Tema
Il Sogno

Introduzione

Capitolo 1 – Definizione di SOGNO

Capitolo 2 – Analisi del sogno. Freud

Capitolo 3 – La visione del sogno nel mondo dell’arte attraverso il movimento surrealista e l’opera di Füssli

Capitolo 4 – Il sogno nella letteratura. Analisi personale


Introduzione

Trattazione del sogno sviluppata attraverso un breve e personale viaggio nell’arte, nella filosofia, nella letteratura con riflessioni ed analisi soggettive. L’obiettivo non è di trattare tutti i vari e molteplici aspetti dell’argomento ma quello di svilupparne alcuni che ritengo i più interessanti.

Capitolo 1 – Definizione di SOGNO

    1. Attività psichica che caratterizza prevalentemente il sonno ed è accompagnata da modificazioni dell’attività elettrica dei neuroni, da immagini, pensieri, emozioni.

    2. Immaginazione, fantasia, cosa lontana dalla realtà

Capitolo 2 – Analisi del sogno. Freud.

L’esponente di maggior rilievo nello studio dei sogni è sicuramente Sigmund Freud (1856-1939). Il suo interesse per la psicanalisi (ovvero analisi dei processi psichici, non fisici ma reali nella mente, inconsci) lo ha portato ad uno studio accurato dei fenomeni onirici.

Partendo dalla constatazione che l’uomo ha sempre cercato di comprendere ed interpretare i sogni Freud, in opposizione al pensiero medico che considerava i sogni come avvenimenti casuali nella mente del dormiente, ritiene che essi abbiano «un significato, […] che può essere scoperto mediante un qualche processo di interpretazione di un contenuto che è spesso confuso ed enigmatico» e che non siano un processo «puramente fisico e privo di significato, come un processo sorto dall’attività isolata di gruppi separati di cellule cerebrali destate dal sonno».

Come primo passo della sua analisi Freud separa il sogno manifesto, cioè come appare alla memoria appena svegli, dai pensieri onirici latenti che sono i collegamenti del sogno con pensieri sedimentati nella mente ed apparentemente non correlabili con il contenuto del sogno stesso e definisce lavoro onirico il fenomeno che dai pensieri onirici latenti fa discendere il sogno manifesto.

Di conseguenza la psicanalisi deve ripercorrere a ritroso il processo di traslazione del contenuto latente in quello manifesto.

La prima domanda che può sorgere riguarda le motivazioni della necessità del lavoro onirico. A questo problema Freud risponde affermando che i pensieri latenti sono desideri inaccettabili dal soggetto, che quindi cadono sotto l’effetto della censura e necessitano di un travestimento.

Questo travestimento ci permette di dividere i sogni in tre categorie:

I sogni della prima categoria sono l’esempio più semplice di appagamento di un desiderio. Sono riscontrati tipicamente nei bambini che sono soliti sognare di possedere o fare cose negategli durante la giornata e per questo il sogno è qualcosa di più del solo desiderio perché si configura come la realizzazione del desiderio stesso.

La condensazione e la drammatizzazione sono le caratteristiche principali dei sogni del secondo tipo.

Sebbene anche in questo caso il desiderio rimanga la base del sogno esso viene trasformato in un’immagine opposta perché, soprattutto nell’esperienza di un dispiacere, si desidera che avvenga esattamente il contrario.

Ma c’è di più perché a fondare questi eventi onirici non sono singole esperienze ma una moltitudine di ricordi che spesso non hanno punti di contatto.

È proprio il lavoro di condensazione che trasforma una grande quantità di pensieri in uno unico che, in seguito, verrà trasformato in situazioni attraverso il fenomeno di drammatizzazione.

Interessante è il fatto che non solo a più pensieri possa corrispondere una sola immagine del sogno ma diverse immagini possono essere ricondotte ad un singolo pensiero.

Nel caso di sogni incoerenti e confusi si presenta un terzo fattore che ha la capacità di « trasferire, nel corso del lavoro onirico l’intensità psichica dei pensieri e delle rappresentazioni su altri pensieri e rappresentazioni che secondo noi non dovrebbero essere così sottolineati».

È questo processo, chiamato spostamento onirico, che nasconde il significato del sogno e rende irriconoscibili le relazioni tra sogno manifesto e pensieri latenti.

