Antonio de Curtis - Totò
Napoli15 febbraio 1898 - Roma 15 aprile 1967

Nato a Napoli nel popolare rione Sanità, figlio di Anna Clemente e del marchese Giuseppe De Curtis, che lo riconoscerà legalmente solo nel 1921 (dopo il matrimonio con Anna), dimostrò fin da giovanissimo le sue doti d'attore, esibendosi, in piccoli teatri, nelle macchiette di Gustavo de Marco, con lo pseudonimo di Clerment.

Allo scoppio del Primo Conflitto Mondiale, preso dall'entusiasmo, partì volontario al fronte, ma, scoperta la destinazione del proprio battaglione (la Francia), finse un attacco epilettico e rimase in Italia; riprese a recitare nel 1918, in un primo tempo a Napoli, al Teatro Nuovo, e, dal 1922, a Roma, dove si esibì con successo al Teatro Umberto I.

Nel 1927, Totò entrò a far parte della compagnia di Achille Maresca, la cui prima donna era la celebre Isa Bluette, e, intorno al 1930, costituì una propria compagnia di rivista, con la quale girò per tutta Italia, ottenendo ovunque un notevole successo di pubblico.

Nel 1933, nata la figlia Liliana dall'unione con Diana Bandini Rogliani, che sposerà due anni dopo, scoprì l'origine bizantina della famiglia ed i relativi titoli nobiliari (più tardi riconosciuti dal tribunale di Napoli), grazie ai numerosi documenti a riguardo, ritrovati nel castello di proprietà della famiglia, a Somma Vesuviana, presso Napoli.

Il 1935 fu l'anno dell'esordio di Totò nel Cinema; girò infatti il suo primo film dal titolo Fermo con le mani, ma non lasciò la sua compagnia, con la quale continuò a portare la rivista in tutta Italia.

Divorziato dalla moglie (1939), con la quale continuerà a convivere fino al 1950, girò il film San Giovanni decollato e, nonostante la guerra e la censura imposta dal regime fascista, continuò a recitare in teatro (portò in scena: nel 1940 Quando meno te l’aspetti; Volumineide, nel 1942; nel 1944 Che ti sei messo in testa? e Con un palmo di naso, C’era una volta il mondo nel 1947 e Bada che ti mangio, nel 1949), facendo i salti mortali per essere divertente ed ironico nello stesso tempo.

La cosa non gli riuscì sempre, infatti, a causa di un copione troppo audace, (per la censura), fu costretto a fuggire insieme a Eduardo e Peppino De Filippo, anch'essi ricercati per lo stesso motivo.

Arrivata la liberazione, Totò riprese con successo la carriera cinematografica; nel 1947, girò infatti, per la regia di Mario Mattioli, il film I due orfanelli, nel 1948 Fifa e arena, sempre per Mattoli; l'anno successivo, per la regia di Bragalia girò il film Totò le Moko; Totò cerca casa, diretto da Mario Monicelli e Steno nel 1949, e Napoli milionaria di Eduardo De Filippo nel 1950. Nello stesso anno, ricevette il premio Maschera d'argento; nell'anno successivo, invece, ebbe il Nastro d'argento per il film di Mario Monicelli Guardie e Ladri e compose, tra le altre, la canzone Malafemmena, ispiratagli, pare, dall'ex moglie.

Nel 1952, girò il film Totò a colori e si innamorò della giovane attrice Franca Faldini, che sarà la sua compagna fino alla morte.

Nel 1956, tornato a recitare in teatro, con A prescindere, per la compagnia Nelli e Mangini, contrasse una broncopolmonite virale, causa di una grave emorragia all'occhio destro, l'unico in grado di vedere, dato che il sinistro era cieco da venti anni per il distacco della retina. Costretto a cambiare abitudini di vita, per la semicecità (vedeva solo ombre), il grande attore continuò comunque a recitare; fu infatti protagonista di numerosi film, tra i quali I soliti ignoti, regia di Mario Monicelli, Signori si nasce, diretto da Mario Mattoli nel 1960, Totò Diabolicus, nel 1962, per la regia di Steno, La Mandragola, di Alberto Lattuada, per il quale ottenne il Nastro d'Argento, il Globo d'oro dei critici stranieri in Italia ed un premio speciale al Festival di Cannes, ed infine, nel 1966, Uccellacci e uccellini, diretto da Pierpaolo Pasolini.

Nel 1967, malfermo in salute, l'attore propose, in televisione, il programma Tutto Totò e cominciò le riprese del film di Nanni Loy Il padre di famiglia, ma, a causa un attacco cardiaco, morì il 15 aprile dello stesso anno.

Totò (di cui ci resta anche la raccolta di poesie A livella), che in vita fu poco amato dalla critica, venne successivamente rivalutato ed oggi è considerato un genio della cinematografia italiana.