Jules Verne
Il Giro del Mondo in 80 Giorni

Capitolo Primo

Londra, 1872: Phileas Fogg era uno dei membri del Reform Club; era un ricco gentleman non troppo in vista, sempre pronto ad offrire grosse somme di denaro per qualche nobile causa, con discrezione e nel più rigido anonimato.

Di lui non si sapeva molto: parlava poco e conosceva bene ogni luogo della terra come se l'avesse percorsa in lungo e in largo. I suoi unici passatempi erano la lettura di giornali e il whist, gioco a carte a cui vinceva spesso donando poi i proventi in beneficenza.

Viveva da solo nella sua casa di Saville Row; gli bastava un maggiordomo dal quale esigeva regolarità e puntualità estreme.

Non aveva mai alcun ospite e la sua giornata era scandita da orari rigorosamente determinati.

Il 2 ottobre alle 11.30 Phileas Fogg stava per uscire per recarsi puntualissimo al suo club; quando qualcuno bussò alla porta del salottino.

Era Jean Passepartout, che si presentava per ottenere un posto come maggiordomo.

Accertate le referenze e stabilite le condizioni, il giovane fu assunto e Phileas Fogg uscì.

Passepartout rimase così solo in casa.

Capitolo Secondo

Il neo maggiordomo si ritrovò a pensare al suo nuovo padrone: un uomo sui 40 anni, di figura nobile e bella, alto, slanciato, biondo di capelli e baffi, fronte liscia, colorito pallido, calmo, flemmatico, palpebra immobile, l'esattezza personificata.

Quanto a Jean, detto Passepartout, da cinque anni abitava in Inghilterra.

Era un bravo ragazzo dalla fisionomia gentile, le labbra un po' sporgenti, gli occhi blu, la corporatura robusta, una muscolatura vigorosa.

Dopo una giovinezza movimentata, aspirava ad un po' di riposo, ad un lavoro tranquillo.

Sarebbe stato quel domestico scrupoloso di cui Phileas Fogg aveva bisogno? La risposta sarebbe venuta solo dai fatti.

Capitolo Terzo

Phileas Fogg pranzò al Reform Club, in un imponente edificio in Pall Mall. Si dedicò alla lettura del Time e degli altri quotidiani e poi incontrò i compagni di whist.

Parlarono di un furto di 55.000 sterline avvenuto alla Banca di Inghilterra tre giorni prima. Mr Fogg sosteneva che il ladro avesse scarse possibilità di nascondersi: la Terra era infatti sempre più piccina, visto che ormai in pochi mesi se ne poteva fare il giro completo.

Lui stesso scommise che avrebbe fatto l'intero giro in 80 giorni: sarebbe partito la sera stessa.

Capitolo Quarto

Phileas Fogg, dopo aver vinto venti ghinee al whist, tornò a casa alle 7,50 e chiamò Passepartout per avvisarlo che avrebbero dovuto essere sul treno per Dover entro dieci minuti.

" Il signore si mette in viaggio? "

"Faremo il giro del mondo! "

"E i bagagli? "

"Nessun bagaglio, solo una valigia".

Alle 8.45 il fischietto del capotreno diede inizio all'avventura.

Capitolo Quinto

Lasciando Londra, il nostro gentleman non sospettava certo l'enorme effetto che la sua partenza avrebbe provocato: tutta l'opinione pubblica era sconvolta da questa faccenda del giro del mondo. Pochi si schierarono con Fogg, i più contro di lui.

Tra i quotidiani, solo il Daily Telegraph lo sostenne.

Si puntava su di lui come su un cavallo da corsa.

Sette giorni dopo la partenza, un incidente trasformò il gentleman Fogg in un ladro di banconote: l'identikit del ladro delle 25.000 sterline corrispondeva infatti a quello di Fogg, la cui partenza improvvisa appariva ora come il chiaro tentativo di depistare gli agenti di polizia inglesi. Egli, sul piroscafo Mongolia che lo trasportava dall'Italia a Suez , non si preoccupava di nulla, se non di rispettare la tabella di marcia.

Dal canto suo Passepartout, ripresosi dallo stupore per la partenza improvvisa, scese a Suez, dove non immaginò che l'agente Fix, agente inglese nei possedimenti britannic i, sospettasse il suo padrone di furto: lui era troppo preoccupato per lo strano comportamento del suo orologio, non più in accordo con l'ora locale, ma non volle spostarlo e neppure sentir parlare di fusi orari.

Capitolo Sesto

Lasciata Suez, il Mongolia stava navigando abbastanza tranquillo e veloce, per non arrivare in ritardo a Bombay. Sulla nave c'era un nuovo passeggero, l'agente Fix, che a nessun prezzo voleva lasciarsi sfuggire il presunto ladro, mister Fogg.

