Le cascate del Serio

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Le Cascate

Ad ogni fiume la sua leggenda e, naturalmente, anche il Serio ne ha una. Incredibile come Le cascate come apparivano il secolo scorsotutte le leggende, ma vai la pena di raccontarla, se non altro perché giustifica la meraviglia che hanno sempre suscitato, in chi le ha viste, le cascate del Serio a Valbondione.
Uno spettacolo unico al quale è raro assistere. Ma ecco la leggenda:

"Una povera giovane di Bondione fu rinchiusa nelle segrete di un castello. Piangeva, si disperava, non riusciva a capacitarsi di essere al centro di una brutta storia. Il conte-padrone, un signorotto altero, sprezzante e cattivo, l'aveva trascinata in quell'orrido posto perché era la più bella della valle, più bella ancora di sua figlia. La figlia del conte aveva detto che voleva essere lei la più bella; e così quella sventurata giovane di Bondione era stata fatta sparire nel castello perché nessuno la potesse vedere. Non c'era praticamente speranza per lei. Rimanevano soltanto le lacrime. Il pianto sgorgò intenso, forte, come se si fossero aperte le cateratte del cielo. In breve le lacrime inondarono il castello, superarono le mura, formarono ruscelli che si ingrossarono, divennero giganteschi. Tutto fu distrutto: il castello, il conte cattivo, la figlia del conte. Anche il paesaggio si modificò: la diluviante angoscia della ragazza creò un salto orrendo dall'alto del monte dove sorgeva il castello fino alla base del pianoro di Valbondione. Erano nate le cascate del Serio: altissime, stupende, libere..."


Fin qui la leggenda che ricorda molto da vicino il ritornello "specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?". In realtà in quei posti non ci fu mai né un castello nè un conte, buono o cattivo che fosse. C'era soltanto un gruppo di case e la gente era povera. I morti venivano portati fino al cimitero di Vilminore di Scalve, in una valle vicina, attraverso il passo della Manina, ma d'inverno questo trasporto non era possibile, bisognava aspettare il disgelo. E allora le salme erano composte in una specie di ghiacciaia scavata sotto la neve, oppure in un solaio della casa, ugualmente gelido. (Anche Hemingway ha ricordato in uno dei suoi quarantanove racconti un'usanza del genere, ambientata però in Svizzera).
Il lago naturale del Barbellinotutte Luoghi di miseria, dunque, nonostante la magnificenza della cascata. Tuttavia ecco che cosa racconta il signor Giovanni Maironi da Ponte (1748-1833), il primo che arrivò fin lassù con lo scopo di farne un'accurata descrizione:

"Pare questo il vero soggiorno della pace e l'asilo felice delle anime, non contaminate dalle viziature del gran mondo, le quali amassero di passare i loro giorni alla foggia de' prischi nostri padri, lungi dalle tante amarezze di cui oggidì la vita sociale sgraziatamente ridonda".


È un genere di prosa assai datato: correva infatti l'anno 1808 quando furono pubblicate queste frasi. E segue la descrizione delle cascate, di cui allora il mondo civile aveva cognizione soltanto dai racconti di pastori o cacciatori. Ecco che cosa consiglia Maironi da Ponte:

"Per ben godere di tale piacevole veduta occorre dis costarsi alquanto dalla strada ed attraversare una pic-cola folta selva sul margine del fiume. Qui incominciasi a sentire lo strepitoso mormorio della caduta; ed una leggera pioggia innalzata dal vento, che quivi ben di rado non ispira, avvisa della presenza di questa grande cascata,"è un grazioso e sorprendente spettacolo". E aggiunge: "Se per avventura l'osservatore quivi giunge nell'istante che ivi penetra il sole co' suoi raggi, ammira produrvisi un'iride bellissima e gode di uno spettacolo doppiamente vago e grazioso".


Da sottolineare, in questa descrizione alquanto poetica, l'uso di aggettivi quali vago e grazioso. Non occorre dire che l'autore era ancora un uomo del Settecento. Invece, qualche anno più tardi, l'abate Agostino Salvioni, bibliotecario in Bergamo, dopo avere fatto la stessa esperienza, scriveva:

"Arrivati ad una certa elevazione si presenta all'occhio uno de' più belli spettacoli della natura, una cascata d'acqua che non ha pari in Europa. Qui l'acqua del Serio cade a perfetto perpendicolo e sembra una colonna di amianto o una nube che precipiti dall'alto. Si vede l'acqua, rotta dalla gran caduta, scorrere bianchissima per lungo tratto come fiume di candido latte.
Nel salire e nello scendere io non poteva staccarmi da così sorprendente contem-plazione. Avvicinandomi a questa caduta io sentiva tratto tratto un cupo spaventoso fragore, che sembrava ne rovinasse il monte. Era, questo, occasionato dal rompersi dei grossi sassi trasportati dall'acqua nella caduta".


I tre balzi di 166, 74 e 75 metri
Giovanni Maironi da Ponte e Agostino Salvioni furono i primi, dunque, a fare conoscere al mondo la meraviglia di quella cascata (o caduta, come si diceva a quei tempi). In seguito, anche perché le strade di accesso cominciarono a migliorare e le comunicazioni a diventare più facili, la cascata diventò popolare. Si organizzavano gite, come quella che fu patrocinata dal Club alpino italiano, sezione di Bergamo, nel 1897 e della quale ci resta un accurato resoconto. Eccone un passo, scritto già con una certa precisione scientifica:

"Bisogna fermarsi tant'è attratto lo sguardo da quella massa d'acqua che si slancia nel vuoto e non tocca più terreno che dopo sei secondi, quindi rimbalza e si frange per due altri scaglioni, vincendo una altezza complessiva di trecentoquindici metri. A ragione sono reputate fra le più belle in Europa, massime se viste in primavera".


