Giovanni Verga
Mastro Don Gesualdo

Analisi del Testo

Analisi del Testo

Il romanzo è suddiviso in più parti, ognuna delle quali è composta da diversi capitoli:

parte prima………7 capitoli

parte seconda.…. 5 capitoli

parte terza……… 4 capitoli

parte quarta……..5 capitoli

NARRATORE, LINGUA E STILE:

La lingua utilizzata dall'autore è principalmente l'italiano, lasciando spazio qua e là a qualche espressione parlata tipica del dialetto siciliano.

Sono molto frequenti i dialoghi e i monologhi ed è frequente anche l'uso del discorso indiretto libero.

Verga è il narratore del romanzo, ma si differenzia dal narratore onnisciente perchè egli regredisce fino a diventare un tutt'uno con i personaggi, utilizzando le loro stesse espressioni e il loro linguaggio.

Per riprodurre la società nel modo più "vero", Verga la osserva scrupolosamente, studiando l'ambiente fisico ed il dialetto, documentandosi sui mestieri e sulle tradizioni; inoltre usa uno stile impersonale in modo che il lettore si trovi - come dice lui stesso - «faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro attraverso la lente dello scrittore».

Così sembra che i personaggi e le vicende si presentino da sé, e chi legge ha l'impressione di essere messo a diretto confronto con la realtà di cui si parla.  Per ottenere l'impersonalità Verga adotta quindi il punto di vista della gente, di chi fa parte dell'ambiente che sta descrivendo, evita cioè di esprimere il suo personale giudizio e i suoi sentimenti.

E per rendere ancora più vera e impersonale la rappresentazione, lo scrittore costruisce una lingua nuova: è la lingua nazionale (non usa il dialetto siciliano perché vuole che le sue opere siano lette in tutta l'Italia) arricchita di termini di origine dialettale, di modi di dire e proverbi, di una sintassi modellata sul ritmo della lingua parlata dal popolo.

PERSONAGGI:

 I personaggi principali sono:

Mastro Don Gesualdo: Uomo forte e robusto dall'aspetto calmo e pacifico ma che nasconde in realtà un carattere deciso, testardo e sicuro. E' il prototipo dell'uomo che si è fatto da sé, si è costruito la fortuna con le sue mani, ha guadagnato e si ritrova ad essere attaccato alla "roba" e ai suoi campi fino al punto di diventare cattivo nei confronti di chi ostacola la sua ascesa. Non si preoccupa troppo della moglie e della figlia perchè è troppo preso dai suoi affari; riesce a fare studiare la figlia nelle scuole perchè la gente parli bene di Isabella, educata e ricca. Il suo attaccamento alla “roba” sarà la sua rovina fisica e psicologica, la paura dello sperpero lo spaventa fino al punto di morire accorgendosi forse, che in realtà non era mai stato felice veramente

La famiglia Trao: E' composta da Don Diego, Don Ferdinando e dalla giovane Bianca. I due uomini sono i tipici nobili del paese attaccati a certi valori e a certe tradizioni ormai passate che vedono nella nobiltà e nelle proprie ricchezze le ragioni principali di vita, per questo si sentono persi quando brucia il loro palazzo con i loro averi. Evidenziando questo loro modo di pensare anche quando non si dimostrano d'accordo con Bianca quando decide di sposarsi e di andarsene da casa.
Bianca invece è la classica vittima delle situazioni negative. Debole, infelice e ammalata per tutta la vita sposa un uomo che la ama per la sua posizione nobile, ma che non è nemmeno il padre di sua figlia. E' dolce, sensibile, tranquilla, buona, calma, sincera; la classica ragazza brava e religiosa che tutti amano, così rimarrà fino alla morte

Don Ninì e la baronessa Rubiera: Sono i parenti ricchi dei Trao, che si prestano a concedere favori soltanto in situazioni veramente tragiche. La baronessa è una donna, ricca, ambiziosa e molto attaccata alla” roba”, quasi come Gesualdo. Rimane senza parola e paralizzata quando viene a sapere della relazione del figlio con un'attrice di teatro perché si sente ferita nella sua nobiltà di famiglia. Don Ninì è il tipico scavezzacollo di paese a cui piace divertirsi senza pensare troppo ai problemi della vita anche se sembra cambiare quando si innamora di Bianca. Dopo l'amore improvviso per l'attrice (alla quale dà anche un figlio) si trova di fronte a molte difficoltà (la madre è paralizzata per causa sua) e quindi si trova di fronte a un matrimonio quasi obbligato con Donna Giuseppina Alosi, che lo costringe a mettere la testa a posto, anche se forse in fondo in fondo rimane sempre lo stesso.

