Gabriele D'Annunzio
Elettra

Libro Secondo delle LAUDI DEL CIELO DEL MARE DELLA TERRA E DEGLI EROI

Il secondo libro, Elettra, composto tra il 1899 e il 1902 e pubblicato nel 1903, è dedicato al mito del superuomo nell'arte e nell'eroismo universale. Segna anche la nascita del nazionalismo dannunziano.

D'Annunzio stesso rimane in genere in secondo piano e diviene il cantore degli eroi immortali: nelle prime due parti celebra principalmente gli eroi della patria (La notte di Caprera dedicata a Garibaldi), in cui l'Italia viene trasformata nella "supernazione", proprio come il poeta è diventato "superuomo", e dell'arte (A DantePer la morte di Giuseppe Verdi, ma anche le liriche dedicate a Victor Hugo e a Nietzsche); nella terza parte, i "Canti della ricordanza e dell'aspettazione", sono cantate venticinque "Città del silenzio" (Ferrara, Ravenna, Pisa, ecc.), simbolo del passato glorioso dell'Italia; nella quarta si trovano il Canto di festa per Calendimaggio e, in chiusura, il famoso Canto augurale per la Nazione eletta, che infiammò di entusiasmo i nazionalisti.

ELETTRA

Alle montagne

Candide cime, grandi nel cielo forme solenni

cui le nubi notturne

stanno sommesse come la gregge al pastore, ed i Vegli

inclinati su l'urne

profonde dànno eterne parole, e fanno corona

le stelle taciturne;

o Montagne, terribili dòmi abitati da Dio,

ove gli anacoreti

d'un tempo immemorabile per sola virtù di dolore

conobbero i segreti

del Mondo e nelle rocce co' i cavi occhi lessero come

in libri di profeti;

Montagne madri, sacre scaturigini delle Forze

pure, quando non era

l'Uomo; donde gioiosa alla cieca tenebra sparsa

balzò l'alba primiera

e alle vergini valli guidando le forme dei fiumi

scese la Primavera;

donde scesero stirpi umane d'oltrepossente

vita, giù per aperte

vie più vaste de' fiumi, stampando titaniche orme

nella pianura inerte

che fumigava umida al sole purpureo, pregna

delle future offerte;

o Montagne immortali, non parla nel sacro silenzio

delle cose ignorate

il vostro Spirto? Ascolta l'anima mia se non giunga

un messaggio. Deh fate,

o Montagne immortali, che scenda dai vostri misteri

cinto di luce il Vate!