La traversata del Mar Rosso fu tranquilla.

Tra i viaggiatori figuravano funzionari civili ed ufficiali d'ogni grado e Mr Fogg, che si interessava poco al paesaggio, giocava a whist con alcuni di loro.

Il dieci ottobre Mr Fix incontrò Passepartout: all'ispettore di polizia, che viaggiava in incognito, interessava fare amicizia con il domestico di Fogg, perché poteva servirgli al momento opportuno per avere notizie sulle intenzioni del padrone.

Il viaggio fu tranquillo e il Mongolia , come previsto, si fermò ad Aden per fare rifornimento.

Capitolo Settimo

Attraverso l'Oceano Indiano , il Mongolia arrivò felicemente in India , a Bombay . Passepartout dopo avere comprato qualche camicia e qualche paio di calze, decise di passeggiare per le vie della città. Si trovò in mezzo a una folla di Europei, Persiani, Baniani,Musulmani , Sindhi, Armeni e perfino Parsi con la mitria nera. Quel giorno, c'era una festa con processioni e giochi e, trascinato dalla folla, Passepartout passò davanti ad una meravigliosa pagoda, chiamata Malabar Hill e decise di visitarla. Egli non sapeva a cosa andava incontro dato che indossava le scarpe e, nelle pagode indù era un gravissimo reato. Passepartout non aveva ancora finito di entrare che tre sacerdoti gli si precipitarono addosso strappandogli le scarpe e bastonandolo di santa ragione. Il Francese si rialzò vivacemente e con un pugno e un calcio riuscì a liberarsi degli avversari. Corse velocemente alla stazione dove, tutto trafelato, raccontò l'accaduto a mr Fogg che gli consigliò di non parlare a nessuno dell'episodio. Il francese non si era accorto però che Fix, quatto quatto, lo stava spiando.

Capitolo Ottavo

Phileas Fogg e Passepartout presero il treno per attraversare l'India e giungere a Calcutta, da dove avrebbero raggiunto Hong Kong.

Sul treno incontrarono Sir Francis Cromarty, un colonnello britannico, che li avvisò del fatto che la ferrovia da Bombay a Calcutta non era ancora terminata e bisognava percorrere un tratto a piedi. Fogg mantenne la calma che lo caratterizzava, pur sapendo che, se avesse continuato a piedi, non avrebbe raggiunto Calcutta in tempo e avrebbe perso tutte le coincidenze.

Quando il treno si fermò, Mr. Fogg, Passepartout e Sir Cromarty scesero e subito Fogg vide un , che cercò di affittare per proseguire il suo viaggio. Pagandolo una notevole somma di denaro, convinse il proprietario, un parsi , a vendergli l'animale e ad accompagnarli

Passepartout, Cromarty e Fogg si issarono in una portantina posta ai fianchi del pachiderma e così partirono. Passepartout cominciò ad apprezzare le meraviglie dell'oriente!

Capitolo Nono

Phileas Fogg, Passepartout ,Cromarty e la guida parsi dell'elefante si inoltrarono nella foresta per raggiungere Hallabad, dove avrebbero continuato la loro corsa sull'altro tratto di ferrovia..

Nel bel mezzo della foresta la guida parsi sentì delle voci; si allontanò per andare a vedere di cosa si trattava.

Tornò dicendo di aver visto una processione di bramini che dovevano sacrificare una giovane vedova, che sarebbe stata bruciata insieme al cadavere del marito. Sir Francis Cromarty tirò fuori la testa dalla sua cesta con aria impaurita.

Phileas Fogg e i suoi compagni si fermarono ad assistere alla processione nascosti tra gli alberi.

Fogg decise generosamente di salvare la giovane donna dalla furia dei parenti e dei sacerdoti della comunità, adoranti della dea Kalii, secondo la tradizione dell'Induismo. Intanto i bramini si dirigevano verso una strana costruzione indù, dove la donna avrebbe passato la lunga notte prima del sacrificio.

Capitolo Decimo

La sera Mr. Fogg, stava per compiere un gesto, quello di salvare un'anima e un cuore. Prima, però, Fogg voleva sapere tutte le informazioni della futura vittima: era un'indiana famosa per la sua bellezza, figlia di ricchi negozianti di Bombay. Si chiamava Auda e, per tradizione, doveva essere sacrificata sul rogo per la dea Kalì ,dove sarebbe stato bruciato il cadavere di suo marito. Per agire, Passepartout, Fogg e Sr Francis Cromarty dovevano aspettare la notte. La notte arrivò, il Parsi si fermò all'estremità di una radura. Alcune torce illuminavano il luogo dove sarebbe morta la donna. Passepartout si decise e, senza dir nulla al padrone, sgattaiolò sul rogo dove c'era la vittima. Fingendosi il fantasma del marito rajah , si pose la donna sulle spalle robuste e la portò via nella foresta, tra lo stupore e lo spavento di tutti. I quattro amici scapparono con l'elefante per raggiungere al più presto Calcutta.

