CITTAREALE (RI)


Comune

Distanze: 126 km da Roma

Altitudine: 952 m

Il rinvenimento di alcune punte di freccia e una scheggia di débitage, provenienti dai saggi di scavo nella località di Vezzano, è, ad oggi, l’unica evidenza riconducibile ad una possibile frequentazione preistorica, tra il Paleolitico e il Bronzo Antico.

Allo stato attuale delle ricerche, il territorio di Cittareale rimane “terra incognita”, difficile quindi determinare una possibile frequentazione antropica dell’area.

Non si può escludere il passaggio di gruppi di cacciatori e raccoglitori durante il Paleolitico e il Mesolitico, come non si può ignorare il fatto che la ricchezza di risorse naturali nel Neolitico avrebbe certamente attirato insediamenti di carattere stagionale raggiungendo, nell’Enolitico e nell’età del Bronzo, identità maggiormente stanziali.

 Nel periodo Neolitico è forse presente il culto della Dea Vacuna (la Grande Madre dei Sabini), che nel comune di Cittareale si esprime nelle evidenti manifestazioni naturali del suo territorio, quali le molte fonti, i boschi e soprattuttole grotte carsiche, oltre che nelle fosse votive dell’area sacra di Vezzano, corrispondente al successivo sito del Vicus Falacrinae. 

Nel territorio di Cittareale sorgeva il Vicus Phalacrinae, definito modicus, cioè piccolo.

La fama del villaggio è dovuta principalmente al fatto che il 17 novembre del 9 d.C. vi era nato Vespasiano. Il villaggio, pur con una forte accentuazione del carattere sparso dell’insediamento, sopravvisse in parte anche nell’alto medioevo e divenne un centro di riorganizzazione agraria legato ai gruppi dirigenti longobardi. Sono ricordati, a conferma della presenza di forme di potere istituzionale, gli scabini di Falacrine, una funzione pubblica istituita in seguito ad una riforma giudiziaria introdotta da Carlo Magno, sostituendo gli assessori occasionali dei tribunali con assessori permanenti e qualificati, gli scabini appunto.

La fondazione di Cittareale è stata compiuta nel 1329 ad opera di re Roberto d’Angiò dal quale prese il nome, con l’intento di contrastare le spinte espansive dei comuni di Cascia e Norcia, posti nello Stato della Chiesa. Per agevolare l’afflusso dei nuovi abitanti furono concesse agevolazioni ed esenzioni fiscali per 15 anni.

L’insediamento era dominato dalla Rocca mentre l’abitato, il cui impianto urbanistico a scacchiera, nel tempo profondamente alterato, ricalcava gli schemi classici delle fondazioni angioine, era racchiuso all’interno di una cinta muraria, oggi del tutto scomparsa, nella quale si apriva originariamente una sola porta bastionata nel lato sud - occidentale.

Santuario della Madonna di Capo d’Acqua
Situato nei pressi delle sorgenti del Velino, è legato al ritrovamento miracoloso di un’immagine raffigurante la Vergine. La statuetta in argilla sarebbe stata ritrovata tra i secoli X e XI da una pastorella chinatasi a bere alle fonti del fiume.

La Rocca
Si dice che la rocca trecentesca, ormai poco più di un ridere, fu edificata dal re Luigi Manfredi e si ricorda che al suo interno si trovano due scalinate, l’una dalla parte del nord, l’altra ad est, con trafori e volte da far paura. Si ritiene che le sue feritoie guardino una misteriosa direzione verso i monti.