Tahiti

Da più di 200 anni Tahiti rappresenta per gli Europei l'archetipo del paradiso tropicale, ma se chiedete a qualcuno se conosce la Polinesia Francese potete stare praticamente certi che l'unica reazione che otterrete sarà uno sguardo attonito.

Tahiti non è che un'isola di uno dei cinque arcipelaghi che compongono la Polinesia Francese; è anche l'isola più grande, più famosa e più interessante dal punto di vista storico, ma le fotografie di mari cristallini e spiagge orlate dalle palme che si vedono nelle vetrine delle agenzie di viaggi sono quasi sempre immagini di qualche altra isola polinesiana.

I turisti visitano la Polinesia Francese per darsi alla bella vita negli eleganti resort, per fare immersioni subacquee in lagune brulicanti di pesci tropicali, per abbuffarsi con la peculiare cucina franco-polinesiana e fondamentalmente per godersi un po' di eleganza francese nello splendore del Pacifico meridionale.

Queste aspettative sono perfettamente legittime perché la Polinesia Francese effettivamente offre luoghi di una bellezza sorprendente, ma il mito che questo sia un paradiso privo di problemi è stato certamente sfatato dai disordini avvenuti nelle strade di Papeete nel settembre del 1995, dopo la ripresa dei test nucleari francesi a Moruroa.

A colpo d'occhio

Nome completo del paese
Polinesia Francese

Superfice
4.167 kmq

Capitale
Papeete

Composizione etnica
78% polinesiani (maohi), 12% asiatici, 10% francesi (6% residenti)

Lingua parlata
tahitiano e francese

Religione
54% protestante, 30% cattolica, 6% mormone, 2% avventista del settimo giorno, 2% buddhista e confuciana, 6% altre religioni

Economia

Settori/prodotti principale
perle e madreperla, turismo, pesca, artigianato, cotone, noci di cocco, vaniglia, frutti tropicali, carne di squalo, allevamento, latticini

Principale partner commerciali
Francia, USA, Giappone, Australia

Documenti ed info utili

Visto
i viaggiatori italiani non hanno bisogno del visto, ma devono esibire un biglietto aereo di ritorno o di proseguimento del viaggio.

Il soggiorno consentito è di tre mesi; chi intende trattenersi più a lungo nella Polinesia Francese deve richiedere prima della partenza al consolato francese di Roma un permesso di lungo soggiorno

Rischi sanitari
non si segnalano rischi particolari

Elettricita
220V, 60 Hz

Fuso orario
10 ore indietro rispetto al meridiano di Greenwich

Pesi e misure
sistema metrico decimale

Quando andare

I festeggiamenti dell'Heiva i Tahiti si protraggono per tutto il mese di luglio e sono per Tahiti l'equivalente del carnevale brasiliano e la gente viene a frotte per parteciparvi. Questa festa cade nel pieno della stagione più fresca e asciutta (da giugno a ottobre), che forse è la migliore per visitare la Polinesia. Bisogna tenere conto tuttavia dei maraamu, gli alisei che tra giugno e agosto possono portare tempo instabile da sud. Nei mesi compresi tra novembre e la fine di maggio il clima è più caldo e umido. Le vacanze dell'emisfero settentrionale (da Natale all'inizio di gennaio, da fine febbraio all'inizio di marzo, Pasqua, all'inizio di maggio e il lungo periodo estivo di luglio e agosto) sono periodi di grande affollamento nei quali si possono avere non poche difficoltà a trovare posto su un aereo.

Eventi e Manifestazioni

La maratona di Moorea ha luogo all'inizio di febbraio. A Point Venus, a Papeete, il 5 marzo si svolge una rievocazione storica dell'arrivo dei primi missionari della London Missionary Society, accompagnata da celebrazioni nelle chiese protestanti di Tahiti e di Moorea. I Tahitiani adorano i concorsi di bellezza e ne organizzano molti (sia maschili sia femminili) per tutto il corso dell'anno fino a culminare con la prestigiosa elezione di Miss Heiva i Tahiti a luglio. L'Heiva i Tahiti dura un mese e comprende musiche, danze, gare sportive e mostre di arte e artigianato, ma il suo momento più bello è l'anniversario della Presa della Bastiglia il 14 luglio. A Tahiti tra la fine di giugno e l'inizio di luglio si svolge un torneo di golf; a Tahaa durante l'ultima settimana di ottobre ha luogo la festa della pesca con le pietre detta Heiva No Te Pahu Nui O Tahaa, mentre a settembre al largo delle coste di Tahiti c'è una gara di surf.

