Anoressia e Bulimia

Anoressia e Bulimia

I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: CHI COLPISCE E COSA SONO

Dal 1994 vi è stata una netta distinzione tra i due principali disturbi del comportamento alimentare: l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa.

L’ANORESSIA NERVOSA, descritta in passato come malattia rara, attualmente colpisce gran parte delle adolescenti principalmente di sesso femminile con un età compresa tra i 12 e i 25 anni.

Questa malattia si diffonde soprattutto in determinati campi professionali come quelli della moda e della danza.

Una persona affetta da Anoressia nervosa è individuabile attraverso caratteristiche fondamentali:

  1. UNA SEVERA PERDITA DI PESO, poiché è fondamentale per una persona malata “essere sottopeso”

  2. PAURA D’INGRASSARE

  3. UNA FORTE PREOCCUPAZIONE PER IL PESO E PER L’ASPETTO FISICO.
    Le persone affette da anoressia nervosa basano la propria autostima su ciò che dice la bilancia; un aumento di peso determina una sensazione di frustrazione al contrario, un calo di peso, aumenta il senso di fiducia personale e autostima;

  4. AMENORREA (mancanza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi).

LA BULIMIA NERVOSA, anch’essa diffusa soprattutto tre le donne, è compresa in una fascia di età tra i 12 e i 25 anni.

Al contrario dell’anoressia nervosa non è semplice individuare se si è affetti da bulimia.

Devono essere presenti 4 fondamentali caratteristiche:

  1. ABBUFFATE RICORRENTI. Per abbuffata s’intende il consumo di una grande quantità di cibo e il non riuscire ad astenere dal cibo;

  2. COMPORTAMENTI DI COMPENSO. La abbuffate vanno eseguite da condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso. Il mezzo più usato è il vomito che può essere provocato da se stessi. Altri invece digiunano o fanno esercizio fisico eccessivo;

  3. FREQUENZA DELLE ABBUFFATE E DEI COMPONENTI DI COMPENSO;

  4. PREOCCUPAZIONE ESTREMA PER IL PESO E PER L’ASPETTO FISICO.

La bulimia nervosa viene suddivisa in 2 tipi:

Con condotte di eliminazione: cioè il malato pratica regolarmente il vomito autoindotto o usa lassativi o diuretici

Senza condotte di eliminazione: i comportamenti di compenso sono il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo.

CONTESTO DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Oltre ai fattori psicologici individuali altri fattori che giocano un ruolo fondamentale nel favorire lo sviluppo del disturbo alimentare sono quelli socioculturali come:

  1. la pressione culturale verso la magrezza;

  2. il cambiamento del ruolo sociale della donna;

  3. la mitizzazione dei disturbi del comportamento alimentare;

  4. il pregiudizio nei confronti dell’obesità.

PRESSIONE CULTURALE VERSO LA MAGREZZA

Si è venuto a creare uno scarto significativo tre l’aspetto fisico reale e quello ideale, con la conseguenza che l’insoddisfazione per il proprio corpo e le pratiche dietetiche sono sempre più diffuse tre i giovani. L’ideale della magrezza è diventata una moda, il simbolo del progresso: il corpo femminile magro è in contrasto al corpo formoso, rotondo, materno, accogliente e passivo del passato.

IL CAMBIAMENTO DEL RUOLO SOCIALE DELLA DONNA

Poiché i modelli offerti dai mass-media, televisione e riviste femminili sono quelli non realistici di donne magre, sexy, bellissime e di successo, è inevitabile che una donna arrivi a pensare di dover possedere tutte queste qualità per potersi considerare “moderna”. Nel tentativo di avere “tutto” è possibile che alcune donne sentano di non avere il controllo sulla loro vita e lo ricercano nella dieta e nella forma del proprio corpo.

LA MITIZZAZIONE DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

La mitizzazione dell’anoressia ha accresciuto in molte ragazze il rischio di sviluppare forme di media gravità di anoressia nervosa nel tentativo di acquistare, attraverso il disturbo, caratteristiche positive che non possedevano e che identificavano con esso.

