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"Un
enorme spazio, azzurro-cupo, infinito e senza fondo, stava davanti a noi.
Cielo e mare formavano una cosa sola, uniti in una pace profonda. Ed ecco,
all'improvviso, piombare dalla vetta delle montagne uno sprazzo di raggi dorati
del sole, e tutto si muove, brilla e canta, e l'infinito velo azzurro s'illumina,
strappandosi: il mare si divise dal cielo con la lontana linea dell'orizzonte.
E in fondo, sotto di noi, si delineò una lunga striscia di sabbia gialla,
con due o tre casette bianche, situate sulla riva del mare. Era la marina
di Dorgali". Così Mikhail Nikolaevic Semenov, che fu in Sardegna nel 1914,
racconta le sue impressioni di viaggio nel libro Bacco e sirene, pubblicato
in Italia nel 1950. E l'inglese David Herbert Lawrence, autore, nel 1923,
di Sea and Sardinia, esalta le bellezze della "meravigliosa Orosei" ed esprime
tutto il suo stupore affermando che "è difficile credere che sia vero".
E
invece, è proprio vero. Certo, le "due o tre casette" di Semenov si sono moltiplicate,
la "pace profonda" è di tanto in tanto rotta dal rumore delle barche a motore
che passano vicino alla costa, l'uomo ha provato, con qualche successo, ad
attentare anche qui all'integrità dell'ambiente. Ma, nonostante ciò, il golfo
di Orosei, che si estende per circa quaranta chilometri al centro della costa
orientale sarda, è ancora oggi una delle zone più incontaminate e meno conosciute
del nostro paese.
Quaranta chilometri di falesie calcaree, di bastioni, di incantevoli calette.
Le pareti bianche a strapiombo sul mare si alternano nel paesaggio alle grotte
marine, a una lunga serie di misteriose
aperture nella roccia. La sabbia color oro rompe il monopolio del verde intenso:
verdissime sono le acque del golfo, verde è il colore della fittissima vegetazione
mediterranea.
Il golfo di Orosei è riuscito a conservare quasi intatta la sua bellezza selvaggia,
grazie, soprattutto, alla sua difficile accessibilità e grazie al fatto che
può essere raggiunto facilmente solo dal mare.
Tipiche
di questa zona sono le "còdule", valli profonde di eccezionale
interesse paesaggistico, formatesi in seguito al millenario scorrere di corsi
d'acqua che, con il tempo, si sono tracciati una via verso il mare. Sfociano
in caratteristiche calette, che spesso prendono il nome da queste stesse gole.
La Còdula de Luna (o de Ilune) è forse la più nota. Alla sua imboccatura c'è
la spiaggia di Cala Luna (raggiungibile solo dal
mare) lunga poco più di cinquecento metri, chiusa a mezzogiorno da uno stagno
formato appunto dalle acque del rio Còdula de llune.
Dalla spiaggia si possono raggiungere otto grotte costiere, di grande interesse
geologico. La "còdula" s'inoltra all'interno per una ventina di chilometri
e ha l'aspetto di una vallata piuttosto stretta, che in qualche punto somiglia
a un canyon. Ma anche questa gola è stata deturpata, negli ultimi anni, da
quella che Fulco Pratesi ha definito "una indecente strada", per la cui costruzione
è stato consentito il taglio della lecceta primordiale che ne rivestiva i
versanti.
Di grande interesse è la fauna che vive in questo eccezionale rifugio naturale.
Sui picchi nidificano le aquile reali e l'avvoltoio grifone; i mufloni popolano
ancora i boschi dell'interno. La
foca monaca, esemplare mediterraneo del pinnipede che vive tradizionalmente
in climi più freddi, sarebbe, secondo molti esperti, ormai scomparsa del tutto:
c'è chi afferma però che qualche esemplare vive tuttora in alcune grotte della
zona: in particolare, nella grotta del Bue Marino, raggiungibile
in barca dal porticciolo di Cala Gonone, ma anche via terra, attraverso una
strada costruita di recente. Si tratta di una delle più grandi grotte dell'isola,
lunga più di cinque chilometri (è la quinta in Italia), dalla volta altissima,
ricca di concrezioni calcaree, stalattiti e stalagmiti, di laghetti e corsi
d'acqua, separati da suggestivi tratti sabbiosi, che contribuiscono a darle
un fascino tutto particolare.
