Parco Nazionale dello Stelvio

Anno di istituzione 1935
Superficie
134.620 ettari

Se le Alpi hanno un cuore, dev’essere dalle parti del parco dello Stelvio. Quest’area protetta si estende infatti nel mezzo delle Alpi centrali e comprende l’intero massiccio montuoso dell’Ortles-Cevedale, con le sue vallate laterali. Questo è un parco prevalentemente di alta montagna, trovandosi il suo territorio per tre quarti a quote superiori ai 2.000 metri. Le rocce che costituiscono le montagne del parco sono in parte rocce cristalline, antichissime, e in parte dolomitiche. Qui, nel settore lombardo del parco, si trova il più grande ghiacciaio delle Alpi (quello dei Forni, con una superficie di oltre 13 chilometri quadrati) ed anche più in generale la più importante concentrazione di ghiacciai delle Alpi centrali, ben 116. Alla presenza abbondante di ghiacci e nevi perenni sono pure legati i numerosi laghetti alpini, spesso di grande bellezza, e le acque di fusione che trasportano a valle enormi quantità di terra, ciottoli e detriti. Dai massicci montuosi discendono numerose valli, modellate dai ghiacciai o dalle acque dei torrenti, e più o meno colonizzate dall’uomo. Dalla val Venosta alla valle di Trafoi, sovrastata dall’Ortles, dalla lunga val Martello alla valle di Rabbi, alla celebrata Valtellina, sono tante e ciascuna caratterizzata da paesaggi, usi, tradizioni. Qui passavano le antiche vie di comunicazione con la pianura o i più elevati alpeggi, qui sono sorti villaggi e malghe ancora oggi, in parte, utilizzate per offrire ristoro e ospitalità agli escursionisti.

La notevole estensione del parco e l’escursione altimetrica tra il punto più basso e la cima dell’Ortles (3905 m), insieme ai diversi suoli e a microclimi particolari, sono fattori che spiegano la grande varietà di vegetazione e flora. Gli studiosi hanno contato almeno 1.200 specie di piante superiori, 600 di funghi e 1.500 tra muschi e licheni e un’idea sufficientemente completa di questo universo multicolore è offerta dal giardino botanico Rezia, alla periferia di Bormio. Alle quote più elevate i fiori non sono molti, fatta qualche eccezione come per il ranuncolo dei ghiacciai (che cresce anche a 3.500 metri) dalla corolla bianco-rosata. Ancora in alto, ma sui conoidi di detriti o meglio sulle morene consolidate, si insediano sassifraghe, cuscini di silene, soldanelle, tipiche specie pioniere. Sulle praterie di quota si incontrano invece diverse associazioni erbacee, dove non è infrequente l’incontro con la stella alpina, la nigritella, diverse specie di genziana. Al di sotto dei 2.000 metri ha inizio la foresta di conifere, e qui a prevalere sono soprattutto l'abete rosso ed il larice: ma vi vegetano pure abeti bianchi, pini mughi e cembri. Sui fondovalle, le aree più umide sono popolate di ontani, e pure caratteristica è la vegetazione delle zone palustri e delle sponde dei laghetti, con specie come l'erioforo o la drosera, che si ciba d’insetti.

Le foreste costituiscono l’habitat ideale per la maggior parte delle specie animali presenti nel parco. Vivono ad esempio qui scoiattoli e picchi, galli cedroni e sparvieri, nocciolaie e civette capogrosso. La salamandra abita i recessi più umidi, mentre le radure e i dintorni degli alpeggi sono gli ambienti della vipera (sia il marasso che la vipera comune). Pure nel bosco vive il mammifero più rappresentativo del parco, il cervo, possibile da osservare (meglio se alle prime luci dell’alba o verso sera) dai fondovalle alle quote più alte. Caprioli, camosci e stambecchi (reintrodotti in val Zebrù nel 1968 con esemplari presi al Gran Paradiso) sono gli altri ungulati presenti, e assicurano altre emozioni agli escursionisti. Quanto all’orso, estinto su queste montagne dai primi anni del Novecento, è da registrare il recentissimo avvio di un programma di reintroduzione nell’adiacente parco dell’Adamello-Brenta, finanziato con fondi comunitari del programma Life. Nella primavera del ’99 sono stati liberati due orsi provenienti dalla Slovenia, muniti di radiocollare e trasmettitori auricolari per consentirne il monitoraggio degli spostamenti. Data la vicinanza dell’area dal parco dello Stelvio, la speranza che in un futuro non remoto il grande plantigrado torni a popolarne le vallate si è nuovamente accesa.

Sopra il limite della vegetazione arborea lo scenario faunistico cambia completamente. Tra i mammiferi questo è il regno dell’ermellino, della lepre variabile e, soprattutto, della marmotta. Nei laghetti è presente il raro tritone alpino, nonché la trota fario, il salmerino e la sanguisuga. L’avifauna conta pernici bianche, gracchi corallini, codirossoni e molte altre specie tra cui in particolare l’aquila reale, nel parco particolarmente abbondante e divenuta il simbolo stesso dell’area protetta. Da qualche tempo è possibile avvistare anche l’avvoltoio degli agnelli, il gipeto, che sta nuovamente occupando i territori alpini a seguito di reintroduzioni operate sui versanti austriaco, francese e svizzero. Una coppia nella primavera del '98 ha nidificato nel settore lombardo del parco, e da allora il grande uccello (i suoi tre metri di apertura alare sono un record assoluto per l’avifauna europea) è entrato stabilmente a far parte della fauna dello Stelvio.