L'AQUILA

La città dell'Aquila è situata a 721 m s.l.m. lungo il declivio di un colle alla sinistra delfiume Aterno, in mezzo ad un'ampia conca compresa tra la catena del Sirente e il latooccidentale del Gran Sasso d'Italia che, con la svettante cima del Corno Grande di 2912 m, detiene il primato di montagna più alta dell'Appennino.

L'aspro massiccio del Gran Sasso pare segnare il limite tra le due tipologie di paesaggio presenti in Abruzzo: l'Abruzzo marittimo verso oriente e quello montano dell'alto Appennino ad occidente.

Ma la sua importanza non si limita al solo aspetto geomorfologico ma anche alla naturale vocazione di stazione sciistica e alla sua memoria storica: infatti in località Campo Imperatore (raggiungibile da L'Aquila in pochi minuti con una moderna funivia) fu tenuto prigioniero Mussolini nel 1943. L'albergo che lo ospitò, recentemente restaurato, conserva ancora intatta la stanza dove il duce visse ore difficili.

Non lontano dall'albergo si trova il prestigioso osservatorio astronomico ed una piccola chiesetta. Suggestivo è il panorama sulle montagne innevate che d'estate si colorano di un verde brillante, interrotto qua e là dal bianco delle greggi pascolanti che ancora fanno parte integrante dell'economia e della tradizione dei piccoli centri abitati del Gran Sasso.

Il versante appenninico che da L'Aquila porta verso l'alto Lazio e l'Umbria si presenta articolato e ricco di vegetazione sino ad incontrare le acque del lago artificiale di Campotosto, il lago più grande d'Abruzzo, meta del turismo estivo. Segnaliamo, inoltre, proprio alla periferia del centro abitato dell'Aquila, la magnifica pineta di Roio, un polmone verde dove rinfrescarsi nelle calde giornate estive che, anche in questa zona tipicamente montana, a volte, raggiungono temperature canicolari
Nel 1254, su richiesta degli abitanti dei leggendari 99 castelli del territorio circostante, Federico II di Svevia emana un diploma, reso esecutivo dal figlio Corrado IV, nel quale si stabilisce di edificare la città di L'Aquila, il cui nome deriverebbe dal villaggio di Acculi, preesistente alla città o, più verosimilmente, dall'emblema imperiale degli Svevi; distrutta da Manfredi fu ricostruita da Carlo d'Angiò che la fece cingere di mura.

Il 2 agosto del1294, nella basilica di S. Maria di Collemaggio, veniva incoronato papa Pietro del Morrone col nome di Celestino V.

Sotto gli Aragonesi divenne la seconda città del regno dopo Napoli.

Decadde nel XV sec. in seguito alle guerre tra Francia e Spagna.

Subì gravi terremoti: si ricordano particolarmente quelli del 1646 e del 1703: visse un periodo di effimero splendore sotto Carlo III di Borbone. Partecipò attivamente ai moti carbonari, seguendo poi la storia dell'unità d'Italia. 

La Fontana delle 99 Cannelle

Entro la Porta Rivera, non lontana dalla stazione, si trova la suggestiva ed originale Fontana delle 99 Cannelle.
Presenta una pianta trapezoidale e una breve cordonata che conduce alla doppia serie di vasche, poste a ridosso delle tre alte pareti rivestite da un fine paramento a scacchi in pietra rosa e bianca.
I mascheroni, diversi gli uni dagli altri, gettano 99 zampilli d'acqua a ricordo dei 99 castelli che edificarono la città.
Sulla parete frontale, quella più antica, una lapide ne ricorda l'autore: Tangredus de Pentoma de Valva, e la data: 1272. Nel 1871, in seguito al riordino generale del piazzale, furono soppresse alcune parti aggiunte nel tempo e, nel 1934, fu posta la recinzione.
Sul fronte opposto alla fontana è la sobria Chiesetta di S. Vito che dà il nome alla piazzetta, con portale romanico e due meridiane in facciata.

Piazza Duomo

Sin dalla sua prima fondazione, la città dell'Aquila si organizza in locali: una sorta di lotti (tanti quanti i castelli che edificarono la città), per ognuno dei quali è prevista una piazza, una chiesa ed una fontana, secondo una tipologia urbana ripetuta, ancora oggi riconoscibile. All'età angioina risale invece la divisione in quarti denominati: S. Giorgio (oggi S. Giusta), S. Maria Paganica, S. Pietro in Coppito, S. Giorgio (oggi S.Marciano).