Un passo importante dell’analisi dei sogni è la constatazione che l’argomento dei sogni non può riguardare tutti gli avvenimenti del giorno precedente ma soltanto gli avvenimenti più importanti perché «i sogni non si occupano mai di cose di cui non ci occuperemo durante il giorno e le banalità che non ci colpiscono durante il giorno non ci possono seguire nel sonno».

Durante la creazione di un sogno il lavoro onirico è costretto a riprodurre i nessi logici mediante approssimazioni di tempo e spazio che, tra l’altro, causano la rappresentazione di idee contrapposte in un unico elemento e sono la base della rappresentazione dei pensieri latenti attraverso un adattamento pittorico del materiale psichico.

Non è semplice, però, riconoscere i pensieri latenti perché spesso sono pensieri sgradevoli, che non possono essere accettati dalla coscienza; vengono anche chiamati pensieri rimossi.

A questo punto Freud afferma come i sogni più difficili da interpretare si configurino come «realizzazioni mascherate di desideri rimossi».

Quindi, dopo aver riconosciuto tutti gli aspetti principali che caratterizzano i sogni, si può affermare con certezza che essi sono utili e necessari nella vita dell’uomo perché sono una via d’uscita per quelle tensioni interne alla psiche altrimenti insolvibili.

NOTA: per la stesura di questo capitolo ho scelto l’opera Il sogno e la sua interpretazione perché lo ritengo più semplice da capire ed efficace, pur mantenendo tutte le caratteristiche fondamentali della teoria freudiana, rispetto L’interpretazione dei sogni per chi non si occupi specificatamente di psicanalisi.

Capitolo 3 – La visione del sogno nel mondo dell’arte attraverso il movimento surrealista e l’opera di Füssli.

Füssli, nato a Zurigo nel 1741 e morto a Londra nel 1825, voleva indagare, come scrisse lui stesso, le regioni sconosciute dell’anima, quelle del sogno, dell’incubo.

Nell’opera “L’Incubo” troviamo una donna sognante dipinta a toni molto chiari in contrasto con il buio dello sfondo, un nano mostruoso come personificazione del sogno accovacciato sul ventre della donna ed una testa di cavalla dall’aspetto spettrale emergere dalle tende in secondo piano.

Se il nano è la personificazione del sogno la figura della cavalla rappresenta la portatrice del sogno come si capisce dal gioco di parole creato con il titolo inglese nightmare (night = notte, mare = cavalla).

I colori scuri e contrastanti servono ad accentuare l’aspetto orrendo della situazione.

La donna, immersa nel suo mondo interiore, è l’unico legame che rimane con il mondo reale ed è il personaggio principale come l’artista sottolinea attraverso l’uso delle luci.

Sono tre i punti luminosi: la donna appare la più illuminata, la spalla del folletto è illuminata per mettere in risalto il volto grottesco rivolto verso la donna, per finire la luce fa brillare gli occhi spiritati della cavalla.

L’ambiente circostante è ridotto all’essenziale e dall’oscurità emergono soltanto il letto, un tavolino e il tendone che come un sipario teatrale fa da sfondo e circoscrive lo spazio.

In questo quadro si può vedere espressa la consapevolezza di una diversa e sconosciuta dimensione della mente che sfugge al dominio della ragione e che l’artista utilizza per dare sfogo alla sua creatività.

Mentre le teorie di Füssli risultano circoscritte solo alla sua arte il movimento Surrealista, riprendendo temi già proposti dal Dadaismo, auspica uno studio dei meccanismi del sogno e della “scrittura automatica” (tecnica di scrittura che traduce ciò che emerge dall’inconscio, le analogie, le associazioni di idee, tutto ciò che non è strutturato secondo i nessi razionali di spazio e tempo, causa effetto).

Sono due gli artisti che trattando il sogno maggiormente ne esplorano i lati irrazionali ed entrano nella sfera della non realtà: Max Ernst e Salvador Dalì.

Gli altri artisti del movimento puntano soprattutto ad un’analisi del mondo reale su basi visionarie. Magritte (1898-1967), ad esempio, parte dalla convinzione che il mondo sia impenetrabile.

Uno degli artisti più significativi del movimento surrealista è Max Ernst (1891-1976) che nelle sue serie delle Foreste (1926-1927) e delle Città (1935-1936) esprime l’ossessione visiva del sogno inteso come irrazionalità, stupore, mutazione di un’immagine in un’altra.

Salvador Dalì (1904-1989) punta alla conquista dell’irrazionalità tramite una ricerca sulle associazioni di immagini definita “paranoia-critica”.

