Leonardo Sciascia
Biografia

Leonardo Sciascia nasce a Recalmuto, nell’entroterra agrigentino, l’8 gennaio 1921, primo di tre fratelli. La madre viene da una famiglia di artigiani, il padre è impiegato in una delle miniere di zolfo della zona.

A sei anni inizia a frequentare la scuola.

Da subito affiora la sua forte passione per la storia, unita all’amore per la letteratura.

A partire dagli otto anni si dedica intensamente alla lettura di tutti i libri che gli è possibile reperire a Racalmuto.

Nel 1935 l’autore si trasferisce a Caltanissetta con la famiglia e si iscrive all’Istituto Magistrale "IX Maggio". Nel 1941 supera l’esame per diventare maestro elementare.

Nel 1944 sposa Maria Andronico dalla quale Sciascia avrà due figlie. Nel 1949 inizia ad insegnare nella scuola elementare nel suo paese.

E’ del 1952 la pubblicazione di “Favole della dittatura”, ventisette testi brevi di prosa assai studiata. Sempre nel 1952, esce la raccolta di poesie “La Sicilia, il suo cuore”.

Sciascia vince nel 1953 il premio Pirandello per un suo importante intervento critico sull’autore di Girgenti (Pirandello e il pirandellismo).

Dal 1954 si trova alla direzione di «Galleria» e de «I quaderni di Galleria», riviste dedicate alla letteratura. Nel ‘58 interrompe l’attività di insegnamento per lavorare in un ufficio del Patronato scolastico.

Nel 1956 è pubblicato il primo libro di rilievo “Le parrocchie di Ragalpetra”, a cui seguono nell’autunno del ’58 i tre racconti della raccolta “Gli zii di Sicilia: La zia d’America”, “Il quarantotto” e “La morte di Stalin”.

Del 1961 è invece “Il giorno della civetta”, il romanzo sulla mafia che porterà a Sciascia la maggior parte della sua celebrità: e proprio l’impegno civile e la denuncia sociale dei mali di Sicilia saranno uno dei tratti più pertinenti per la definizione della fisionomia dello scrittore ed intellettuale Leonardo Sciascia.

Oltre a “Il consiglio d’Egitto” (1963), gli anni Sessanta vedranno nascere alcuni dei romanzi più sentiti dallo stesso autore, dedicati proprio alle ricerche storiche sulla cultura siciliana: “A ciascuno il suo” (1966) e “Morte dell’Inquisitore” (1967. Nello stesso anno esce un’”Antologia di narratori di Sicilia”, curata da Sciascia insieme con Salvatore Guglielmino.

Il 1970 è l’anno del pensionamento e della pubblicazione de “La corda pazza”, una raccolta di saggi su “cose siciliane” nella quale l’autore chiarisce la propria idea di "sicilitudine".

Il 1971 è l’anno de “Il contesto”, libro destinato a destare una serie di polemiche politiche. Tuttavia si fa sempre più forte la propensione ad includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera: gli “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel” (1971),” I pugnalatori” (1976) e “L’affaire Moro” (1978) ne sono un esempio.

Nel 1974, nel clima del referendum sul divorzio e della sconfitta politica dei cattolici, nasce” Todo modo”, un libro che parla "di cattolici che fanno politica"

Dopo diversi anni di attività politica, lo scrittore è segnato dalla malattia che lo costringe a frequenti trasferimenti a Milano per curarsi.

Carichi di dolenti inflessioni autobiografiche sono i brevi racconti gialli “Porte aperte” (1987), “Il cavaliere e la morte” (1988) e “Una storia semplice” (in libreria il giorno stesso della sua morte), in cui si scorgono tracce di una ricerca narrativa all'altezza della difficile e confusa situazione italiana di quegli anni.

Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989.