La Civiltà Araba

Tra i precetti indicati dal Corano, il libro sacro della religione musulmana, vi è quello della diffusione della parola di Allah.

Questa può anche avvenire attraverso la guerra, "santa" proprio perché il suo scopo è la conversione dell'infedele, e quindi, qualora i non credenti vi si oppongano, anche attraverso lo spargimento di sangue. 

Un nuovo popolo tra il deserto e il mare

Nel corso del VII secolo, mentre in Italia si insediavano i Longobardi, ebbe inizio nella penisola arabica la straordinaria espansione militare e religiosa di un nuovo popolo: gli Arabi.

Già noti ai Romani come popolo di pastori e di carovanieri che trasportavano le merci attraverso il deserto, ma anche come predoni che assalivano mercanti e viaggiatori, erano divisi in tribù sedentarie (stanziate nel sud della penisola arabica o lungo la costa, in città come La Mecca o Medina) e in tribù nomadi.

Queste ultime si muovevano al centro della regione, occupando le oasi esistenti nel deserto.

Più a nord, verso la Siria e al confine con l'impero persiano, si erano formati alcuni piccoli regni arabi che erano entrati in contatto con il mondo romano, tanto che nel III secolo l'arabo Filippo era divenuto imperatore.

Nei secoli successivi gli Arabi erano rimasti piuttosto isolati, chiusi come erano tra l'impero bizantino da una parte e quello persiano dall'altra. T

uttavia molte tribù di eduini avevano continuato a mantenere rapporti commerciali e culturali con gli Ebrei e i cristiani, e alcuni elementi di entrambe le religioni avevano influenzato il mondo arabo.

La predicazione di Maometto

Le tribù arabe erano indipendenti l'una dall'altra: avevano in comune solo la lingua e la religione, una religione molto semplice e con molte divinità (politeista). Il più importante tempio (la Kaaba) si trovava a La Mecca, dove si adorava una pietra sacra, forse un frammento di meteorite, di colore nero.

Nel 610 Maometto, un mercante, iniziò a predicare una nuova religione.

Egli sosteneva l'esistenza di un unico dio, Allah, del quale Mosè e Gesù erano stati semplici profeti, incaricati di annunciare il suo regno. Maometto si presentava come l'ultimo profeta di Allah, incaricato di predicare la sua legge in forma definitiva e immutabile.

Tutti gli uomini erano uguali di fronte ad Allah e tutti dovevano sottomettersi totalmente al suo volere.

Islam fu il nome della nuova fede; il termine musulmano, utilizzato dai Bizantini per indicare i seguaci della nuova fede, fu poi adottato in Occidente, per cui si parla di religione islamica o musulmana.

Al popolo arabo, unificato dalla fede in Allah, fu affidato il compito di accogliere per primo la predicazione di Maometto e di diffondere presso gli altri popoli la nuova religione.

I fedeli di Allah dovevano convertire a ogni costo gli infedeli, se necessario anche con la forza delle armi.

Uno dei doveri fondamentali del musulmano era quindi la guerra santa, cioè la guerra contro gli infedeli in nome di Allah.

Chiunque avesse perso la vita durante la guerra santa, sarebbe entrato nel paradiso dei fedeli, ricco di ogni delizia.

La predicazione di Maometto venne raccolta in un libro, il Corano (dall'arabo qur'an ="lettura sacra").

Esso contiene i principi fondamentali della religione, gli obblighi dei fedeli, ma stabilisce anche norme di legge e costumi di vita.

Oltre a credere in Allah e a seguire i precetti del Corano, il fedele musulmano ha anche cinque doveri fondamentali:

professare la sua fede in Allah unico Dio, secondo la formula: "non vi è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è iol suo profeta";

pregare cinque volte al giorno rivolgendosi verso la Mecca;

fare l'elemosina (zakat) ai poveri; questa col tempo divenne una sorta di tassa a cui ogni fedele musulmano era sottoposto;

digiunare dall'alba al tramonto durante il mese ramadan (nel calendario islamico è il nono mese dell'anno);

recarsi in pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.

