Italo Svevo
Senilità

Trama e contenuti

Nato dalla mente e dall’ingegno di Italo Svevo, il romanzo Senilità si pone cronologicamente al centro di un’importante trilogia, seguendo Una vita (1892) e precedendo La coscienza di Zeno (1923).

Pubblicato per la prima volta nel 1898 a spese dell’autore, il romanzo andò incontro ad un triste insuccesso e all’indifferenza della critica, tanto che lo stesso Svevo, nella prefazione alla seconda edizione, sentì di poter scrivere: «Non ha ottenuto una sola parola di lode o di biasimo».

Fu Joyce che nel 1927, dopo aver dichiarato pubblicamente il suo sincero apprezzamento per questo libro, ne decretò il trionfo, facendo sì che esso fosse assurto a capolavoro.

Nel tratteggiare l’ambiente triestino in cui la vicenda è ambientata, Svevo dà vita ai corpi e alle figure dei quattro personaggi centrali del romanzo: Emilio Brentani, Stefano Balli, Angiolina e Amalia.

Tutto ciò che egli non omette di descrivere, come i fatti esteriori o gli ambienti sociali e fisici, hanno poco peso nella narrazione, poiché quest’ultima è essenzialmente rivolta all’indagine psicologica e all’introspezione dei protagonisti.

Fra essi, criticamente disegnato da Svevo, spicca il ritratto di Emilio Brentani, attraverso la cui mente si districa e svolge inesorabilmente la storia.

Dal punto di vista sociale Emilio è un intellettuale piccolo borghese (soprattutto in virtù di un romanzo scritto negli anni della giovinezza).

Dal punto di vista psicologico, invece, egli è un "inetto", un debole, un uomo che mente a se stesso pur di non scoprirsi misero e finito. Il protagonista sveviano si difende dal mondo che lo circonda riparandosi dentro le mura del nido domestico e sotto le ali protettrici di Amalia, una sorella che è, nel contempo, figura materna.

Da vile e incapace qual è, Emilio sogna l’uscita dal nido e il godimento dei piaceri della vita e, quando finalmente nella sua esistenza appare Angiolina, «una bionda dagli occhi azzurri grandi, alta e forte, ma snella e flessuosa, con il volto illuminato dalla vita, di un color giallo di ambra soffuso di rosa da una bella salute», in lei vede incarnati i simboli della pienezza vitale e della stessa salute fisica.

Tuttavia, sarà proprio nel rapporto con Angiolina -per Emilio sostanziale rapporto con la realtà- che emergerà l'inettitudine e l'immaturità del protagonista.

Nonostante i propositi di sicurezza nelle proprie capacità, Emilio prova una forte paura nei confronti del sesso e della donna, tanto da giungere a trasfigurarla in una figura angelica e pura, dalla quale invece Angiolina, superficiale, vanitosa e bugiarda, è infinitamente lontana.

A contrastare la figura di Emilio è quella di un amico, Stefano Balli, amore non corrisposto di Amalia.

Questi è ciò che Emilio non ha il coraggio di essere: un uomo forte, dominatore, certo di sé, presuntuoso ai limiti della sopportazione.

Malgrado l’apparenza sia Balli che Brentani sono uomini fragili e immaturi. A dividerli un solo tratto: il diverso confluire dei pensieri immateriali nel mondo del concreto.

Mentre Emilio reagisce con una sorta di vittimismo di fronte agli eventi, Stefano cerca di mascherare i propri limiti lasciandosi trasportare dall’illusione d'onnipotenza.

La storia ha come fulcro il rapporto sentimentale tra Emilio e Angiolina, ma solo superficialmente è il racconto di un amore ossessivo. In realtà è nient’altro che un preciso quadro psicologico dell’intellettuale piccolo borghese in crisi con se stesso.

E con l'essere di sé fuori da sé, nel mondo di sempre. Il protagonista è terrorizzato dalla realtà, tenta di atteggiarsi a uomo cinicamente gelido e finisce, invece, col raggiungere il solo, penoso camuffamento dei propri caratteri.

In Senilità l’attenzione è puntata sul pensiero di Emilio: raramente il punto di vista è quello di Amalia o Balli e, comunque, mai quello di Angiolina.

Nonostante ciò, il protagonista della vicenda è uomo che non sa riportare la realtà, se non deformandola.

Per questo motivo il narratore interviene frequentemente a giudicarlo in modo severo, a volte crudele.

Spesso ironizza, getta la propria sdegnosa opinione servendosi di aggettivi o semplici avverbi, lasciando assaporare il gusto amaro del giudizio.

In altri casi, infine, tace.

Il linguaggio di Emilio non è quello di Svevo, come a molti verrebbe da pensare, ma il risultato di una fedele registrazione del modo d’esprimersi di Emilio stesso, che usa frasi enfatiche, talvolta patetiche, insieme melodrammatiche e banali.

Così come Emilio nasce, muore. In effetti, la struttura del romanzo è assolutamente circolare: egli non impara nulla dalla vicenda, resta l’inetto, incapace, fragile e immaturo uomo che Svevo accanitamente critica.

E così Balli torna alla sua vita non frequentando più l’amico, Angiolina fugge con un banchiere, Amalia muore.

E ad Emilio Brentani, rimasto chiuso in una senilità precoce, non resta che guardare al passato, come un vecchio alla propria gioventù.