IL PREGIUDIZIO NEI CONFRONTI DELL’OBESITA’

Il pregiudizio nei confronti delle persone obese è una forma di “razzismo” socialmente accettata a causa delle numerose credenze false e stereotipate. E’ socialmente considerato che:

  1. GLI OBESI SONO GOLOSI E MANGIANO PIU’ DELLE PERSONE NORMAPESO: essi in realtà non mangiano più delle persone norma-peso poiché è la genetica a giocare un ruolo importante nella determinazione del livello di peso corporeo;

  2. GLI OBESI HANNO PIU’ PROBLEMI PSICOLOGICI DELLE PERSONE NORMAPESO: la maggior parte degli studi hanno dimostrato che le persone in sovrappeso non hanno affatto più problemi psicologici di quelle norma-peso. Soltanto tra soggetti obesi affetti da disturbo da alimentazione incontrollata sembra che alle abbuffate si associ una grande sofferenza psicologica, in particolare di tipo depressivo;

  3. E’ NECESSARIO PERDERE TUTTO IL PESO IN ECCESSO E ARRIVARE AL PESO IDEALE;

  4. CON LA FORZA DI VOLONTA’ E’ POSSIBILE RAGGIUNGERE IL PESO IDEALE ANCHE SE SI E’ OBESI: ma in realtà il peso ideale non è un obiettivo raggiungibile da una persona obesa.

LA SOLA DIETA NON E’ IN GRADO DI CAUSARE UN DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

L’enorme pressione sociale verso la magrezza, ha portato all’utilizzo di pratiche dietetiche sempre più frequenti in tutta la popolazione, e nelle adolescenti, in particolare.

Studi eseguiti hanno confermato che in alcune ragazze che seguivano una dieta si è riscontrato un rischio 8 volte maggiore (rispetto a coloro che non la facevano) di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare entro un periodo di un anno. In conclusione la dieta sembra essere un fattore necessario ma non sufficiente a causare l’anoressia nervosa o la bulimia nervosa.

PROBLEMI PSICOLOGICI NEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

L’eccessiva preoccupazione per il peso e l’aspetto fisico è considerata la psicopatologia specifica dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa. Le persone con problemi alimentari, infatti, idealizzano la magrezza e la perdita di peso e hanno comportamenti quasi del tutto finalizzati a evitare anche il minimo incremento ponderale. La seconda caratteristica cognitiva dei soggetti affetti da disturbi alimentari viene chiamata “deficit del concetto di se”. Altre caratteristiche cognitive generali presenti negli individui affetti da disturbi del comportamento alimentare sono il perfezionismo, il pensiero “tutto o nulla”, l’impulsività e l’ossessività.

PREOCCUPAZIONE ESTREMA PER IL PESO E L’ASPETTO FISICO

La preoccupazione estrema per il peso e la forma corporea è la psicopatologia specifica dei disturbi del comportamento alimentare e rende comprensibili la dieta ferrea, il vomito autoindotto, l’uso di lassativi o diuretici e l’estrema sensibilità per le modificazioni del peso. Per le persone bulimiche e anoressiche la magrezza è più importante della scuola, degli amici, della famiglia e di qualsiasi altro valore; la perdita di peso è considerata una straordinaria conquista mentre l’incremento viene percepito come una perdita delle capacità di controllo.

SCARSO CONCETTO DI SE’

Una delle osservazioni cliniche più comuni nelle persone bulimiche e anoressiche è la presenza di un livello di autostima eccezionalmente basso.

Deficit di AUTOSTIMA: le persone affette da questi disturbi sono molto critiche verso se stesse, considerandosi inadeguate in ambito sociale e personale. Nonostante le idee ossessive legate all’autostima delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare siano simili ad altri disturbi psichici, mostrano anche alcune caratteristiche distintive. La più evidente è l’idea che il peso corporeo, l’aspetto fisico o la magrezza siano le uniche caratteristiche che determinano il valore personale: la magrezza e il peso corporeo hanno delle priorità che lo rendono una pietra di paragone eccezionale per valutare se stessi.