L'evento in occasione del quale tutta la Polinesia Francese si ferma è la gara di canoa detta Hawaiki Nui, una competizione che ha luogo all'inizio di novembre e dura tre giorni: circa 60 squadre composte da sei uomini percorrono 116 km passando per quattro isole e i partecipanti provengono da tutto il territorio polinesiano e anche da altrove. I corpulenti rematori, sovente coperti di tatuaggi tradizionali, partono dall'isola di Huahine e attraversando 44,5 km di mare aperto arrivano a Raiatea; il secondo giorno prevede uno sprint di 20 km nella laguna tra le isole gemelle di Raiatea e Tahaa, mentre il terzo giorno le canoe affrontano la titanica sfida di navigare in mare aperto per 52 km fino all'isola di Bora Bora. All'arrivo i partecipanti vengono accolti dal ritmo dei tamburi e dai festeggiamenti dei loro tifosi, mentre le troupe televisive si fanno largo tra la folla cercando di realizzare i filmati che verranno trasmessi in tutto il territorio durante il notiziario serale. Nel 1994 ha partecipato una squadra tedesca composta da canoisti olimpionici e il loro risultato migliore nel corso della gara è stato un piazzamento al 18° posto nel primo tratto.

Sport e tempo libero

La Polinesia Francese possiede belle spiagge, lagune e mare aperto e la maggior parte dei visitatori viene per praticare attività che hanno a che vedere con l'acqua. Questa regione è un paradiso per i sub, che vengono per vedere la ricca e abbondante fauna marina in tiepide acque incontaminate e per osservare ambienti sottomarini insoliti. I canali e la laguna di Rangiroa, nelle Isole Tuamotu, sono meritatamente famosi tra gli appassionati di immersioni. Chi non ama la profondità può procurarsi maschera e boccaglio e ammirare lo splendido mondo sottomarino senza scendere sotto la superficie dell'acqua.

Tahiti è il posto in cui è nato il surf; i luoghi più frequentati dagli appassionati di questo sport sono Papenoo, Punaauia e Paea. Altre isole, in particolare Huahine e Moorea, offrono ai surfisti onde costanti in acque tiepide, pulite e poco affollate. Nel periodo tra ottobre e marzo arrivano le correnti settentrionali, mentre tra aprile e settembre i venti meridionali spingono su queste coste il forte moto ondoso proveniente dalla regione antartica.

Chi ama camminare e arrampicare avrà di che divertirsi nelle isole montuose e gli appassionati di fuoristrada possono noleggiare un veicolo a Papeete e nelle altre città grandi. Se vi piace l'equitazione potete cavalcare sulle montagne e sugli altipiani di molte isole; nelle Isole Marchesi il cavallo è ancora il principale mezzo di trasporto per la gente del posto. Nelle isole attorno a Tahiti è possibile volare in deltaplano e con il parapendio; a Papeete ci sono club e strutture per chi intende cimentarsi in queste attività.

Storia

Esistono opinioni divergenti su come i popoli polinesiani siano giunti a stabilirsi nelle isole del Pacifico, ma appare chiaro che i primi abitanti furono grandi navigatori che attraversarono vaste distanze nell'oceano, arrivando ad occupare un'ampia zona costituita dall'odierna Polinesia Francese più le Hawaii, la Nuova Zelanda, parti dell'isola di Nuova Guinea, Tonga e le Isole Cook. Si ritiene che queste genti siano partite dal Sud-est Asiatico circa 3000 o 4000 anni fa e che abbiano iniziato ad arrivare in quella che oggi è la Polinesia Francese verso il 300 d.C. In origine le isole erano governate da capi che comandavano enormi flotte di canoe a bilanciere. Le pratiche religiose di quell'epoca prevedevano i sacrifici umani.