Famiglia Margarone: E' formata da mamma, papà Margarone, Donna Giovannina, Donna Mita, Donna Bellonia, Donna Fifì e dal piccolo Nicolino. Una famiglia che riveste un gradino importante all'interno dei pettegolezzi di Vizzini, soprattutto per quanto riguarda donna Fifì e mamma Margarone. Sono due donne vanitose, orgogliose, permalose e si considerano superiori alle altre per ricchezza e aspetto fisico di cui vanno molto fiere. Purtroppo sono costrette a diventare meno superbe quando Fifì viene lasciata da Don Ninì e di fronte alla bontà e alla generosità della semplice e povera Bianca che si contende con Fifì il Baronello.

L'arciprete Bugno, il marchese Limoli, Canali, Cavaliere Peperito, Notaio Neri: Sono personaggi importanti all'interno della vita del paese; sempre presenti in ogni situazione e attenti a ogni avvenimento. L'arciprete e il marchese sempre pronti a consigliare Bianca su come comportarsi col marito e il suo denaro. Canali, Peperito, Neri, sono pronti a interessarsi a ogni tipo di affare pur di guadagnare denaro, quasi per emulare Gesualdo che invidiano per la sua ascesa dal nulla.

Isabella, suo marito e la sua amica Marina di Leyra: Isabella, ragazza un po’ vanitosa ma in fondo buona e ingenua, è la figlia di Bianca e di Gesualdo, con il quale non ha un buon rapporto, al punto da farsi chiamare con il cognome della madre. Don Gesualdo la considera e la tratta come una perla rara essendo l'unica erede del suo patrimonio, con i soldi guadagnati la fa studiare nelle migliori scuole ed è perciò ritenuta da tutti un buon partito. Sposerà per volontà del padre il Duca di Leyra, fratello della sua amica Marina e si trasferirà con lui a Palermo in un grande palazzo. Non farà più ritorno a Vizzini, nemmeno per far visita alla madre morente.

Don Luca il sagrestano: E' sempre pronto ad aiutare Gesualdo nei suoi affari e a consigliarlo in tutte le situazioni, cercando di essere più vicino alla famiglia per quanto gli è possibile.

Nanni l'orbo, compare Cosimo, Pelagatti, Diodata, Brasi, Camauro, Giacolone (dipendente di Gesualdo): Sono sempre pronti ad aiutare il padrone in ogni situazione lavorando duramente senza sosta. Diodata è l'unica che riesce a dare veramente un momento di felicità al padrone del quale è innamorata, e al quale ha dato due figli; semplice e buona sposerà Nanni l'Orbo, lavoratore buono e onesto come lei, che riuscirà a renderla felice. Compare Cosimo, Pelagatti, Brasi, Camauro e Giacolone sono le persone più affezionate a Gesualdo, forse perché sono le uniche che riescono veramente a capirlo. 

La famiglia di Gesualdo: E' formata da Mastro Nunzio (il padre), il fratello Santo, la sorella Speranza, il cognato Burgio e il loro figli. Il padre è un contestatore. Non è mai d'accordo sul modo di condurre gli affari di Gesualdo, egli ritiene che il figlio sperperi gli averi di famiglia, che in realtà sono tutti i soldi che Gesualdo ha guadagnato con la sua fatica. La sorella e il marito sono invidiosi della ricchezza accumulata da Gesualdo, e sono solidali poche volte con lui. Infine c'è Santo che passa le sue giornate all'osteria.

