Il risveglio dell'Europa: le crociate e i movimenti ereticali

Quando i Turchi occuparono la Terra Santa, il papa Urbano II chiamò i cristiani a combattere e organizzò la prima crociata.

Molti vi parteciparono sperando di conquistare il paradiso; altri desideravano, invece, cercare fortuna o accrescere le loro ricchezze.

I luoghi santi rimasero ai Turchi; ma le crociate permisero lo sviluppo dei commerci e dell' economia: le repubbliche marinare, infatti, conquistarono porti in Oriente e crebbe la produzione artigianale, soprattutto quella legata alle armi.

La crisi della potenza araba 

La ripresa dell'economia europea dopo l'anno Mille coincise con importanti mutamenti politici, alcuni dei quali ebbero luogo in paesi dove gli Arabi avevano affermato il loro dominio.

Dopo secoli di conquiste e di espansione, infatti, la potenza degli Arabi si era indebolita, anche per le divisioni e le rivalità che si erano formate alloro interno.

Di questo indebolimento approfittarono altri popoli per conquistare o riconquistare territori in Spagna, in Sicilia, in Sardegna.

La Spagna non era mai stata completamente assoggettata agli Arabi.

Alcuni piccoli territori a nord erano rimasti cristiani e il santuario di San Giacomo a Compostella era meta, ogni anno, di pellegrinaggi di numerosi fedeli.

Per questo motivo, i re cristiani tentarono di sottrarre al dominio arabo il resto della Spagna (la reconquista).

Parecchie città, tra cui Siviglia e Toledo, furono prese dai combattenti cristiani, guidati da Rodrigo Diaz de Bivar detto "el Cid", eroe di romanzi e poemi epici spagnoli scritti nei secoli successivi.

Nell'XI secolo gli Arabi persero anche la Sicilia. In questo caso la riconquista fu opera dei Normanni, provenienti dalla Norvegia, che già nel 1016 si erano insediati in Calabria.

Il loro capo Roberto il Guiscardo (cioè l'astuto) si dichiarò vassallo del pontefice, venendo da questi nominato, nel 1059, duca di Puglia e di Calabria.

Nel 1061 il fratello di Roberto, Ruggero d'Altavilla, sbarcò a Messina e sottrasse l'isola agli Arabi. Poi, con l'appoggio del papa, assunse il titolo di conte di Sicilia (1086).

In seguito i possedimenti italiani dei Normanni furono unificati e nel 1130 la Chiesa di Roma riconobbe Ruggero II re di Puglia e di Sicilia.

Approfittò della crisi della potenza araba anche un popolo nomade che proveniva dall'Asia Centrale: i Turchi Selgiuchidi. Essi invasero e conquistarono i regni arabi d'Oriente, impadronendosi delle città di Baghdad, Gerusalemme e Damasco. Convertiti alla religione musulmana, i Turchi furono assai più ostili verso il mondo cristiano di quanto lo fossero stati gli ultimi califfi arabi. Così, le condizioni dei cristiani che vivevano in Oriente divennero in breve tempo molto più difficili, mentre i pellegrini diretti a Gerusalemme cominciarono a essere sistematicamente assaliti e depredati.

I Normanni in Inghilterra e l'origine del parlamento

Negli stessi anni in cui i Normanni conquistarono l'Italia meridionale, un altro loro capo, Guglielmo, detto poi "il Conquistatore", partiva dalla Normandia alla volta dell'Inghilterra con un esercito di 50.000 uomini. Presso la località di Hastings gli invasori si scontrarono con gli Anglosassoni, che da secoli occupavano l'isola, e li sconfissero (1066). In pochi anni i Normanni riuscirono a costruire un solido regno, che non avrebbe più conosciuto altre invasioni.

Anglosassoni e Normanni si fusero e diedero vita a una cultura e a una società che distinsero ben presto l'Inghilterra dal resto d'Europa.
Poco dopo la conquista Guglielmo iniziò una grandiosa opera di carattere amministrativo e finanziario: la compilazione di un grande libro del catasto (Domesday book), una raccolta di documenti, mappe, tabelle relative alle proprietà terriere del paese, che era uno strumento fondamentale per far pagare le tasse. Quanto all'organizzazione politica dello Stato, i sovrani normanni governarono appoggiandosi a un'assemblea di nobili, ecclesiastici e feudatari. Col passar del tempo questa assemblea dette origine a un vero e proprio parlamento, un'istituzione cioè in grado di prendere decisioni che perfino il sovrano era costretto ad accettare.

Un fatto decisivo per questa evoluzione fu la concessione, nel 1215, della cosiddetta Magna Charta Libertatum (la Grande Carta delle Libertà).