Capitolo Undicesimo

L'audace rapimento era riuscito grazie alla idea di Passepartout. Mrs. Auda non era ancora rinvenuta e continuò il viaggio in elefantein una cesta avvolta in una coperta. Finalmente alle dieci del mattino Mr. Fogg e i suoi compagni giunsero alla stazione di Allahabad. Qui riprendeva la linea ferroviaria che andava da Bombay a Calcutta. In meno di un giorno e una notte tutti e quattro sarebbero finalmente arrivati a Calcutta. Mr. Fogg, Mrs. Auda e Mr. Cromarty si recarono alla stazione mentre Passepartout andò a fare compere, sotto ordine del suo padrone, per la giovane donna da lui salvata. Prima di partire Mr. Fogg si rivolse al parsi e gli pagò la somma prevista per il suo accompagnamento. Rimaneva la questione dell'elefante. Che cosa poteva farne? Phileas Fogg aveva già preso una decisione. L'avrebbe regalato al devoto parsi. Così, dopo aver risolto tutte le questioni in sospeso erano pronti per ripartire. Lungo il tragitto Mrs. Auda ritornò pienamente in se e si vestì con i suoi abiti nuovi .I suoi compagni le prodigarono ogni cura; poi il brigadiere generale le raccontò la storia del suo salvataggio. La donna li ringraziò in quanto Mr. Fogg le aveva promesso che l'avrebbe accompagnata a Hong Kong, portandola fuori da un paese per lei così pericoloso. Arrivati a mezzogiorno a Benares , Mr. Cromarty abbandonò i suoi compagni visto che doveva fermarsi qui.

Capitolo Dodicesimo

Appena Phileas Fogg, Passepartout e Mrs Auda scesero dal vagone alla stazione di Calcutta furono avvicinati da un poliziotto che li prese e li condusse in una camera ad inferriate.

Malgrado le loro proteste furono portati in tribunale e i tre sacerdoti del tempio apparirono per testimoniare contro Passepartout, mentre Fix stava in disparte nascosto in un angolino dell'aula. Dopo un po' il gentleman capì che non si discuteva del rapimento di Audà, ma dell'irruzione di Passepartout nella pagoda di Bombay. Il giudice con una parrucca bianca , fece vedere le scarpe a Passepartout e questo, riconoscendole, ammise di aver commesso un reato senza comprendere del tutto il significato. Sia Passepartout che Mr Fogg furono condannati a otto giorni di prigione. Il cuore di Fix gioiva di felicità: in otto giorni il mandato d'arresto per Fogg sarebbe sicuramente arrivato. Ma Fogg riuscì a evitare la galera pagando una cauzione di duemila sterline, e facendo di colpo cambiare umore a Fix.

Difatti, man mano che Fogg spendeva i soldi che Fix credeva rubati alla Banca d'Inghilterra la percentuale della somma recuperata destinata al detective, diminuiva. Fogg con Passepartout e Mrs Auda arrivò quindi al porto, dove era ancorato il Rangoon diretto a HongKong.

Capitolo Tredicesimo

Fix seguì Fogg e Passepartout nel viaggio da Calcutta ad Hong Kong, l'ultimo lembo di territorio inglese dove avrebbe potuto utilizzare il mandato di cattura che stava aspettando ansiosamente. Erano sul Rangoon, un piroscafo che costeggiava l'arcipelago delle Andamane e che, passando attraverso lo stretto di Malacca , entrò nei mari della Cina.

Fix, sempre convinto che Fogg fosse il ladro della banca e incuriosito dalla presenza di Mrs. Audà, cercò informazioni tramite Passepartout, e il bravo domestico non sospettò le reali intenzioni dell'ispettore.

Fogg, intanto, si occupava di Mrs. Audà con la massima cortesia, ma anche con apparente freddezza. La giovane, invece, cominciava ad apprezzare sempre di più il proprio salvatore e a provare per lui qualcosa di più della semplice riconoscenza.

Capitolo Quattordicesimo

Passepartout fu insospettito dalle coincidenze che univano lui e i suoi compagni con l'agente Fix.

Dopo lunga riflessione si convinse che l'ispettore fosse una spia del Reform Club, ma decise di non parlarne col suo padrone per non fargli avere altre preoccupazioni.