Maometto tuttavia non creò una Chiesa con un proprio ordinamento gerarchico e sacerdoti incaricati di mantenere viva la fede: nell'Islam non esistevano sacramenti (a differenza della religione cristiana) e ogni credente era libero di professare la propria fede in Allah senza altri obblighi o doveri.

UN LIBRO SACRO: IL CORANO

Il libro sacro della religione islamica è il Corano. Esso è formato da 114 capitoli detti sure, composte a loro volta da versetti. Fu scritto in un'originale prosa ritmata e cantilenante per facilitarne l'apprendimento a memoria. Infatti presso il popolo arabo pochissimi sapevano leggere e scrivere. Lo stesso Maometto, quando l'arcangelo Gabriele, per volere di Allah, gli consegnò il Corano, invitandolo a leggere, rispose: "Non so leggere".

Così il Corano divenne il vocabolario dei poveri, quasi un libro musicale, fatto per essere recitato e ripetuto ad alta voce. Oltre a numerose preghiere e inni ad Allah, il Corano contiene molte norme e indicazioni di carattere giuridico e civile: per esempio, sul matrimonio, la famiglia, i figli, la schiavitù, il commercio, i prestiti in denaro, le tasse. Primo dovere del fedele islamico è la fede in Allah e nel suo messaggio, ovvero nel Corano, come afferma la quarta sura.
0 voi che credete! Credete in Allah e nel suo messaggio e nel Libro che Egli ha rivelato. E chi non crede in Allah e nei suoi angeli e nei suoi libri e nei suoi messaggeri e nell'ultimo giorno certamente ha deviato molto dal retto cammino.
E combattete per la causa di Allah contro coloro che combattono contro di voi [...]. E uccidete tali trasgressori ovunque li incontriate; e cacciateli da ogni luogo. [...]
Uccidi dunque gli idolatri, ovunque li trovi, e prendili prigionieri, e assediali, e attendili in ogni luogo che si presti per un agguato. Ma se si pentono e osservano la preghiera e pagano la tassa, allora lasciali andare liberi.
Ma, soprattutto, il Corano è un libro sacro e riporta i doveri religiosi e i riti di un buon musulmano. Come la preghiera giornaliera (prima sura).
Nel nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso. Ogni lode appartiene ad Allah soltanto, Signore di tutti i mondi. Il Clemente, il Misericordioso. Padrone del Giorno del Giudizio.
Te soltanto noi adoriamo e soltanto da te imploriamo soccorso. Guidaci per il retto sentiero. Il sentiero di coloro ai quali hai elargito i Tuoi favori, di coloro che non sono incorsi nella Tua ira e che non si sono allontanati da Te.

