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CIVITA DI BAGNOREGIO

La città che muore



 


Panorama della RupeTra il Tevere e il lago di Bolsena, immersa nella campagna laziale, posta su una rupe di argilla instabile, sorge Civita di Bagnoregio.
Civita ci appare isolata su uno sperone di roccia a dominare la valle dei calanchi che si estende intorno e grazie a questo isolamento conserva intatta la sua struttura architettonica medievale. Unita a Bagnoregio tramite un unico ponte, anche se una volta di qui passava una delle strade più antiche d'Italia, Civita ci appare oggi in un isolamento quasi irreale dovuto ad una serie di crolli e cedimenti della terra argillosa sulla quale è costruito l'intero paese che tuttora è in pericolo.

Il nome

Balneum regis, letteralmente "bagno del re", è un toponimo di origine goto-longobarda che definisce una proprietà regia e compare per la prima volta nel 599 in una lettera di Papa Gregorio Magno indirizzata al Vescovo di Chiusi Ecclesio.

Non è improbabile una connessione con un complesso termale di cui esistono rare testimonianze.

Secondo la leggenda, le acque salubri del bagno avrebbero guarito le ferite del re longobardo Desiderio.

La Storia

• VI sec., prime notizie certe su Bagnorea (questo è il nome più antico), menzionata tra le sedi episcopali italiane. Dopo la caduta dell'Impero Romano, Bagnoregio cade sotto il dominio dei Goti e dei Longobardi, infine Carlo Magno la conferì al Papato. Dopo la conquista franca una serie di signorotti feudali si alternarono al potere: tra questi i Monaldeschi che divennero più tardi signori di Orvieto.

• XII sec., Bagnoregio diventa libero Comune e conosce un periodo di prosperità e vivacità culturale. Pur attratto nell'orbita della vicina e potente Orvieto, riesce ugualmente a mantenere una relativa autonomia.

• 1221, nasce a Bagnoregio San Bonaventura.

• 1348, un'epidemia di peste (quella narrata nel Decameron da Boccaccio) riduce la cittadina l'ombra di se stessa: si racconta che in una sola giornata si contarono più di 500 morti.

• 1494, i bagnoresi riescono a distruggere la rocca dei Monaldeschi, liberandosi degli odiati tiranni.
Nello stesso anno si oppongono all'entrata in città del re di Francia Carlo VIII, diretto a Napoli con il suo esercito. All'atto eroico non corrisponde tuttavia alcuna riconoscenza da parte del Papa Alessandro VI Borgia, che due anni dopo assesta un duro colpo al fiero sentimento di libertà comunale istituendo il regime dei cardinali-governatori, che sarebbe durato fino al 1612, anno in cui Bagnoregio passa sotto il con trollo della Delegazione Apostolica di Viterbo.

• 1695, un primo terremoto, aggiungendosi all'opera distruttiva dell'erosione, reca ingenti danni all'abitato di Civita.

• 1794, un secondo terremoto fa crollare lo stretto ponte naturale che collega Civita alla borgata esterna della Rhota. A quel punto la maggior parte degli abitanti abbandona il colle e si stabilisce alla Rhota, la contrada sorta nel XIII sec. e che oggi costituisce il centro storico di Bagnoregio.

• 1867, il primo violento scontro tra le milizie pontificie e i volontari garibaldini passa alla storia come "la battaglia di Bagnorea". Nel 1870 Bagnoregio entra a far parte del Regno d'Italia.

Da vedere

Il colle tufaceo su cui sorge Civita è minato alla base dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti e dall’azione delle piogge e del vento: si sta dunque sgretolando, lentamente ma inesorabilmente.

Il borgo, dove resistono a vivere poche famiglie, sta franando; la più bella definizione di Civita è del suo figlio Bonaventura Tecchi: “la città che muore”.

I palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni si impongono nelle viuzze con le tipiche case basse con balconcini e scalette esterne dette “profferli”, tipiche dell’architettura viterbese del medioevo.

All'antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte, mentre oggi la porta detta di Santa Maria o della Cava, costituisce l'unico accesso al paese. La struttura urbanistica dell'intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l'uso etrusco e poi romano, mentre l'intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale. Varie sculture di epoca medievale, appartenenti ad edifici distrutti per i continui crolli, sono inglobati sull'arco e nel muro ai lati della porta di accesso. Numerose sono le testimonianze della fase etrusca di Civita, specialmente nella zona detta di San Francesco vecchio; infatti nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco vecchio è stata ritrovata una piccola necropoli etrusca.
Anche la grotta di San Bonaventura, nella quale si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, è in realtà una tomba a camera etrusca.
San Bonaventura nacque a Civita nel 1221, la leggenda vuole che incontrasse San Francesco in una grotta e che questi lo guarì da un male incurabile, per questo motivo la madre fece voto di consacrare il piccolo Giovanni all'ordine francescano. Proprio in questo luogo San Francesco ottenne un "locus" per i suoi frati che poi San Bonaventura fece ampliare, ma la sua costruzione venne distrutta dal un crollo nel 1764.
Nel 1524-25 una chiesa edificata in onore di San Bonaventura venne costruita sulla casa paterna del santo, ma oggi è anche questa andata distrutta, ne rimangono poche tracce contrassegnate da un'edicola commemorativa.