Prima dell'arrivo a Hong Kong il Rangoon fece scalo a Singapore per rifornirsi di carbone: contrariamente alle sue abitudini, Phileas Fogg scese a terra per accompagnare Mrs. Audà a visitare la città, sempre seguiti dal sospettoso Fix che si tenne nascosto. Il gentiluomo e la giovane indiana apprezzarono la vegetazione del luogo, lussureggiante: ananas, mango, spezie dal profumo penetrante, alte palme. Nelle foreste non mancavano le tigri, ma per fortuna non fecero brutti incontri.

Dopo la breve sosta il piroscafo ripartì con numerosi nuovi passeggeri. Passepartout si meravigliò molto che Fogg restasse insensibile a tutte le attenzioni che Mrs. Auda gli rivolgeva.

Capitolo Quindicesimo

Il Rangoon venne rallentato da una tempesta che fece esplodere di rabbia Passepartout, senza avere ripercussioni sul flemmatico Fogg.

Per colpa della burrasca il gruppo arrivò a Hong Kong con ventiquattro ore di ritardo e salvo un miracolo avrebbe perso il Carnatic, il piroscafo diretto a Yokohama. Invece, per un provvidenziale guasto, l'imbarcazione era ancora in porto.

Sceso a terra, il gruppo si divise: Passepartout fu mandato a comprare i biglietti per il Carnatic e Fogg andò alla ricerca dei parenti di Mrs. Audà. Scoprì però che non risiedevano più lì da due anni e decise di portare la donna in Europa, dove sarebbe stata al sicuro. Sistemato tutto per la partenza, Phileas Fogg e Mrs. Audà si concessero una notte di riposo all'Hotel du Club, in attesa della partenza, fissata per il mattino successivo.

Passepartout si diresse al porto e, arrivato alla biglietteria, trovò Fix che, con suo grande disappunto, non aveva ancora ricevuto il mandato di cattura per Fogg. Nell'acquistare i biglietti per Yokohama vennero a conoscenza di un cambiamento di programma: il Carnatic aveva terminato la riparazione alla caldaia e sarebbe ripartito la sera stessa e non l'indomani mattina. Passepartout, contento dell'anticipo, stava per avvertire il padrone, ma Fix, che cercava con ogni mezzo di trattenere Fogg a Hong Kong, invitò Passepartout a bere qualcosa con lui. Senza che se ne rendesse conto, il giovane fu condotto in una fumeria d'oppio, dove Fix lo mise a parte dei propri sospetti. Passepartout non gli credette affatto e rifiutò con decisione di tradire il proprio padrone: così Fix prima lo fece bere e poi lo drogò con l'oppio. Il bravo giovane perse i sensi.

Capitolo Sedicesimo

Il giorno seguente Phileas Fogg si diresse in città in cerca di Passepartout senza nessun riuscire a trovarlo, ma grazie al proprio carattere flemmatico non si preoccupò e, accompagnato da Mrs. Audà, si recò alla banchina del porto, per salire sul Carnatic, ma scoprì che questo era già partito la sera prima. Fogg, con la sua solita calma, si diresse in cerca di un'altra nave che lo potesse portare fino a Yokohama; al capitano sarebbe andata una grossa ricompensa. Dopo lunghe ricerche trovò una piccola imbarcazione: la Tankadère, capitanata da John Bunsby. Allettato dalla grossa ricompensa promessa da Fogg, il capitano accettò di prendere a bordo il gentiluomo, Mrs. Audà e l'agente Fix, che si aggregò al gruppo: non li avrebbe portati a Yokohama, ma a Shangai , in Cina, da cui sarebbe partito il piroscafo diretto negli Stati Uniti che poi avrebbe fatto scalo a Yokohama. La piccola nave salpò quasi subito.

Capitolo Diciassettesimo

IL viaggio che Mrs. Auda e Phileas Fogg dovevano compiere con quella goletta era piuttosto arrischiato, per le tempeste frequenti durante il solstizio , ma il capitano John Bunsby era un marinaio esperto. Mrs. Auda e Phileas Fogg speravano che Passepartout si fosse imbarcato sul Carnatic, così che si sarebbero potuti incontrare a Yokohama.

Gli uomini della Tankadere ce la mettevano tutta, ogni vela era rigorosamente tesa. Tutto procedeva per il meglio.

Il giorno dopo la goletta faticò molto per le onde e i risucchi causati dalle controcorrenti vicino all’isola di Formosa; verso sera il cielo s’incupì, il barometro scese e presto un tifone si abbatté sulla goletta con tanta violenza che John Busby propose a Phileas Fogg di fermarsi nel porto più vicino. Phileas Fogg disse con la sua impassibilità che il tifone arrivando da sud li avrebbe spinti nella giusta direzione; così continuarono fino a Shanghai, dove però videro il piroscafo in partenza per Yokohama già in mare. Per richiamare l’attenzione misero la bandiera a mezz’asta e spararono dei bengala per segnalare il pericolo, nella speranza che il piroscafo americano tornasse indietro cambiando rotta e dirigendosi verso la Tankadere.