Deficit di AUTOCONSAPEVOLEZZA: la mancanza di autoconsapevolezza (cioè l’incapacità di identificare accuratamente e rispondere alle emozioni) è un aspetto peculiare delle persone affette da anoressia e bulimia. Questo deficit può essere mediato dalla bassa autostima. L’incapacità di classificare e di esprimere emozioni si manifesta nelle persone anoressiche come un senso di “NON SAPERE MAI COME MI SENTO”, ma si esprime più comunemente come una mancanza di fiducia nella validità e attendibilità delle proprie emozioni. Alcune ragazze riportano l’esperienza di “ASSENZA DI SENTIMENTI”. Questa mancanza porta le persone anoressiche a dipendere in modo eccessivo dagli altri per capire che cosa devono sentire. La scarsa confidenza nelle proprie capacità di valutazione le porta a un esagerato autocontrollo e rigidità.

PERFEZIONISMO

Numerosi studi hanno evidenziato che una caratteristica fondamentale delle persone predisposte a sviluppare un problema alimentare è una combinazione di tendenze perfezionistiche e una generale insoddisfazione della vita e di se stessi; tale combinazione viene chiamata anche “PERFEZIONISMO NEUROTICO”. Le ragazze avrebbero delle aspettative elevate nei confronti di se stesse e della propria vita. Tutto ciò che è meno “del perfetto” è considerato un fallimento, pertanto, il non riuscire a raggiungere la perfezione le porta a rafforzare lo scarso concetto di sé. In pratica, non potendo controllare totalmente e perfettamente alcuni aspetti della propria vita, le aree su cui è possibile avere un controllo completo rivolgono la loro totale attenzione verso il loro corpo.

PENSIERO “TUTTO O NULLA”

Questo pensiero è un’altra caratteristica osservata nei soggetti affetti da disturbi del comportamento alimentare. Queste persone tendono a vedere le cose in bianco e nero, possono, per esempio, classificare sé stesse in grasse o magre, il cibo in dimagrante o ingrassante; non esistono mezzi termini.

IMPULSIVITA’

Alcune persone che presentano comportamenti bulimici hanno problemi nel controllo degli impulsi. Possono essere sessualmente promiscue, giocare d’azzardo, abusare di alcool e droghe, sottoporsi ad autolesionismo o tentare il suicidio. I comportamenti impulsivi associati alle abbuffate più difficili da controllare sono il fumare e il mangiarsi le unghie. Le persone bulimiche, attraverso gli atti impulsivi, cercano di allentare la propria tensione emotiva.

OSSESIVITA’

Le anoressiche restrittive, al contrario delle persone che si abbuffano, non sembrano avere problemi di controllo degli impulsi, mentre presentano frequentemente marcati tratti ossessivi. Si preoccupano spesso per l’ordine, la perfezione e l’autocontrollo, a scapito di flessibilità, apertura mentale ed efficienza. Prestano attenzione ai dettagli, alle regole, alle liste, all’organizzazione o agli schemi; sono molto dedite al lavoro, fino all’esclusione delle attività di svago.

LA DIETA FERREA

La diretta conseguenza dell’estrema preoccupazione per il peso e l’aspetto fisico è cercare di dimagrire seguendo una dieta. Le persone affette da anoressia nervosa e bulimia, però, non adottano un regime dietetico ordinario, ma seguono una dieta ferrea.

LE TRE MODALITA’ DELLA DIETA FERREA

  1. SALTARE I PASTI: è una strategia molto seguita sia dalle persone anoressiche che bulimiche. Nelle bulimiche il comportamento alimentare tipico è quello di saltare la colazione e il pranzo e di abbuffarsi nel tardo pomeriggio o la sera.