Il cuore del borgo di Civita è costituito da piazza San Donato, sulla quale sorge il duomo.
Secondo alcuni studiosi la costruzione del duomo risale ai secoli VII - VIII, edificato sull'area di un più antico tempio pagano. L'edificio fu successivamente ampliato nel XI XII secolo e dotato di un campanile a pianta quadrata.
In origine il duomo doveva essere fronteggiato da un portico, oggi distrutto, come ci testimoniano i resti di due colonne poste davanti la facciata.
All'interno, l'edificio, ha tre navate divise da colonne di spoglio appartenenti al periodo medievale. In controfacciata si trova un'urna che, come ci descrive la lapide qui posta nel 1782, doveva contenere le reliquie di Santa Vittoria, morta nel 251, che fino all'823 era considerata patrona della cittadina. I suoi resti oggi sono collocati nel simulacro in fondo alla navata sinistra della chiesa.
Inoltre nella chiesa sono custoditi uno stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco, della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino.

Sempre in piazza San Donato e a sinistra del campanile, vi è un passaggio coperto da un'arcata che fiancheggia l'edificio delle carceri medievali. Da questo passaggio si accede alla piazza dell'Episcopio oggi in stato di forte degrado, mentre dal lato meridionale di piazza San Donato parte la via della Maestà che costeggia il fianco del duomo nel quel sono inglobati frammenti di sculture a motivi intrecciati tipici della scultura longobarda. Una volta al termine di questa strada era situata la porta della Maestà, crollata nel 1695 insieme alla chiesa di Santa Maria della Maestà, dalla quale partiva una stradina che scendeva fino alle fonti di Civita, in particolare alla fonte delle Colonne e alla zona chiamata dell'Uncino, dove, secondo la leggenda, vi era la fonte termale dalla quale derivò il nome Bagnoregium.

Nel capoluogo Bagnoregio, meritano una visita la rinascimentale Porta Albana, il cui disegno è attribuito all’architetto Ippolito Scalza, il Tempietto di S. Bonaventura, a croce greca e a cupola, e la Cattedrale di S. Nicola.

L’attuale tempio, ammodernato una prima volta nel 1606, ha subito varie modifiche.

Tra le cose notevoli, una Bibbia del XII sec. in pergamena miniata, forse appartenente a S. Bonaventura e la teca argentea a forma di braccio benedicente nella quale si conservano le reliquie del Santo.

Da vedere anche la Chiesa romanico-gotica dell’Annunziata, affiancata da uno slanciato campanile del 1735 e ricca di opere pittoriche.

Notevoli il chiostro realizzato nel 1524 su disegno dell’architetto Michele Sammicheli e il pozzo centrale del 1604, opera di Ippolito Scalza.

Sul bordo orientale del Belvedere, dove c’era il convento francescano, è scavata nel tufo una grotta detta di S. Bonaventura.

Secondo la tradizione, qui il filosofo adolescente, sarebbe guarito dopo che la madre ebbe invocato Francesco d’Assisi, morto da poco (il 3 ottobre 1226).

I prodotti del borgo

Ottima, perché assolutamente artigianale, la lavorazione della carne suina, anche nei prodotti offerti al pubblico dalle macellerie, che sono anche norcinerie (prosciutto, salsiccia, capocolli e lombetti, pancetta arrotolata con spezie e aromi, porchetta).

Il piatto del borgo

Le fettuccine rigorosamente fatte con il sugo interiora di pollo

 

INFORMAZIONI TURISTICHE


COME SI RAGGIUNGE

In auto:
SS Cassia fino a Montefiascone, poi SS Umbro-Casentinese direzione Orvieto, dopo 10 km. bivio per Bagnoregio.
In autostrada, A1 Firenze-Roma, uscita al casello di Orvieto.
Da Viterbo, SP Teverina che corre parallela al corso del Tevere.

In treno:
stazione di Orvieto, linea Firenze-Roma.


ALTITUDINE
m. 462 s.l.m.

DISTANZE IN KM
Firenze 200, Roma 100, Perugia 100, Orvieto 21.

ABITANTI
860 (8 nel borgo).

PATRONO
San Bonaventura, 15 luglio.

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