Vasco Pratolini
Le Ragazze di San Frediano

La storia

La narrazione è ambientata in un rione popolare di Firenze, Sanfrediano, dopo la Seconda Guerra Mondiale.

"Il rione di Sanfrediano è di là d'Arno, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall'alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l'Arno vi scorre nel suo letto più disteso, ci trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine.

Ma non tutto è oro ciò che riluce. Sanfrediano, per contrasto, è il quartiere più malsano della città; nel cuore delle sue strade, popolate come formicai, si trovano il deposito centrale delle Immondizie, il Dormitorio Pubblico, le Caserme".

Ciò che contraddistingue essenzialmente il quartiere è il carattere dei suoi abitanti, "sentimentali e spietati ad un tempo", ingegnosi, "beceri", a volte sguaiati, caparbi ed attivi. Le ragazze, poi, meritano una trattazione a parte.

"Sono belle, gentili, audaci, sfrontate; è nel volto, nelle parole e nei gesti delle quali la castità medesima acquista il significato di un misterioso ed irresistibile adescamento".

La giovane più ingegnosa e "becera" di tutte è senz'altro la diciottenne Tosca, un'impagliatrice di sedie. A sedici anni acquistò forme e fattezze di una donna, e ora si attira gli sguardi dei giovanotti partigiani scesi dalle montagne per combattere contro i fascisti.

"-Ti sei fatta mondiale,- le dicevano. Come la guerra?-. Era per attaccare,- le dicevano. E io ti stacco- lei rispondeva".

Anche Tosca, come le altre ragazze sanfredianine, è innamorata di Aldo Sernesi, un bel giovane soprannominato Bob per la sua somiglianza con l'attore Robert Taylor. Mafalda, Tosca, Gina, Silvana, Bice, Loretta: tutte invaghite del bel "baffino", del suo sorriso, della sua avvenenza. Bob, comunque, sembra preferire Tosca, poiché si fidanza con lei dopo un lungo ed assiduo corteggiamento. Nei loro incontri il giovanotto assicura all'innamorata di essere speciale, nettamente superiore alle sue precedenti compagne.

"Però, dimmi la verità, anche a Silvana e a tutte le altre, gli hai detto che erano il tuo boccino?-. No,- egli disse, e sorrise, compiaciuto di sé, della sua trovata e del gioco di parole. Gli dicevo che erano dei boccioli, ed avevo ragione. Il boccino sei tu, dura a quel modo.

Ma Bob regge le fila di più flirt contemporaneamente, poiché l'amoreggiare è per lui uno sport, un divertimento, quasi una ragione di vita. Tiene in pugno Silvana, una ricamatrice detta "manidifata" per via della sua abilità, ma anche Gina, che per ripicca vuole sposarsi con un quarantenne, passeggia con Bice, che però è realistica e non si fa illusioni, rimprovera Mafalda che non riesca e dimenticarlo, corteggia instancabilmente Loretta. Tosca è solo una delle tante.

Ma se inizialmente Bob riesce a zittire la bella impagliatrice di sedie con "un bacio e una parola", in seguito non può nulla contro la sua furbizia. Toschina scopre ben presto le varie relazioni del suo "fidanzato" ed è ben decisa a vendicarsi. Non perdendosi d'animo, riunisce le altre ragazze, alcune deluse e sorprese quanto lei, altre già a conoscenza del carattere "farfallone" dell'amato. Le sanfredianine ordiscono così una terribile congiura, di notte, sul prato delle Cascine, poco distante dal quartiere. Tosca lo conduce lì con il pretesto di una passeggiata, mentre le "compagne di sventura" attendono pazientemente nascoste dietro una pagoda ornamentale. All'improvviso balzano fuori e si pongono dinanzi a Bob. Inizialmente il rubacuori cerca di schernirle e sgridarle, ma ben presto le giovani riacquistano la loro tempra spavalda e gli sono addosso.

"Ed ora ciao, Bob, ciao! Mafalda gli piombò addosso fulminea, tenendo tese quelle stesse unghie che un minuto prima egli aveva disprezzato; e dietro di lei, in un tuffo solo, i corpi giovani, freschi, frenetici delle altre ragazze si riversarono su Bob, il quale, dopo aver vacillato sotto l'urto di Mafalda, ora giaceva a terra ed esse gli erano sopra, lo dilaniavano. Loretta sbucò fuori carponi dall'intrico, saltellò attorno e batteva le mani, ora cercava un'apertura, nel groviglio, per entrarci col piede, e colpire, dolcemente tuttavia, da bambina. Non così le altre, ad ogni modo. E sui gridi forsennati di Mafalda, di Tosca, di Bice, di Silvana, i gemiti e le bestemmie soffocate di Bob, si levava il commento ilare, fanciullesco, di Loretta: -Così impari bello mio, così impari!-.

