LADISPOLI (RM)
E'una
cittadina prevalentemente balneare voluta e costruita dal Principe Ladislao
Odescalchi alla fine del secolo scorso. Molti i turisti che ogni anno si
riversano su questo litorale.
Certo i tempi e i luoghi sono cambiati, ma sotto l'apparenza di città
moderna, con palazzi di recente costruzione, si nasconde un passato glorioso,
porto etrusco prima (Alsium), colonia romana poi. Durante una passeggiata
sul lungomare non c'è da meravigliarsi se si incontrano i resti di
una villa marittima di epoca imperiale o se davanti ai vostri occhi appare
maestoso il Castello degli Odescalchi.
Oltre ai tradizionali piatti della cucina romanesca ed al pesce Ladispoli è famosa per la produzione del Carciofo romanesco a cui, da più di cinquanta, la Pro Loco, in collaborazione con il Comune, dedica la manifestazione di maggior richiamo della zona.
La palude di Torre Flavia Le Origini:
Tutto il territorio presenta
tracce di frequentazione umana antichissime, basti pensare al famoso teschio
della vicina "Grotta Patrizi" in località Sasso, un cranio
di epoca villanoviana con un foro in alto perfettamente circolare, testimonianza
di un'operazione chirurgica alla quale, a detta degli studiosi che hanno
analizzato la ricalcificazione del cranio, il "paziente" sopravvisse.
Poco distante dal centro di Ladispoli, nei pressi del borgo di Palo, sorgeva
un tempo la città-porto etrusca di Alsium.
L'ubicazione della città e del successivo castrum romano sono tutt'ora
sconosciute, anche se si è portati a farle coincidere con la tenuta
del Castello Odescalchi. Ben poco si conosce del periodo etrusco, le prime
notizie relative alla città di Alsium risalgono al 247 a.C., anno
in cui tutto il territorio circostante venne sottratto dai Romani agli Etruschi.
Per l'importanza strategica che tali porti costituivano, gli abitati etruschi
furono sostituiti da accampamenti militari, poi da castra (città
fortificate) veri e propri ed infine, da enormi ville di proprietà di importanti famiglie della Roma repubblicana ed imperiale.
Molte sono le testimonianze letterarie che riguardano Alsium. A partire
da Cicerone, che per primo ricorda la presenza del porto in occasione della
visita di Cesare nel 46 a.C., la città di Alsium è ricordata
soprattutto per la presenza di una grande villa imperiale appartenuta, forse,
all'imperatore Elagabalo. L'ultimo a descrivere il territorio alsiense è
il prefetto di Roma e poeta Rutilio Namaziano che, navigando lungo la costa
alsiense, non può fare a meno di notare le grandi ville che avevano
sostituito il piccolo oppidum (fortezza) di una volta.
Le uniche presenze antiche che oggi possiamo distinguere sono degli edifici
correlati al porto ed un molo proprio sotto delle mura del Castello.
La nascita di una città:
E' ora di narrare le vicende che portarono alla nascita di Ladispoli!
La zona era traversata soltanto da carabinieri a cavallo e da qualche buttero
che radunava gli armenti nella radura, per procedere alla conta dei capi,
la malaria mieteva vittime ovunque e i mandriani stramazzavano a terra schiantati
dalla febbre.
Era il 1888 quando il principe decise di sbarazzarsi degli abitanti di Palo
e dei villeggianti che d'estate arrivavano col treno fin sotto il castello,
devastando fin anche gli ingressi, le scale ed i tetti delle abitazioni.
Nel contempo il principe istituì un consorzio del quale egli stesso
faceva parte, insieme all'ingegner Vittorio Cantoni. Lottizzò la
striscia di terra fra i due torrenti, Vaccino e Sanguinaro, che confinava
a monte con la tenuta dei Ruspoli.
Contemporaneamente fece
sopprimere quel braccio di ferrovia che dal casello 46 portava i bagnanti
sulla piazzetta del Borgo di Palo, passando proprio davanti al castello
Un altro braccio ferroviario venne subito costruito verso il nuovo insediamento
urbano. I1 binano di circa due chilometri partiva dalla odierna stazione
di Palo e correva parallelo alla carrozzabile, costeggiando il bosco e la
riserva di caccia, scavalcando il fosso Sanguinaro con un ponte di ferro.
Al centro della ipotetica piazza una baracca di legno fungeva da stazione
ferroviaria, mentre due binari morti erano allungati fin dietro l'odierna
chiesa, dove una piattaforma mobile girava le locomotive che si rimettevano
in partenza. È inutile dire che l'ampiezza dell'arenile antistante
la nuova lottizzazione invitò i villeggianti ad affluire più numerosi che a Palo, tanto che durante l'estate la carrozzabile brulicava
di carrozze, calessi e tregge trainate da scalcianti ronzini.
I treni trainati da locomotive a vapore con vagoni semi aperti trasportavano
romani in ghette e paglietta e donne con enormi cappelli e variopinti ombrellini.
Sul tomboleto già stanziavano in capanne i pescatori che in primavera
risali- vano il Tirreno con le loro lampare. Dalle capanne alle baracche
su palafitte poi le prime case in muratura. Questa fu la prima Ladispoli:
senza strade, senza fogne, senza luce, senza acqua. I pionieri di Ladispoli:
Costantini, Storti, Landi, Ascenza, Dispari, Fumaroli, Rossellini, Masciadri.
L'acqua mancava e la popolazione cresceva, ci reperì una sorgente
risalendo il Sanguinaro, fino al bosco Feraccio, vicino a Ceri, feudo dei
Torlonia. La prima guerra mondiale arrestò la crescita del borgo.
Il dopoguerra sembrò rilanciarne le fortune, ma con un ritmo piuttosto
contenuto. Le bonifiche in atto allontanarono lo spettro della malaria.
Ladispoli riprese a crescere.