Il sig. Capitano, l'avvocato fiscale, don Liccio Papa, don Filippo, il barone Zacco: Persone notabili del paese con il quale Gesualdo si contende l'appalto di edifici e l'acquisto di alcune terre fruttuose e importanti. Il barone Zacco e don Liccio Papa che con il loro potere a Vizzini cercano di ostacolare Gesualdo con ogni mezzo e che sono sempre al centro dell'attenzione per quanto riguarda feste, manifestazioni e occasioni importanti. Avari attaccati alla “roba”, cercano sempre di far colpo sulla gente con la loro personalità e modo di agire e comportarsi.  

Barone Mendola, il canonico Lupi: Personaggi influenti che cercano di aiutare Gesualdo nel guadagnare denaro e consigliarlo a proposito del matrimonio che gli potrà essere utile.

I personaggi secondari sono: Aglae l'attrice, Grazia, Rosaria, Pirtuso, Alessi, Corrado, la zia Sganci, la zia Macrì, Donna Sarina Cirmena, Donna Giuseppina Alosi, Donna Agrippina, Donna Mariannina, la sig.ra Capitana, zia Filomena.

  LUOGHI:

La vicenda è ambientata a Vizzini, centro agricolo non molto distante da Catania. Vizzini è un grande e animato borgo campagnolo dove convivono persone di ogni genere.

 TEMPO:

Non vi sono riferimenti a fatti storici o date specifiche, ma vi sono accenni in alcuni punti al 1820-21 e al 1837; i moti del 1820 e del 1848, quindi, fanno da sfondo alla vicenda e sono citati più volte dall'autore all'interno del racconto. Ci sono inoltre accenni a vicende politiche quali la rivolta palermitana e la Costituzione di Francesco Duca di Calabria nel 1812 nell'Italia Meridionale.

 RIASSUNTO:

Scritta da Giovanni Verga nel 1889, la vicenda è ambientata a Vizzini, una località della provincia di Catania, nel periodo compreso tra il 1819 e il 1848. Protagonista è Gesualdo Motta, un uomo del popolo, umile lavoratore, tenace ed accorto che dedica la vita al lavoro per accumulare terre, denari e ricchezze. La fortuna raggiunta lentamente è stata veramente sudata e meritata, anche se non cambia il carattere di Mastro Don Gesualdo che rimane onesto e generoso, sempre pronto ad aiutare parenti ed amici. Per aumentare ulteriormente il suo potere, Gesualdo sposa Bianca Trao, ragazza di nobile famiglia in decadenza.

Purtroppo il matrimonio si rivela un cattivo affare per l'uomo. Tutti gli sono contro: i familiari, benché da lui aiutati, lo ritengono un traditore perché li ha abbandonati per un mondo diverso; i parenti nobili lo disprezzano. Anche Bianca, che ha accettato il matrimonio solo per salvare l'onore macchiato dopo i suoi amori con il baronetto, suo cugino, Ninì Rubiera, non riuscirà mai a vincere un'istintiva freddezza nei confronti del marito. Anche la figlia Isabella, in realtà nata dalla relazione di Bianca con Niní, risulta essere molto ostile al padre. La ragazza, infatti, innamorata del cugino Corrado La Gurna, poeta e spiantato, è ostacolata dal padre nel suo amore e finirà per cedere al suo volere sposando il Duca di Leyra, un uomo spietato, che non la amerà mai, ma dissiperà tutta la dote della ragazza in ricevimenti.

Dopo la partenza di Isabella per Palermo, parenti, amici, vicini, tutti si accaniscono a gettar fango sulle ricchezze di Gesualdo. La moglie, Bianca, muore poco dopo consumata da un male inesorabile, la tisi, e dalla lontananza dalla figlia. Don Gesualdo rimane solo, sofferente e torturato da atroci dolori di stomaco. Il genero, che lo detesta e lo disprezza, ma che vuole a tutti i costi venire in possesso dell'eredità, lo costringe a seguirlo a Palermo. Morirà di cancro qualche tempo dopo nell'indifferenza generale, solo e abbandonato, accompagnato nelle ultime ore dalle parole malevole di un servitore, unico testimone della sua agonia.