Tema
Musica per tutti: Evento artistico o fenomeno commerciale?

DESTINAZIONE: PER UN QUOTIDIANO


Musica: evento artistico o commerciale? Senz'altro tutt'e due, ma bisogna vedere in che misura prevale l'uno o l'altro aspetto.

Certo alcune manifestazioni musicali, si pensi ai vari talent televisivi, fanno pensare soprattutto al business, mentre altre, come il festival di Porretta, fanno pensare più all'arte.

Ma cosa succede quando un cantante và a cantare, ad entrambe le manifestazioni?

Attenzione quindi a non essere semplicistici, a non pensare che l'arte sia esclusiva solo di certi generi.

Per esempio i valzer di Chopin, per non parlare di quelli di Strauss, in quale ambito li collocheremo?

Ho recentemente ascoltato una trasmissione radiofonica in cui l'esperto, a dispetto di quanto voleva fargli dire il conduttore, continuava a spiegare che Chopin aveva composto i valzer soprattutto per produrre una musica adatti a certi salotti frivoli.


Ancora, riguardo uno spettacolo di lirica in occasione dell'anniversario verdiano si legge su un quotidiano che "il galà viene consegnato al festival chiavi in mano, da un noto agente musicale, e sarà ripreso da 80 televisioni. Ci sarà anche un dvd, un home video e una distribuzione via internet". Ditemi se non è business questo!

Del resto, anche nella musica leggera vi possono essere spunti artistici interessanti.

I Pooh e Umberto Tozzi sono conosciuti come artisti commerciali, ma chi potrebbe negare che "Uomini soli" o "Gli altri siamo noi" sono canzoni che fanno riflettere su importanti problemi sociali, ed hanno utilizzato una cassa di risonanza quale il festival di Sanremo per obbligare a queste riflessioni?

A proposito: il festival di Sanremo.
In certi casi risulta più utile, per capire le nuove direzioni in cui si muove la nostra società, ascoltare le canzoni di Sanremo piuttosto che leggere una relazione statistica.

Aldo Grasso, famoso critico televisivo, lo ha definito "un Censis tradotto in canzone, un Istat in rima baciata".

Come sempre, bisogna evitare di essere apocalittici, ma anche integrati con il sistema.

Chi lavora nel settore sa infatti che certi fenomeni musicali (non tutti comunque) sono studiati a tavolino dai discografici e produttori e i costi sono ben compensati dai ricavi.

Occorrerebbe saper giudicare tutti gli eventi musicali in modo critico e consapevole, ma come si fa ad essere oggettivi in un campo in cui la soggettività inevitabilmente prevale?

Ci sono anche i diritti d'autore che sono talvolta reclamati in modo eccessivo e pignolo.

Siamo sicuri, infatti, che gli autori non sono contenti se i loro brani sono conosciuti e riprodotti, anche se non si corrisponde sempre a loro (e alla SIAE) una somma (lasciate che lo dica un autore regolarmente iscritto alla SIAE)?

Alla fine verrebbe da dire: lasciateci godere i nostri ascolti musicali senza stare troppo a discutere fino a che punto i brani sono commerciali o no: in fondo questa è una delle poche gioie della vita senza rischi o controindicazioni mediche, e allora fermiamoci solo alla prima parte del nostro titolo: "musica per tutti" e basta!