Alcuni dei primi visitatori europei, tra cui Samuel Wallis (1767), Louis-Antoine de Bougainville (1768) e James Cook (1769), al loro ritorno in patria narravano di un paradiso in terra abitato da 'nobili selvaggi' e da donne bellissime che si concedevano liberamente. Quando Bougainville ritornò a Parigi, le storie di questo fantastico luogo tropicale in cui si praticava l'amore libero circolavano ormai per tutta l'Europa e diedero vita a un mito che incantò personaggi quali Herman Melville, Robert Louis Stevenson e Paul Gauguin.

L'evento più famoso della regione, avvenuto in tempi relativamente recenti, fu l'ammutinamento del Bounty: fu infatti a Tahiti e sull'isola di Tubuai che Fletcher Christen e i suoi compagni si rifugiarono dopo aver abbandonato, il 28 aprile 1789, vicino alle isole di Tonga il capitano William Bligh e l'equipaggio rimastogli fedele, lasciandoli in balia delle onde in una minuscola barca scoperta. Sempre a Tahiti il lungo braccio della legge inglese raggiunse gli ammutinati che non erano fuggiti all'isola di Pitcairn e li costrinse ad affrontare la giustizia britannica.

All'epoca dell'ammutinamento le isole della Polinesia erano governate da varie famiglie importanti che esercitavano la loro autorità ciascuna su una determinata zona, senza sottostare a una figura regnante suprema. Da tempo i Polinesiani si erano resi conto della potenza delle armi europee e avevano chiesto già ai primi visitatori di intervenire nelle lotte di potere nella regione. Mentre Cook, Bougainville e altri si erano rifiutati, gli ammutinati del Bounty si offrirono come mercenari. I Pomare, una delle tante potenti famiglie tahitiane, si assicurarono i loro servizi e di conseguenza assunsero il controllo di gran parte delle isole.

Ben presto i balenieri e i mercanti iniziarono a fare scalo regolarmente presso le isole polinesiane per scambiare armi con generi alimentari freschi, introducendo il concetto di prostituzione e diffondendo malattie contro le quali gli isolani non avevano difese immunitarie. I missionari protestanti si diedero da fare per mettere fine alle danze erotiche, alla nudità, alle libere abitudini sessuali e alla religione pagana e la cultura tradizionale polinesiana venne rapidamente cancellata. La popolazione delle isole si ridusse drasticamente e i tirannici missionari rasero al suolo i templi (marae), vietando qualsiasi attività che non fosse devotamente ispirata alla fede cristiana.

A questo punto comparvero sulla scena i francesi, i quali avevano già il controllo delle Isole Marchesi a nord-est. Dopo vari boicottaggi, minacce e intimidazioni, nel 1842 essi riuscirono a scacciare gli inglesi e ad assicurarsi gran parte di quella che sarebbe diventata la Polinesia Francese. La regina Pomare IV, che si era data molto da fare per unificare le isole sotto il proprio dominio, fu costretta a soccombere ai francesi e per i restanti 50 anni del suo regno svolse soltanto una funzione rappresentativa.

All'inizio del XX secolo le isole della Polinesia divennero parte degli Établissements Français d'Océanie (Territori Francesi d'Oceania) e venne avviato un programma di rapida espansione commerciale. Dalla Cina venne fatta arrivare la manodopera necessaria per le piantagioni di vaniglia e cotone, mentre la copra e la madreperla diventarono i pilastri dell'economia polinesiana. Circa 1000 Polinesiani furono inviati in Europa per combattere contro i tedeschi nella prima guerra mondiale; poco dopo l'ingresso degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale 5000 soldati americani sbarcarono a Bora Bora per respingere l'avanzata giapponese nel Pacifico.

A causa del movimento indipendentista algerino, la Francia fu costretta a sospendere i test nucleari nel deserto del Sahara e nel 1963 il generale de Gaulle annunciò che gli esperimenti sarebbero stati condotti nei minuscoli atolli di Moruroa (spesso scritto erroneamente 'Mururoa') e Fangataufa, nelle Isole Tuamotu; fu così che nacque il Centre d'expérimentations du Pacifique. In seguito alle continue proteste a livello mondiale, nel 1981 i test vennero trasferiti sottoterra. Naturalmente i francesi sostengono che gli esperimenti non presentano alcun pericolo, ma si guardano bene dall'effettuarli sul territorio francese.