Capitolo Diciottesimo

Passepartout, dopo essere uscito dalla fumeria, ancora sotto l’effetto dell’oppio si imbarcò sul Carnatic e, aiutato da alcuni marinai che lo portarono in una cabina, dormì fino alla mattina seguente. Svegliatosi cercò Mr. Fogg e Mrs. Auda, chiese loro notizie, ma scoprì che non si erano imbarcati su quella nave, e pensando a ciò che era successo, maledì Fix. Studiò la situazione: il viaggio e il vitto a bordo erano pagati in anticipo, così poiché Passepartout non aveva un soldo, durante la traversata mangiò e bevve in modo incredibile. La mattina del tredici, sceso a Yokohama, Passepartout bighellonò per le vie cercando il modo di sfamarsi, ma arrivò la notte senza che avesse trovato da mangiare, malgrado la città fosse affascinante.

Capitolo Diciannovesimo

Passepartout era a Yokohama, seconda città del Giappone e già sede dello Shogun, e doveva trovare un modo per racimolare un po' di denaro: prima di tutto in una bottega scambiò i suoi abiti con altri giapponesi, ottenendo anche alcune monete con l'effigie del Mikado, che spese subito in una casa da gioco, in cui si rifocillò. Poi si immerse nella folla variopinta e rumorosa: pensò che avrebbe potuto guadagnarsi da vivere come cantante girovago, ma la musica che conosceva lui era troppo diversa dalla musica orientale. Decise quindi di visitare i piroscafi in partenza per l’America, pensando che si sarebbe offerto come cuoco o come domestico in cambio del vitto e dell’alloggio; poi, arrivato a San Francisco, se la sarebbe sbrigata.

Mentre si avviava al porto, nelle strade che erano un brulichio di coolies (persone in kimono, seguaci di Budda e di Confucio), scorse un uomo-sandwich che esponeva un enorme cartello che informava che ci sarebbe stata l’ultima rappresentazione, prima della partenza per gli Stati Uniti, dei " NASI LUNGHI". Passepartout colse al volo l’occasione, e si diresse dal proprietario del circo; fu assunto per sostituire un acrobata nell’esibizione dei " NASI LUNGHI", esercizio di abilità che consisteva nel formare una piramide umana poggiata su nasi, cioè su canne di bambù.. Tutto andò per il peggio, perché Passeparout fece crollare la piramide quando vide Fogg tra la folla e rovinò lo spettacolo; però ritrovò il suo padrone che era arrivato a Yokohama e per un sesto senso si era diretto al circo, dopo essersi rivolto agli agenti consolari francesi e inglesi e dopo aver percorso inutilmente le strade della città. Phileas Fogg dovette pagare i danni fatti da Passepartout al proprietario del circo e insieme salirono a bordo del piroscafo americano, nel momento in cui stava per partire.

Capitolo Ventesimo

Mrs. Auda raccontò a Passepartout quello che era successo in prossimità di Shanghai: i segnali della Tankadere erano stati scorti dal piroscafo per Yokohama , che li aveva soccorsi e li aveva presi a bordo, dopo che Fogg aveva versato a John Busby le 550 sterline pattuite. Arrivati al porto di Yokohama il 14 novembre, Fogg si era messo subito in cerca di Passepartout e un presentimento lo aveva condotto al circo Batulcar, dove aveva trovato il suo domestico che si esibiva come acrobata. Salirono sul General Grant, che li doveva portare a San Francisco la sera stessa. Dopo nove giorni di viaggio erano agli antipodi di Londra, al °180 meridiano; e Passepartout esultò perché il suo orologio segnava la stessa ora dei cronometri di bordo; questo perché , essendo dalla parte opposta del mondo, il suo orologio segnava le nove di sera mentre lì erano le nove del mattino. Passepartout non raccontò niente a Mr. Fogg di Fix, ma quando l’aveva visto salire sulla sua nave l’aveva assalito a pugni. Più tardi, dopo una chiacchierata, Fix disse che sarebbe diventato alleato di Passepartout, perché aveva interesse che Fogg ritornasse in territorio britannico per poterlo arrestare. Il 3 dicembre il General Grant arrivò a San Francisco: Mr. Fogg non aveva né guadagnato né perso un giorno, e facendo i calcoli pensava che ce l’avrebbe fatta ad arrivare in tempo a Londra.

