La Posidonia Oceanica

La Posidonia Oceanica

La Posidonia Oceanica è una fanerogama marina endemica del mar Mediterraneo. Presenta radici e rizoma ligniflcati, foglie e frutti.

Ha origini terrestri e i primi reperti fossili risalgono al cretaceo con esemplari lungo le zone di marea che erano in grado di sopportare brevi periodi di immersione in acqua marina; inizialmente era ad impollinazione anemofila in seguito divenne ad impollinazione idroflla quindi si adattò all’ambiente marino.

Le Foglie della Posidonia Oceanica hanno aspetto nastriforme con larghezza intorno al centimetro e lunghezza che può superare il metro, il loro colore è verde o bruno a seconda delle stagioni, sono raggruppate in ciuffi a forma di ventaglio (6 o 7 foglie) che si originano dal rizoma, le foglie più giovani sono al centro del ciuffo mentre le più vecchie sono quelle esterne, la loro crescita è basale.

In zone molto riparate la prateria può innalzarsi fino a raggiungere con le foglie la superficie formando cosi una barriera naturale al frangersi delle onde.

L’assorbimento delle sostanze nutritizie non avviene principalmente per mezzo delle radici come nelle piante terrestri, ma soprattutto grazie alle foglie ovvero tra quel sottilissimo strato di acqua, detto perifillo, che si trova subito a contatto con la foglia e la foglia stessa.

Le foglie più esterne una volta invecchiate e morte vengono strappate dalle mareggiate e spiaggiate insieme a delle strane “pallette” che sono anch’esse formate da residui di posidonia.

Il rizoma, ossia un fusto modificato, ha funzione di riserva e funzione di ancoraggio insieme alle radici; il suo accrescimento può essere sia ortotropico (verticale) che plagliotropico (orizzontale).

La crescita verticale serve per contrastare l’insabbiamento dovuto alla sedimentazione, questo fenomeno porta alla formazione, negli anni, delle cosiddette terrazze e alla formazione della cosiddetta “matte” ossia l’intreccio di rizomi, radici e sedimento che ha una funzione importantissima nel consolidamento dei fondali sabbiosi contrastando efficacemente l’erosione di questi ultimi; il sedimento rimane intrappolato grazie all’azione frenante delle foglie e fortemente compattato; in condizioni normali di sedimentazione la matte si accresce di i metro ogni cento anni.

Mentre il tessuto fogliare mostra tassi di crescita più alti con spiccata stagionalità, i rizomi, le cui funzioni sono principali sono l’immagazzinamento e la stabilizzazione del sistema, sono caratterizzati da ritmi di crescita molto lenti e costanti.

Questa pianta ha due tipi di riproduzione. quella sessuata e quella asessuata.

La riproduzione asessuata o vegetativa avviene per propagazione della pianta stessa nell’area circostante ed è data da una crescita dei rizomi orizzontale di circa 10 cm all’anno e verticale di circa 1 cm per anno.

La riproduzione sessuata, che ha lo scopo di disperdere la specie, avviene tramite fiori, che, quando e se compaiono, compaiono verso fine estate; l’impollinazione avviene ad opera delle correnti e i frutti maturano in primavera, si staccano dalla pianta, raggiungono la superficie per farsi trasportare dalle correnti lontano dalla prateria madre, giunti a maturazione il pericarpo si apre e lascia cadere il seme che affonda e, se il substrato è idoneo, germoglia dando origine a una nuova piantina e questa ad una nuova prateria. Si ipotizza che le nuove praterie si possano sviluppare a partire dall’ambiente roccioso e proseguano poi sul fondo sabbioso limitrofo.

Come tutte le piante svolge fotosintesi clorofilliana quindi la luce è un fattore limite per la sua sopravvivenza; si trova di fatti dalla superficie fino a circa 30-35 m con max. di 40 m di profondità, su substrati sabbiosi ma anche rocciosi sottoposti ad un elevato stress meccanico dovuto al moto ondoso.

Le praterie di Posidonia Oceanica possono considerarsi l’ecosistema a più alta produttività primaria del Mediterraneo. La pianta produce infatti sostanza organica per fotosintesi che mette a diretta disponibilità inoltre vi è molta sostanza organica indirettamente “prodotta” grazie agli epifiti che crescono su di essa. Le alghe epifite possono contribuire fino al 40% alla biomassa totale delle foglie di posidonia; questa sostanza organica vegetale è a disposizione degli organismi erbivori che vivono nelle praterie; questi a loro volta vengono mangiati dai carnivori, detti consumatori primari, a loro volta mangiati da altri carnivori, consumatori secondati e cosi via. Dagli studi che sono stati condotti emergono due punti principali circa il trasferimento di energia dai produttori ai consumatori: i) la piccola quantità di materia che passa nella catena degli erbivori, 2) l’elevata quantità di materia ( 90% della produzione primaria) che passa ai detritivori. Da ciò si deduce che mentre le modalità di alimentazione prevalente è quella dei detritivori, il pascolo delle fanerogame vive è quantitativamente poco importante.

