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Gli Ebrei e i Fenici

Un piccolo grande popolo

Gli Ebrei erano un piccolo popolo di pastori nomadi, probabilmente originari della Mesopotamia. Erano divisi in tribù, cioè in gruppi tenuti insieme da legami di parentela. Ciascuna tribù obbediva a un patriarca, un capo anziano. Intorno al 2000 a.C., Abramo, con un gruppo, si staccò dalla tribù di suo padre e, fattosi patriarca egli stesso, si stabilì nella terra di Canaan, l’attuale Palestina. Qui gli Ebrei si divisero in dodici tribù, ognuna governata da un giudice, incaricato di far osservare la legge e la religione. Più tardi, spinti e incalzati da altri popoli, essi emigrarono verso l’Egitto (1800 a.C.) e si fermarono nel delta del Nilo per diversi secoli.

Inizialmente furono accolti con favore dagli Egizi e ricevettero terre da coltivare, ma in seguito finirono per essere considerati veri e propri schiavi. Solo verso il 1250 a.C. un grande condottiero ebreo, Mosè, probabilmente allevato presso la corte del faraone, liberò il suo popoìo, al quale diede una nuova legge: i dieci comandamenti, ispirati direttamente da Dio (Jahwéh) e scolpiti su tavole di pietra (le Tavole della Legge). Mosè voleva ricondurre gli Ebrei in Palestina, ma vi riuscì soltanto il suo successore Giosuè, nel 1200 a.C. circa, do po altri lunghi anni di migrazioni e di guerre.

Il regno d’Israele fino alla decadenza

Nella Palestina, che gli Ebrei chiamavano Israele e che consideravano la terra promessa loro da Dio, si erano stabilite anche altre popolazioni. Per molti secoli, quindi, le tribù di Israele furono costrette a combattere, in modo particolare contro il popolo dei Filistei. Nella guerra contro i Filistei, gli Ebrei furono guidati da grandi condottieri, che divennero i primi re di Israele: Saul, Davide e Salomone. Questi ultimi due riunirono le tribù di Israele in un unico Stato, uno Stato forte, potente e ricco. Il re Salomone divenne famoso per la sua saggezza e giustizia. Egli fece costruire nella nuova capitale, Gerusalemme, una grande reggia e uno splendido tempio.

Due regni

Alla morte di Salomone, nessun capo riuscì a imporsi e le tribù si divisero, creando due regni: quello di Israele a nord, con capitale Samaria, e quello di Giuda a sud, con capitale Gerusalemme. Tale divisione segnò l’inizio di un lungo periodo di decadenza. 11 regno di Israele fu invaso dagli Assiri nel 722 a.C. e più tardi (nel 586 a.C.) il regno di Giuda fu occupato dai Babilonesi. Alcune tribù furono condotte schiave a Babilonia e tornarono libere solo dopo che Babilonia fu sconfitta dai Persiani.

Dominazioni straniere e diaspora

Il regno di Israele non venne più ricostituito e il popolo ebraico subì varie dominazioni (quella persiana dal 539, quella macedone dal 332) fino a che, con la distruzione del tempio di Gerusalemme, ordinata dai Romani, che trasformarono il territorio di Israele in provincia (63 a.C.), non si disperse in numerosissime comunità in tutta l’Europa e poi in tutto il mondo (diaspora).

Monotesismo ebraico

Secondo la religione ebraica, Dio ha creato gli uomini a sua somiglianza e li ha resi responsabili delle proprie azioni verso di lui e verso gli altri uomini. Perciò gli uomini vengono giudicati da Dio per la bontà e l’onestà delle loro azioni. Fra il popolo ebraico e il suo Dio esisteva un patto: il popolo avrebbe ubbidito ai comandamenti di Dio ed egli, come un padre, avrebbe dato loro quanto necessario per una vita prospera e felice. Da questo patto nasce l’idea della "Terra promessa", concessa da Dio al suo popolo, il quale, seguendo i dieci comandamenti dati da Dio stesso a Mosè, avrebbe rispettato e rinnovato il patto.

