La Crittografia

Durante la guerra i messaggi che i corpi di armata si mandavano dovevano essere letti solo dal diretto interessato, se venivano intercettati da altre persone queste non dovevano essere in grado di leggerli. Nasce, quindi, la necessità di criptare i messaggi in modo che i "nemici" non possano leggere i piani. Nasce allora una vera e propria scienza, chiamata crittografia, che ha il compito di codificare il messaggio in modo che risulti illeggibile alle persone che non possiedono la chiave di cifratura.

I primi tentativi di cifratura furono fatti da Giulio Cesare il quale per mandare i suoi messaggi di guerra si serviva di un cifrario per trasposizione. In pratica shiftava l'alfabeto di qualche posto.

Esempio:
abcdefghilmnopqrstuvz
Pqrstuvzabcdefghilmno

Un passo avanti fatto, nel 400 a.C. da Lisandro, consisteva di avvolgere un bastone con un nastro e scrivere il testo in chiaro per colonne parallele all'asse del bastone. Tolto il nastro dal bastone il testo risultava trasposto in modo regolare ma sufficiente per evitare la lettura senza un secondo bastone uguale al primo.

Polibio, scrittore greco, inventò un metodo per convertire caratteri alfabetici in caratteri numerici. In questo metodo ogni coppia di numeri determina univocamente una lettera. Lo svantaggio è che per scrivere un messaggio di trenta caratteri ho bisogno di sessanta numeri.

Nell'alto medioevo abbiamo una marea di metodi di cifratura. Nei messaggi si usano le cosiddette nomenclature, ossia liste di parole chiave del gergo diplomatico abbreviate con un solo segno.

Dagli inizi del XIV secolo, per depistare i tentativi di analisi statistica delle frequenze, si iniziano ad usare più segni per cifrare una stessa vocale. Successivamente viene ampliato il nomenclatore e tutte le cifre italiane dei tre secoli successivi seguirono questo modello. Con Luigi XIV la crittografia francese raggiunse il suo apice. Con Napoleone, che usava solo 200 gruppi di nomenclatura, la crittografia raggiunse il suo apice negativo. Sembra che anche questa inferiorità nella cifratura contribuì al disastro russo del 1812-13.

In Italia L.B.Alberti propose un metodo rivoluzionario. Per codificare i messaggi si serviva di un disco composto da una coppia di cerchi cifranti concentrici: uno esterno fisso con 24 caselle contenenti 20 lettere maiuscole e i primi quattro numeri naturali, l'altro interno, mobile contenente le 24 lettere dell'alfabeto. Per codificare bastava fissare una lettera maiuscola come indice, spostare il disco mobile interno e scrivere la lettera maiuscola che corrisponde alla lettera indice. Quando si voleva cambiare alfabeto si portava una nuova lettera sotto quella indice, si scriveva uno dei quattro numeri, per indicare il cambio di alfabeto, la lettera minuscola corrispondente sarà la nuova chiave. Si tratta di uno fra i più sicuri metodi di codifica, non ottenne il meritato successo perché l'Alberti decise di tenerla segreta. Infatti il suo trattato fu pubblicato un secolo più tardi a Venezia.

G.B.Bellaso pubblicò nel 1553 un opuscolo che spiegava come si doveva scrivere in cifra. L'idea era quella di avere a disposizione cinque alfabeti tutti diversi.

Attraverso una chiave si sceglieva l'alfabeto da utilizzare, il quale cambiava ad ogni parola, e si codificava con quel alfabeto. Così facendo una stessa lettera poteva essere codificata con simboli diversi.

Il codice che ottenne maggior successo fu pubblicato nel 1602 da Blaise de Vigenere.

La tavola di codifica, uguale a quella di decodifica, era formata dal semplice alfabeto scritto in orizzontale e in verticale. In mezzo c'erano tutte le trasposizioni.

Esempio:

a b c d e f g h etc.

b c d e f g h i

c d e f g h i f

d e f g h i l n

Per criptare il messaggio si sceglie una chiave, la prima lettera sarà costituita dall'incrocio tra la prima lettera della chiave e la prima lettera del messaggio in chiaro.

Negli USA un certo Thomas Jefferson inventò un metodo di cifratura che ancora oggi sarebbe inattaccabile. Jefferson non lo utilizzò e lo archiviò. Era il primo metodo di cifratura meccanico e cioè basto su di una macchina; questa consiste in un cilindro sezionato in 36 dischi uguali. Su ogni ruota risulta impresso l'alfabeto non in ordine che cambia da ruota ad ruota. Questa macchina verrà poi parzialmente utilizzata dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale.

Dalla meta XIX° secolo l'uso della crittografia assume un ruolo determinante nella trasmissione di messaggi di carattere logistico e strategico.

All'inizio del XX° secolo la crittografia in Italia, che vantava tradizioni di tutto rispetto, aveva toccato uno dei suoi livelli più bassi. All'inizio della Grande Guerra la stazione radiotelegrafica di Codroipo era in grado di intercettare i messaggi austriaci, ma non di decrittarli perché non possedeva un Ufficio di cifra. Per rimediare a ciò il Comando Supremo incaricò il cap. Sacco di istituire un Ufficio. Sotto la guida del Sacco e dei suoi collaboratori l'ufficio riuscì a decodificare il cifrario campale austriaco, quella diplomatico e quello navale. La possibilità di intercettare i messaggi ebbe una grande importanza nel 1918, per fronteggiare l'offensiva austriaca del Piave.

Nella II^ guerra mondiale tutte i messaggi tedeschi venivano criptati con una macchina chiamata Enigma. Questa macchina ha trasformato il mondo della crittografia, infatti era formata da cifrari elettronici e microelettronici mai usati prima. Solo gli inglesi grazie a Turing riuscirono a forzare l’enigma servendosi di grandi calcolatori chiamati colossi.

Nel 1975 l’IBM presentò un suo cifrario progettato per uso informatico chiamato DES. Il testo è diviso in blocchi da 64 bit, ogni blocco è sottoposto a una trasposizione data in base a una chiave di 64 bit; si applica per 16 volte una funzione cifrante e alla fine si fa la trasposizione inversa di quella iniziale. Il DES era stato presentato come il più sicuro metodo di cifratura mai esistito, ma è stato violato più volte.

Tutti i sistemi di cifratura visti fino ad ora avevano il punto dolente nella chiave, infatti se questa veniva intercettata tutto il sistema cadeva miseramente. Nel 1976 due ricercatori universitari proposero un metodo rivoluzionario. Questo codice chiamato RSA prevedeva che la chiave di cifratura fosse diversa da quella di decifratura. La chiave di cifratura veniva resa pubblica a tutti; da questa chiave si può dedurre quella di decifratura anche se l’operazione non è realmente possibile. L’algoritmo prevede di scegliere due grandi numeri primi, p e q, chiamare n il loro prodotto e z il prodotto di p-1 e q-1. Usando n e z criptiamo il messaggio e teniamo segreto un ulteriore numero, chiamato d. Il numero n viene reso pubblico. Un intruso per ricavare la chiave di decifratura basta fattorizzare il numero n. Purtroppo su Focus del settembre 1997 la notizia che un docente di informatica americano è riuscito a fattorizzare un numero di 167 cifre. P e q erano uguali a 80 e 87. Solitamente p e q, per criptare messaggi, si scelgono nell’ordine delle decine di migliaia, così decodificare il messaggio risulta impossibile.

La crittografia moderna si basa essenzialmente su questa tecnica.