Si tratta di un metodo che permette all’artista di sfruttare la libera interpretazione visiva dell’osservatore con la costruzione di figure doppie che non permettono di uscire dallo stato di ambiguità così creato (Mercato di schiavi con il busto invisibile di Voltaire, 1940).

Il sogno con l’ambiguità delle forme, la vertigine spaziale è la vera condizione del linguaggio della pittura.

Capitolo 4 – Il sogno nella letteratura. Analisi personale

L’indiscutibile fascino che i sogni hanno sempre avuto fin dall’antichità sugli uomini è dimostrato dal fatto che già in epoche antiche essi erano visti come messaggi profetici degli dei.

Nel mondo della letteratura questo fascino ha colpito numerosi scrittori di ogni tempo che hanno sviluppato in maniera, anche molto differente, questo tema.

Il sogno, però, essendo un fenomeno molto variegato, si dispone su piani differenti da autore ad autore. Ho deciso, perciò, di distinguere la “letteratura del sogno” in due categorie diverse in base al livello letterario in cui subentra il sogno.

La prima categoria potrebbe venire chiamata del “sogno preletterario” o del “sogno proprio”. In questa categoria il sogno è dell’autore che scrive sulla scia della memoria di idee, fatti, emozioni provate nel sonno.

Questi tipi di testo risultano spesso visionari e senza una precisa struttura, soprattutto se lo scrittore non attua una traduzione razionale del sogno. In molti casi l’abilità dell’autore è tale da mantenere celato il significato del testo finche un’accurata analisi non lo svela e ne dimostra una razionalità inaspettata.

D’altro canto, però, se il sogno viene utilizzato soltanto come spunto, come traccia da cui partire il risultato non potrà svelare le sue origini, neanche dopo un’attenta analisi, perché la sua struttura perfettamente razionale lo farà assomigliare ad un testo convenzionale.

A mio parere uno dei più grandi autori di scritti con queste caratteristiche è Samuel Taylor Coleridge che per comporre “The Rime Of The Ancient Mariner” prende spunto dal sogno del suo amico Mr. Cruikshank (lo scheletro di una nave con delle figure a bordo) da qui parte per la costruzione dell’intera vicenda oppure, per la creazione di “Kubla Khan”, semplicemente trascrive una visione che lui stesso ha avuto in sogno; visione che risulta essere incompleta, a causa di un’improvvisa visita da parte di un amico che ha fatto dimenticare a Coleridge la fine del sogno, e soprattutto è incomprensibile ad una prima lettura per l’assoluta mancanza di nessi logici.

Coleridge non è il solo a prendere spunto da un viaggio onirico poiché anche Stevenson ammette di aver scritto “The Strange Case Of Dr. Jeckyll And Mr. Hyde” sulla base di un sogno che gli ha fornito il tema principale, quello di un uomo in un laboratorio che cambia personalità assumendo una pozione.

Un nome adatto per la seconda categoria può essere “sogno co-letterario” oppure “sogno improprio” perché l’autore non sogna in prima persona ma fa sognare i personaggi che popolano il racconto.

In questo contesto possiamo individuare varie funzioni del sogno stesso: può essere usato per narrare delle verità rivelate oppure solamente come espediente da utilizzarsi per la spiegazione di avvenimenti che cadono in un altro tempo e luogo.

L’esempio più chiaro di questa seconda categoria è il “Somnium Scipionis” di Cicerone che, pur rifacendosi al mito di Er (soldato morto e risorto che racconta il suo viaggio nell’aldilà; Repubblica, Platone), lo trasforma nel sogno di Scipione Emiliano.

Proprio da questo sogno l’Emiliano avrà rivelate le verità sull’immortalità dell’anima da Scipione l’Africano (quindi possiamo ricondurre questo testo nel primo sottotipo).

Il momento chiave del Somnium, dal nostro punto di vista, si trova nel momento in cui l’Emiliano va a dormire e “Hic mihi Africanus se ostendit”.

Da questo punto in poi verrà narrato tutto il sogno finche l’Africano “Ille discessit” (se ne andò).

Diversa è la posizione di Italo Svevo che, invece, ci dà un esempio del secondo sottotipo con lo schiaffo del padre morente rivisto in sogno da Zeno nella “La Coscienza di Zeno”.

In questo caso il sogno aiuta l’autore nella narrazione di un fatto avvenuto in un tempo precedente e, contemporaneamente, pone l’accento sul contenuto del sogno manifesto.