La Rivoluzione Agricola

Fin dal primo ventennio del '700 era aumentata la superficie della terra coltivata grazie:

- al prosciugamento di paludi

- all'opera di dissodamento dei vecchi e squallidi pascoli comuni.

Il grano entrava per il 38% nella composizione del pane consumato dall'intera popolazione e la coltura del navone permetteva di allevare un maggior numero di capi di bestiame, i quali, venivano meglio accuditi grazie all'abbandono delle tecniche di allevamento a mandrie libere sui pascoli, che furono sostituite dall'abitudine di radunare il bestiame in stalle dove poteva essere meglio accudito e quindi mantenuto sano; nello stesso tempo si poteva raccogliere il letame necessario alla concimazione dei campi.

Le terre cerealicole, fra le migliori in Inghilterra, erano ancora per la maggior parte non recinte. In altre zone numerosi rimanevano i campi aperti che continuavano ad essere lavorati secondo il piano prestabilito per l'intera comunit e che, non appena portato via il frumento, venivano lasciati a pascolo per il bestiame del villaggio che mangiava broccoli e trifoglio.

Campi di stoppie e sterpeti erano stati trasformati in pascoli buoni per l'allevamento di più di mezzo milione di pecore.

LE ENCLOSURES

Il movimento delle enclosures e la nuova divisione della proprietà rurale non costituivano gli unici aspetti dei numerosi mutamenti che si andavano producendo nelle campagne, ma erano certo i più significativi.

Già mezzo milione di acri furono recintati entro i primi decenni del '600. In soli sessanta anni altri 230 mila acri furono interessati dagli enclosures acts, e nel successivo cinquantennio una vera ondata di decreti di recinzione, circa duemila, avrebbe diviso con siepi o muri di pietra una superficie pari a sette volte tanto.

I PROPRIETARI TERRIERI

Tra il 1680 e il 1740 compravano la terra solo coloro che avevano prestigio sociale e potenza politica. Tra di essi alcuni grossi commercianti (molti dei quali erano già connessi con la pubblica amministrazione) o dei giudici, che desideravano raggiungere quel rango sociale cui si poteva aspirare solo se possedevano delle terre.

Comperavano un appezzamento di terra senza scegliere la regione, poi si allargavano acquistando la terra di qualcuno dei gentiluomini di campagna vicini.

All'inizio del diciottesimo secolo stava diminuendo, nelle contee inglesi, il ceto dei gentiluomini di campagna e dei liberi coltivatori, a causa delle pesanti tasse sulla terra per far fronte alle spese delle guerre, mentre cresceva la nuova classe dei capitalisti.

LE INNOVAZIONI

Una maggiore produzione fu ottenuta anche con l'introduzione di nuove colture, con l'uso della concimazione che rese i terreni più fertili, con rotazione quadriennale (che permise di rivitalizzare i terreni), con la bonifica dei terreni e la canalizzazione, ma soprattutto grazie all'impiego dei nuovi attrezzi prodotti dalle industrie.

Cambiarono gli strumenti di lavoro tradizionali: l'aratro di legno con il versoio attaccato ai buoi, le falci o i falcetti per tagliare le spighe del grano, i bastoni snodati per batterlo, che venivano usati secondo un'antica usanza. Ma con l'impiego della macchina a vapore, che fornisce forza motrice alla trebbiatrice, si raggiunge lo stesso risultato ottenuto in passato, ma i tempi sono completamente diversi.

LE CAMPAGNE ITALIANE

Attorno alla metà dell'ottocento, in Italia l'attività industriale era ancora limitata a poche zone, soprattutto nel nord. La base dell'economia rimaneva ancora l'agricoltura: anche in questo settore erano pesanti le condizioni di arretratezza, sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista sociale.

Le proprietà appartenevano a latifondisti noncuranti del rendimento e della valorizzazione delle proprie tenute, oppure a contadini piccoli proprietari che erano solo in grado di trarre dai loro ridotti appezzamenti il sostentamento per sè e la propria famiglia, e piccole quantità di prodotti da smerciare nei mercati locali. Per questo la campagna italiana non produceva secondo le proprie possibilità e secondo le esigenze di una popolazione in crescita.

Già sul finire del '700 in alcune associazioni di cultura (le accademie) si era discusso sull'introduzione di nuove tecniche e su nuovi rapporti sociali nelle campagne; ma nell'800 attraverso l'azione di alcune personalità di rilievo, una parte dell'agricoltura fu rinnovata e ammodernata. La penisola italiana non è paese di vaste pianure, quindi la maggior parte del terreno coltivato risultava in pendio, sui fianchi delle colline: questo comportava un grave inconveniente, perchè le piogge e le acque di irrigazione stesse, tendevano a fare precipitare in basso gli strati superficiali del terreno, ricchi di proprietà fertilizzanti, quindi si assisteva ad un progressivo impoverimento del terreno.

Tra le personalità di rilievo interessate ai problemi dei campi italiani troviamo anche C. Cavour. Egli fu tra i primi sostenitori dell'impiego di fertilizzanti chimici, ma insieme la sua attenzione era puntata ben oltre le dimensioni della singola impresa contadina, poichè si preoccupava dei rapporti tra il settore agricolo e il settore industriale: cioè sia dell'industria di trasformazione dei prodotti agricoli, sia di quella chimica per la produzione di concimi.
Ma l'agricoltura è anche smercio di prodotti : ed ecco l'interesse di Cavour per l'ampliamento dell'inefficiente rete di comunicazioni ferroviarie e fluviali, grazie alla costruzione di una rete di canali. Infine, Cavour intuiva acutamente come un paese prevalentemente agricolo, quale era l'Italia, fosse in una condizione di inferiorità rispetto le potenze industriali dell'occidente .
Ma di questa inferiorità intendeva fare un motivo di forza: nel "concerto" economico delle nazioni potenti (come in quello politico) l'Italia avrebbe avuto una posizione di rilievo se, forte di un'agricoltura altamente produttiva, fosse divenuta la riserva (in particolare il meridione) e la fornitrice di prodotti agricoli per il mondo occidentale.

IL COMMERCIO

Uno scambio intenso di prodotti agricoli avveniva già fra un distretto e l'altro, specialmente dove era possibile il traffico fluviale e grosse partite di cereali venivano inviate anche all'estero: gli operai di un'industria di carbone inglese si rivoltarono per il prezzo troppo alto del frumento, dovuto alle copiose spedizioni del prodotto locale all'estero. Anche i coltivatori facevano calcolo sulle vendite all'estero come un importante fattore della loro fortuna e di quella dei loro padroni. Del resto, gli studi più recenti tendono a mettere a fuoco molto di più il periodo tra il 1660 e il 1760 e a spostare, quindi, più indietro l'inizio della rivoluzione agricola. Nello stesso periodo cresceva il numero degli esperti, degli imprenditori danarosi e progressisti, aperti a nuovi metodi di coltivazione.