  2. RIDURRE LE PORZIONI: cioè ridurre drasticamente le porzioni di cibo.

  3. ELIMINARE CERTI CIBI: le persone affette da tali disturbi dividono il cibo in 2 categorie: da un lato i cibi “buoni”, non ingrassanti, dall’altro i cibi cattivi cioè “ingrassanti”.

GLI EFFETTI DELLA DIETA FERREA: IL MINNESOTA STUDY

Quarant’anni fa degli studiosi dell’università del Minnesota hanno analizzato un gruppo di trentasei giovani, sani e psicologicamente normali, volontariamente sottopostisi all’esperimento. Nei primi tre mesi tutti i soggetti mangiavano regolarmente, (vennero analizzati i loro comportamenti) nei sei mesi successivi furono sottoposti a un semidigiuno, provocando il 25% di perdita nel loro peso corporeo. Seguirono infine tre mesi di riabilitazione nutrizionale. Ciò comportò molti cambiamenti negli individui in ogni campo fisico e mentale. Diverse furono le modificazioni:

Modificazioni del comportamento alimentare: mentre prima i trentasei ragazzi impiegavano pochi minuti nella consumazione dei pasti in seguito al semidigiuno impiegavano due ore. Vi fu un aumento di caffè e tè: con queste bevande i soggetti cercavano di tenere lo stomaco pieno.

Modificazioni emotive e sociali: alcuni attraversavano transitori periodi di depressione; occasionalmente prima di essa si manifestavano stati di euforia. Per quanto riguarda le relazioni interpersonali, il semidigiuno determinò nei soggetti volontari alcuni cambiamenti, quali una minore capacità di socializzazione e un maggiore isolamento. Inoltre si verificò una significativa diminuzione dell’interesse sessuale, della masturbazione e delle fantasie erotiche.

Modificazioni cognitive: inoltre, i volontari, a livello cognitivo, presentarono una diminuzione della capacità di concentrazione, comprensione della vigilanza e giudizio critico.

Modificazioni fisiche: dopo sei mesi di digiuno nei soggetti si riscontrarono dolori addominali, digestione lenta e difficile, disturbi del sonno, vertigini, mal di testa, ipersensibilità alla luce e al rumore, riduzione della forza, perdita di capelli, disturbi della visione, disturbi dell’udito e parestesie.

LE FASI DELLA DIETA FERREA

Fase iniziale: la luna di miele

In un primo tempo la restrizione alimentare risulta difficile: il cibo rappresenta la migliore ricompensa allo stato di stress indotto dalla dieta. Nonostante tutto in questa fase iniziale vi sono i fattori sociali cognitivi e biologici che funzionano come spinta a controllare l’alimentazione. Un incentivo fondamentale è legato al fatto che i soggetti anoressici o bulimici attribuiscono alla dieta e alla magrezza un valore estremamente positivo: sono considerati segni di forza, leggerezza, purezza e autocontrollo. Col tempo, poi, le difficoltà vengono meno e iniziano a farsi sentire gli effetti positivi della dieta.

Fase avanzata: ossessione per il cibo, paura di ingrassare ed emozioni negative

Successivamente, lo stato di benessere iniziale diventa una vera e propria ossessione per il cibo. Tale ossessione porta l’individuo a seguire rituali stereotipati come: contare le calorie, mangiare lentamente e tagliare il cibo in piccoli pezzi…

Fase finale: ipereccitazione, scomparsa dell’ossessione per il cibo, morte per inedia

In questa ultima fase scompaiono tutti gli effetti benefici della restrizione alimentare e della perdita di peso, mentre si accentuano le emozioni negative e i gravi sintomi biologici conseguenti al dimagrimento estremo. In questa fase, inoltre, può comparire uno stato di ipereccitazione caratterizzato da irrequietezza, dall’incapacità di stare fermi e rilassarsi; vi è poi l’incapacità di concentrarsi. Questa fase finale del digiuno di solito precede la morte per inanizione. Molte persone anoressiche trovano in questo momento la motivazione alla cura: se nella prima fase avevano sperimentato gli effetti benefici della dieta ferrea, ora apprendono che il digiuno ha fallito nel risolvere i loro problemi. La negazione della malattia, gradualmente si riduce e si apre un piccolo spiraglio sull’inizio di una possibile terapia.

