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Il coronavirus: come ha cambiato le nostre vite

Man mano che passano le settimane, ci stiamo abituando ad una vita che nessuno avrebbe mai pensato di vivere:

tutti in casa, uscite vietate se non per casi di estrema necessità, famiglie spezzate dalla perdita di una persona cara e la paura di poter essere tra i contagiati.

Il Coronavirus è diventato una minaccia globale, costringendo tutti a cambiare.

Per ora si parla di abitudini, e quelle fortunatamente potranno ritornare a quelle di prima non appena si uscirà dall’emergenza.

Ma noi, nella nostra interiorità, potremmo tornare a quelli che eravamo prima? La risposta purtroppo è no.

Diversi psicologi ed esperti si sono espressi in merito e hanno paragonato il trauma del Coronavirus a quello che i nostri nonni o bisnonni hanno subito durante la guerra.

È una situazione che ti stravolge la vita e non permette a noi esseri umani di mettere un semplice punto e girare pagina, dimenticando tutto ciò che abbiamo passato.

Man mano che abbiamo abbandonato le nostre abitudini e la nostra libertà per garantire la sicurezza di tutti, abbiamo creato dei piccoli tasselli che sono incastonati nella nostra mente e che difficilmente andranno via.

Quando tutto passerà e sentiremo parlare di Coronavirus, molti di noi faranno un salto indietro nel tempo e rivivranno ciò che sta succedendo in questi giorni.

L’intero globo è stato investito da una piaga che sembra la trama di un film fantascientifico che introduce un’apocalisse di zombie o una conquista della Terra da parte degli alieni.

Ma è tutto reale. Fortunatamente non ci sono orde di zombie pronte ad invadere le strade, ma il virus fa lo stesso paura e il fatto che sia invisibile lo rende ancora più temibile.

Quando tutto questo sarà finito, tutti saremo profondamente cambiati e “tornare alla vita di prima” non sarà possibile.

Questa crisi ci ha spinto a riflettere su tutte le cose che ritenevamo normali o semplici, come uscire per fare la spesa, andare a prendere una pizza con gli amici, e ci ha fatto capire che in determinate condizioni non sono né scontate, né tantomeno facili da realizzarsi.
Un po’ come i reduci di guerra, noi saremo la generazione che verrà cambiata dal virus e che avrà il compito di tenere viva questa memoria per evitare che una situazione del genere possa verificarsi di nuovo in futuro.