FORMELLO (RM)


La storia antica di Formello è strettamente legate alla civiltà etrusca, allo sviluppo dell'Ager Veientanus ad opera di Veio ed al decadimento e spopolamento del territorio in epoca romana.
Bisogna giungere alla fine del VII sec. d.C. per assistere ad un primo tentativo di recupero e ripopolamento del territorio di Formello, ormai desolato e dove prevale una economia pastorale di tipo transùmante.
Ed è qui in campagna invece che a Roma, dove dure lotte caratterizzano la politica del papato e quella delle famiglie nobili, che la Chiesa cerca di instaurare un proprio potere temporale.

Tale ridefinizione di dominio territoriale, viene attuata attraverso la costituzione di colonie agricole "Domuscultue"; nella campagna romana ne vennero realizzate nove. La costituzione di questi primi centri agricoli si deve a Papa Zaccaria, e successivamente altri ne aggiunsero Papa Leone III e Adriano I; quest'ultimo creò quattro domuseultae, e tra queste Capracorum, che fu una delle più grandi per estensione territoriale, occupando quasi tutto il territorio dell'antico Ager Veiens, ereditato in parte dalla sua famiglia.

La domusculta era costituita da numerosi fondi con casali e piccoli villaggi, di questi ne ricordiamo il nome di alcuni ancora oggi esistenti: fundus Formellum (oggi Formello), fundus Campanianus (oggi Campagnano), fundus Mazanus (oggi Mazzano), fundus Stabia (oggi Faleria), fundus Calcata, ecc.
Il centro intorno al quale questi erano organizzati era costituito dalla tenuta di Capracorum, situata nell'attuale territorio di Formello, a 4 chilometri a sud del centro abitato, nella località oggi chiamata S. Cornelia.

Si ha notizia che il papa Adriano I vi fece costruire una chiesa dedicata a S. Pietro, e vi fece trasportare le reliquie di quattro martiri: Cornelio, Lucio, Felice, Innocenzo; ed è sicuramente dal primo di questi martiri che la località prese successivamente il nome.
Altre notizie riguardanti la domusculta di Capracorum ci vengono date da una iscrizione del IX sec. circa nella città Leonina, e ancora in una bolla di Giovanni XIX del 1027 che nomina la domusculta come attribuita a Plebem S. Cornelio in Caprario, e la bolla di Leone IX del 1053, dove si parla di fondi appartenenti a Capracorum, e quella di Adriano IV del 1158 e Innocenzo III del 1205, dove su entrambe si ha notizia della chiesa, ormai degradata, di Capracorum. A partire dal XIII sec. non si hanno più notizie riguardo la tenuta, che ormai, dopo la devastazione saracena e il ripopolamento di quei centri che avevano contribuito alla formazione della domusculta, aveva perduto ogni sua funzione, e venne completamente abbandonata favorendo lo sviluppo dei villaggi ad essa annessi, che ne assorbirono anche i possedimenti.
Ma fu maggiormente Formello che acquisì l'eredità storica lasciata da Capracorum, e a conferma di questa interdipendenza, può essere addotto il trasporto delle reliquie di S. Cornelio e delle campane della chiesa di Capracorum in Formello.

L'ambito storico entro il quale esse nascono e si sviluppano è caratterizzato dalla forte pressione dei longobardi ai confini papali, dall'interruzione dei tradizionali rifornimenti di grano e dall'ascesa politica a Roma delle famiglie nobili.

Nella riorganizzazione dell'economia agricola dell'antico "Ager Veiens", la domusculta di Capracorum assolse a due importanti funzioni: assicurare prodotti agricoli alla Chiesa di Roma, il che permise di far fronte all'esigenza politica delle attività caritative, che le permettevano di crearsi una base popolare per ostacolare la forza delle famiglie nobili, e organizzare una forza militare utilizzando tutti i contadini impiegati nella domusculta come milizie rurali della Chiesa. Infatti, nella nostra campagna, Capracorum costituì un'importante bastione difensivo contro i longobardi della Tuscia, e contro l'espansionismo dell'abazia di Farfa (altra domusculta). Quest'ultima rappresentò un notevole centro conventuale che, postosi inizialmente alle dipendenze dei re longobardi, divenne in seguito centro dell'impero di Carlo Magno.

Capracorum e Farfa assunsero così ruoli antagonistici: espressione papale la prima, ghibellina la seconda.
Da questi ruoli trassero entrambi sviluppo e floridezza; ma mentre Capracorum, dopo la devastazione saracena del IX sec. non riuscì a trovare all'interno forze in grado di reagire alla decomposizione in atto, sia per il centralismo papale che imponeva le direttive economiche e politiche, sia per la presenza di piccoli centri abitati circostanti, che come afferma il Tomassetti: "... approfittando delle vicende politiche, di circostanze favorevoli, attrassero nei rispettivi ambienti la vita di quella troppo ampia istituzione", Farfa, nonostante subisse la stessa devastazione decadde solo nel XII sec. circa.

