EDGAR LEE MASTERS


Garnett, 23 agosto 1868
Melrose Park, 5 marzo 1950

Edgar Lee Masters nasce a Garnett, Kansas, il 23 agosto 1869 in una solida famiglia patriarcale che coltiva gli ideali dei pionieri americani e rispetta i rigidi codici dell’educazione sudista.

I bisnonni, partiti dalla Virginia al tempo della guerra contro gli Inglesi, sono approdati in Illinois all’inizio del secolo.

Qui, a Petersburg, sulle rive del fiume Sangamon, i nonni paterni, cantati nell’Antologia di Spoon River con il nome di Lucinda ed Davis Matlock, trascorrono la maggior parte della loro vita.

Dei loro dodici figli, otto muoiono ancora giovani; uno diventa avvocato, si impegna in campagne progressiste che non faranno mai la sua fortuna economica, e sposa una ragazza di ferree idee puritane.

Dopo la nascita, il piccolo Edgar Lee viene cresciuto nella fattoria dei nonni a Petersburg, dove frequenta la scuola tedesca.

A undici anni si trasferisce con la famiglia in un’altra piccola città, Lewiston, bagnata da un altro fiume, lo Spoon.

Per comprare i libri che ama si adatta a trasportare carbone, a fare lo strillone di giornale e anche il tipografo. Incomincia a scrivere poesie sotto l’influenza di un’insegnante del liceo, e qualcuna gli viene pubblicata sul quotidiano locale.

Si innamora di Margaret George, figlia di un ministro presbiteriano, che in Spoon River diventa l’infelice Julia Miller. Dopo aver frequentato per un anno il Knox College, il padre lo convince ad abbandonare gli studi umanistici ed ad affiancarlo nel suo lavoro.

A ventitré anni, dopo un litigio con la madre, parte per Chicago in cerca di fortuna. Tenta la strada del giornalismo, fa l’esattore alla Edison, ma alla fine è costretto a entrare nello studio legale di un famoso penalista.

Come avvocato ha successo. Viene introdotto nella buona società cittadina. Frequenta gli ambienti culturali di quella Chicago che per breve periodo, dopo Boston e prima di New York, è diventata la nuova capitale letteraria d’America.

Continua a scrivere poesie.

Il primo libro gli viene pubblicato nel 1898. Nello stesso anno sposa Helen Jenkis, che gli darà tre figli; da lei divorzia nel 1917 e alcuni anni più tardi si sposa con Ellen Cogne. Scrive poemetti storici, tragedie in versi e sonetti. Da tempo pensa di raccontare la storia del suo villaggio, ma la forma del romanzo non lo convince.

Nel 1913 William Marion Reedy, direttore del “Reedy’s Mirror” di Saint Louis, gli suggerisce la lettura dell’Elegia scritta in un cimitero di campagna dell’inglese Thomas Gray e, soprattutto, gli epigrammi e gli epitaffi greci dell’antologia Palatina.

Nel maggio del 1914 Master scrive la Collina e i ritratti di Fletcher McGree e di Hod Putt, che il 29 dello stesso mese vengono pubblicati sul Mirror sotto lo pseudonimo di Webster Ford.

Da allora i suoi versi in forma di epigrafe continuano ad uscire con regolarità fino al cinque gennaio 1915. A partire dal 20 novembre compaiono con la vera firma del loro autore. Nell’aprile del 1915 escono a New York in volume. L’edizione definitiva, quella con 244 poesie, è del 1916. Il successo è clamoroso. Anche lo scandalo. Nel 1924 appare un’assai meno felice The new Spoon River.

Nel frattempo Masters ha abbandonato il lavoro avvocato. Scrive un’autobiografia e delle biografie, romanzi, racconti e ancora versi, ma di scarso valore e fortuna.
Nonostante la straordinaria accoglienza che l’Antologia di Spoon River ha in Europa, dove si reca in viaggio un paio di volte, Master è in miseria. Abita solo al Chelsea hotel di New York e sopravvive grazie a qualche conferenza e ai prestiti di pochi amici.

Quando il fatto diventa pubblico, Theodore Dreiser ottiene che gli venga consegnato un premio di 5000 dollari.

La seconda moglie, dopo venti anni, si riconcilia con lui e lo fa ricoverare al convalescenziario di Melrose Park in Pennsylvania.

È sempre Dreiser a pagargli la retta.

All’età di 81 anni, il 6 marzo del 1950, muore in seguito a una polmonite. La cerimonia funebre si svolge in forma solenne nel palazzotto vittoriano con le guglie, le finestre d’angolo e il tetto d’ardesia, che egli aveva descritto nell’epitaffio di Lambert Hutchins.

Sulla lapide sono incisi i versi di una sua poesia, Domani è il mio compleanno:

Buoni amici andiamo nei campi.

Dopo un po’ di passeggio, con il vostro permesso

vorrei dormire. Non c’è cosa più dolce

ne più benigno destino che il sonno.

Non sono che il sogno di un sonno benigno.

Andiamo a passeggio e ascoltiamo le allodole.