La piazza del Duomo non appartiene a nessun quarto: essa rappresenta da sempre il cuore della città e nasce, sin dall'inizio, come spazio progettato tanto nel disegno quanto nella destinazione funzionale: luogo di incontro e spazio del mercato giornaliero. Ha forma rettangolare molto allungata ed è adornata da due fontane gemelle (1930), poste ai due estremi della stessa, opera dello scultore Nicola d'Antino. Sul fondo della pizza si erge il Duomo, dedicato a S. Massimo; eretto nel XIII sec., fu distrutto dal terremoto del 1703 e riedificato poco tempo dopo: restaurato in seguito al terremoto del 1915, presenta oggi una facciata neoclassica disegnata da Giovanni Battista Benedetti con semicolonne di ordine ionico e, sulla parte superiore, due torri campanarie (1928). Il fianco destro mostra ancora le monofore ogivali della originaria costruzione. L'interno è a croce latina ad una sola navata, con cappelle laterali; come gli interni di molte chiese aquilane ha forme barocche.

Lasciata la piazza, percorrendo Corso V. Emanuele, sotto i cui portici ci si incontra e passeggia, si arriva al crocevia dei Quattro Cantoni, seguendo a sinistra via Bafile si arriva a piazza Palazzo dove ha sede il Comune, ivi è anche Torre Civica del Palazzo di Giustizia la cui campana la sera batte 99 rintocchi a ricordo dei 99 castelli che fondarono la città. L'orologio, postovi nel 1374, fu il terzo in Italia dopo quelli di Firenze e Ferrara, nel mezzo della Piazza è il Monumento a Sallustio (nato ad Amiternum, vicino all'Aquila), in bronzo, opera di C. Zocchi (1903).

La Basilica di S. Bernardino

Ritornati ai Quattro Cantoni, seguendo la strada sulla destra, Via S. Bernardino, si giunge alla Basilica di S. Bernardino, con annesso convento, edificato sul finire del XV sec.. Una gradinata, preceduta da un'elegante cordonata, introduce la scenografica facciata a coronamento orizzontale eretta, poco più tardi, da Cola dell'Amatrice (1524-'40). Divisa in tre ordini sovrapposti, distinti da colonne di ordine dorico, ionico e corinzio e da cornici marcapiano, ha tre portali, di cui quello centrale ha nella lunetta un altorilievo della Madonna con Bambino tra i SS. Francesco d'Assisi e Bernardino che presenta Girolamo da Norcia, della scuola di Silvestro dell'Aquila.
Il 2° ordine è caratterizzato dal motivo della finestra serliana centrale seicentesca, mentre il 3° riporta ai lati due decorazioni con l'emblema bernardiniano col monogramma di Gesù (IHS) che più volte incontriamo anche sui portali di molte chiese dal XV sec. in poi.
L'interno barocco a croce latina è a tre navate con cappelle laterali ed un'ampia cupola di forma ottagona. Splendido il soffitto ligneo intagliato e dipinto da Ferdinando Mosca da Pescocostanzo (1723-27), mentre l'organo è opera di Bernardino Mosca. Nella 2° cappella destra, pala in terracotta smaltata di Andrea della Robbia, nella 5° è l'imponente Mausoleo di S. Bernardino, grandiosa opera di Silvestro dell'Aquila e aiuti (1505), al suo interno è custodito il corpo del Santo in un'urna d'argento e d'oro di G. Mantini da Mantova (1799). Nella cappella maggiore è il Sepolcro di Maria Pereyra (moglie di Pietro Lalle, della insigne famiglia aquilana Camponeschi), l'opera più insigne di Silvestro dell'Aquila, elegante fusione della tipologia sepolcrale quattrocentesca fiorentina con quella romana. Pregiate anche le numerose opere pittoriche che ornano la basilica.

Il Castello

Usciti dall'edificio, seguendo il fianco sinistra della basilica, si sbocca nella piazza del Teatro, sulla quale prospetta il Teatro Comunale di Luigi Catalano (185472), oggi sede del teatro stabile dell'Aquila. Proseguendo e voltando a destra, ci si immette in via Vittorio Veneto, e da qui, a sinistra, attraverso Via Zara, si giunge alla Porta Castello che immette a destra nel Parco del Castello, ampia zona a verde con panorama sul Gran Sasso.

Il Castello è una poderosa fortezza a pianta quadrata, con possenti bastioni angolari e circondata da un ampio e profondo fossato. Iniziato nel 1535 da P.L. Scrivà, per volere della dinastia spagnola degli Aragonesi, fu terminato solo nel 1635.