Quando nel 1995 il presidente francese Jacques Chirac annunciò che la Francia avrebbe condotto una nuova serie di esperimenti sotterranei, da tutto il mondo si levò un coro di proteste e condanne. Le strade di Papeete furono teatro di disordini durante i quali centinaia di automobili vennero rovesciate e interi edifici furono dati alle fiamme, mentre il Cile e la Nuova Zelanda ritirarono i propri ambasciatori da Parigi. I test furono completati all'inizio del 1996 e il governo francese ora sostiene che il programma di sperimentazione nucleare è terminato. Dopo più di 150 test con ordigni potenti anche 200 chilotoni (10 volte la potenza della bomba che rase al suolo Hiroshima), ora a Moruroa e Fangataufa è tornata la calma, ma resta ancora da vedere quali saranno gli effetti nel futuro.

In Polinesia Francese ora sta prendendo corpo un consistente movimento popolare che auspica l'indipendenza dalla Francia, ma le autorità politiche, con a capo il presidente Gaston Flosse, hanno detto chiaramente che ciò non accadrà (almeno in un futuro prossimo) e la Francia sembra alquanto riluttante a rinunciare ai propri possedimenti d'oltremare. Attualmente la Polinesia Francese è governata da un'Assemblea Territoriale composta da 41 membri eletti dal popolo ogni cinque anni. La Francia è rappresentata da un alto commissario scelto dalle autorità governative francesi. Per vent'anni, periodo che si è concluso nel 1996, le autorità locali hanno assunto la direzione della gestione interna, ma le richieste per l'indipendenza rimangono comunque un punto fisso del programma politico.

Cultura

I missionari fecero tutto il possibile per cancellare la cultura tradizionale polinesiana e per ottenere questo scopo rasero al suolo i templi, distrussero le sculture e proibirono i tatuaggi e quelle inebrianti danze erotiche di cui Bougainville aveva narrato in Europa. Nel contempo essi cercarono di costringere i Polinesiani a seguire le dottrine della Bibbia e a sottostare alla loro tirannica volontà, ma fortunatamente alcune tradizioni sono sopravvissute. Negli ultimi anni si è affermata prepotentemente la tendenza a riportare in vita le usanze e a riscoprire le arti tradizionali. Per quanto riguarda la musica, gli strumenti tradizionali polinesiani sono il pahu e il toere, due tipi di tamburo, e il curioso flauto nasale chiamato vivo. La chitarra e l'ukulele sono stati introdotti e gli abitanti locali hanno dato vita a un particolare stile musicale che benché nella forma abbia parecchio in comune con la musica country possiede comunque una sua tipicità. La danza (tamure) sta lentamente facendo ritorno nella vita della Polinesia, mentre purtroppo l'arte di produrre la tapa (carta e stoffa ottenute con la corteccia), praticata in tutto il Pacifico, è andata completamente perduta.

In Polinesia Francese l'atmosfera è rilassata e informale: non ci sono esigenze particolari per l'abbigliamento, anche nei ristoranti più eleganti, e sulla spiaggia molte donne prendono il sole in topless. In ogni caso la religione viene presa molto sul serio e la domenica si va in chiesa (vestiti dalla testa ai piedi). Il concetto polinesiano di famiglia è molto più ampio rispetto a quello occidentale: cugini, zii, zie e così via fanno tutti parte del nucleo famigliare e sono chiamati fetii. Diverse famiglie hanno dei faaamu, ovvero dei figli adottati, e i bambini vengono comunemente affidati a parenti o a donne senza figli.

La Polinesia Francese possiede una tradizione culinaria molto particolare, che alle abitudini proprie dei mari del sud mescola elementi della gastronomia francese e influenze italiane e cinesi. Il risultato di questo miscuglio di tradizioni culinarie trova spazio non solo nei ristoranti eleganti, ma anche negli economici snack bar mobili, les roulottes. Il cibo viene ancora cotto nei tipici forni diffusi in tutta l'area del Pacifico: si scava un buco nel terreno, lo si riempie di pietre e poi si accende un fuoco per scaldarle; il cibo, avvolto dentro foglie di banano, viene appoggiato sulle pietre e il buco viene nuovamente coperto di terra. La cottura richiede diverse ore. In Polinesia Francese questo tipo di forno si chiama ahimaa e i banchetti si chiamano tamaaraa.

