Italo Calvino
Orlando Furioso

Angelica, la bellissima figlia del re del Catai inviata nel campo dei cristiani per distogliere dalla guerra i cavalieri di Carlo Magno, viene promessa dall’imperatore a colui che in battaglia avrà ucciso il maggior numero di nemici.

Ma le sorti sono avverse ai cristiani e Angelica, che era stata posta sotto la sorveglianza di un vecchio e saggio guerriero, il duca Nano di Baviera, approfitta della confusione e fugge via sul suo cavallo.

Nella fuga per il bosco vede venire Rinaldo, che l’amava perché aveva bevuto alla fontana dell’amore, mentre ella l’odiava perché si era dissetata alla fonte dell’odio.

Appena visto il cavaliere, Angelica volge indietro il cavallo e riprende la fuga mentre Rinaldo, incontrato il pagano Ferraù, che pure ama Angelica, viene a duello con lui.

In un appartato angolo, che la natura ha reso incantevole, la fanciulla s’addormenta. La risveglia d’improvviso il calpestio di un cavaliere: è Sacripante, re di Circassia, pure di lei innamorato.

Difatti, appena giunto, Rinaldo sfida il re e, mentre i due si battono, Angelica di nuovo fugge.

Figura del tutto diversa da quella di Angelica è Bradamante gelida e orgogliosa della sua bellezza, amazzone animata dai più alti ideali: il dovere, il valore, la virtù.

Lei, intrepida guerriera cristiana, passa rapida per il bosco e fulmineamente disarciona Sacripante che le si oppone, lasciandolo stordito e mortificato di fronte ad Angelica. Il suo passare veloce per il bosco ha per scopo di rintracciare Ruggero di cui è innamorata.

La fanciulla incontra, invece, ad una fonte un cavaliere solitario e sospiroso che si svela per Pinabello di Magonza, privato della sua dama da un misterioso cavaliere alato.

Bradamante, avendo appreso da Pinabello, che due valorosi campioni dell’esercito saraceno, Gradasso e l’uomo da lei amato, Ruggero, avevano combattuto contro il misterioso cavaliere alato, ma, abbagliati dalla luce di un suo magico scudo, erano stati fatti prigionieri, si pone in via per raggiungere al castello e liberarli.

Pinabello le si offre come guida, ma, lungo il cammino, avendola riconosciuta come nemica, la tradisce facendola precipitare in una profonda caverna.

Qui però Bradamante trova la buona maga Melissa che le insegna come potrà vincere il mago Atlanta, il cavaliere alato che tiene prigioniero Ruggero.

Bradamante sfida il mago, che compare sull’ippogrifo, un mostro alato, mezzo cavallo e mezzo grifone, e manovra il suo scudo incantato.

Ella finge di esserne abbagliata e cade a terra, poi, d’improvviso, sorge e assale il mago. Ma quando sta per vibrare il colpo mortale, si vede innanzi a ad un vecchio venerando dal viso rugoso e dai capelli bianchi, un debole vecchio che le svela la ragione dei suoi incantesimi.

Egli ha allevato Ruggero e lo ama come figlio: per lui ha creato quel luminoso castello, per lui ha rapito donne e cavalieri che gli rendessero meno penosa la solitudine, perché Ruggero non deve toccare il suolo di Francia altrimenti diventerebbe cristiano, dove è destino che perda la vita.

Bradamante obbliga il mago a sciogliere i suoi incantesimi e il castello sparisce e donne e cavalieri si trovano in aperta campagna.

Ma breve è la felicità di Bradamante e Ruggero, poiché questo cavalca l’ippogrifo, che, d’improvviso, lo solleva e lo porta di nuovo lontano, nell’isola d’Alcina, la maga perfida, che, come Circe, attrae i cavalieri e poi gli trasforma in piante o in animali.

Carlo Magno, aiutato dalle truppe inglesi che giungono a Parigi guidate dall’arcangelo Michele e dal Silenzio, costringono i Saraceni a ritirarsi dopo un lungo e furioso combattimento.

Sul campo cristiano però è rimasto, vittima del suo ardimento, un giovane re, Dardinello.

E’ per recuperare la sua salma e non abbandonarla insepolta in terra nemica che due amici, Cloridano Medoro, penetrano negli accampamenti dei Cristiani. E’ notte: i guerrieri cristiani dormono profondamente nei loro accampamenti e Cloridano e Medoro fanno strage di tutti quelli che incontrano sul loro cammino. Trovata infine la salma del compianto sovrano, se la caricano pietosamente sulle spalle e affrettano il ritorno.

Ma ormai le tenebre notturne vanno dileguandosi e i due amici sono scoperti da un drappello di guerrieri cristiani guidati da Zerbino. Cloridano abbandona subito il cadavere del re e fugge, ma non vedendosi seguito dall’amico, ritorna indietro.

Ed ecco scorge il suo Medoro accerchiato dai nemici: per salvarlo lancia, nascosto nella selva, le sue frecce, ma quando vede che un soldato ferisce Medoro, esce dall’agguato, si getta nella mischia e cade morto accanto all’amico.

Orlando, nella sua ricerca affannosa d’Angelica, capita in un bosco, vede incisi sull’ingresso di una grotta i nomi d’Angelica e Medoro, infatti, non colpito a morte ma solo gravemente ferito, era stato soccorso da Angelica che, casualmente, si era imbattuta in lui.

Ella l’aveva raccolto, l’aveva portato nella capanna del pastore, l’aveva curato e guarito e l’aveva infine sposato. Orlando, a questa notizia, cade in una profonda tristezza, quindi si abbandona a terribile furore dando chiari segni di pazzia.

La tristissima condizione d’Orlando muove a compassione Astolfo, suo cugino, che, salito con l’ippogrifo nel paradiso terrestre, apprende da San Giovanni Evangelista che Orlando è così ridotto, perché, eletto campione della Fede, ha trascurato il suo dovere e si è innamorato di una pagana.

Il suo senno è in una grossa ampolla, nel mondo della Luna, dove si trovano tutte le cose da noi perdute sulla terra, tranne la pazzia, la quale invece rimane tutta sul nostro pianeta.

Astolfo trova l’ampolla contenente il proprio senno e l’aspira, quindi porta via con se un’ampolla grossa, su cui è scritto “senno d’Orlando”.