Vi si accede, dopo aver percorso il ponte in muratura, attraverso un monumentale portale su cui grandeggia lo stemma di Carlo V. Qui ha sede il Museo Nazionale d'Abruzzo, organizzato su 3 livelli: a pian terreno, oltre il vano che ospita l'enorme scheletro dell'Elephas Meridionalis rinvenuto nei pressi dell'Aquila nel 1954, si trova la sezione archeologica che conserva: materiale preistorico di popoli italici, frammenti epigrafici ed architettonici provenienti dalle città romane d'Abruzzo, rilievi, statue, oggettistica tra cui il bel Candeliero da Amiternum (dopo il 25 d.C.); al piano superiore è la sezione medioevale e moderna che raccoglie per lo più opere di scuola abruzzese dei sec. XIII / XVIII: notevoli le Porte Lignee figurate di S. Maria In Cellis di Carsoli (1132) e di S. Pietro ad Alba Fucens (XII sec.); Il Polittico di Jacobello del Fiore; Polittici del Maestro dei Polittici Crivelleschi; una Croce processionale di Nicola da Guardiagrele, l'importante gruppo di sculture lignee e in terracotta policrome abruzzesi, dal XIII al XVI sec. (notevole il S. Sebastiano di Silvestro dell'Aquila): ed ancora opere dei pittori fiamminghi del XIV / XVII sec. e dei pittori romani e napoletani del XVII / XVIII sec. come Conca, Bedeschini, Solimena, De Mura ed altri; ed Infine la sezione d'arte moderna e contemporanea che annovera tra i vari artisti M. Vaccari, R. Guttuso, V. Guidi, G. Capogrossi, O. Tamburi, R. Brindisi ed altri.

Situata nella piazza omonima, S. Maria Paganica, chiesa cupo di quarto, esemplifica l'architettura chiesastica originaria della città. Risalente al XIII sec. e in stile romanico, sebbene più volte sia stata restaurata a causa dei frequenti terremoti; conserva infatti infacciata un ampliamento settecentesco.
Il ricco portale è sormontato da una lunetta con Madonna in trono con Bambino e nell'architrave, accanto al Cristo Benedicente e sei Apostoli, la data di ultimazione della fabbrica: 1308. L'interno, a croce latina e ad una navata, è settecentesco e conserva pregevoli opere pittoriche.

Uscendo dalla chiesa attraverso la porta a destra della navata, proseguendo a sinistra, si giunge al Chiassetto del Campanaro da dove si può ammirare, murato nell'abside della chiesa, un mascherone in pietra che, mostrando la lingua, ammonisce contro la bestemmia.

Piacevole sarà passeggiare nei dintorni e imbattersi in gustosi esempi di abitazioni medioevali e rinascimentali.

La Chiesa di San Silvestro

Alla fine di Via Garibaldi, prima di immettersi su Viale Duca degli Abruzzi, a destra è la Chiesa di S. Silvestro del XIV sec., con semplice facciata a coronamento orizzontale con archetti ogivali, su cui si apre un grande portale e splendido rosone. Il campanile è aggiunta ottocentesca. L'interno, molto ampio, è stato riportato da un restauro degli anni `60 all'originario stile gotico.

In Piazza Angioina si affaccia la Chiesa di S. Domenico voluta da Carlo II d'Angiò, che la fece edificare nel 1309 per tener fede ad un voto fatto mentre era prigioniero, conserva della originaria costruzione trecentesca la parte inferiore della facciata su cui si apre il bel portale romanico in pietra bianca e rossa. Dal 1976 la chiesa è stata adibita ad auditorium.

Dalla piazza ci si immette in Via Sassa, caratteristica via sulla quale si affacciano case d'impianto medioevale, cinquecentesco e barocco, si vedano al n° 37 Palazzo Antonelli, al n° 29, a destra, un portale rinascimentale introduce nel caratteristico cortiletto conventuale delle Clarisse, al n° 56 Palazzetto Fiore, poi Palazzo Gaglioffi (oggi Conservatorio A. Casella), bella casetta ogivale dopo il no 27, al n° 40 Palazzo Signorini Corsi (XVI sec.), al n° 15 Palazzo Mancinelli (XVIII sec.).

La Basilica di S. Maria di Collemaggio

Posta fuori alle antiche mura della città, la Basilica di S. Maria di Collemaggio è il monumento più significativo dell'architettura abruzzese.

Iniziata nel 1287, per volontà del futuro papa Celestino V, presenta una stupenda facciata in forme romanico-gotiche e coronamento orizzontale, rivestita da un elegante paramento di conci bianchi e rosa disposti a disegni geometrici. Dei tre portali a tutto sesto, quello centrale ha una strombatura riccamente decorata e poggiante su stipiti ornati da due ordini di nicchie a cuspide, che racchiudono piccole statue di sunti. I battenti in legno sono del 1688.