Ambiente

Le 118 isole della Polinesia Francese non sono che dei puntini sparsi nel vasto Oceano Pacifico meridionale e sono suddivise in cinque arcipelaghi: le Isole della Società (che comprendono Tahiti), le Tuamotu, le Marchesi, le Tubuai e le Gambiers. Soltanto sei hanno una superficie superiore a 100 kmq e l'isola situata più a nord, Hatutu, dista più di 2000 km da quella più meridionale, Rapa. Le masse continentali più vicine sono l'Australia, 5200 km a ovest, e il Sudamerica, 6000 km a est. Le Isole Cook, a ovest, sono l'entità territoriale più vicina.

Le isole sono un misto di alture vulcaniche e atolli corallini; quelle che presentano un territorio di tipo collinare sono fertili e hanno una vegetazione molto più varia rispetto agli atolli. Su queste isole proliferano gli splendidi fiori detti tiare, che vengono intrecciati formando i lei oppure vengono messi fra i capelli. In questa regione sono presenti anche molte specie vegetali introdotte, tra cui l'ibisco e la buganvillea. La maggior parte degli animali terrestri è stata introdotta; vi sono maiali e polli che vivono allo stato selvatico, capre semiaddomesticate nelle Isole Marchesi e pecore a Tahiti, alle Isole Tubuai e alle Marchesi. Ci sono poi molti piccoli gechi e grandi centopiedi la cui puntura è piuttosto dolorosa. In Polinesia Francese vivono circa 100 specie di uccelli tra cui sterne, procellarie, e fregate. L'abbondanza e la varietà di fauna marina risulta subito evidente non appena si mette la testa sott'acqua.

Il clima tropicale della Polinesia Francese conosce due stagioni distinte. La stagione delle piogge, che dura da novembre ad aprile, presenta temperature medie comprese tra i 27 e i 30°C accompagnate da umidità, piogge intense (in questo periodo cade il 75% delle precipitazioni annue) e temporali brevi e violenti. Durante la stagione secca, da maggio a ottobre, le precipitazioni sono scarse, l'aria è più asciutta e le temperature sono un po' più fresche. I venti possono soffiare a una velocità compresa tra i 40 e i 60 km/h. Il maraamu è un vento sud-orientale che si presenta spesso durante la stagione secca, mentre il toerau è un vento proveniente da nord o da nord-est che soffia di tanto in tanto durante la stagione delle piogge.

Arrivare e trasporti

Come arrivare: La Polinesia Francese è facilmente raggiungibile in aereo praticamente da tutto il mondo. Tutti i voli internazionali atterrano all'aeroporto Faaa di Papeete, ma può darsi che con l'ampliamento dell'aeroporto di Nuku Hiva, sulle Isole Marchesi, la situazione cambi. In Polinesia Francese non viene fatta pagare la tassa d'imbarco.

Le navi da crociera fanno scalo regolarmente in questa regione, che è anche una delle mete preferite dai panfili; talvolta è possibile trovare posto a bordo come membro dell'equipaggio. In questa parte del Pacifico esistono delle stagioni specifiche per la navigazione: dagli Stati Uniti le imbarcazioni partono a settembre o a ottobre e tra gennaio e gli inizi di marzo, mentre dall'Australia e dalla Nuova Zelanda partono dopo la stagione dei cicloni, verso marzo e aprile.

Trasporti interni: Per spostarsi tra le isole della Polinesia Francese si può utilizzare l'aereo o i trasporti marittimi, ma raggiungere alcune di quelle più remote può essere un'impresa difficile. Grazie ai finanziamenti del governo francese i voli interni non sono così costosi come si potrebbe immaginare, ma alcuni arcipelaghi sono molto distanti fra loro e in questi casi i trasporti aerei sono cari.