Con questo documento il re Giovanni, detto "senza Terra", di fronte a un'assemblea composta da nobili, ecclesiastici e anche da rappresentanti delle città, accettava di non imporre tasse senza il consenso dell'assemblea stessa e così pure di non fare arrestare arbitrariamente nessuno.

Sempre in base alla Magna Charta, per garantire agli accusati un giusto processo, vennero istituite le giurie: un suddito non poteva essere giudicato da un giudice nominato dal re o dal feudatario, ma solo da un gruppo di giurati che siano suoi pari. I principi affermati nella Magna Charta sono di enorme importanza per tutta la civilizzazione occidentale.

Alcuni storici considerano questo fondamentale documento come la prima costituzione della storia e individuano l'origine dei moderni parlamenti nelle assemblee medievali inglesi.

Questa interpretazione è in parte corretta.

Non bisogna dimenticare, però, che la Magna Charta e le assemblee dell'Inghilterra medievale miravano soprattutto a garantire i diritti dei nobili, dei proprietari e, in parte, degli abitanti delle città.

Rimaneva quindi senza garanzie buona parte del popolo. Tuttavia è anche importante ricordare che la Magna Charta affermò un principio fondamentale: anche il sovrano è sottoposto alla legge e le sue azioni devono essere autorizzate e controllate da un parlamento.

DOCUMENTO: DALLA MAGNA CHARTA

Diamo qui di seguito alcuni articoli del testo definitivo della Magna Charta, risalente al 1225.

Abbiamo, in primo luogo, accordato a Dio e confermato con la presente carta, per noi e i nostri eredi in perpetuità, che la Chiesa d'Inghilterra sia libera, abbia integri i suoi diritti e le sue libertà non lese [...]. Abbiamo anche accordato a tutti gli uomini liberi del nostro regno, per noi e i nostri eredi in perpetuo, tutte le libertà specificate qui sotto [...].
La città di Londra godrà di tutte le sue antiche libertà e libere consuetudini. Noi vogliamo anche che tutte le altre città, borghi e villaggi, i baroni dei cinque porti e tutti i porti godano di tutte le loro libertà e li bere consuetudini.
Nessuno è costretto a un servizio più oneroso di quel che non debba il suo feudo militare od ogni altra libera dipendenza. [...]
Un uomo libero non potrà essere colpito da ammenda per un piccolo delitto che proporzionatamente a questo delitto; non potrà esserlo per un grande delitto che proporzionatamente alla gravità di questo delitto, ma senza perdere il feudo. Ugualmente sarà per i mercanti ai quali si lascerà il loro negozio. I villici dei signori altri da noi stessi saranno nello stesso modo colpiti da ammenda, senza perdere i loro strumenti di lavoro, e ognuna di queste ammende sarà imposta dietro giuramento di uomini probi e a ciò legalmente idonei del vicinato.
I conti e i baroni non potranno essere colpiti da ammenda che dai loro pari, e proporzionalmente al delitto commesso.
Nessuna persona ecclesiastica sarà colpita da ammenda secondo il valore del suo beneficio ecclesiastico, ma secondo la dipendenza del suo feudo laico e l'importanza del suo delitto. [...]
Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato, spossessato della sua dipendenza, della sua libertà o libere usanze, messo fuori della legge, esiliato, molestato in nessuna maniera, e noi non metteremo né faremo mettere la mano su di lui, se non in virtù di un giudizio legale dei suoi pari e secondo la legge del paese.
Noi non venderemo, né rifiuteremo o differiremo a nessuno il diritto o la giustizia.
Tutti i mercanti potranno, se non ne avranno anteriormente ricevuto pubblico divieto, liberamente e in tutta sicurezza uscire dall'Inghilterra e rientrarvi, soggiornarvi e viaggiarvi, sia per terra che per mare, per comprare e per vendere, seguendo le antiche e buone consuetudini, e non sarà possibile imporre su di loro alcuna esazione indebita, eccettuato in tempo di guerra o qualora essi appartenessero a una nazione in guerra con noi.

In Italia si affermano le repubbliche marinare

In Italia la ripresa economica e sociale della vita cittadina ebbe luogo in un primo momento nelle città situate sul mare o a esso vicine, che furono favorite dalla loro posizione. Infatti, dal momento che i trasporti via terra erano difficili, lenti e malsicuri, le città costiere iniziarono a sviluppare il commercio marittimo, avvantaggiate dalla diffusione di, nuovi mezzi tecnici provenienti probabilmente dall'Oriente: fra questi la bussola e il timone fisso, stabilmente collegato allo scafo, che sostituì il vecchio timone a remi.

