Civita di Bagnoregio


Civita è una frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo a 443 m s.l.m., famosa per essere stata definita "La città che muore" dallo scrittore Bonaventura Tecchi, che vi trascorse la sua giovinezza.

Tra il Tevere e il lago di Bolsena, immersa nella campagna laziale, posta su una rupe di argilla instabile, sorge Civita di Bagnoregio.

Civita ci appare isolata su uno sperone di roccia a dominare la valle dei calanchi che si estende intorno e grazie a questo isolamento conserva intatta la sua struttura architettonica medievale.

La morfologia di quest'area è stata provocata dall'erosione e dalle frane.
Il territorio è costituito da due formazioni distinte per cronologia e tipo.
Quella più antica è quella argillosa, di origine marina e costituisce lo strato di base, particolarmente soggetto all'erosione.
Gli strati superiori sono invece formati da materiale tufaceo e lavico.
La veloce erosione è dovuta all'opera dei torrenti, agli agenti atmosferici, ma anche al disboscamento.

Unita a Bagnoregio tramite un unico ponte, anche se una volta di qui passava una delle strade più antiche d'Italia, Civita ci appare oggi in un isolamento quasi irreale dovuto ad una serie di crolli e cedimenti della terra argillosa sulla quale è costruito l'intero paese che tuttora è in pericolo.

Da giugno 2013 l'accesso al Borgo di Civita è divenuto a pagamento.

Storia

Balneum regis, letteralmente "bagno del re", è un toponimo di origine goto-longobarda che definisce una proprietà regia e compare per la prima volta nel 599 in una lettera di Papa Gregorio Magno indirizzata al Vescovo di Chiusi Ecclesio.

Non è improbabile una connessione con un complesso termale di cui esistono rare testimonianze.

Secondo la leggenda, le acque salubri del bagno avrebbero guarito le ferite del re longobardo Desiderio.

La struttura urbanistica dell'intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l'uso etrusco e poi romano, mentre l'intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale.

Gli etruschi fecero di Civita (di cui non conosciamo l'antico nome) una fiorente città, favorita dalla posizione strategica per il commercio, grazie alla vicinanza con le più importanti vie di comunicazione del tempo.

Del periodo etrusco rimangono molte testimonianze: di particolare suggestione è il cosiddetto “Bucaione”, un profondo tunnel che incide la parte più bassa dell'abitato, e che permette l'accesso, direttamente dal paese, alla Valle dei Calanchi.

In passato erano inoltre visibili molte tombe a camera, scavate alla base della rupe di Civita e delle altre pareti di tufo limitrofe che, nel corso dei secoli, furono in gran parte fagocitate dalle innumerevoli frane. Del resto, già gli stessi Etruschi dovettero far fronte ai problemi di sismicità e di instabilità dell'area, che nel 280 a.C. si concretarono in scosse telluriche e smottamenti.

All'arrivo dei romani, nel 265 a.C., furono riprese le imponenti opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti avviate dagli etruschi.

• VI sec., prime notizie certe su Bagnorea (questo è il nome più antico), menzionata tra le sedi episcopali italiane. Dopo la caduta dell'Impero Romano, Bagnoregio cade sotto il dominio dei Goti e dei Longobardi, infine Carlo Magno la conferì al Papato. Dopo la conquista franca una serie di signorotti feudali si alternarono al potere: tra questi i Monaldeschi che divennero più tardi signori di Orvieto.

• XII sec., Bagnoregio diventa libero Comune e conosce un periodo di prosperità e vivacità culturale. Pur attratto nell'orbita della vicina e potente Orvieto, riesce ugualmente a mantenere una relativa autonomia.

• 1221, nasce a Bagnoregio San Bonaventura.

• 1348, un'epidemia di peste (quella narrata nel Decameron da Boccaccio) riduce la cittadina l'ombra di se stessa: si racconta che in una sola giornata si contarono più di 500 morti.

• 1494, i bagnoresi riescono a distruggere la rocca dei Monaldeschi, liberandosi degli odiati tiranni.
Nello stesso anno si oppongono all'entrata in città del re di Francia Carlo VIII, diretto a Napoli con il suo esercito. All'atto eroico non corrisponde tuttavia alcuna riconoscenza da parte del Papa Alessandro VI Borgia, che due anni dopo assesta un duro colpo al fiero sentimento di libertà comunale istituendo il regime dei cardinali-governatori, che sarebbe durato fino al 1612, anno in cui Bagnoregio passa sotto il con trollo della Delegazione Apostolica di Viterbo.

• 1695, un primo terremoto, aggiungendosi all'opera distruttiva dell'erosione, reca ingenti danni all'abitato di Civita.

• 1794, un secondo terremoto fa crollare lo stretto ponte naturale che collega Civita alla borgata esterna della Rhota. A quel punto la maggior parte degli abitanti abbandona il colle e si stabilisce alla Rhota, la contrada sorta nel XIII sec. e che oggi costituisce il centro storico di Bagnoregio.