CONCLUSIONI: LA DIETA FERREA E’ UNO DEI PRINCIPALI FATTORI DI MANTENIMENTO DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

I principali meccanismi attraverso i quali la dieta ferrea perpetua i disturbi del comportamento alimentare si possono riassumere:

  1. rinforzi positivi sociali, cognitivi e biologici;
  2. ossessione per il cibo;
  3. depressione;
  4. isolamento sociale;
  5. peggioramento dell’autostima;
  6. cambiamenti cognitivi;
  7. diminuzione dell’interesse sessuale;
  8. alterazione dei meccanismi che regolano la fame e la sazietà;
  9. svuotamento gastrico ritardato.

LE ABBUFFATE

Un largo gruppo di persone affette da anoressia nervosa e bulimia nervosa sperimenta periodicamente l’assunzione incontrollata di una grande quantità di cibo cioè le ABBUFFATE, di cui, recentemente l’Associazione Psichiatrica Americana ha fornito le seguenti definizioni:

  1. mangiare in un definito periodo di tempo (es. 2 ore) una quantità di cibo “maggiore” di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in simili circostanze;

  2. sensazione di perdere il controllo durante l’episodio. Questo tipo di abbuffata è “oggettiva” perché la quantità di cibo assunta durante l’episodio è oggettivamente elevata. Poi c’è anche l’abbuffata “soggettiva” (è simile a quella oggettiva a eccezione del fatto che la quantità di cibo assunta non è oggettivamente elevata); se invece non è presente la perdita di controllo si parla di “iperfagia” che può essere oggettiva se la quantità di cibo è elevata e soggettiva se la quantità di cibo è scarsa.

CARATTERISTICHE DELLE ABBUFFATE

Cibi assunti durante le abbuffate

Durante le abbuffate vengono ingeriti i cibi “cattivi o ingrassanti”, in particolare dolci, gelati, pane, toast e cioccolata. Alcune persone, comunque, anche durante le abbuffate mangiano solo cibi “salutari”; altre, infine, aumentano semplicemente la quantità di cibo usualmente consumata. In vari casi vengono consumati cibi surgelati o avariati.

Frequenza e durata delle abbuffate

Secondo l’Associazione Psichiatrica Americana, per poter diagnosticare la bulimia nervosa, sono necessarie almeno due abbuffate oggettive a settimana. Per quanto riguarda la durata, di ogni abbuffata essa dipende dal tipo di disturbo alimentare: per le bulimiche con vomito autoindotto durano in media circa un’ora, mentre in coloro che compensano con il digiuno, dura circa il doppio.

Velocità nel mangiare

In molti casi il cibo non viene neanche masticato e viene assunto intero; infine molte bulimiche bevono grandi quantità di liquidi per inghiottire più facilmente il cibo e per stimolare il vomito.

Agitazione

Durante l’attacco bulimico le persone sono molto agitate manifestando una mancanza di controllo nel loro comportamento; ciò può portare anche a rubare il cibo nei supermercati o ad amici o raccoglierlo nella spazzatura.

Stato alterato di coscienza

Molte bulimiche riferiscono di avere uno stato alterato di coscienza nei momenti che precedono e durante un’abbuffata; alcune affermano di assumere una personalità diversa e certe volte non ricordano quanto è accaduto. Recentemente è stato osservato che in molte persone con comportamenti bulimici, alla dissociazione della coscienza si associano con elevata frequenza episodi di abuso sessuale e fisico.