Venezia, Amalfi, Pisa e Genova offrivano alle regioni prive di sbocco sul mare pesce, sale, merci e mezzi di trasporto per i pellegrini e i mercanti, e ricevevano in cambio prodotti dell' agricoltura e dell' allevamento.
Queste città (che sono conosciute come repubbliche marinare) erano libere e si governavano autonomamente; possedevano vere e proprie flotte per il commercio marittimo con l'Oriente e con l'Africa e combattevano per proteggere i loro traffici.
Dopo il Mille iniziarono a controllare gran parte dei commerci nel Mediterraneo, togliendo sempre maggiore spazio a Bizantini e Arabi. Genova e Pisa, dopo aver stretto un'alleanza, attaccarono e sconfissero i Saraceni conquistando la Corsica e la Sardegna (1016) e assicurandosi così il pieno controllo del mare Tirreno.

Ideali e interessi danno vita alle crociate

Nel frattempo la Chiesa di Costantinopoli si era definitivamente separata da quella di Roma. Lo scisma d'Oriente (1054) si verificò dopo secoli di discordie e di litigi sempre più aspri, anche a causa dello stretto legame politico della Chiesa orientale con l'impero bizantino. Da quel momento il cattolicesimo occidentale si differenziò dal cristianesimo orientale, detto ortodosso o greco-ortodosso. Nonostante questa frattura, quando l'impero bizantino fu minacciato dai Turchi chiese aiuto all'Occidente. Il papa Urbano II decise d'intervenire per due motivi: perché appariva necessaria la riconquista dei luoghi santi della cristianità, dopo le persecuzioni inflitte ai cristiani, e perché l'intervento in soccorso della Chiesa d'Oriente poteva portare alla riunificazione del mondo cristiano.

Le crociate

Nel 1095 Urbano II proclamò una crociata, invitò cioè tutti i cristiani, sovrani e nobili, soldati e popolani a combattere insieme sotto l'insegna della croce per liberare Gerusalemme e il Santo Sepolcro di Cristo. Furono moltissimi i volontari che parteciparono alla spedizione militare, spinti sia da un grande ideale di fede sia da concreti motivi di interesse economico.
C'erano nobili senza terra e cavalieri che speravano di conquistare feudi e terre, mercanti interessati ai commerci con l'Oriente, awenturieri in cerca di ricchezze, contadini e servi che speravano in una vita meno misera. Tutti avevano una croce dipinta sugli abiti o sugli scudi e per questo vennero chiamati crociati.
Guidata da un grande feudatario, Goffredo di Buglione, la prima crociata portò alla conquista di Gerusalemme (1099) e di tutta la costa, dalla Palestina fino al Libano. Qui furono fondati molti regni cristiani, che vennero assegnati ai maggiori condottieri crociati e organizzati come regni feudali. La loro vita, però, durò circa un secolo e la stessa Gerusalemme fu ripresa dai Turchi.

Le successive crociate non ebbero successo: Gerusalemme rimase così nelle mani dei musulmani, salvo che per un breve periodo e in virtù di un accordo diplomatico stipulato dall'imperatore Federico II (1194-1250). Merita di essere ricordata, fra le sette crociate che furono organizzate tra il 1095 e il 1270, la terza, cui parteciparono ben tre sovrani: l'imperatore Federico Barbarossa, che morì nel corso della crociata, il re di Francia Filippo Augusto e il re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone.
D'altra parte, gli ideali che avevano motivato le crociate lasciarono sempre maggiore spazio a più concreti interessi materiali. Le repubbliche marinare si servirono delle crociate per fondare porti e colonie commerciali in Oriente, e Venezia deviò addirittura la quarta crociata verso Costantinopoli, che venne saccheggiata e costretta a rinunciare ai propri commerci con l'Oriente a favore dei veneziani (1204.
Nonostante il desiderio dei pontefici di Roma di riunificarle, le due Chiese, cattolica e ortodossa, rimasero separate.