Perduto il proprio ruolo, la domusculta di Capracorum, entrò a far parte, nell'XI sec., del vasto patrimonio dei monaci di S. Paolo. Come si trova conferma in una bolla di Gregorio VII del 1074. Questa concessione fu confermata dall'antipapa Anacleto colla bolla del 1130 diretta ad Anastasio abate di S. Paolo. Si trova poi menzionato nelle bolle degli anni 1203-1216-1236 dei Papi Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX tutte dirette alla conferma dei diritti del monastero di San Paolo su Formello.

Altre notizie riguardanti il nostro comune si hanno a partire dal 1012 quando il Papa Benedetto VIII concesse una chiesa dedicata alla Vergine Maria, che era in Formello, al monastero di Farfa; troviamo conferma dell'esistenza di questa chiesa nei diplomi di Benedetto VIII del 1013, di Leone IX del 1050, di Enrico IV del 1084 e di Enrico V del 1118.

Il primo nome di persona, che apparisca come proprietario, è un certo Odone, che donò il 15 MAG 1037 un orto a un tale Belizio, tabellione romano. Da un elenco di Parrocchie, al tempo di Papa Gregorio IX (1236), risulta che in Formello vi erano le chiese Parrocchiali di S. Paolo, di S. Lorenzo, di S. Salvatore, di S. Giovanni, di S. Pietro, di S. Angelo, di S. Valentino. Queste chiese non dovevano tutte essere rinchiuse nelle mura castellane, ma sparse nel territorio, come a Grottefranca a S. Silvestro, ecc.

I monaci di S. Paolo cercarono di ripopolare quei centri appartenuti alla Domusculta riorganizzando le attività economiche. In cambio dell'usufrutto dei terreni essi ricevevano dai contadini, come canoni d'affitto prodotti e manodopera, secondo l'uso generale delle proprietà ecclesiastiche, come stabilito da contratti enfiteutici.

Formello è dunque una delle 57 comunità agricole sorte nel medioevo in questa zona, ma a differenza di altre comunità dell'agro romano, il suo sviluppo socio-economico fu alquanto ritardato. Questa minore partecipazione di Formello alla storia della regione potrebbe, in parte, essere stata determinata dalla sua posizione rispetto a quell'importantissima via di comunicazione rappresentata dalla Cassia. I collegamenti sono stati notevolmente influenzati dalla presenza del fiume Cremera che attraversando tutto il territorio di Formello da nord a sud, ha spesso reso inagibili i ponti durante i periodi di piena. Questa causa potrebbe spiegare l'isolamento nel quale il nostro Comune si trovò a vivere e di conseguenza la sua assenza dai moti innovatori per l'autonomia politica del comune rurale e la mancanza di rapporti con quelle comunità già ben definite e con una vita economica e civile organizzata autonomamente. Le zone di principale scambio commerciale e umano furono quelle poste a sud di Formello, dove sorgevano piccoli insediamenti rurali come: la Storta, l'Isola, Prima Porta; ne deriva un sistema viario impostato su strade campestri di collegamento con i terreni coltivabili, i casali, i fontanili, le osterie, più che su strade di comunicazione e l'inconsistenza dei rapporti con il Comune di Roma nel momento di sua maggiore forza.

Il dissidio fra il comune di Roma e il papato per il possesso del "Districtus Urbis" (Ducatus per il papato, Praefectus per il comune), influirà notevolmente sull'evoluzione delle comunità rurali più vicine a Roma.
Come risulterà dai suoi atti politici il comune dell'Urbe perseguì una politica di influenza economico-fiscale sulle comunità situate in punti di controllo delle principali vie di comunicazione. Incompatibili risultavano i tentativi riformatori del comune democratico con il sempre più crescente dominio dei feudatari; Formello per la sua posizione geografica si trovò al di fuori di questa strategia che consentì quindi ai feudatari di poter accrescere il proprio potere sulla comunità.

Cronologicamente tale dominio inizia nel XIII sec. circa, allorché Papa Nicolò III concede Formello ai fratelli Orsini: Giacomo, Napoleone e Matteo di Orso che divennero così signori di questo feudo.

