TEMA
"Conflitti generazionali"




La voce del sangue e del cuore, fin dai tempi più remoti, ha creato uno strano rapporto tra padri e figli: una relazione animata da affetti ed odi, da inquietudini e certezze, da pace e contrasti.

Proprio questi ultimi hanno da sempre alimentato la tradizione sul conflitto generazionale.

La differenza ideologica e culturale tra le nuove e le vecchie generazioni sembra scritta nel d.n.a. e quindi, da sempre divide la società.

I genitori, o gli uomini della loro età, vivono una vita razionale, apatica, rassicurante: una pace quasi “borghese”, che trova la sua essenza nella stasi e nella serenità giornaliera e che inorridisce al solo pensiero di un cambiamento o di una novità.

Ai giovani, spiriti ribelli e bollenti, fiduciosi ed ingenui, appassionati e pretestuosamente “superiori”, tutto ciò che appartiene al mondo dei “vecchi” appare come estraneo, opprimente, come un attentato alla loro spontaneità.

Eppure i giovani di oggi sono molto più liberi dei giovani di qualche secolo fa, imprigionati dai ceppi sociali e culturali che voleva, non liberi soggetti pensanti, ma quasi “replicanti” dei loro stessi genitori!

E guai a cercare di modificare questo stato di cose: si veniva severamente puniti (con una sana dose di bacchettate per i ragazzi e con il convento per le ragazza) e se ci si ostinava si diventava la “pecora nera” della famiglia; nella migliore delle ipotesi si era etichettati come “strani”, nella peggiore si veniva cacciati di casa e diseredati!

Se la libertà d’espressione e di opinione nel passato era quasi del tutto impensabile nei ceti superiori figuriamoci cosa poteva accadere in quelli inferiori: chi nasceva povero doveva lavorare come un mulo per aiutare la famiglia e non pensava assolutamente a “pretendere” assurdità come un’ istruzione.

Se pensiamo, infine, che i figli dovevano addirittura rivolgersi ai genitori dandogli del “lei” possiamo avere una vaga idea di come andassero diversamente le cose.

I genitori passano la gran parte della loro giornata a dare “buoni consigli” ai loro figli, ad indirizzarli sulle strade giuste, a paragonarsi i “loro tempi” con quelli odierni, ritenuti del tutto “sbandati”, ma quasi nulla rimane nelle menti dei giovani, forse per spirito di contraddizione o perché essi stessi vogliono farsi da soli le loro esperienze.

Solo vivendo una vita di prima mano, infatti, ci si possono formare convinzioni personali sulla bontà o meno delle cose, accrescendo se stessi giorno dopo giorno. Certo bisognerebbe evitare di fare esperienze negative ma anche queste sono fondamentali per conoscere il male ed il dolore e per cercare di evitarli in futuro.

I contrasti con i genitori sono e saranno sempre inevitabili: si appartiene a generazioni diverse; prima si viveva solo in funzione degli altri, della gente, oggi si vive solo in funzione di noi stessi e l’apparenza è passata in secondo piano.

Ognuno di noi è adesso, certamente dopo lunghe lotte, più libero di seguire le proprie inclinazioni, di dare sfogo alle proprie capacità, perché lo scopo primario della vita è finalmente diventato la piena realizzazione personale e le uniche barriere che si possono presentare su questa strada non sono più le regole sociali e culturali ma gli impedimenti economici e materiali.

Spesso “realizzarsi” e “voler essere” per i genitori sono sinonimi di “fallimento”: ciò provoca discussioni ed incomprensioni; l’unica soluzione sta nel lottare con caparbietà, sacrificio e volontà, per mostrare a tutti gli scettici che è possibile realizzare quanto desiderato.

Quasi sempre la saggezza derivante dagli anni e dalle esperienze, divenuta sinonimo di “apatia”, si scontra con la spontaneità dei giovani, mista ad innocenza e voglia di vivere, ma a questo punto non saprei quale dei due atteggiamenti giudicare positivo poiché ad ogni età corrisponde un determinato stato d’animo ed ogni visione della vita è frutto di determinati stimoli ed interazioni con la realtà.

Sono, tuttavia, convinto che il padre saggio ed il figlio giovane discutono e litigano dando, comunque, vita ad uno dei sentimenti più grandi dell’universo: l’amore vivo e profondo che lega i figli al cuore dei genitori con un filo indissolubile che dura tutta la vita e che si rinnova di generazione in generazione.