DOCUMENTO: I TURCHI A GERUSALEMME

Per lungo tempo Gerusalemme e i luoghi santi verranno contesi, con alterna fortuna, da cristiani e musulmani. Nel documento che segue si spiega come, nel 1187, Gerusalemme cadde nuovamente nelle mani degli "infedeli". Nell' anno del Signore 1187, nel mese di luglio Gerusalemme fu conquistata da Saladino [Salah addin Yusuf ibn Ayyub (1138-93), sultano d'Egitto, Siria e Mesopotamia, capo riconosciuto dei Turchi selgiuchidi] e la patria del Signore fu occupata dagli infedeli. Causa di questa invasione fu la discordia dei cristiani. [...]
L'occupazione avvenne in questo modo: entrato nel territorio dei cristiani, Saladino cominciò con l'assediare Tiberiade [città della Galilea, sulla riva del lago omonimo]. Ecco un segno preannunciante la prossima disfatta: mentre in quella stessa notte sotto la tenda del patriarca si recitava la lettura del mattutino [preghiera che si recita durante la notte], capitò il brano che raccontava dell'arca dell'alleanza catturata dai Filistei. Al mattino si combatte. Il conte di Tripoli si dà alla fuga. Il re, la santa Croce, e altri baroni, tutti insieme con la truppa, vengono presi; l' esercito dei cristiani viene sopraffatto. Tiberiade viene presa. [...] E successivamente anche Acri, Sidone, Beirut e Biblo vengono prese.

Conseguenze positive e negative delle crociate

Dal punto di vista religioso e militare le crociate rappresentarono, tutto sommato, un fallimento: immense risorse e moltissime vite umane furono sacrificate per risultati modesti e temporanei; la sincera fede di molti crociati fu spesso strumentalizzata e messa al servizio di interessi economici di tutt' altro genere; i rapporti tra cattolici e ortodossi e fra cristiani e musulmani si ruppero in modo irreparabile.

Sotto l'aspetto economico esse ebbero invece conseguenze importanti. Per le repubbliche marinare italiane in modo particolare, ma anche per altre città, come Barcellona in Spagna, le crociate favorirono un forte sviluppo dei commerci marittimi. Chi ebbe il maggior beneficio fu Venezia, che conquistò porti e basi commerciali in Grecia, nelle isole dell'Egeo, persino a Costantinopoli, e affermò da questo momento il suo indiscusso primato nei traffici con l'Oriente.

Rifiorì tutta la vita economica del tempo. Si svilupparono le costruzioni navali e aumentò la produzione di armi. Fabbri e artigiani lavorarono incessantemente per costruire spade e corazze, scudi ed elmi, persino ferri da cavallo. Lo sviluppo del commercio, dell'artigianato e in genere delle manifatture ridusse l'importanza, come ceto sociale, dei nobili guerrieri e dei proprietari terrieri.
Infine, il contatto con Arabi e Bizantini portò a un arricchimento della cultura europea. Tornando in Europa, crociati e mercanti portarono con sé testi greci e arabi di filosofia, medicina, chimica, matematica, astronomia.

L'attacco della Chiesa contro i movimenti ereticali

Accanto alla lotta contro i musulmani, la Chiesa sostenne anche quella contro le eresie. Eresia è un termine greco che significava in origine "scelta": scelta di un' idea, di una fazione politica, di una credenza religiosa. Con l'affermarsi della Chiesa di Roma e della sua dottrina, fu chiamata eresia ogni interpretazione delle Sacre Scritture diversa da quella proposta dalla Chiesa. I movimenti eretici non si limitavano, però, alla libera interpretazione dei testi sacri. Spesso protestavano contro la corruzione di molti ecclesiastici e il loro attaccamento al potere e al lusso e sostenevano la necessità di condurre una vita onesta e pura, distaccata dai beni terreni. Alcuni proclamavano che la fratellanza fra gli uomini e l'uguaglianza di fronte a Dio dovevano rispecchiarsi nell'uguaglianza anche su questa terra.

In Francia fu particolarmente significativa la presenza dei perfetti, o catari (parola che in greco significa "puri"). Il loro stesso nome dimostra che essi ritenevano di essere gli unici veri credenti. La loro particolare religiosità li portava a una vita rigidissima: rifiutavano il matrimonio, l'amore tra uomo e donna, le ricchezze e i beni terreni; contrastavano ogni forma di autorità civile e religiosa e proclamavano che solo con la povertà e la preghiera si sarebbe potuto conquistare il paradiso.

Contro i catari, chiamati anche albigesi (dalla città di Albi, in Francia, dove erano particolarmente numerosi), il papa e il re di Francia inviarono una spedizione armata, che fu addirittura definita "crociata". Dopo una durissima lotta, i catari vennero sconfitti e massacrati (1229).
Diversa fu la sorte dell' altra eresia diffusa in Francia: quella predicata da Pietro Valdo, un mercante di Lione, che donò ai poveri i propri averi e condannò la venalità e la corruzione della Chiesa (1176). Egli sottolineava i valori dell'onestà, dell'autentica fede e della libera convinzione religiosa. Ogni credente, purché virtuoso, poteva leggere il Vangelo e amministrare i sacramenti. Anche i valdesi furono perseguitati e spesso uccisi. Crearono però comunità che sopravvissero, si svilupparono e, molto più tardi, ottennero il riconoscimento della libertà di culto. La Chiesa valdese è presente ancora oggi nel nostro paese e in Francia.