Le imbarcazioni che assicurano i collegamenti tra gli arcipelaghi seguono rotte prestabilite e possono essere un ottimo modo per viaggiare nella regione. Enormi catamarani fanno la spola tra Tahiti e Moorea.

Tahiti e le isole maggiormente sfruttate dal turismo dispongono di un servizio di autobus locali, detti truck, poco costosi e affidabili. Ci sono anche i taxi a noleggio, ma sono terribilmente cari. Le auto, gli scooter e le biciclette a noleggio sono ottimi mezzi per esplorare le isole e se volete visitare l'entroterra percorrendo una delle piste potete affittare un fuoristrada. Nelle Isole Marchesi molti abitanti locali e turisti scelgono di spostarsi a cavallo.

Mete principali

Tahiti
Papeete soffre di un problema di immagine. La capitale della Polinesia Francese è sì una trafficata città portuale con intasamenti del traffico nelle ore di punta e orribili costruzioni in cemento, ma ha anche un bel lungomare con un continuo andirivieni di panfili, traghetti e navi mercantili e un vivace mercato tipico dei mari del sud. Con i suoi caffè, i furgoni che vendono bibite e spuntini e i ristoranti, questa è una bella zona in cui andare a zonzo e godersi l'atmosfera del luogo. Ovunque si scorgono i segni lasciati dalla storia marittima della regione e lo spirito di Cook e di Bougainville è onnipresente lungo la costa di Papeete.

Il Marché du Papeete è un posto vivace e pittoresco ed è particolarmente animato la domenica mattina. Si trova subito dietro il lungomare e occupa un intero isolato. Gli edifici originali furono costruiti nel 1847, ma dopo una serie di ampliamenti e ristrutturazioni il complesso fu distrutto durante la seconda guerra mondiale dalle bombe lanciate dagli incrociatori tedeschi. Da allora è stato ricostruito due volte e ora è un'ariosa struttura a due piani; al piano inferiore sono in vendita frutta, verdura, carne e pesce, mentre a quello superiore trovate articoli d'abbigliamento e prodotti artistici e artigianali.

Ad alcuni chilometri da Papeete nell'entroterra c'è il famoso Bain Loti (Bagno di Loti): nel romanzo The Marriage of Loti scritto da Pierre Loti nel 1880 l'eroe del libro e la bella Rarahu si conobbero presso questa pozza d'acqua situata in mezzo al verde presso il fiume Fautaua. Questo luogo, segnato da un busto dello scrittore, non è più bucolico come ai tempi di Loti, ma è ancora piacevole ed è uno dei posti preferiti dagli abitanti locali per fare una nuotata. A chi vuole fare passeggiate o arrampicare, il lussureggiante e movimentato entroterra di Tahiti offre innumerevoli possibilità il cui livello di difficoltà spazia dal facile al molto impegnativo. Il paesaggio dell'interno è segnato da alte montagne, delle quali la più elevata è il monte Orohena (2241 m), ma presenta anche altipiani, cascate, tubi di lava e vestigia del passato quali rovine di templi, tiki e i petroglifi di Marae Arahurahu.

Bora Bora
Per molti l'isola di Bora Bora è la più bella della Polinesia Francese e alcuni la ritengono addirittura la più bella del Pacifico per le sue verdi alture vulcaniche, le enormi lagune e la catena di motu (isolotti) che orlano la costa. Questo non significa che sia esente da difetti e purtroppo in alcuni luoghi il paesaggio è deturpato da strutture turistiche non completate, ma ciononostante Bora Bora è forse l'isola che più si avvicina all'idea di paradiso tropicale. I turisti vengono qui per immergersi tra i pesci nelle lagune piene di coralli, esplorare l'entroterra a piedi o in fuoristrada e salire sulle tre imponenti vette dell'isola, lo Hue (619 m), il Pahia (661 m) e l'Otemanu (727 m).