Nella zona intorno a Dorgali e a Cala Gonone sono ancora molto evidenti le
tracce di una antichissima civiltà. I villaggi nuragici, le domus de janas,
le tombe dei giganti e i dolmen si sono conservati, pressoché intatti, con
il passare dei secoli. Il villaggio nuragico di Serra Orrios
è costituito da circa settanta costruzioni, la maggior parte delle quali sono
di forma circolare. Le capanne sono divise in isolati: al centro, la piazzetta
con il pozzo comune. Nelle vicinanze di Serra Orrios sorgono anche il villaggio
Purgatorio e le tombe dei giganti di Biristeddi. A pochi chilometri da Cala
Gonone c'è il nuraghe Mannu, una torre costruita con massi in
trachite e basalto, sorta, con ogni probabilità, come postazione di avvistamento,
a breve distanza dal complesso molto più esteso e imponente di Su Nuragheddu.
Tra le rovine si possono vedere le tracce di un santuario protosardo: conci
di basalto squadrati, ornati di graffiti. Anche nei dintorni di Orosei sono
abbondanti i resti della età preistorica: diciassette nuraghi e sei villaggi
nuragici.
La presenza dei Romani, in particolare nell'età imperiale, è documentata dalla
scoperta recente di sei piccoli centri rurali dell'epoca. Ma Orosei assunse
una certa importanza soprattutto nel Medioevo, come testimoniano la presenza
di un castello (ormai scomparso), costruito dai giudici di Gallura, di alcuni
palazzetti e di numerose chiese.
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Per
chi arriva da Olbia (o anche da Arbatax), i centri del golfo di Orosei possono
essere raggiunti attraverso la strada statale 125 "Orientale sarda". L'automobile
è certamente il mezzo più consigliabile per i turisti che giungono nell'isola,
considerata anche la scarsa efficienza dei collegamenti ferroviari, compiuti
dalle Ferrovie complementari sarde.
Da vedere
A Dorgali, uno dei paesi più caratteristici del golfo di Orosei, il Museo civico
archeologico (aperto tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle
16,30 alle 19,30) nel quale sono conservati tutti i più importanti reperti archeologici
ritrovati nel territorio .
Nei dintorni, oltre al villaggio nuragico di Serra Orrios, vi sono parecchie
grotte, alcune all'interno, altre verso il mare: la più importante è quella
di Ispinigoli, a 8 chilometri dall'abitato sulla strada statale 125 in direzione
di Orosei.
Anche Cala Gonone è raggiungibile attraverso l"'Orientale sarda". Da qui, imbarcazioni
in servizio dal 10 aprile al 30 settembre consentono di arrivare alla famosa
grotta del Bue Marino. A Orosei, pittoresca è la piazza del Popolo, in cui sorge
il complesso architettonico della chiesa Primaziale, con le sue cupolette, formate
di tetti a tegole rosse con interstizi bianchi di malta. Sulla strada statale
129 per Nuoro, a circa otto chilometri dal paese, sorge il santuario della Madonna
del Rimedio, uno dei più importanti dell'isola, caratteristico per le "cumbessìas",
stanzette situate nel cortile interno della chiesa.
Artigianato
Dorgali produce tappeti, ceramiche artistiche, filigrane, prodotti in cuoio.
Dal 14 al 17 agosto, Dorgali celebra la festa di San Giuseppe, con processione
in costume, corsa di cavalli e mostra di prodotti dell'artigianato.
Orosei è nota per i mobili, realizzati da intagliatori molto abili, che si ispirano
a tradizioni locali antichissime: in luglio, dal 23 al 25, vi si svolge, in
occasione della festa di San Giacomo, una mostra dell'artigianato e dei prodotti
tipici.
Piatti tipici
I "culurjones" sono ravioli preparati con ricotta, formaggio fresco e verdure
selvatiche, e insaporiti con formaggio pecorino.
I "maccarones cravaos" sono pezzetti di pasta che vengono premuti su superfici
irregolari, perché possano assorbire la maggior quantità possibile di ragù e
pecorino.
I vini sono quelli tipici della provincia di Nuoro: i rossi, tra cui il Nepente
e il Mandrolisai, ma anche la Malvasia di Bosa. La cantina di Dorgali produce
un buon vino bianco.
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