La repressione delle eresie: il tribunale dell'Inquisizione

Contro le eresie la Chiesa costituì il tribunale dell' Inquisizione. Esso operò in diversi Stati ricercando gli eretici che, se condannati, venivano poi affidati all' autorità civile perché eseguisse la sentenza (il carcere o la pena di morte).
Perché sia la Chiesa che gli Stati combatterono così duramente le eresie? Oggi la libertà di religione è uno dei capisaldi della cultura e della legislazione di tutti i paesi civili. Per molto tempo, tuttavia, non fu così: l'intolleranza fu la regola e la tolleranza l'eccezione. Perseguitando gli eretici la Chiesa intendeva difendere la propria unità e il proprio potere religioso e politico, necessari per contrastare il potere di sovrani e imperatori. Inoltre intendeva far valere il principio secondo cui, se anche esistono uomini di Chiesa indegni, ciò non rende indegna la Chiesa.

Gli Stati, a loro volta, accettavano senza alcuna opposizione le decisioni dei tribunali ecclesiastici per mantenere i loro buoni rapporti con la Chiesa. Inoltre, perseguitando le eresie, difendevano la loro stessa autorità, che molti eretici mettevano in discussione con teorie favorevoli all' uguaglianza e alla povertà.

Nuovi ordini religiosi per il rinnovamento della Chiesa

Non tutti coloro che criticavano la Chiesa per il suo attaccamento al potere e alle cose del mondo percorsero la strada dell' eresia. Al contrario, vi furono alcuni eccezionali personaggi che, pur rimanendo all'interno della Chiesa, agirono per riformarla e fondarono nuovi ordini religiosi, che ebbero grande diffusione.
Due in particolare furono i nuovi ordini che si imposero in tutta Europa: l'ordine domenicano dei frati predicatori, fondato dallo spagnolo san Domenico di Guzman (1215), e quello francescano dei frati minori, fondato da san Francesco d'Assisi (1223).

Quest'ultimo, che era figlio di ricchi mercanti, si spogliò di tutti i suoi averi per seguire la missione che si era proposto: riportare la Chiesa alla povertà, all'umiltà e alla purezza dei primi discepo1i di Cristo.
Nei secoli seguenti questi ordini ebbero un successo straordinario e rappresentarono un notevole rinnovamento nella Chiesa cattolica. Ambedue furono caratterizzati da una rigorosa moralità, da una stretta osservanza del voto di povertà e nello stesso tempo da un atteggiamento di assoluta obbedienza verso la Chiesa e il pontefice. Furono detti ordini mendicanti, poiché scelsero di vivere della sola carità dei fedeli. I domenicani divennero famosi per i loro studi e diedero alla Chiesa due grandi figure: Alberto Magno e il filosofo Tommaso d'Aquino. Essi inoltre si occuparono di propagandare la fede cattolica presso gli eretici e controllarono il tribunale dell'Inquisizione. I francescani ebbero invece come caratteristiche l'umiltà, la semplicità, la disponibilità a servire il prossimo con assoluta carità e dedizione. Essi si dedicarono in particolare all' assistenza dei poveri e dei malati, oltre che alla predicazione agli strati più umili della popolazione.
Attivissimi furono inoltre entrambi gli ordini nelle missioni in terre lontane. Lo stesso san Francesco era stato in Terra Santa e, più tardi, francescani e domenicani operarono dal Marocco alla Tunisia, sino alla Persia, all'India e alla Cina.

DOCUMENTO: LE REGOLE DI SAN FRANCESCO

Quello che segue è un brano tratto dalle Regule di san Francesco, in cui il frate di Assisi detta i suoi precetti di povertà e di umiltà.

Nessun frate assolutamente non prenda, non riceva né faccia ricevere denaro, né per bisogno di abiti o di libri o per mercede di alcuno lavoro, anzi in nessun caso, se non per evidente necessità di frati infermi, perché non dobbiamo trovare né credere vi sia nel denaro una abilità maggiore di quella delle pietre. Quelli che lo ricercano o lo stimano migliore delle pietre sono coloro che il diavolo vuole accecare. Quindi guardiamoci, dal momento che abbiamo tutto abbandonato, di non perdere per così poco il regno dei cieli. E se in qualche posto troveremo denaro, non curiamo cene, come non ci prendiamo cura delle polveri che calpestiamo con i nostri piedi, perché è "vanità delle vanità, e tutto è vanità".