Gli unici organismi che direttamente si cibano della posidonia sono Paracentrotus livìdus (riccio di.mare), Idothea ectica (isopode) e Sarpa salpa (pesce) ; tutti gli altri organismi vegetali ad essa associati si cibano dei suoi epifiti. Per quanto riguarda l’echinoide, i contenuti stomacali hanno rivelato la presenza di alghe epifite, briozoi e altri invertebrati sessili oltre a numerosi frammenti di posidonia, si è osservato anche che questo riccio utilizza principalmente le porzioni distali senescenti delle foglie che in realtà ben poco differiscono come composizione da quelle già cadute. La posizione trofica del P. lìvìdus si pone quindi a cavallo tra la catena degli erbivori e quella dei detritivori. Anche la salpa in realtà non utilizza le foglie ingerite ma gli epdìti che vivono sopra queste.

Un’ elevata produzione secondaria garantisce un apporto di C organico utilizzabile da molti animali.

La parte più importante è in quindi il detrito (residui della pinta), i suoi frammenti vengono attaccati dalla flora batterica che li degrada. questo viene ulteriormente demolito ed arricchito da alcuni organismi quali Sphaerechìnus granularzs (nccio di mare), Holoturìa tubulosa (cetriolo di mare) e Jdothea baltìca (isopode).

Tra le foglie di questa pianta è presente un’alta concentrazione di sali azotati e di sostanza organica particolata molto importanti per la sopravvivenza dei molti organismi filtratori che vivono nelle praterie quali spugne e ascidie. Sulle foglie, come già accennato in precedenza, crescono diversi epiflti organismi che usano la foglia come substrato e supporto per il loro insediamento. Tra gli epifiti troviamo alcune alghe unicellulari (Diatomee), alghe calcaree rosse ed altre erette, spugne, briozoi e idroidi. La fauna vagile associata allo strato fogliare appartiene ai seguenti gruppi: policheti, molluschi, crostacei, echinodermi e chetognati di questi gli erbivori sono alcuni crostacei e i molluschi che sono il gruppo dominate. Tutta la fauna vagile risente dell’idrodinamismo per cui ne troveremo in maggior quantità nelle praterie più profonde. L’infauna è costituita prevalentemente da policheti.

Per quanto riguarda l’ittiofauna assodata si può dire che la ricchezza della fauna e della flora che popolano la Posidonia Oceanica offrono ai pesci un’abbondante fonte di nutrimento. Sono state ritrovate circa 50 specie diverse tra cui Labridi. Scorpenidi, Sygnatidi, Gobidi e Spandi. Questo popolamento ittiologico varia molto dal giorno alla notte, la biomassa e la ricchezza specifica aumentano molto durante la notte. I crostacei dominano il regime alimentare delle praterie.

Molti di questi pesci trovano nella prateria il luogo ideale dove riprodursi, la Posidonia Oceanica ha quindi anche funzione di nursery per i piccoli dei pesci che in essa vivono che diversamente non avrebbero riparo ed andrebbero incontro ad un tasso di predazione troppo alto per la sopravvivenza della specie, gli stessi pesci adulti trovano riparo dai predatori tra le sue foglie ove si mimetizzano. (es labridi)

Le praterie di Posidonia Oceanica hanno funzioni insostituibili nell’ecosistema costiero: influiscono in modo determinante nella circolazione delle sostanze organiche, si è stimato che la sostanza organica prodotta in una prateria di posidonia viene consumata per il 70% all’interno del sistema, mentre il 30% viene asportato per ritornarvi sotto altre forme. Vi è cosi una sorta di strettissima connessione tra il sistema pelagico e quello costiero.

Da tutte le caratteristiche di accrescimento e di riproduzione descritte nonché dalla complessa fauna che popola e sopravvive solo grazie alla posidonia, si evince che il raggiungimento dello stadio evolutivo finale, detto cimax, da pane della pianta può richiedere molti anni, quindi pur definendo le praterie dei sistemi molto stabili, questi sono anche molto sensibili ai disturbi esterni; l’ecosistema a Posidonia Oceanica quindi è da considerarsi molto fragile e vulnerabile.

Le minacce per la sopravvivenza di questa pianta sono principalmente la pesca a strascico effettuata su bassi fondali ossia troppo vicina alla costa, i sempre più frequenti ancoraggi di imbarcazioni da diporto, il ripascimento delle spiagge che determina un aumento massiccio della velocità di sedimentazione che riesce cosi a soffocare la pianta cosi come le discariche a mare e i terrapieni e la conseguente diminuzione della trasparenza dell’acqua, lo sversamento di acque non trattate in mare.

Quando le praterie di Posidonia Oceanica regrediscono, lo spazio che queste lasciano libero viene occupato da specie vegetali (es. alghe o altre fanerogame più piccole) con modalità riproduttive diverse e più veloci, questo apparentemente non sembrerebbe essere un grosso problema, ma in realtà lo è: le praterie, come già accennato, esercitano una potente azione frenante del moto ondoso, questa azione protegge le nostre coste da fenomeni erosivi, essendo poi la Posidonia Oceanica una pianta superiore ricca di foglie con ampia superficie fotosintetizzatrice, ha una produzione di ossigeno di circa 14 litri per m2, essendo queste spesso molto estese le si può cosi considerare come un polmone e un serbatoio di energia per tutta la nostra fascia costiera.