Il feudo di Formello avrà un intricato excursus, caratterizzato da ipoteche e pegni oltre che da passaggi e donazioni sottoscritti al fine di ottenere il massimo profitto dalla comunità.
Nel 1433 i diritti vantati sopra Formello sono donati al Card. D. Giordano Orsini da Francesco Orsini conte di Gravina. Nel 1506 Papa Giulio II Della Rovere, venne qui, pernottando in casa della figlia, Felicia Della Rovere, moglie di G. Giordano Orsini. Come vi soggiornò anche il Papa Paolo III Farnese nel 1538.
Nel 1544 è affittato da donna Francesca Orsini al Card. D. Giovanni Salviati per la corrisposta di scudi 750 annui. Nel 1557 il castello di Formello risulta venduto da P. Giordano Orsini al Cardinale Farnese, successivamente riacquistato dagli stessi Orsini.

E' noto quali fossero le prerogative dei signori nei loro feudi: imporre tributi, richiedere contribuzioni straordinarie, usufruire di prestazioni manuali, stabilire delle lucrose privative sui forni, sui frantoi, sui mulini; inoltre a loro spettava il controllo della vita amministrativa e finanziaria oltre che tutti gli aspetti di diritto politico e civile.
Ma non furono solo queste le cause determinanti lo sfruttamento e la decadenza di Formello, bisogna aggiungerci anche la politica fiscale dei Papi, volta a frenare il sempre crescente potere dei feudatari, attraverso la creazione di uno stato in grado di resistere alle tendenze centrifughe dei medesimi.

E' soltanto intorno al XVI sec. e per cause indotte che la comunità di Formello riesce gradualmente ad ottenere una certa autonomia. Le controversie tra il feudatario e la popolazione per i donativi e l'aumento delle semine costituiscono le premesse per un accordo. Il feudatario, spinto dall'impellente bisogno di denaro, è disposto a barattare i donativi con concessioni, si perviene così ad un accordo, stipulato nel 1578, che fa seguito alla stesura dello statuto nel 1544. Rispetto a quelli di altre comunità (Campagnano 14-10-1271), lo statuto di Formello non va oltre la giurisdizione amministrativa, lasciando tutti gli aspetti di diritto politico e civile all'autorità assoluta del feudatario.

L'evoluzione economica e sociale nel XVI e XVII sec. non troverà una sua logica trasposizione in un movimento di rinascita comunale; la lunga soggezione al centralismo papale e a quello baronale, determineranno un lungo periodo di acquiescenza.

Formello, risulta venduto per la somma di scudi 345 mila con istrumento 5 SET 1661 alla famiglia Chigi, dopo che le possessioni di esso sono state accettate nel 1623 da Paolo Giordano Orsini; la vendita fu comunicata ai Massari, con una lettera del duca Orsini: "Passerete sotto il dominio delli signori pieni di benignità e clemenza colla quale siamo certi sarà governato codesto popolo".

I Chigi, nuova famiglia proveniente dalla classe mercantile e non dalla vecchia nobiltà come gli Orsini, devono la loro ascesa ai notevoli successi conseguiti in campo commerciale e ai favori ottenuti grazie alla politica nepotista di Fabio Chigi, salito al trono pontificio con il nome di Papa Alessandro VII; in particolare, dal Cardinale Flavio Chigi che sarebbe spettata in proprietà Formello e la campagna circostante.
La politica dei Chigi in Formello ricalca nelle linee generali quella degli Orsini, su tutto e su tutti vi è l'autorità assoluta del feudatario ma rilevanti sono stati gli investimenti effettuati per la valorizzazione delle terre: è in proposito da menzionare il riacquisto di quei terreni venduti dagli Orsini a privati (soprattutto forestieri).

Nell'archivio Chigi si conserva un documento del 4 LUG 1662 dal quale rilevasi che le strade dalla Storta a Formello e da Formello a Campagnano furono costruite per ordine del Card. Flavio Chigi per la somma di scudi 1.283,08, sotto la direzione dell'architetto Felice della Greca. In questa vi è compresa la costruzione di una piazza, forse l'attuale piazza Nazionale.
L'importanza di queste operazioni economiche, va inserita in una logica di conservazione dell'unità economico-sociale, che consentirà al paese di mantenere, all'inizio dell'epoca moderna, le sue peculiari caratteristiche di vita e di produzione; e per la realizzazione di opere pubbliche come i due ponti sul Cremera: dell'Isola 1662, del passo dì Campagnano 1697, entrambi distrutti da uno straripamento del fiume e le strade per Campagnano e la Storta. Queste opere ebbero un effetto propulsivo sulle attività economico-sociali del vecchio paese ancora legato alle forme feudali.
Ma la debolezza dei contadini, il modificarsi della natura e degli scopi della comunità e della politica amministrativa del principe e dei borghesi saranno condizioni sufficienti per lasciarli del tutto indifesi di fronte alla grande crisi del decennio francese.

Dovremmo giungere molto più vicino a noi, all'inizio del secolo XX per vedere l'Università Agraria, erede dell'antica comunità, cominciare ad affermarsi per forza propria ed affrontare i problemi della sua autonomia sotto l'influenza del socialismo.