• 1867, il primo violento scontro tra le milizie pontificie e i volontari garibaldini passa alla storia come "la battaglia di Bagnorea". Nel 1870 Bagnoregio entra a far parte del Regno d'Italia.

Da vedere

I palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni si impongono nelle viuzze con le tipiche case basse con balconcini e scalette esterne dette “profferli”, tipiche dell’architettura viterbese del medioevo.

All'antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte, mentre oggi la porta detta di Santa Maria o della Cava, costituisce l'unico accesso al paese.

Varie sculture di epoca medievale, appartenenti ad edifici distrutti per i continui crolli, sono inglobati sull'arco e nel muro ai lati della porta di accesso.

Numerose sono le testimonianze della fase etrusca di Civita, specialmente nella zona detta di San Francesco vecchio; infatti nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco vecchio è stata ritrovata una piccola necropoli etrusca.
Anche la grotta di San Bonaventura, nella quale si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, è in realtà una tomba a camera etrusca.
San Bonaventura nacque a Civita nel 1221, la leggenda vuole che incontrasse San Francesco in una grotta e che questi lo guarì da un male incurabile, per questo motivo la madre fece voto di consacrare il piccolo Giovanni all'ordine francescano. Proprio in questo luogo San Francesco ottenne un "locus" per i suoi frati che poi San Bonaventura fece ampliare, ma la sua costruzione venne distrutta dal un crollo nel 1764.
Nel 1524-25 una chiesa edificata in onore di San Bonaventura venne costruita sulla casa paterna del santo, ma oggi è anche questa andata distrutta, ne rimangono poche tracce contrassegnate da un'edicola commemorativa.

Il cuore del borgo di Civita è costituito da piazza San Donato, sulla quale sorge il duomo.

Secondo alcuni studiosi la costruzione del duomo risale ai secoli VII - VIII, edificato sull'area di un più antico tempio pagano.
L'edificio fu successivamente ampliato nel XI XII secolo e dotato di un campanile a pianta quadrata.
In origine il duomo doveva essere fronteggiato da un portico, oggi distrutto, come ci testimoniano i resti di due colonne poste davanti la facciata.

All'interno, l'edificio, ha tre navate divise da colonne di spoglio appartenenti al periodo medievale.
In controfacciata si trova un'urna che, come ci descrive la lapide qui posta nel 1782, doveva contenere le reliquie di Santa Vittoria, morta nel 251, che fino all'823 era considerata patrona della cittadina.

I suoi resti oggi sono collocati nel simulacro in fondo alla navata sinistra della chiesa.
Inoltre nella chiesa sono custoditi uno stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco, della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino.

Sempre in piazza San Donato e a sinistra del campanile, vi è un passaggio coperto da un'arcata che fiancheggia l'edificio delle carceri medievali.
Da questo passaggio si accede alla piazza dell'Episcopio oggi in stato di forte degrado, mentre dal lato meridionale di piazza San Donato parte la via della Maestà che costeggia il fianco del duomo nel quel sono inglobati frammenti di sculture a motivi intrecciati tipici della scultura longobarda.

Una volta al termine di questa strada era situata la porta della Maestà, crollata nel 1695 insieme alla chiesa di Santa Maria della Maestà, dalla quale partiva una stradina che scendeva fino alle fonti di Civita, in particolare alla fonte delle Colonne e alla zona chiamata dell'Uncino, dove, secondo la leggenda, vi era la fonte termale dalla quale derivò il nome Bagnoregium.

Nel capoluogo Bagnoregio, meritano una visita la rinascimentale Porta Albana, il cui disegno è attribuito all’architetto Ippolito Scalza, il Tempietto di S. Bonaventura, a croce greca e a cupola, e la Cattedrale di S. Nicola.

L’attuale tempio, ammodernato una prima volta nel 1606, ha subito varie modifiche.

Tra le cose notevoli, una Bibbia del XII sec. in pergamena miniata, forse appartenente a S. Bonaventura e la teca argentea a forma di braccio benedicente nella quale si conservano le reliquie del Santo.

Da vedere anche la Chiesa romanico-gotica dell’Annunziata, affiancata da uno slanciato campanile del 1735 e ricca di opere pittoriche.

Notevoli il chiostro realizzato nel 1524 su disegno dell’architetto Michele Sammicheli e il pozzo centrale del 1604, opera di Ippolito Scalza.

Sul bordo orientale del Belvedere, dove c’era il convento francescano, è scavata nel tufo una grotta detta di S. Bonaventura.

Secondo la tradizione, qui il filosofo adolescente, sarebbe guarito dopo che la madre ebbe invocato Francesco d’Assisi, morto da poco (il 3 ottobre 1226).

I prodotti del borgo

Ottima, perché assolutamente artigianale, la lavorazione della carne suina, anche nei prodotti offerti al pubblico dalle macellerie, che sono anche norcinerie (prosciutto, salsiccia, capocolli e lombetti, pancetta arrotolata con spezie e aromi, porchetta).

Il piatto del borgo

Le fettuccine rigorosamente fatte con il sugo interiora di pollo

Notizie tratte da Wikipedia