Dopo aver spogliato Bob, Mafalda e Tosca lo conducono in Sanfrediano su un carro, incosciente, semisvenuto e piegato dal dolore dei colpi ricevuti. La gente, che prima lo adorava, incomincia a schernirlo; sui muri appaiono delle scritte offensive nei suoi confronti, persino i ragazzini ne parlano male.

Ma la reputazione di Bob non è definitivamente compromessa: riesce a sposarsi con Mafalda (la sua carnefice!), cedendo però il suo scettro a Fernando, nuovo Casanova di quartiere.

Aldo Sernesi, detto Bob

Anche se il titolo del romanzo è dedicato alle ragazze, Bob ne è il vero protagonista.

"Era un giovane bruno, dai grandi occhi incredibilmente verdi, i baffetti curati e la carnagione bianca, bianca tanto che in montagna di certo non c'era stato, era un partigiano di città, e così pallido forse perché appena uscito di prigione".

Le sue occupazioni principali sono il cinema, la danza, il biliardo (di cui è un abile giocatore) e le belle ragazze.

"Le ragazze, poi, le impallina con un sorriso. E se il biliardo gli procura l'ammirazione degli amici, e gli arrotonda le entrate, le ragazze rappresentano il suo vero sport, la sua arte, la sua religione".

Tuttavia questo personaggio presenta anche dei risvolti altamente negativi. Innanzitutto la sua fama si dissolve appena varcati i confini di Sanfrediano: fuori dal suo rione è un anonimo giovanotto, forse carino, ma di certo non speciale. Inoltre, Bob è un falso, poiché si vanta si essere partigiano pur non avendo mai preso parte ad alcun tipo di azione. Egli ha paura dei conflitti e degli scontri, non si azzarda ad esporsi, è un vile. E' un vile anche con le ragazze, perché non ha il coraggio di sceglierne nessuna e soprattutto non osa sfiorarle neppure con un dito, timoroso di un eventuale reazione di fratelli e padri.

"Egli, al contrario, pur virile, pur normale, pur maschio, sapeva contenersi. Maestro nel rito tenero, trepido, variato fino all'audacia, dei colloqui sentimentali, le ragazze uscivano sempre completamente vergini dalle sue mani. E forse proprio nel fatto che Bob non tentava mai di valicare quella soglia (di cui si dimostrava peraltro un esperto e irresistibile assediatore) ciascuna delle ragazze vedeva il segno di un rispetto che la induceva a credersi lei l'eletta, e la veramente amata; ed a pazientare, macerandosi nella gelosia e nell'inerzia, ad ubbidirlo ed attenderlo".

La viltà di Bob si dimostra appieno quando cerca di non venire alle mani con Gianfranco, il partigiano più agguerrito ed ammirato di Sanfrediano, geloso per via delle mire del "baffino" su Silvana. Bob cerca di sdrammatizzare, ha paura del contatto fisico, vince solo per una fortuna incredibile, e non esita a vantarsi, ingenuo com'è, di essere superiore al suo avversario. Pratolini delinea bene la figura di questo giovane e ce ne mette in luce gli svariati aspetti.

Commento

Questo romanzo, con la sua leggerezza e ironia, ci mostra la grazia e la maestria di Pratolini anche nella trattazione di argomenti poco impegnativi.

Sono rimasto affascinato in particolar modo dalla trama inusuale del libro: le donne, in campo letterario, ci vengono generalmente presentate come vittime, serve, succubi della volontà di uomini dispotici e burberi.

Pratolini invece conferisce ai suoi sei "burattini", Mafalda, Tosca, Gina, Silvana, Bice e Loretta, non solo una grande ironia ed aggressività, ma anche il coraggio per affrontare e picchiare a mani nude Bob, il rubacuori del rione.

"Le ragazze di Sanfrediano" può essere visto dunque come una sorta di romanzo femminista, moderno, attuale.

E' inoltre suggestiva l'ambientazione delle vicende a Firenze, luogo natio dello scrittore: si sente vivo l'amore per la propria terra in quei piccoli "cantucci" descrittivi, quasi idilliaci, quadri di nostalgia e memoria.