Rangiroa
Rangiroa si trova nell'arcipelago di Tuamotu e per dimensioni è il secondo atollo del mondo dopo quello di Kwajalein, in Micronesia. Misura 75 km per 25 km ed è l'isola più popolosa dell'arcipelago. La sua laguna è praticamente un vasto mare interno e la parte emersa è costituita da una stretta catena di motu sabbiosi che racchiude questa grande distesa d'acqua. Gente di tutto il mondo viene a Rangiroa per fare immersioni subacquee e in seguito alla particolare struttura della laguna l'alternanza delle maree crea potenti correnti dalle quali i sub si lasciano trasportare. All'interno della laguna è presente una grande varietà e abbondanza di pesci. L'allevamento delle perle e la produzione di madreperla sono due attività importanti per l'economia locale.

Hiva Oa
Hiva Oa un tempo era la capitale amministrativa delle Isole Marchesi, ma ora questo ruolo è passato a Nuku Hiva, a nord. Hiva Oa è comunque rimasta l'isola più importante del gruppo meridionale ed è quella in cui vennero a vivere Paul Gauguin e il poeta/cantante belga Jacques Brel. Atuona, la città principale, ospita ricordi e monumenti di entrambi e il cimitero di Calvaire, dove i due illustri personaggi sono sepolti, è un luogo di pellegrinaggio, soprattutto per gli amanti delle canzoni di Brel. Grazie allo sfondo creato dal Monte Temetiu (1213 m) e dal Monte Feani (1126 m), Atuona offre un colpo d'occhio molto suggestivo; sparsi per il resto dell'isola ci sono molti siti archeologici, petroglifi e giganteschi tiki in pietra.

Mete alternative

Fatu Hiva
Fatu Hiva è non solo la più remota delle Isole Marchesi ma anche la più piovosa, lussureggiante e tradizionalista. Non ha una pista d'atterraggio e raramente figura tra le mete delle imbarcazioni, ma proprio grazie a ciò consente di vedere un angolo di Polinesia rimasto pressoché immutato nel corso del tempo. Thor Heyerdahl, protagonista delle famose spedizioni del Kon Tiki, trascorse un anno e mezzo a Fatu Hiva, esperienza che gli fornì il materiale per il libro Fatu Hiva, the Return to Nature. Manghi, banani, aranci e limoni proliferano sui pendii dell'isola grazie alle abbondanti piogge e inoltre qui vivono e lavorano alcuni dei migliori artigiani delle Isole Marchesi.

Isole Gambier
Ben pochi turisti si spingono fino alle remote Isole Gambier, nell'angolo sud-orientale della Polinesia Francese, e in questa zona l'impatto del turismo è praticamente nullo. La prima missione cattolica della Polinesia Francese venne fondata qui nel 1834 e ben presto tutta la popolazione locale venne convertita. Padre Honoré Laval, capo della missione, assunse rapidamente il ruolo di governante dispotico e praticamente da solo riuscì a distruggere completamente la cultura e le usanze indigene; nelle sue memorie narra del piacere che provò nel distruggere i templi e le icone pagane. Al suo arrivo la popolazione era stimata attorno ai 5000 o 6000 abitanti; un censimento condotto 16 anni dopo il suo esilio a Tahiti rivelò che solo 463 indigeni erano sopravvissuti alle crudeltà, alle malattie e all'annichilimento culturale. Le dimensioni e le ricche decorazioni della cattedrale di San Michele, a Mangareva, testimoniano l'ossessione di Laval: la chiesa può contenere ben 2000 fedeli, quattro volte il numero degli abitanti dell'isola! Da queste parti non succede granché ed è probabile che dobbiate fermarvi per una settimana o due, perché la Air Tahiti serve Mangareva soltanto tre volte al mese. Questa è veramente una parte dimenticata del mondo dove potete tranquillamente evitare di portare la carta di credito.

Isole Tubuai (Australi)
Le Isole Tubuai sono situate lungo il Tropico del Capricorno a sud delle Isole della Società e sono famose per le loro arti (elaborati lavori d'intagli su legno ed enormi tiki in pietra), anche se i missionari sono riusciti a cancellare le tecniche antiche e oggi praticamente nessun artigiano esegue le sue opere secondo i metodi tradizionali. Le Isole Tubuai sono piuttosto varie, ma non possiedono la rigogliosa vegetazione delle Isole della Società situate più a nord; Rapa, l'isola più meridionale, è caratterizzata da caverne di calcare, templi in rovina (marae) e fortezze (pa) poste sulla sommità delle alture.