Fedör Michajlovic Dostoevskij
Biografia

(Mosca 1821-Pietroburgo 1881)

Romanziere russo la cui influenza sulla letteratura del Novecento fu grandissima: alle sue opere si rifecero movimenti culturali quali l'esistenzialismo e il surrealismo.

Figlio di un medico, perse la madre nel 1837; conclusi gli studi presso l'accademia militare di San Pietroburgo, preferì intraprendere la carriera dello scrittore.

L'esordio letterario avvenne con Povera gente, pubblicato nel 1846. L'infelice storia d'amore di un umile impiegato statale si arricchiva di una dimensione psicologica che, oltre all'entusiasmo dei critici Belinskij e Nekrasov, incontrò il favore del pubblico.

Seguirono Il sosia (1846), sul tema inquietante della doppia personalità, e il racconto Le notti bianche (1848), pervaso da un senso di magica ineluttabilità.

Nel 1849, trasgredendo le dure leggi della Russia zarista, Dostoevskij entrò a far parte di un gruppo di intellettuali socialisti: arrestato, fu condannato a morte. Condotto sul luogo dell'esecuzione, ormai a pochi passi dal patibolo, all'ultimo momento fu graziato. La commutazione della condanna a quattro anni di lavori forzati e ad altri cinque di esilio lo portò in Siberia, e fu allora che si verificò l'insorgenza di una sindrome epilettica che lo avrebbe tormentato per il resto della vita.

Scarcerato nel 1854, dovette trascorrere cinque anni di esilio in una guarnigione ai confini con la Mongolia, prima di fare ritorno a San Pietroburgo.

Nel 1861 iniziò a collaborare con un periodico mensile diretto dal fratello Michail, "Vremja" (Il tempo), sul quale comparve a puntate Memorie da una casa di morti (1861-62), che descrive le atroci condizioni di vita dei carcerati e segnò un momento di profonda crisi spirituale, in seguito alla quale Dostoevskij avrebbe ripudiato il socialismo ateo degli anni giovanili e si sarebbe avvicinato all'ortodossia religiosa e a un acceso nazionalismo slavofilo.

Illuminato dall'ideale cristiano, in particolare dalla concezione che alla salvezza si giunge attraverso la sofferenza, Dostoevskij divenne nelle sue opere attento e partecipe interprete dei conflitti dell'animo umano e delle contraddizioni che lacerano ogni individuo.

Costretti dalla censura a cessare la pubblicazione di "Vremja", su cui nel 1862 era stato pubblicato il romanzo Umiliati e offesi, i due fratelli avviarono "Epocha" (L'epoca): sul primo numero comparve il breve romanzo aspro e bizzarro Memorie del sottosuolo (1864), che segnò una svolta cruciale: aprì la stagione dei grandi romanzi e propose, per la prima volta nella storia della letteratura moderna, la figura dell'antieroe alienato.

Oberato dai debiti e colpito dalla morte della moglie e del figlio, nel 1866 Dostoevskij pubblicò Delitto e castigo; nel 1866 aveva scritto Il giocatore, basato sulla storia, in parte autobiografica, di un uomo divorato dalla passione per il gioco e perseguitato dai debiti.

Gli anni seguenti furono nella sua vicenda artistica il periodo più fecondo, che oltre a L'eterno marito (1870) vide la pubblicazione di L'idiota (1868-69), I demoni (1870-1872), L'adolescente (1875) e I fratelli Karamazov (1879-80), concluso poco prima della morte.

Sono soprattutto quattro romanzi a dare la misura della grandezza di Dostoevskij e della sua complessità di narratore, di artista e di uomo.

In Delitto e castigo il protagonista, lo studente Raskolnikov, uccide una vecchia, sordida usuraia, convinto di avere il diritto di liberare il mondo da un essere ignobile.

Ma il tormento della colpa lo perseguita fino a indurlo a costituirsi.

Il pentimento e la redenzione sono la grande esperienza spirituale che matura allora in Raskolnikov grazie all'amore di Sonja, che lo segue nella prigionia in Siberia e gli addita il valore, in senso cristiano, della vita umana.

Il principe Myškin, protagonista dell'Idiota, "un uomo assolutamente buono", è travolto dai propri generosi impulsi e dalle passioni distruttive di coloro che lo circondano: l'esito sarà per lui la follia. L'intreccio dei Demoni si svolge sullo sfondo dei fermenti rivoluzionari che maturavano nella Russia zarista e gravita intorno alla figura di Nikolaj Stavrogin, personaggio oscuro, "dannato" e "demoniaco".

I fratelli Karamazov si consuma entro le passioni che avvincono e insieme dividono una famiglia, il padre, vizioso e spregiudicato, e i quattro figli: Dmitrij, l'uomo di azione, generoso e passionale; Ivan, l'intellettuale ateo; Aleša, novizio di convento; Smerdjakov, illegittimo ed epilettico, trattato dal padre come un servo.

L'assassinio del padre è il nodo cruciale intorno al quale si snoda la complessa vicenda del romanzo e gravitano tutti i maggiori temi che percorrono la narrativa di Dostoevskij: l'espiazione attraverso la sofferenza, la ricerca di una forza etica in un universo irrazionale, il conflitto fra bene e male, il valore dell'individuo e della libertà contrapposti alle idee di "superuomo" e di "atto gratuito", che egli per primo colse come esiti propri di una corrente del pensiero occidentale e che la letteratura del Novecento riprese e riaffermò.