Al di sopra dei 3 portali i 3 rosoni, dei quali, quello mediano, più grande, è maggiormente lavorato a traforo.

A destra della facciata, il poderoso torrione ottagonale, destinato probabilmente alle benedizioni all'aperto. Ogni anno, il 28 agosto, dal suo terrazzo vengono mostrate al popolo le reliquie di Celestino V.

L'interno della chiesa, dopo il recente restauro degli anni `70, oggetto di aspre polemiche, ha ripreso la primitiva veste, eccetto che nel transetto. Distrutte le aggiunte barocche, sono tornati alla luce alcuni pregiati affreschi del `300, `400 e '500.

L'impianto è a tre navate, spartite da archi a sesto acuto, poggianti su pilastri ottagoni, la copertura in legno è a vista.

Il pavimento, originale, è a pietre bianche e rosse, ed è lastricato, qua e là, da pietre tombali. Tredici tele di Frà Andrea (C. Ruther) del XVII secolo raffigurano episodi della vita di Celestino V. Oltre il transetto barocco, le tre absidi, in quella di destra, il Sepolcro di S. Pietro Celestino, opera firmata e dotata Girolamo da Vicenza, 1517: all'interno un'urna di legno dorato racchiude le reliquie di S. Pietro Angelerio, detto del Morrone, nato ad Isernia, ed eletto papa in Collemaggio il 29 agosto del 1294, col nome di Celestino V. Il suo pontificato durò solo cinque mesi, perché abdicò, ritornando al suo eremitaggio sul monte Morrone. Dante nella Divina Commedia lo ricorda come colui che "fece per viltà il gran rifiuto" (Canto III dell'Inferno).

Amiternum

L'antica Amiternum, città dei Sabbiai, deve il suo nome al vicino fiume Aterno.
Non ci sono giunte molte notizie sicure circa il suo passato più remoto, sappiamo che durante le guerre sannitiche, nel 293 a.C., cadde in mano nemica; documentato è pure il passaggio di Annibale che, diretto a Roma nel 211 a.C., sostò ad Amiternum. Ricordata da Virgilio nell'Eneide, Amiternum è rimasta famosa anche per aver dato i natali ad un grande storico e politico: Sallustio Crispo, che qui nacque nell'86 a.C..
Come testimonianze architettoniche dell'antica città rimangono i resti dell'Anfiteatro (fine I sec.), che si vuole sia stato preso a modello per il Colosseo, a due ordini di arcate che si aprivano lungo il perimetro ancora oggi perfettamente rintracciabile: affiancato ad esso è un edificio portato alla luce da recenti scavi, probabilmente di età tardo romana, con ambienti decorati a mosaico ed affresco, e, sul versante opposto rispetto all'anfiteatro, i resti del Teatro, che risale probabilmente all'età augustea ed ha una cavea che misura 54 m di diametro e sfrutta la pendenza della collina.

La Perdonanza Celestiniana

La Perdonanza celestiniana ha rappresentato e continua a rappresentare per la città dell’Aquila e per il suo vasto Contado un evento di straordinaria importanza in cui si fondono momenti di grande intensità spirituale con manifestazioni di natura folcloristico-culturale, mentre in origine l’aspetto mistico legato alla fruizione della indulgenza plenaria si fondeva con quello economico della grande Fiera del Perdono che si teneva nella vasta area antistante la Basilica.

Quando Pietro Angelerio, Eremita del Morr0one, il 29 agosto 1294 divenne Papa Celestino V ricevendo la Tiara nella Chiesa di Santa Maria di Collemaggio, volle concedere alla città dell’Aquila una così importante, ed unica nel suo genere, indulgenza plenaria con lettera papale il cui testo originale in pergamena viene tuttora gelosamente conservato nella Torre del Palazzo municipale.

La fierezza degli Aquilani si oppose alla richiesta, dopo la morte di Celestino, del successore Bonifacio VIII il quale reclamava la restituzione della Bolla per dichiararla nulla.

Da allora le Autorità cittadine, ben consapevoli della grande valenza laica e religiosa della Perdonanza perpetuarono nel tempo la solennità dell’evento annuale organizzando grandi manifestazioni pubbliche con sempre enorme partecipazione popolare.
Pur nelle alterne vicende storiche di oltre settecento anni la città dell’Aquila ha sempre mantenuto vivo il ricordo dell’Eremita eletto Papa in Collemaggio ed ha altresì onorato quel messaggio di fede nel perdono che è anche messaggio di pace, oggi particolarmente sentito tra i singoli e tra le genti troppo spesso in conflitto in una inquietante prospettiva di sofferenze ed odio.