Nel nome dell'Islam l'espansione degli Arabi

Con la sua predicazione Maometto si fece molti nemici. Nel 622 egli fu scacciato da La Mecca e dovette rifugiarsi nella città di Medina. L'anno della sua fuga (ègira; in arabo significa "migrazione", "trasferimento") è considerato dai musulmani l'inizio di una nuova era: da quell'anno infatti gli Arabi fanno iniziare il loro calendario.
In pochi anni Maometto conquistò un larghissimo seguito e ritornò a La Mecca da trionfatore. Grazie al carattere nazionale della nuova religione, gli Arabi trovarono nell'islamismo, che ordinava di diffondere la nuova fede anche a costo della vita, una grande occasione per la loro unità e la loro espansione.
Sotto i quattro successori di Maometto, i califfi, in pochi anni gli Arabi conquistarono la Siria, l'Egitto, la Libia e avanzarono verso la Persia e l'India. Vennero fondate nuove città come Il Cairo e Baghdad.
In poco meno di un secolo gli eserciti arabi si spinsero a occidente, occupando il Nordafrica e la Spagna, e a oriente, sottomettendo la Persia e raggiungendo le rive del fiume Indo. Conquistarono inoltre l'Asia centrale fino ad arrivare a Samarcanda e a Taskent.
L'espansione araba si fermò a metà delI'VIII secolo. A occidente gli Arabi, attraversati i Pirenei, puntarono al centro della Francia, ma vennero sconfitti dall'esercito franco di Carlo Martello a Poitiers nel 732 e ricacciati verso la Spagna.
Furono poi battuti dall'imperatore di Costantinopoli, Leone III, presso Akr_inos nel 739; e pochi anni dopo la flotta araba fu distrutta dai bizantini in una grande battaglia navale. Si creò così un nuovo equilibrio: l'impero bizantino riuscì a conservare le sue posizioni in Asia Minore e nei Balcani, mentre le conquiste arabe si estendevano dalla Spagna all'impero persiano e alla valle dell'Indo. Il mar Mediterraneo divenne teatro delle spedizioni arabe: la Sicilia, la Corsica e le isole Baleari furono conquistate al principio del IX secolo.

L'IMPORTANZA DELLA CITTÀ

Nel suo studio intitolato L'islamismo, lo studioso C. Cahen ha, tra l'altro, riassunto le caratteristiche più importanti che doveva possedere una città araba.
Per gli Arabi, come per i Greci e i Romani, la città è la base del potere. Anche se i loro avi sono stati quasi sempre beduini, i discendenti diventano più facilmente cittadini che paesani; il lavoro della terra è lasciato alle popolazioni assoggettate. Nei confronti di un'Europa nella quale solo alcune città superano i diecimila abitanti, il mondo musulmano possiede un considerevole numero di vere città e alcuni agglomerati giganteschi.
Secondo la concezione musulmana, due cose sono anzitutto necessarie alla costruzione di una città: una grande moschea e dei mercati; naturalmente, quando si tratta di un capoluogo di provincia, occorre un palazzo del governatore. Inoltre, una vera città deve essere fortificata con bastioni e fortezze [...].
Dal punto di vista sociale, la popolazione delle città è composta, in proporzioni variabili, anzitutto da coloro che rappresentano il governo: soldati da una parte, scribi dall'altra, per non parlare, nelle capitali, delle corti [...]. Vengono poi senza che ci sia un taglio netto, artigiani e commercianti di ogni genere, fra i quali si incontrano patrimoni di ogni grandezza, dai più grandi ai più piccoli. Infine ecco la grande massa dei poveri diavoli, che non hanno mezzi di sussistenza stabile e in genere vivono della carità occasionale o dell'appartenenza a una clientela. L'ascesa della borghesia mercantile va di pari passo con quella della classe militare.

Il nuovo impero arabo e le sue divisioni

I grandi successi militari avevano imposto agli Arabi sin dall'inizio un forte governo unitario. A partire dal 661, la dinastia degli Omàyyadi aveva creato un vero e proprio impero militare, ricco e potente, con sede a Damasco. Ma, con l'estendersi delle conquiste, sorsero le prime discordie sia religiose che politiche.
Una nuova dinastia di califfi, gli Abbàsidi, discendenti da Maometto e saliti al potere nel 750, trasferì la capitale a Baghdad, grande centro commerciale fra l'Asia, l'Africa e l'Europa. Altri capi militari si proclamarono indipendenti e fondarono diversi califfati: in Spagna, in Tunisia, in Egitto.

Oltre alla frammentazione politica, il mondo arabo subì anche una scissione religiosa. Dalla maggioranza, detta sunnita, si staccò una setta, detta sciita, che seguì la dottrina di un cugino di Maometto, Ali. Rimase tuttavia unitaria la cultura araba, tanto che l'arabo fu la lingua ufficiale dell'impero conquistato e fece scomparire il greco e il latino.
Poiché per l'islamismo religione e politica, Chiesa e Stato sono la stessa cosa, il Corano divenne per tutti non solo il testo della religione ufficiale, ma anche il testo della legge scritta. Così il diritto musulmano, basato sul Corano, si sostituì al diritto romano.