Il sabato e le altre feste

Tra le feste religiose degli Ebrei, quella del sabato era la più importante e commemorava il giorno di riposo preso da Dio dopo la creazione. Il sabato quindi era un giorno di riposo assoluto per tutti, liberi e schiavi. La Pasqua invece coincideva con il ritorno della primavera e ricordava la liberazione dall’Egitto; la Festa dei Tabernacoli (“delle tende o capanne”) era invece la festa della mietitura. Ogni 50 anni si celebrava anche il Giubileo: per la durata di un anno non si lavorava la terra e si raccoglieva soltanto ciò che cresceva spontaneamente nei campi. Inoltre, in virtù delle leggi dell’uguaglianza contenute nelle Tavole della Legge, si liberavano gli schiavi e si ridava il possesso di tutti i beni a coloro che avevano dovuto cederli per debiti.

La Bibbia, il libro del popoìo ebraico

L’intera storia del popoìo ebraico è raccontata nella Bibbia, il libro delle leggi e delle usanze religiose degli Ebrei. Queste leggi e usanze furono raccolte da moltissimi scrittori, i quali raccontarono anche gli avvenimenti di cui erano venuti a conoscenza. Nacque così una delle prime storie del genere umano. Il cristianesimo accolse la Bibbia degli Ebrei (Vecchio Te- stamento) come proprio testo sacro, integrandola con il Nuovo Testamento e diffondendola in tutti i luoghi e i Paesi dove si affermò.

Le civiltà del Vicino Oriente

Due sono gli elementi fondamentali sempre ricordati nella Bibbia: il patto di alleanza fra il popoìo ebraico e il suo Dio, e la fede profonda e illimitata che Dio chiede al suo popoìo. Ogni volta che il popoìo ebraico ha tradito la sua fede, Dio l’ha abbandonato: così la Bibbia spiega le sconfitte di Israele e la perdita dell’indipendenza. Gli ultimi libri della Bibbia sono stati scritti all’epoca della fine della schiavitù in Babilonia. Essi parlano diffusamente di un nuovo patto fra il popoìo e Dio, che manderà un nuovo Messia (cioè un liberatore), come era stato Mosè, per salvare gli Ebrei. Per molti Ebrei tale Messia fu Gesù Cristo. Per la religione ebraica tradizionale, invece, il Messia liberatore deve ancora arrivare. Oggi la religione ebraica è diffusa in 122 paesi e conta quasi 18 milioni di fedeli. Di questi, quasi cinque milioni risiedono nello Stato di Israele.

I Fenici: ambiente geografico ed economia

Intorno al 2000 a.C. una nuova popolazione, proveniente dal golfo Persico, si stabilì a nord della Palestina, lungo la fascia costiera compresa fra il mare e le catene montuose, nella regione dove oggi si trova il Libano. Le pianure, poste fra il mare e i monti, garantivano un buon rendimento delle coltivazioni agricole. La regione inoltre si trovava nel punto di passaggio obbligato fra l’Egitto e l’Asia Minore, fra il mare Mediterraneo e la Mesopotamia, in una posizione geografica molto vantaggiosa per il commercio e i traffici.

I Fenici e il mare

Dapprima i nuovi arrivati vissero di agricoltura, e a questa attività rimase legata la loro religione, con gli dei Ei, il creatore; Baal, il dio delle piogge e delle tempeste; Astarte, la dea delle fertilità. La modesta estensione del territorio costrinse però gli abitanti a sviluppare una nuova economia collegata col mare e le sue risorse. Si iniziò dapprima con la pesca; si continuò con la lavorazione del vetro, ottenuto grazie alla finissima sabbia delle spiagge; poi con lo sfruttamento del mùrice, un mollusco dal quale si ricavava la porpora, sostanza colorante di un bel rosso cupo usata per tingere i tessuti. I prodotti poi venivano messi in commercio e trasportati via mare dai Fenici stessi, che così divennero abili navigatori.

Un popolo di navigatori e di mercanti

I Fenici fondarono sulle loro coste numerose città, le più importanti delle quali furono Sidone, Tiro, Biblo e Berito (l’attuale Beirut, capitale del Libano). Ognuna di esse era indipendente e governata da un proprio re, assistito da un consiglio degli anziani. Troppo deboli militarmente, le città fenicie pagavano ogni anno un tributo ai potenti imperi confinanti (prima l’Egitto, poi gli Assiri) in cambio della loro "protezione" e della libertà dei commerci via mare. Le grandi foreste di cedri della Fenicia fornirono agli abitanti la materia prima per le costruzioni navali. Dapprima furono costruite piccole imbarcazioni per la pesca lungo la costa; più tardi esse furono sostituite da vere e proprie navi, assai robuste, costruite utilizzando i tronchi dei cedri, solidissimi, diritti e lunghi decine di metri. I Fenici migliorarono anche le tecniche di navigazione. Durante il giorno "stimavano" a vista il punto in cui si trovava l’imbarcazione, prendendo come riferimento le diverse caratteristiche della costa; di notte si orientavano osservando le stelle, in particolare la Stella Polare. Per gli approdi perfezionarono l’ancora, costituita non più da una semplice pietra, ma da una barra di legno con un braccio di ferro posto in croce. Il braccio dell’ancora poteva così affondare nella sabbia o incastrarsi fra le rocce del fondo.