Capitolo Ventunesimo

Erano le sette del mattino quando Phileas Fogg, Mrs. Auda e Passepartout posero piede sul continente americano, in California. Mr Fogg, appena sbarcato a San Francisco, si recò in carrozza all'albergo, dove si informò circa la partenza del primo treno per New York: le sei di sera. Aveva dunque tutta la giornata da passare nella capitale della California. Passepartout non lo accompagnò: era andato a procurarsi delle armi, temendo la violenza degli americani del West. Passeggiando per la città, Fogg, l'ormai inseparabile Fix e Mrs. Audà ammirarono soprattutto i tram , qui comunemente usati come mezzi di trasporto; ad un tratto un gran movimento agitò la folla come un mare improvvisamente scosso da un tornado: si trattava di un meeting per l’elezione di un giudice di pace. I nostri amici si trovarono coinvolti e Fogg rischiò un pugno formidabile senonchè Fix lo incassò al suo posto.

Alle grida di "Yankee!" e di "Englishman!" Phileas e il suo avversario (Colonnello Stamp Proctor) si ripromisero di ritrovarsi un giorno e di continuare la sfida.

Alle sei meno un quarto i viaggiatori raggiunsero la stazione e Passepartout guardò Fix con un occhio più benevolo.

Capitolo Ventiduesimo

Fogg e i suoi amici viaggiavano sulla Pacific Railroad. Erano partiti dalla stazione di Oakland alle sei di sera, una notte scura e con un cielo pieno di neve. A mezzanotte passarono per Sacramento, attraversarono la Sierra Nevada e alle sei del mattino giunsero a Cisco. Dal finestrino, gli occhi seguivano affascinati le variazioni del paesaggio: praterie con fluttuanti mandrie di bisonti, imponenti montagne, torrenti spumeggianti.

E fu proprio uina mandria di bisonti in pacifica migrazione a bloccare il treno. La sfilata durò tre ore ed erano le nove e mezzo quando il treno entrò nella regione dello Utah, nei pressi di Salt Lake City, strana patria dei mormoni.

Capitolo Ventitresimo

Il sei dicembre i viaggiatori vennero invitati dall’onorevole William Hitch , missionario mormone, ad una conferenza, in un vagone del treno, sulla dottrina dei mormoni. Declamando con voce stentorea e sottolineando le sue parole con gesti enfatici, l’anziano missionario illustrava la storia della sua setta partendo dai tempi biblici e provocando una sempre crescente diserzione del pubblico finchè Passepartout si trovò da solo a riflettere sui fondamenti di quella dottrina, che ammette la poligamia, per chi abbia il coraggio di praticarla. Intanto il treno giunse all’estremità nord-ovest di Salt Lake. I passeggeri scesero alla stazione di Ogden, Città dei Santi, dalla "lugubre tristezza degli angoli retti" , quasi deserta e piena di giardini.

Alle quattro del pomeriggio il treno ripartì.

Capitolo Ventiquatresimo

Il treno aveva percorso 900 miglia da San Francisco. Alla stazione di Green River, un fatto preoccupò Auda: riconobbe tra i passeggeri il colonnello Proctor, l’arrogante e violento individuo che si era scontrato con Fogg. Auda, sempre più legata a Phileas, temeva nuovi scontri e, per evitare che i due si incontrassero, organizzò una lunghissima partita di whist.

Era quasi terminata la traversata delle Montagne Rocciose: al passaggio della locomotiva gli uccelli fuggivano impauriti con grande strepito d’ali. Ad un tratto il treno si fermò: il ponte sospeso Medicine Bow era pericolante e non avrebbe retto il peso del convoglio. Si aprì il dibattito sulle possibili soluzioni fino a che trionfò una proposta: lanciare il convoglio alla massima velocità. Così fu: il treno prese "la rincorsa" e la velocità permise il passaggio. Non appena traversato il fiume, il ponte crollò con gran fragore.

Capitolo Venticinquesimo

Il treno viaggiava già da tre giorni e tre notti ed aveva superato la parte più alta del percorso e la diramazione per Denver. Nonostante i tentativi di tenere Fogg e Proctor lontani, i due si incontrarono e si sfidarono a duello nell’ultimo vagone del treno. Vennero però distratti da esplosioni di origine sconosciuta: un gruppo di Sioux stava attaccando il convoglio. L’attacco durava già da dieci minuti e diversi viaggiatori, raggiunti da colpi di mazza o da pallottole giacevano feriti gravemente. Solo fermando nei pressi di un vicino forte la corsa impazzita del treno c’era possibilità di scampo.

I duellanti si lanciarono per raggiungere la locomotiva e fermare il treno, ma Passepartout li precedette e, sospeso con una mano tra il bagagliaio e il carro di scorta della locomotiva riuscì a staccare i vagoni.

Ora la locomotiva fuggiva a doppia velocità mentre il treno rallentava la sua corsa fino ad arrestarsi davanti alla stazione di Fort Kearney.

