Il Doping

Il Doping

Il termine “doping” è relativamente recente.

È nato nel secolo scorso quando si faceva riferimento a una miscela di oppio, narcotici e tabacco destinata ai cavalli da corsa americani.

Le prime notizie di prodotti assunti per aumentare l’efficienza dell’organismo risalgono al 237 a.c., documentati dall’imperatore cinese Schen-Neng che descriveva gli effetti delle piante Ma Chuang.

Queste sostanze variano al variare del tempo. Partendo dalla polvere di fungo greca del 3° sec. a.c., all’etanolo sotto forma di cognac dei maratoneti agli inizi del ‘900.

Le dimensioni del fenomeno attuale sono rassicuranti in confronto ai dati rilevati, ma si vocifera che in certi casi il doping sia più regola che eccezione.

Il fenomeno, perciò, ha destato profonde preoccupazioni.

È infatti risultato chiaro fin dalle prime osservazioni che la somministrazione di sostanze dopanti rappresenti un grave rischio per la salute dell’individuo.

L’assunzione di anfetamina determina una riduzione della stanchezza.

Il soggetto quindi può sottovalutare lo sforzo a cui è sottoposto, andando però incontro a uno stato di esaurimento che può portare alla morte come è successo al ciclista Simpson che è morto durante una tappa del Tour De France.

In altri casi gli effetti intervengono dopo molto tempo; ad esempio nel caso degli ormoni steroidi anabolizzanti, utilizzati  per ottenere l’incremento delle masse muscolari, determina alterazione della funzione epatica, nel metabolismo epatico, sterilità nell’uomo e virilizzazione delle donne.

In alcune nazioni il problema è stato affrontato a livello legislativo, come in Italia, dove la legge 1088 del 10 ottobre del 1971 stabilisce infatti che l’assunzione di doping sia perseguibile penalmente.

Nonostante tutto, però, il doping trova ancora larga utilizzazione sia nel campo dilettantistico che professionistico.