Ma qualche anno dopo le misurazioni erano più particolareggiate e precise. In un fascicolo della serie "Le cento città d'Italia", dedicato alla Valle Seriana, si legge:

"Il Serio ha origine presso le balze del Pizzo Strinato e del Pizzo del Diavolo, dominanti il piano del Barbellino (1750 metri sul mare) ove si allarga in un laghetto prima di gettarsi nella sottostante vallata, con un salto complessivo di circa 315 metri in tre splendide cascate, rispettivamente di 166 metri, di 74 e 75 metri. Queste belle e abbondanti cascate del Serio sono le più importanti delle Alpi".

Nel frattempo Edison aveva inventato la lampadina elettrica. Già nel 1883 alcuni negozi della Galleria di Milano erano illuminati con questo spettacolare ritrovato della scienza. Nacque da lì l'industria idroelettrica. L'elettricità si poteva produrre o con il carbone o andando in montagna a sbarrare con una diga una valle e costringere l'acqua dei fiumi a far girare le turbine. Venne la volta anche delle sorgenti del Serio.
Il lago artificile del piano del BarbellinoSul piano del Barbellino, dove c'era soltanto un laghetto che alimentava poi la cascata, fu costruita una formidabile diga e quando tutto fu pronto, nel 1931, le cascate scomparvero. Rimase solamente il precipizio che esse avevano via via scavato nel fianco della montagna. Finché, nel 1969, arrivò la grande notizia: in una domenica di luglio, la diga sarebbe stata aperta dalle 10 a mezzogiorno e la cascata avrebbe dato spettacolo. Così avvenne e così avviene ogni anno;
anzi, questo spettacolo, negli ultimi anni, viene ripetuto per ben cinque volte ( la 1° e la 3° domenica di luglio e di agosto; e la 1° domenica di settembre), nell'intento di incentivare la partecipazione a questa manifestazione, grazie all'accordo raggiunto con l'ENEL dall'Amministrazione comunale.
Da notare che le cascate, con il loro salto di 315 metri, sono prime in Italia e seconde in Europa.

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I Dintorni

Valbondione, 891 metri sul livello del mare, milleseicento abitanti, è il "campo base" per chi vuole assistere allo spettacolo delle cascate del Serio. Da qui bisogna salire a piedi secondo tre itinerari: circa tre quarti d'ora di cammino lungo una comoda strada che porta al rifugio Curò; un sentiero che parte dalla frazione Crometti, piuttosto ripido all'inizio; un altro sentiero che dalla località Pianlivere sale alla piccola frazione di Maslana.
Comunque chi arriva qui apposta per assistere allo spettacolo troverà subito la strada accodandosi a chi è già al corrente per passate esperienze. Ci sono infatti appassionati che vengono qui tutti gli anni.
Per informazioni ci si può rivolgere alla Pro Loco di Valbondione, via San Lorenzo, telefono 0346/4.40.18.

La valle Seriana o, meglio, la strada che la percorre, finisce qui, a 52 chilometri da Bergamo, contro il muro delle Prealpi Orobiche. Al di là, cioè a nord, corre perpendicolare la Valtellina. Questa, come tutti sanno, è la culla dell'Adda. Il Serio, che nasce in linea d'aria a pochi chilometri di distanza da questo fiume, lo ritroverà molto più in basso, dopo Crema. I due fiumi insieme si getteranno poi nel Po e con questo nell'Adriatico.
Ristoranti ci sono; ma, dato che lo spettacolo delle cascate si svolge una volta all'anno e per sole due ore e che ad esso assistono anche ventimila persone, converrà non contarci molto. L'esperienza insegna che tutti gli spettatori si portano panini e cibi già confezionati.

Se, dopo lo spettacolo della apertura della diga, siete rimasti affascinati anche dal restante paesaggio, ci sono rifugi di montagna molto ben attrezzati (a patto, però, di non pretendere comodità da grand hòtel). Il Curò, così chiamato da un ingegnere bergamasco, pioniere dell'alpinismo, sorge appunto accanto alla diga del Barbellino che origina la cascata. Più lontano, a 1.891 metri di altitudine, il rifugio Coca, così chiamato dal Pizzo che gli sta di fronte e che è la più alta montagna (3.052 metri) delle Prealpi Orobiche. Ma questa è già roba da alpinisti.
Di ritorno dalle cascate, sosta a Cromo, borgo costruito su uno spuntone di roccia a picco sulla valle. Il centro più importante della valle è Clusone, che si raggiunge deviando dalla strada della Val Seriana. E una cittadina antica dove si ammirano gli affreschi del Trionfo della morte e della Danza macabra sulla facciata dell'oratorio dei Disciplini; e, sulla torre del palazzo comunale, il celebre orologio planetario del Fanzago. All'architetto Cosimo Fanzago (1593-1678) è anche dedicato un dolce, specialità della pasticceria Giudici in piazza Uccelli 1.

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