Storia delle Olimpiadi
Le Olimpiadi nacquero come giochi sportivi che si svolgevano ogni quattro anni ed ebbero inizio a Olimpia, in Grecia, a partire dal 776 a.c.
Le gare, a quei tempi, iniziavano con celebrazioni religiose al dio Zeus, comprendevano anche concorsi di poesia, di eloquenza e terminavano con la premiazione dei vincitori. Il tutto si svolgeva in 5 giornate.
I Giochi Olimpici moderni, continuatori degli antichi giochi che si svolgevano ad Olimpia, in Grecia, si tengono ogni quattro anni in un paese diverso e furono disputati per la prima volta nell'Aprile del 1896, dopo la fondazione del Comitato Olimpico Internazionale nel 1894 e grazie al fondamentale apporto del francese il Barone Pierre de Coubertin. Dal 1924 i giochi si divisero in Olimpiadi Invernali ed Estive, che dal 1994 si disputano ad anni alternati.
I Giochi Estivi
Ai giochi del 1896 parteciparono 13 nazioni. In questa edizione delle Olimpiadi si disputarono solo 42 competizioni appartenenti a 9 discipline sportive e non era presente alcuna donna. Questi dati sono cresciuti esponenzialmente nel corso delle edizioni, tanto che dai 285 atleti del 1896 si è passati ai circa 10.600 del 1992 (Barcellona).
Gli ultimi giochi, svoltisi ad Atlanta (Georgia, US) nel 1996, hanno festeggiato il centenario della prima edizione delle Olimpiadi.
Le discipline sportive che competono sono ovviamente le più disparate, dall'atletica leggera agli sport di squadra, agli sport individuali.
Ecco una tabella che riassume tutte le edizioni dei Giochi Estivi e le città che li ospitarono. Negli anni 1916, 1940 e 1944 le Olimpiadi non si disputarono a causa delle guerre mondiali.
Anno |
Sede |
Anno |
Sede |
Anno |
Sede |
1896 |
Atene |
1948 |
Londra |
1988 |
Seoul |
Attualmente gli sport ufficiali più accreditati sono:
I Giochi Invernali
All'inizio del secolo, ovvero al tempo delle prime edizioni dei Giochi, il pattinaggio sul ghiaccio si praticava in vari paesi europei e negli Stati Uniti. Lo sci di fondo era praticato comunemente in Norvegia, ma per il resto non esistevano sport invernali nel senso odierno. Ai primi Giochi Olimpici Invernali, che si svolsero a Chamonix nel 1924, sedici paesi inviarono proprie squadre; i concorrenti furono 294, tra cui 13 donne.
Agli undicesimi giochi invernali (Sapporo, 1972) trentacinque nazioni inviarono proprie squadre: parteciparono 1.121 concorrenti, di cui 217 donne. Nel 1994 gli atleti furono 1920.
Nel frattempo è aumentato anche il numero delle specialità incluse nel programma dei giochi, che si presenta oggi così articolata: sci (discesa libera, slalom, fondo, salto dal trampolino); pattinaggio (pattinaggio artistico, pattinaggio veloce); hockey su ghiaccio; bob e slitta; biathlon. Dalle Olimpiadi di Nagano (Febbraio 1998) sono inclusi nelle specialità anche hockey femminile e curling.
Olimpiadi e politica internazionale: rapporti e problemi.
Le contese politiche, al contrario di quanto avrebbe voluto de Coubertin, hanno spesso interferito con il clima di distensione che avrebbe sempre dovuto animare i giochi Olimpici.
Nelle Olimpiadi di Berlino del 1936, ad esempio, Adolf Hitler rifiutò di riconoscere i successi di Jesse Owens, un afro-americano che vinse quattro medaglie d'oro.
Durante le Olimpiadi di Monaco, del 1972, un gruppo armato palestinese scatenò un attacco terroristico contro la delegazione israeliana causando la morte di diciotto persone, tra cui due atleti israeliani ed un poliziotto. In quell'occasione le attività olimpiche furono sospese per un giorno per commemorare gli atleti di Israele.
Le Olimpiadi del 1976, disputate a Montreal, videro lo svolgimento di altri contrasti politici tra nazioni. Il governo canadese impedì alla formazione di Taiwan di sventolare la propria bandiera all'inaugurazione dei giochi e di sentire il proprio inno nazionale, facendo così decidere al team asiatico di ritirarsi. Durante la stessa Olimpiade ci fu una protesta di molte rappresentative provenienti dall'Africa nera, che chiedevano l'esclusione della Nuova Zelanda dai Giochi in quanto uno dei suoi team di rugby aveva recentemente disputato un incontro con il Sudafrica, allora fautore di una politica razzista nei confronti dei neri. Ai mancati provvedimenti da parte dell'organizzazione 31 nazioni si ritirarono dalle competizioni olimpiche.
Nel 1980 gli Stati Uniti si ritirarono dopo un lungo dibattito dalle Olimpiadi di Mosca per protestare contro l'invasione sovietica del territorio dell'Afghanistan. Altre 64 nazioni circa boicottarono i Giochi del 1980.
L'URSS, nutrendo dubbi circa le norme di sicurezza, abbandonò le Olimpiadi del 1984 a Los Angeles. Così fecero anche altre 15 nazioni.
