Architettura Preromanica




L’ARCHITETTURA PREROMANICA IN Italia ha come premessa a un periodo denominato pre-romanico che va dal VII all’XI.

Questa può essere definita “Arte Carolingia” prima ed “Arte Ottoniana” poi.

Momento culminante del rinascimento carolingio sarà la Cappella Palatina d’Aquisgrana consacrata nel ‘805 che, pure avendo come modello ideale San Vitale, articola le sue parti e le sue membrature secondo scansioni che sono già proprie dei modi romanici.

Il rinascimento ottoniano articola lo spazio conservandone tuttavia un forte carattere unitario. Inventa l’alternanza pilastro colonna che raggiungerà la sua espressione massima nel Sant’Ambrogio di Milano.

Essa plasma il labile organismo della basilica paleocristiana conferendogli unità e validità strutturale e perfetta chiarezza spaziale. Il suo raggiungimento più alto è la cattedrale di Spira.

Si nota la volontà di edificazione, di fare architettura, e la capacità di essa di condizionare e di ricondurre alle sue esigenze tutte le arti a partire dalla scultura.

Il fulgore degli ori e dei mosaici bizantini, e l’uso che ne fecero quegli artisti per modificare visivamente le strutture e lo stesso impianto architettonico, che pareva scomparire dietro il manto luminoso e trascolorante dei rivestimenti preziosi, aveva dato, alla spazialità degli edifici un significato di luminosità in movimento che pareva assolvere come una funzione d’aspetto esterno.

Ora invece si volge l’attenzione nuovamente agli elementi architettonici veri e propri, evidenziati come tali, non occultati o trasformati: si pensa all’architettura come organismo compatto e serrato, raccolto nella macchina della sua struttura che si fa sempre più di complessa configurazione.

Compaiono i campanili, i costoloni delle volte a crociera e l’alleggerimento conseguente delle vele delle volte.

La basilica diventa Duomo ovvero la casa di tutti, la casa per eccellenza.

Il momento di partenza di questa architettura volta al nuovo è il Palazzo di Teodorico a Ravenna che, secondo accertamenti recenti non è altro che una parte del nartece di una chiesa dedicata a San Salvatore della seconda metà del VII secolo.

San Pietro in Tuscania (circa 750) rivela tutti i caratteri inconfondibili dell’architettura che prima abbiamo indicato, in opposizione a quelli bizantini: forte prevalenza delle masse murarie, organismo compatto, spazi la cui articolazione e il cui assemblaggio tendono a farsi complessi.

La dentatura forte delle ghiere degli archi, esempio unico da noi, riprende un motivo della moschea di Sfax; la facciata risente nel suo splendore, dei modi propri della grandiosa abbazia di Cluny dove viene tutta l’architettura romanica francese; la tessitura esterna della parete dell’abside riporta elementi che compaiono solo a nord, nell’abbazia di Nonantola.

Sull’Adriatico di nord e sull’area veneta, è presente la cultura orientale, che si rivela nei modi costruttivi bizantini e veneziani: Pomposa, Aquileia, Parenzo, Torcello, Santa Maria a Cividale, fino a Castelseprio vicino a Varese.

Santa Sofia di Benevento consacrata nel 762 è certamente, dal punto di vista istruttivo, l’edificio più complesso di tutto il medioevo italiano.

Il muro perimetrale è mistilineo e può essere ricondotto ad una sorta d’ottagono.