Segretezza

Tipico delle persone che si abbuffano è praticare questo comportamento in solitudine e in segreto. A volte nessuno della famiglia conosce il problema; solo in casi più gravi le abbuffate avvengono davanti alla famiglia.

Perdita di controllo

Essa varia da individuo a individuo: alcuni soggetti sperimentano la perdita di controllo molto prima di iniziare a mangiare, altri gradualmente mentre stanno mangiando, altri ancora improvvisamente, se si rendono conto di aver mangiato troppo, oppure se si sentono gonfi e grassi. Nelle persone che hanno una lunga storia di bulimia, la perdita di controllo può sparire e le abbuffate avvengono in modo programmato.

Fattori scatenanti

Essi sono vari da individuo a individuo e possono essere:

  1. emozioni negative (rabbia, irritabilità, depressione e solitudine);
  2. aumentare di peso, fame, rompere una regola dietetica, bere alcolici;
  3. sentirsi gonfie, grasse, tensione premestruale e tempo non programmato che porta a noia, depressione, quindi inducono ad abbuffate.

Conseguenze delle abbuffate

I primi momenti delle abbuffate sono spesso piacevoli, le emozioni negative vengono placate e scompaiono la fame e il senso di deprivazione. Questi effetti, però, vengono sostituiti da disgusto, senso di colpa e depressione autosvalutativa. Subito insorge la paura di aumentare di peso, che può essere così forte da portare a mettere in atto comportamenti di compenso (vomito autoindotto, uso di lassativi, digiuno, esercizio fisico eccessivo).

Effetti sull’umore e sulle relazioni sociali

Col tempo la qualità di vita delle persone che si abbuffano ne risente molto: si sentono spesso depresse e senza speranza. Alcuni individui provano un profondo disgusto verso se stessi. Chi si abbuffa ha spesso problemi d’ansia e si tiene lontano da situazioni sociali, soprattutto se riguardano il cibo (matrimoni e compleanni); spesso è irritabile e ha frequenti scatti di rabbia.

Caratteristiche di personalità che favoriscono le abbuffate

Tra le anoressiche restrittive e le bulimiche vi sono diversi tipi di personalità: le bulimiche sono fortemente impulsive, al contrario delle anoressiche restrittive che, invece, si preoccupano di ordine, perfezione e controllo mentale.

I MECCANISMI CHE PORTANO ALLE ABBUFFATE

I modelli che hanno cercato di spiegare perché si verificano le abbuffate sono due: quella della restrizione alimentare e quello delle emozioni. Secondo il modello della restrizione alimentare le abbuffate sarebbero la diretta conseguenza della dieta ferrea. I possibili meccanismi attraverso cui la dieta ferrea porta alle abbuffate possono essere i seguenti: caratteristiche cognitive specifiche dei soggetti affetti da bulimia, alterazioni della fame e della sazietà. I meccanismi cognitivi coinvolti sono il perfezionismo e il pensiero “tutto o nulla “. Questo modello della restrizione alimentare ha però due limiti:

  1. alcune persone che si abbuffano non restringono l’alimentazione prima delle crisi bulimiche;
  2. in alcuni casi gli antecedenti delle abbuffate non sono legati a stimoli di fame o appetito ma a stati emotivi negativi o a minacce percepite sull’autostima.

Per superare questi limiti è stato proposto il modello delle emozioni. All’interno di esso sono stati suggeriti due possibili processi che potrebbero spiegare il legame tra abbuffate e stati emotivi negativi o minacce all’autostima:

  1. il “processo del blocco delle emozioni” secondo il quale le abbuffate avrebbero la funzione di allontanare l’attenzione dell’individuo da stati emotivi che sono intollerabili;
  2. il “processo della fuga dell’autoconsapevolezza” secondo il quale le abbuffate sarebbero la conseguenza di una sorta di restringimento cognitivo che l’individuo utilizza per fuggire dalla consapevolezza di stati emotivi negativi o di situazioni minaccianti l’autostima.