I soldati dal forte accorsero e i Sioux se la diedero a gambe. L’attacco era stato respinto.

Capitolo Ventiseiesimo

Dopo l’assalto, all’appello mancavano tre uomini. Uno di questi era Passepartout. Mr Fogg pensò che fosse stato rapito dai Sioux e decise di andare a salvarlo, accompagnato da trenta soldati del forte.

Fix e Auda rimasero alla stazione di Kearney. Verso le due del pomeriggio, mentre la neve cadeva a larghe falde, si udirono lunghi fischi provenienti da est:

Un’ombra enorme avanzava lentamente: era una locomotiva che marciava a piccola velocità, la stessa locomotiva che era stata attaccata dai Sioux e che ritornava con macchinista e fuochista che, dopo un lungo svenimento, erano ritornati in sè. Ora intendevano ripartire immediatamente. Che fare, visto che Fogg non era ancora tornato?

Mrs Auda e l’ispettore Fix rimasero alla stazione del Forte dove tutta la notte trascorse in tristi presentimenti.

Alle sette del mattino non si vedeva anima viva fino a che si fecero udire distinti colpi d’arma da fuoco. Phileas Fogg marciava in testa ad una piccola compagnia che riportava al forte Passepartout.

Capitolo Ventisettesimo

Phileas Fogg era in ritardo di venti ore. Fix, sempre più indeciso su come considerare Fogg (astuto furfante o eroe generoso), gli propose di usare la slitta a vela di un americano di nome Mudge: era un curioso veicolo capace di ospitare cinque o sei persone e utile a viaggiare in inverno, sul ghiaccio quando anche i treni sono bloccati dalla neve.

L’affare fu concluso e alle otto la slitta partì per la stazione di Omaha, volando sull’immenso tappeto di neve. Il viaggio fu difficile, ma Mrs. Audà mostrò tutto il suo coraggio, anche quando il gruppo fu seguito da un branco di lupi.

All’una arrivarono alla stazione di Omaha, nel Nebraska, dove terminava la ferrovia del Pacifico. Un treno era pronto a partire e raggiungere Chicago alle dieci del giorno dopo. Saltando rapidamente da un convoglio all’altro, i nostri amici salirono sulla Pittsburg-Fort Wayne-Chicago Railroad e finalmente, l’11 dicembre, alle undici e un quarto di sera, il treno si fermava in stazione a New York.

Il piroscafo China, diretto a Liverpool, era però partito da quarantacinque minuti.

Capitolo Ventottesimo

Il China, partendo, sembrava aver portato con sè l’ultima speranza di Phileas Fogg. Passepartout era con il morale a terra e sapeva che la colpa di tutte le sventure del suo padrone era sua. Fogg, con un colpo d’occhio alla Guida Generale Bradshaw, capì che nessun bastimento o piroscafo avrebbe potuto essergli d’aiuto. Tuttavia non si perse d’animo.

L’indomani era il 12 dicembre; Fogg lasciò l’albergo di Broadway da solo. Ormeggiata davanti alla Batteria, una nave mercantile ad elica lanciava segnali di partenza imminente: era l’Henrietta il cui capitano, classico lupo di mare, dapprima deciso a non trasportare passeggeri, si lasciò convincere (con ottomila dollari) a dare un passaggio al gruppo di Fogg fino a Bordeaux, sua meta. Cinque minuti prima delle nove, i quattro passeggeri erano a bordo.

Capitolo Ventinovesimo

Il 13 dicembre, a mezzogiorno, un uomo salì sul ponte di comando dell’Henrietta: era Phileas Fogg. Il capitano Speedy si trovava invece chiuso a chiave nella sua cabina dalla quale lanciava urla selvagge. Era stato quello l’unico modo per fare rotta su Liverpool modificando l’itinerario che prevedeva lo scalo a Bordeaux.

Fogg governava la nave con maestria e Passepartout era sempre più in visibilio di fronte all’abilità del suo padrone. Fix non sapeva invece più cosa pensare. Il giorno 13 passò sulla coda del banco dell’isola di Terranova dove in inverno nebbie e raffiche di vento regnano incontrastati. I forti venti rallentavano la velocità e il 16 dicembre (il settantacinquesimo giorno dalla partenza da Londra) l’Henrietta era a metà della traversata e il ritardo non era ancora allarmante.

