.

L’unico sommario che va segnalato è all’inizio del libro quando in poche pagine vengono narrati i primi due decenni della vita di Siddharta.

La storia è narrata verso l’anno 500 a. C. Questo, però, può essere dedotto solo dall’incontro con Buddha, infatti non ci sono riferimenti al tempo.