Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi

Anno di istituzione 1993
Superficie 31.512 ettari

E’ un parco soprattutto di natura selvaggia, di alta montagna, dove i confini sono per lo più in quota e gli abitati si concentrano in una ristretta fascia periferica. Dei centomila e passa abitanti censiti nei Comuni che fanno parte dell’area protetta, quelli realmente residenti stabilmente dentro il parco all’ultimo censimento erano infatti solo 88. Tra i gruppi montuosi principali, le cui vette non di rado superano i duemila metri, sono le Alpi Feltrine, i Monti del Sole, lo Schiara-Pelf e la Tavelna. Qui si viene a camminare tra panorami non di rado grandiosi, a risalire le valli ammirando una flora che già attraeva i botanici del Settecento, a veder volare le aquile sullo sfondo di circhi glaciali e vastissime foreste di conifere.

Cuore selvaggio del parco sono i Monti del Sole, solcati da forre profonde, che si elevano quasi inaccessibili alle spalle di Belluno fino ai 2.240 m del Piz di Mezzodì. Più a oriente danno spettacolo le rocce della Tavelna e la foresta della conca di Cajada, dove l’abete bianco forma splendidi popolamenti. Altre abetine sono in Val Grisol, mentre più diffusamente sono distribuite le pinete — sia a pino silvestre che a pino nero — e i boschi di abete rosso, spesso impiantati dall’uomo, e alle quote più elevate le bellissime associazioni di pino mugo. Nel settore occidentale altre mete da non perdere sono l’area dei Piani Eterni, ricca di grotte (ve ne sono state censite più di duecento, una delle quali profonda almeno 960 metri), e quella della Busa delle Vette. La Busa, cioè conca nel dialetto locale, offre ai visitatori la lunare visione di un paesaggio costellato di doline e inghiottitoi e circondato da una corona di cime da cui scendono come fiumi di pietre i ghiaioni. Nel parco non mancano nemmeno due bacini d’origine artificiale, il lago del Mis nell’area centrale e La Stua in Val Canzoi, tra i Piani Eterni e il massiccio del Colsent.

Tra i mammiferi spicca il camoscio, presente con circa 2.000 esemplari, cui si aggiungono caprioli, cervi e i più piccoli ermellino, tasso, marmotta, lepre variabile, scoiattolo, ghiro, volpe, donnola, nonché il muflone, originario della Sardegna e della Corsica e introdotto in passato a fini venatori, di cui sono presenti circa 200 esemplari. Sulla possibile competizione tra camoscio e muflone sono da poco stati resi noti i risultati di una ricerca, che ha studiato l’uso dell’habitat e la sovrapposizione spaziale delle due specie di erbivori. La conclusione è stata che il camoscio tende a frequentare ambienti quali il prato, seguito dagli arbusteti e dal lariceto, evitando la mugheta, mentre il muflone sceglie soprattutto il macereto in associazione con il prato e la roccia, senza poi precludersi sortite nella mugheta.

Scomparso il lupo alla fine del secolo scorso, sono da registrare al parco due graditissimi ritorni. Il primo è quello della lince, le cui orme inconfondibili si rinvengono, a partire dal 1992, ogni tanto sulla neve o nel fango. E poi c’è l’orso bruno, il grande plantigrado pure scomparso a fine secolo scorso e adesso in via di reintroduzione in altri settori dell’arco alpino, come all’Adamello.

Tra gli uccelli star indiscussa è l’aquila reale, con cinque coppie nidificanti. Ma non mancano molte altre specie significative di rapaci tra cui l’astore, lo sparviere, il gufo reale, la civetta capogrosso e la civetta nana. Da notare pure la presenza negli ambienti forestali di alcuni tetraonidi, gruppo di uccelli in preoccupante rarefazione del nostro Paese, tra cui il gallo cedrone, il fagiano di monte, il francolino di monte e la pernice bianca. Anche la coturnice popola i pendii montani, mentre quattro specie di picchi tra cui il raro picchio nero frequentano i boschi del parco. Quanto ad anfibi e rettili, vivono qui molte specie ancora oggetto di studio ma sicuramente, tra gli altri, il colubro di esculapio, tre specie di vipere (vipera comune, vipera dal corno e marasso), la coronella austriaca, diversi tritoni e la rara salamandra nera.

In un parco di alta montagna come questo non sono molte le testimonianze storiche e artistiche. La più importante è la certosa di Vedana, che ospita un convento di clausura, cui si aggiungono malghe e casere per lo più abbandonate da decenni, oppure il piccolo villaggio di Gena nella valle del Mis. Feltre e Belluno, appena fuori i confini del parco, offrono numerosi spunti interessanti al riguardo.