Le Olimpiadi del 1992 a Barcellona videro una situazione politica completamente mutata: vi parteciparono infatti le ex repubbliche sovietiche con il nuovo nome e la nuova configurazione politica di CSI e la Germania come paese unito. Vi prese parte anche il Sudafrica, che non aveva più avuto il permesso di competere dal 1960.
Olimpiadi e costume: i Giochi come spettacolo di massa.
Le Olimpiadi sono sempre state un valido mezzo per attrarre spettatori diventando un vero e proprio fatto di costume e superando addirittura le capacità intrattenitive di altri spettacoli come balletto, teatro ecc. Ciò è anche dovuto all'imponente crescita che hanno avuto i mezzi di comunicazione nell'ultima parte del secolo e alla diffusione in ogni strato sociale dell'interesse sportivo. Un esempio di questo potere attrattivo può essere offerto dall'analisi dei giochi olimpici di Monaco del 1972.
I Giochi Olimpici di Monaco
I giochi olimpici di Monaco sono stati il più grande spettacolo sportivo mai visto fino a quel momento. Essi hanno certo costituito la prova migliore della capacità di attrazione dello sport come spettacolo. Peraltro, l'enorme risonanza dei giochi olimpici è stata sfruttata anche per scopi del tutto opposti a quelli che lo sport si prefigge: infatti, proprio a Monaco nel 1972, alcuni palestinesi scatenarono un attacco terroristico contro la delegazione israeliana causando la morte di diciotto persone.
A Monaco il programma dei giochi comprendeva 21 specialità, per molte delle quali - nuoto e tuffi, pallacanestro, pugilato e lotta libera, ginnastica, ecc. - erano previste sedi speciali, ognuna capace di migliaia di spettatori: ebbene, fu sempre registrato il tutto esaurito.
Nello stadio principale, capace di 80.000 spettatori, si sono svolte le cerimonie di apertura e di chiusura dei giochi, le prove di atletica, le principali partite del torneo di calcio e il concorso ippico. Per dieci dei quattordici giorni delle Olimpiadi, la mattina e il pomeriggio si svolgevano gare diverse, per le quali occorrevano biglietti diversi. In certi giorni vi era anche una terza manifestazione la sera. I prezzi per ogni gara erano molto alti, superiori al prezzo di un biglietto per il miglior spettacolo d'opera o balletto a Londra, Parigi e New York. Eppure si registrò costantemente il tutto esaurito.
Mai nessuno spettacolo ha avuto nella storia precedente un simile potere di attrazione. Nessuno statista, nessun oratore, nessun capo religioso, nessun attore, nessun musicista ha mai potuta attrarre la decima parte di un simile pubblico. E non basta: per due settimane intere ogni gara del programma olimpico fu trasmessa dalla televisione a spettatori di ogni continente. Secondo una stima della rivista olimpica ufficiale, le trasmissioni televisive furono seguite da circa 900 milioni di spettatori.
L'eccezionale crescita dello sport nel Novecento si deve all'opera costante e lungimirante di molte persone, ma, per unanime riconoscimento, fu il francese Pierre de Coubertin il principale e più efficace promotore di questo sviluppo. Se si pensa alla situazione in cui egli iniziò il suo lavoro, alla sua analisi delle ingiustizie e delle sofferenze della società ottocentesca, e ai risultati pratici che ottenne, dobbiamo considerarlo come uno dei grandi uomini politici del suo tempo. Di famiglia ricca e aristocratica, si ribellò contro le ineguaglianze di classe, contro la miseria dei poveri, la loro carenza d'istruzione, le condizioni di vita alle quali erano costretti.
Mosso dai suoi ideali di uguaglianza sociale, De Coubertin lottò tutta la vita per il riscatto dei diseredati, e divenne egli stesso un esperto di riforme nel campo dell'istruzione, degli alloggi e delle condizioni di vita delle classi popolari.
Con eccezionale intuizione egli si rese inoltre conto che lo sport, la ricreazione fisica di qualsiasi tipo, la ginnastica nelle scuole, nelle università e nella vita, potevano costituire una strumento potente per accelerare la democratizzazione e instaurare rapporti più civili tra le nazioni. De Coubertin riteneva che, sui campi da gioco e negli stadi, i privilegi e le distinzioni di classe sarebbero caduti e gli uomini si sarebbero accorti, attraverso le competizioni sportive internazionali, di avere interessi comuni e comunque conciliabili in spirito di fraternità e che tali interessi avrebbero potuto e dovuto prevalere sul militarismo corrotto e insensato del tempo.
Il maggiore successo di De Coubertin è però legato alla rinascita dei giochi olimpici, rinascita che si deve esclusivamente alla sua opera geniale. Egli dovette lottare per questo contro l'opposizione di numerosi governi e di molti organi di stampa, e dovette vincere l'indifferenza e il cinismo di vasti strati d'opinione pubblica, che nascondevano la loro angustia di vedute dietro una maschera di realismo. Ma la sua vigorosa dialettica e fervente fede gli consentirono, ad onta di tutti gli ostacoli, di conseguire il risultato trionfale legato al suo nome: la rinascita dei giochi olimpici.