Tema
GRECO: Accenti circonflessi e accenti acuti

«Le antiche lettere maiuscole dell’alfabeto greco, il Theta maiuscolo, una sfera con una sbarra che lo attraversa, come Saturno, o l’Ypsilon maiuscolo, che s’innalza come uno slanciato calice ricurvo, hanno tutt’ora per me un fascino ed un mistero inesplicabili…

Le solite lettere minuscole, quantunque abbia un pò più di familiarità con esse, mi sembrano piccole cose, assolutamente ripugnanti, come uno sciame di zanzare.

Quanto agli accenti greci, sono riuscito trionfalmente, attraverso una lunga serie di trimestri, ad evitare di impararli.

E mai ebbi un momento più solenne di ricompensa, quando scoprii, più tardi, che anche i greci non li avevano mai imparti.

Sentii, con orgoglio radioso, di essere ignorante come Platone e Tucidide.

Almeno erano sconosciuti a quei greci che scrissero prose e poesie giudicate degne di studio, e furono inventati dai grammatici, credo al tempo del Rinascimento.

Ma è un semplice fatto psicologico, che la vista di una maiuscola greca mi riempe ancora di gioia, mentre la vista di una lettera minuscola mi riempe di una indifferenza tinta di leggera avversione, e gli accenti mi danno un’indignazione vera e propria, che arriva allo scandalo.»

(GILBERT K. CHESTERTON, Autobiografia, Piemme, Casale Monferrato 1997, p. 58)

1. L’accento acuto può trovarsi su ognuna delle ultime tre sillabe di una parola

L’accento circonflesso può trovarsi su ognuna delle ultime due sillabe di una parola

L’accento grave può trovarsi solo sull’ultima sillaba di una parola

2. L’accento acuto e quello grave si possono trovare su sillabe lunghe o brevi

L’accento circonflesso può trovarsi solo su sillabe lunghe

- nota che h e w sono sempre sillabe lunghe, così anche i dittonghi tranne casi specificati

- le lettere e e o invece sono sempre brevi, quindi su di esse è impossibile trovare un accento circonflesso

- le lettere a, i e u possono essere sia lunghe che brevi e quindi possono avere tutti i tre tipi di accenti. Quando su di esse si trova un accento circonflesso, significa necessariamente che sono sillabe lunghe.

- i dittonghi sono tutti lunghi eccetto ai e oi come finali (ma non nelle terminazioni dell’ottativo)

3. L’accento acuto può stare sulla terzultima sillaba solo se l’ultima sillaba è breve.

Se l’ultima sillaba diventa lunga l’accento si sposta sulla penultima:

av,ggeloj (ultima breve)
avgge,lou (ultima lunga)
L’accento circonflesso può stare sulla penultima sillaba solo se l’ultima è breve.
Se l’ultima sillaba diviene lunga l’accento diventa acuto:
bow/ntoj (ultima breve)
bow,ntwn (ultima lunga)

4. L’accento acuto sull’ultima sillaba diventa grave quando è seguito da un’altra parola accentata.
La parola che segue quindi non deve essere enclitica (sono parole che tendono a trasferire il loro accento sulla parola che precede quand’essa possa riceverlo) e non ci devono essere segni di interpunzione tra le due parole.
Ci sono alcune eccezioni, come il pronome interrogativo ti,j( ti, che non trasforma mai il suo accento da acuto in grave.

5. Le parole enclitiche sono quelle che tendono, quando possono, a scaricare il loro accento sulla parola che precede. Le più famose sono i pronomi come su , mou, toi, moi ecc., il pronome tij, ti quando non è interrogativo, quasi tutte le forme del presente del verbo eivmi come evstin, eivmi, eivsin ecc.

a. Se una parola è accentata sull’ultima sillaba e segue un’enclitica (sia monosillabica che bisillabica), l’accento (sia acuto che circonflesso) rimane sull’ultima sillaba e l’enclitica non riceve nessun accento.

b. Se invece una parola è accentata sulla penultima sillaba con accento acuto, l’enclitica monosillabica che segue non è accentata, mentre l’enclitica bisillabica riceve l’accento acuto sull’ultima.
c. Se una parola è accentata sulla terzultima sillaba con accento acuto in presenza di enclitica seguente (sia monosillabica che bisillabica) prende un’ulteriore accento acuto sull’ultima sillaba.
d. Se una parola è accentata con accento circonflesso sulla penultima sillaba in presenza di enclitica seguente (sia monosillabica che bisillabica) riceve un accento acuto sull’ultima sillaba.