Due giorni più tardi, il 18 dicembre, il macchinista annunciò che il carbone sarebbe finito in giornata. Non restava che bruciare le strutture in legno della nave per avere combustibile. Fogg liberò il capitano Speedy e gli offrì una cifra enorme per comprargli la nave. Speedy, che in fondo ammirava Fogg, acconsentì. Cassero, cabine, castello, ponte, alberi, andarono ad alimentare le caldaie e il 21 dicembre la carcassa della nave approdava al porto di Queenstown. All’una e mezza del mattino presero il treno per Dublino per imbarcarsi poi sul vapore diretto a Liverpool che raggiunsero il giorno 21 prima di mezzogiorno. Lì giunti, Fix arrestò Phileas Fogg.

Capitolo Trentesimo

Phileas Fogg era in prigione. Aveva a disposizione nove ore e cinque minuti per presentarsi al Reform Club e gliene bastavano sei per raggiungere Londra. Mai la situazione era stata così drammatica. Fogg era apparentemente calmo, in attesa, ma dolorosamente immobile. Alle due e trentatrè minuti si udì un gran baccano: la porta si aprì e Mrs Auda, Passepartout e Fix si precipitarono verso di lui. Fix era stravolto e gli porse le sue scuse: il vero ladro, con cui Fogg aveva una leggera somiglianza, era stato arrestato.

Fogg, senza una parola e producendosi nell’unico movimento scattante della sua vita, colpì con entrambi i pugni il disgraziato ispettore che fu consapevole di aver avuto quel che meritava.

Si scaraventarono sul primo treno e, giunti alla stazione, suonavano le nove meno dieci di tutti gli orologi di Londra.

Mr Fogg , dopo un intero giro del mondo, arrivava in ritardo di cinque minuti. Aveva perso.

Capitolo Trentunesimo

L’indomani, la casa di Saville Row non rivelava segni di vita: porte chiuse, finestre sprangate. Tutto appariva uguale a quella famosa sera di mercoledì 3 ottobre, escluso un particolare: appena entrato in casa il buon Passepartout si era affrettato a spegnere il becco a gas della sua stanza.

Phileas Fogg era rovinato, dopo tante rocambolesche avventure, per uno stupido equivoco. Per tutta la mattina la casa continuò a sembrare disabitata e quando rintoccarono le undici e mezzo alla Torre del Parlamento, per la prima volta Fogg non si recò al club. Non v’era ragione di andarci. Un altro problema rimaneva da risolvere: chiese a Mrs Auda un incontro, le rivelò che, se fosse stato ancora ricco l'avrebbe chiesta in moglie e le propose di prendersi cura di lei per quanto gli consentivano le poche risorse rimastigli. Lei fu più audace: dichiarò di voler diventare sua moglie. Fogg chiuse gli occhi e la scommessa persa smise di essere importante. Erano le otto di sera e decisero di sposarsi l’indomani. Passepartout fu mandato a prendere accordi col pastore.

Capitolo Trentaduesimo

Nell’opinione pubblica di tutto il Regno Unito si era prodotto un incredibile mutamento. Tre giorni prima Fogg era un criminale, ora si conosceva il vero autore del furto alla Banca d’Inghilterra: un certo James Strand.

Il nome di Fogg tornò ad essere quotato in borsa. L’alone di mistero che circondava l’impresa del gentleman fece impennare le scommesse. Quel sabato sera c’era dunque una gran folla nei pressi del Reform Club.

Quando l’orologio del gran salone segnò le otto e venticinque mancavano venti minuti al termine convenuto. Le ipotesi si alternavano freneticamente e l’orologio calamitava gli sguardi. Al cinquantesimo secondo dopo le otto e quarantaquattro si udì da fuori come un enorme boato: applausi, grida di urrà. La porta del salone si spalancò lasciando apparire, avvolto dalla solita calma, Phileas Fogg.

Capitolo Trentatreesimo

Ricordiamo che intorno alle otto e cinque Passepartout era stato incaricato di avvertire il reverendo Wilson perchè si preparasse a celebrare il matrimonio l’indomani. Ma quale sorpresa quando il reverendo dichiarò impossibile celebrare matrimoni la domenica!

Avevano sbagliato di un giorno! Erano arrivati con ventiquattro ore di anticipo. Passepartout afferrò il suo padrone per il colletto e lo trascinò, letteralmente frastornato, al Reform Club.

Erano le otto e quarantacinque quando Fogg fece il suo ingresso nel salone. La scommessa era vinta. Ma come mai un uomo così meticoloso aveva creduto di essere arrivato a Londra la sera di sabato 21 dicembre mentre vi era giunto venerdì 20 dicembre, cioè 79 giorni dopo la sua partenza?

La ragione era semplice: procedendo verso est, erano andati incontro al sole ed avevano passato a loro favore la linea del cambiamento di data.

Fogg aveva guadagnato ventimila sterline, ne aveva seminate diciannovemila e volle dividere le rimanenti mille con l’onesto Passepartout e con lo sfortunato Fix.

Il matrimonio si celebrò quarantotto ore più tardi.