NEROLA (RM)

Confina a nord con il territorio dei comuni di Toffia e Poggio Nativo, ad est con Scandriglia, a sud con Montorio Romano e Montelibretti, ad ovest con Fara Sabina

si trova a 453 metri sopra il livello del mare, sulle propaggini settentrionali dei monti Lucretili.

Il comune è circondato da rilievi come il Monte degli Elci (711 m s.l.m.), il Monte Lago (601 m s.l.m.), e i Monti Lucretili con la cima più alta del Monte Pellecchia (1368 m s.l.m.).

A ovest, si affaccia su una piana che guarda verso la valle del Tevere.

Nerola potrebbe derivare dal nome di un antico insediamento sabino chiamato Regillo

L’importanza che Nerola, per la sua posizione di controllo obbligato sul fondovalle, ebbe nel corso dei secoli è attestata da una benefica istituzione detta Ospedale dei Pellegrini, che assisteva tutti coloro che transitavano per la via Salaria diretti a Roma.

Estinta la discendenza diretta ai Barberini subentrò nel 1728 la famiglia Colonna di Sciarra in seguito al matrimonio celebrato fra Cornelia Barberini e Giulio Cesare Colonna.

All’inizio del XX secolo, con sentenza del tribunale di Roma, il territorio di Nerola, fu espropriato e aggiudicato alla Banca d’Italia che fece disboscare e mettere a coltura numerosi appezzamenti di boschi secolari.

Scomparve in quel periodo la querceta nerulana, costituita da maestose querce che coprivano con la loro ombra l’antico percorso della via Salaria.

Nerola è stata teatro di una delle vicende criminali più aberranti dell’immediato secondo dopoguerra: la serie di delitti compiuti dal pluriomicida Ernesto Picchioni, noto come “il mostro di Nerola”