In base a queste regole, se seguono due o più enclitiche, le enclitiche intermedie hanno un accento acuto sull’ultima mentre l’ultima enclitica della serie non ha accento.

A queste regole, come prevedibile, ci sono eccezioni: per es. ouvk eivmi,, o ouvk ev,stin

6. Esistono anche parole proclitiche, cioè che scaricano, il loro accento sulla parola che segue. Esse in particolari condizioni, molto rare ed evidenti ricevono l’accento.

Le proclitiche più importanti:
a. le forme dell’articolo: o` h` oi` ai`
b. le preposizioni: eivj evn evk
c. le congiunzioni: eiv w`j

7. L’accentuazione dei sostantivi e aggettivi non è regolare come quella dei verbi.

Non ci sono regole per sapere in anticipo quale sarà la posizione dell’accento su un dato sostantivo o aggettivo al nominativo singolare, occorre impararlo a memoria.

Nei casi diversi dal nominativo singolare la posizione tende a rimanere sulla stessa sillaba compatibilmente con il cambio della lunghezza delle sillabe.

Per esempio:
a[gio,j nom. m. sing. sposta l’accento a seconda della lunghezza della sillaba finale
a`gi,a nom f. sing (perché l’-a finale è lunga)
a[gia nom. e acc. n. plur. (perché l’-a finale in questo caso è breve come sempre nei neutri plurali della seconda declinazione)
a`gi,ou gen. m. e n. sing. (perché -ou finale è un dittongo e quindi lungo)
a[gioi nom m. plur (-oi pur essendo un dittongo è breve) ecc…

8. Nella prima e seconda declinazione dei sostantivi e aggettivi, gli accenti che restano sulla stessa sillaba del nominativo singolare tendono a mutare da acuti in circonflessi sulla sillaba finale quando questa diviene lunga. es. avdelfo,j nom. m. sing. diviene avdelfou/ al gen. m. sing. La desinenza -ouj, quantunque sia un dittongo lungo, non prende mai l’accento circonflesso: avdelfou,j.

9. Al genitivo plurale, i sostantivi della prima declinazione hanno l’accento circonflesso sempre sull’ultima sillaba, indipendentemente dalla posizione dell’accento della parola al nominativo singolare.

10. Ci sono regole particolari per alcuni sostantivi o aggettivi o classi di questi soprattutto se appartengono alla terza declinazione, ma sono in genere spiegabili con le regole principali.

11. L’accentuazione delle forme verbali è più regolare. La tendenza è ad accentare sulla sillaba la più lontano possibile dalla desinenza verbale, quindi sulla terzultima o penultima, seguendo le solite regole.

Ma ci sono eccezioni a questa regola, per es. l’infinito aoristo rimane sulla penultima sillaba nonostante l’ultima sia breve e abbia una possibilità di accentare la terzultima: è avpolu/sai invece che avpo,lusai come ci si aspetterebbe.
Ma non è un’irregolarità, ma semplicemente che l’-u dell’infinito aoristo è lunga invece che breve.

12. Nelle forme verbali con l’aumento l’accento non può ritrarsi oltre l’aumento stesso. Questo vale, ovviamente per i verbi composti. per es. evxe,lqen e non ev,xelqen, cfr. per es. l’aoristo imperativo che non presenta aumento e quindi può ritrarre l’accento: ev,xelqe.

13. Per i verbi contratti le regole degli accenti determinano alcune particolarità:

a. se l’accento nella forma sciolta del verbo si trova su nessuna delle due vocali della contrazione, allora nella forma contratta la forma verbale mantiene tale accento: es. evfi,le-on = evfi,loun.
b. se l’accento nella forma sciolta si trova sulla prima vocale della contrazione, nel verbo contratto l’accento sarà sulla contrazione e sempre circonflesso: es: evfile,-omen = evfilou/men.
c. se l’accento nella forma sciolta si trova sulla seconda vocale della contrazione, l’accento sarà sulla contrazione, ma acuto: es: file-e,tw = filei,tw.

Così si distinguono per esempio le due forme dell’indicativo presente 3 s. file,-ei = filei/ e l’imperativo presente 2 s. fi,le-e = fi,lei.

14. Anche per singoli verbi o classi di verbi ci sono alcune regole particolari riguardanti alcune forme, ma le regole fondamentali sono quelle già indicate.