Un vincitore generoso, un'economia fiorente

Gli Arabi furono combattenti decisi e spietati; ma, ottenuta la vittoria, erano molto tolleranti con chi si sottometteva.

Essi infatti chiedevano ai popoli conquistati unicamente di accettare la nuova religione: se questo avveniva, ai vinti erano concessi gli stessi diritti degli arabi. In questo modo, i vincitori si mescolarono ai vinti senza discriminazioni, formando una società più aperta e libera delle altre di quel tempo.

Anche nell'economia i provvedimenti dei primi dominatori arabi furono spesso saggi ed equilibrati. I califfi infatti favorirono i contadini piccoli proprietari e limitarono le grandi proprietà agricole. Dovunque si diffuse un'agricoltura specializzata, resa più agevole dalle opere di irrigazione, in cui gli Arabi erano abilissimi. Vennero coltivati frutteti, agrumeti, canna da zucchero, palma da dattero, ma anche piante non alimentari come il lino, il cotone e il gelso, pianta questa indispensabile per l'allevamento del baco da seta. Tali prodotti servirono per creare manifatture tessili, che divennero famose anche fuori del mondo arabo.

Anche il commercio ebbe un grande sviluppo: periodiche carovane trasportavano merci e prodotti agricoli per tutto l'impero. Mar Mediterraneo, mar Rosso, oceano Indiano videro le loro acque solcate da flotte mercantili arabe.
La pirateria contro gli "infedeli" ebbe grande sviluppo, e nel IX secolo spedizioni navali arabe giunsero a saccheggiare la stessa Roma, la Liguria, la Provenza, le coste bizantine in Italia e in Grecia.

Gli scambi commerciali con paesi lontani diffusero in Europa molti nuovi prodotti: la canna da zucchero in Sicilia, il riso in Spagna, il cotone in Sicilia e in Africa. Dalla Cina gli arabi appresero la lavorazione della seta e la fabbricazione della carta, che trasmisero poi ai paesi europei.

La cultura araba e l'Occidente

All'inizio delle loro straordinarie conquiste gli Arabi furono ostili alla cultura greca e a quella cristiana. Essi ritenevano che il Corano fosse l'unica fonte di verità. In seguito, tuttavia, essi studiarono accuratamente e utilizzarono gli autori del mondo classico. Filosofi arabi, come Avicenna (980-1037) e Averroè (1126-98), tradussero e adattarono alla loro cultura il pensiero di Aristotele.

Dagli autori greci inoltre essi appresero la geometria, la botanica, la medicina, la geografia. Lo stesso Almagesto, la più importante opera araba di astronomia, non è altro che la traduzione riadattata della classica opera di Tolomeo, il grande geografo di Alessandria d'Egitto.

Tuttavia, in alcuni settori, come l'algebra, la medicina, la botanica o la chimica, furono proprio gli Arabi a dare contributi originali di nuove idee e nuove scoperte, e fu l'Europa occidentale a riceverli e assorbirli da loro.

Nel campo artistico, invece, gli Arabi subirono l'influenza persiana e quella bizantina. In particolare ciò avvenne nel campo dell'architettura, dove predominarono gli archi, gli ornamenti a mosaici e maioliche, le sottili ed eleganti colonne. Tale influenza è visibile ancora oggi in famosi monumenti della civiltà araba in Spagna, come 1' alcázar di Siviglia, l' Alhámbra di Granada, la moschea di Cordova.
Ma il più noto contributo della cultura araba al mondo occidentale è il sistema di numerazione decimale. Esso fu introdotto in Italia e poi nel resto dell'Europa dall'italiano Leonardo Fibonacci alla fine del XII secolo.