Pirati e marinai

Alla metà del V secolo a.C. risale l’opera del primo grande storico greco, Erodoto di Alicarnasso. Leggendo il brano qui riportato, puoi ritrovare molte indicazioni relative alle attività dei Fenici, così come erano conosciute nel mondo antico. Tra l’altro, nota come i Fenici non avessero scrupoli a rapire le donne e a venderle come schiave. "I dotti persiani sostengono che i Fenici, dopo esser giunti dal mare chiamato Eritreo l’attuale mar Rosso ed essersi stanziati in quella regione che ancor oggi abitano, subito si diedero a lunghi viaggi per mare, e trasportando mercanzie egizie e assire giunsero anche ad Argo. E Argo in quel tempo era la più importante città della Grecia. Qui giunti misero in vendita il carico. E qualche giorno dopo, quando avevano già venduto quasi tutto, vennero sulla riva del mare molte donne, e fra esse la figlia del re. Esse, fermatesi presso la poppa della nave, acquistavano alcune merci, quando i Fenici, incitatisi l’un l’altro, si lanciarono su di loro. La maggior parte delle donne riuscì a fuggire, ma la figlia del re e altre furono rapite. E i Fenici, imbarcatele sulla nave, se ne partirono salpando alla volta dell’Egitto."

I Fenici agirono prima come commercianti scambiando i prodotti delle regioni vicine; quindi passarono a vendere anche ciò che loro stessi producevano: porpora, oggetti di vetro lavorato, legname, tessuti. La loro rete commerciale si allargò a tut- to Mediterraneo. Le carovane che viaggiavano per via di terra giungevano invece fi- no ai monti del Caucaso, alla Persia, all’Arabia e talvolta fino all’India.

Colonizzatori

Nei loro commerci i Fenici cercarono inizialmente soprattutto i metalli: li trovarono molto lontano, nella Spagna del Sud, dove fondarono una tra le loro più antiche colonie, Cadice. Per assicurarsi approdi sicuri e, soprattutto, rifornimenti di viveri, i Fenici crearono diverse colonie, poste in località strategiche, tali da controllare passaggi o stretti di mare. Fondarono così: Adrumeto, Cartagine, Utica e Tangeri sulla costa africana; Mozia e Panormo (oggi Palermo) in Sicilia; Nora, Sulcis, Tharros e Caralis (oggi Cagliari) in Sardegna; Malta e Gozo, al centro del Mediterraneo. Queste colonie restarono attive soprattutto sul mare e non si estesero verso l’interno dei rispettivi paesi. Uno di questi centri, Cartagine, fondato verso la fine del IX secolo a.C., raggiunse più tardi una tale ricchezza e potenza, da divenire per lungo tempo rivale della stessa Roma Insieme al commercio i Fenici esercitarono la pirateria. Con le loro navi assalivano e saccheggiavano le imbarcazioni altrui e i villaggi sulle coste. Non solo praticavano la schiavitù, ma soprattutto commerciavano in schiavi, che acquistavano e rivendevano da un Paese all’altro.

L’alfabeto fenicio,una conquista della civiltà

Le necessità pratiche del commercio (come la registrazione delle attività) spinsero i Fenici a cercare un sistema facile di scrittura. In seguito ai loro numerosi contatti con genti diverse, essi si resero conto che un certo numero di suoni erano comuni a tutte le lingue. Raggrupparono perciò 22 suoni, e li trascrissero con linee semplici da tracciare e da ricordare. Questi segni, opportunamente combinati, davano luogo a un numero infinito di parole.

L’alfabeto fenicio originario comprendeva solo le consonanti; i Greci, più tardi, lo accolsero e lo modificarono, inserendovi le vocali. Dai Greci passò quindi ai Romani, presso i quali subì altri cambiamenti, soprattutto nel disegno delle varie lettere.